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Autore: Bad Dream    05/05/2013    2 recensioni
- Bill – Le lacrime non smettevano di scendere.
- Abbracciami ... ti prego.- La sua voce spezzata mi provocò un forte dolore al cuore, avevo quasi la sensazione che si stingesse e si facesse più piccolo. Lo abbracciai e soffocai il mio pianto nel suo petto.
- Perché, perché???- disse quasi urlando mentre mi stingeva ancora di più. Entrambi avevamo bisogno di conforto e di sapere le sue condizioni.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Bill Kaulitz, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il mattino seguente mi svegliai tutta indolenzita, avevo bisogno di prendere aria e di stiracchiarmi un po’, decisi di andare a prendere un caffè. Mentre mi incamminavo verso le macchinette un paio di infermieri iniziarono a correre verso il corridoio dove si trovava la stanza di Tom, mi venne spontaneo girarmi per seguirli con lo sguardo; sentì il mio cuore fermarsi nel momento esatto in cui entrarono nella sua camera.
 Nacque di nuovo in me la stessa preoccupazione e ansia della notte scorsa; li raggiunsi subito, dovevo sapere a tutti i costi che era successo. Mi affacciai  alla porta un po’ intimorita e vidi gli infermieri che controllavano Tom e Bill che teneva stretta a se Simone, iniziai a tremare per la paura, mi diedi coraggio e mi convinsi che avrei accettato qualsiasi responso, negativo o positivo; mi avvicinai a Bill e posai una mano sulla sua spalla, si voltò verso di me e mi abbracciò.
- Sofia, Tom è sveglio! – disse mentre piangeva per la gioia.
I miei occhi si illuminarono di felicità, mi assalì la voglia di stringere Tom, di riaverlo di nuovo con me al mio fianco e fingere che non sia successo niente; quando gli infermieri uscirono ci avvicinammo al letto. 
- C-che cosa è successo?? – disse con un soffio di voce, il suo sguardo cadde sul braccio ingessato, avevo lo sguardo vuoto ed era spaesato, quasi come se si trovasse in posto sconosciuto. 
- Non è successo niente, ora stai bene. Quando ti sarai ripreso del tutto ti racconteremo quello che è successo, ora riposati. – disse Simone accarezzandogli la testa cosparsa da treccine nere.
Tom mi guardò e sentì d’un tratto un calore, quasi come un abbraccio.
- Sofia?? M-ma che ci fai qui? E’ da tantissimo tempo che non ti vedo. –
Lo guardai spaesata - Tom ma cosa stai dicendo? -  
 Toc Toc
Il medico bussò alla porta ed entrò nella stanza, prese in disparte Simone per comunicarle qualcosa ma non riuscì a sentire niente, parlavano a bassa voce, forse per non far capire a Tom quello che era successo.
- Bill che mi è successo al braccio e alla gamba? –
Bill lo guardò e con un soffio di voce disse – Hai avuto un incidente, non ricordi niente? – 
- UN INCIDENTE???-  si portò la mano alla testa e sentì la fascia che la avvolgeva. Il suo sguardo era incredulo e spiazzato ed io iniziavo a capire quello che il medico stava dicendo a Simone; le mie gambe iniziarono a tremare, sentii il bisogno di sedermi sulla poltroncina vicino al letto. Non riuscivo a smettere di fissarlo.
Il medico uscì dalla stanza e Simone ci chiamò.
- Il dottore mi ha comunicato che Tom soffre di amnesia … quando gli infermieri l’hanno visitato non si ricordava niente dell’incidente … credo che tra qualche giorno lo dimetteranno.- 
- E ora come faremo? – disse Bill spaventato.
- Non dobbiamo tartassarlo di ricordi perché potrebbe rimanere spiazzato, pian piano ricorderà tutto da solo.- 
A quelle parole sentì il mondo crollarmi addosso, nella mia testa sentivo rimbombare la parola “amnesia”, la mia vista lentamente si appannò e persi i sensi. Sentì un grande peso sugli occhi che mi impediva di aprirgli, una voce ovattata mi chiamava ripetutamente ma era troppo flebile per attribuirla a qualcuno; aprì lentamente gli occhi e ripresi il controllo sul mio udito, ero sdraiata per terra e Bill mi reggeva la testa.
- Per fortuna si è ripresa, stai bene? – disse preoccupata Simone.
- Si, s-sto bene … ho solo bisogno di prendere un po’ di aria. -
- No, tu hai bisogno solo di dormire, ora ti accompagno a casa. – disse Bill con un tono severo.
- No, ho bisogno di stare qui con Tom, non posso abbandonarlo ora … -
- Se rimani qui ti farai del male … Tom non ricorda quasi niente di quello che è successo negli ultimi anni. -
Due lacrime rigarono il mio viso. 
- Dav-vero? – la mia voce era spezzata e non riuscivo a controllarla.
- Si … non sa che ti sei trasferita qui per lui, che vivete insieme … è come se i suoi ricordi fossero fermi a quando aveva 17 anni. -
- Bill … non posso ritornare in quella casa, ci sono troppi ricordi … non ci riuscirei, mi capisci? -
Fece un piccolo cenno con la testa e mi aiutò a rialzarmi.
- Và da Tom io vado a prenderti un bel tè al limone, come piace te. – mi sorrise e andò via.
Entrai nella stanza e mi sdraiai sulla poltroncina, Tom stava guardando la tv, non aveva proprio voglia di riposarsi; cercai il più possibile di evitare le sue domande, così feci finta di dormire.
Dopo pochi minuti arrivò Bill con un tè fumante.
- Sofia sveglia, ti ho portato il tè. – mi sorrise.
- Tom, come va? Ti senti meglio? – disse porgendogli una tazza di tè, poi si sedette sul bordo del letto e iniziò a sorseggiare il suo caffè.
- Si, ma voglio andarmene via di qui, questo posto mi fa venire la malinconia.-  
- Ti dimetteranno molto presto, tranquillo. -
- E poi non riesco a fare niente con questo gesso, mi sento un impedito.- 
La sua voce mi faceva sentire al sicuro, mi trasmetteva tranquillità, ma non volevo parlargli, avevo paura.
- Tom calmo, una cosa alla volta, non puoi pretendere tutto subito. Per il gesso è ancora presto, dovrai conviverci almeno per un mese. – disse Bill.
- Un mese? E chi mi aiuterà in mese? Non potrò suonare la chitarra per un bel po’. –
- E’ più importante la tua salute. Ora vado a vedere come sta mamma, tu fai il bravo, mi raccomando.- disse facendogli l’occhiolino, poi uscì dalla stanza lasciandoci di nuovo soli.
- Sofia come mai sei qui? - 
Con quella domanda mi sembrava di essere tornata indietro nel tempo di qualche anno; non potevo far finta di niente.
- Mi sono trasferita per lavoro … faccio la fotografa. –
- Il tuo sogno si è realizzato, sono veramente felice. Per chi lavori? Lo conosco? – disse d’un fiato
- Si che lo conosci … è il vostro fotografo, s-sono la sua assistente. – non potevo mentirgli, era più forte di me.
- Quindi … ehm … lavori anche con noi … -
- Tom ho passato anni a cercavi, dopo tutto quel tempo ad aspettare dovevo pur fare qualcosa … con il mio lavoro ho avuto la possibilità di stare di nuovo con voi … ti ricordi la nostra promessa? Ci saremo rivisti prima o poi … - 
- Scusami se non ci siamo più sentiti, ma eravamo sempre impegnati … -
- Non ti preoccupare, ti sei già scusato qualche hanno fa, è tutto sistemato. – Dissi sorridendogli.
- Mi dispiace di aver dimenticato alcune cose … -
lo interruppi – Con il tempo ricorderai, non devi essere frettoloso, appena tornerai a casa e rivedrai delle cose familiari … ti verrà spontaneo ricordare … - Speravo tantissimo che si ricordasse di me e tutto quello che era successo tra di noi
- E’ successo qualcosa di importante ultimamente? – i suoi occhi si illuminarono e sul suo volto si formò un dolce sorriso. Non potevo dirgli di noi.
- Avete finito il tour, e ora vi siete presi una pausa … - 
- Come sono andati i concerti? - 
- Benissimo, avete avuto molto successo. -
Mi sorrise ancora una volta e poggiò il bicchiere vuoto sul comodino accanto al letto. Con una mossa decisa alzò la coperta e poggiò i piedi per terra facendomi rimanere a bocca aperta, mi venne spontaneo alzarmi di scatto e andargli incontro, perché avevo paura che cadesse per terra  . 
- Tom ma che fai? Non puoi alzarti. -
- Non voglio stare più qui dentro, voglio andarmene a casa. -
- Non puoi andartene, i medici devono fare ancora dei controlli e … -
- Sofia non m’importa, mi sembra di morire qui dentro. – disse interrompendomi.
- Almeno siediti, se cadi ti fai male . -
Era di fronte a me in tutta la sua bellezza, anche se aveva il volto un po’ livido e la testa ricoperta da una fascia per me era lo stesso bellissimo, ci guardammo nel occhi e lungo la mia schiena sentì un brivido, abbassai la testa per l’imbarazzo e in quell’istante le mie guance iniziarono a prendere fuoco, se mi avesse vista in queste condizioni si sarebbe messo a ridere come al suo solito.
- Ti prego siediti … non voglio che ti fai ancora male … se aspetti qualche secondo chiamo Bill … - 
- Ti ho detto che non mi siedo.- 
- BILL- urlai dalla camera.
Entrò e quando vide Tom in piedi ebbe la mia stessa reazione.
- Che ci fai in piedi? Siediti immediatamente, vuoi farti ancora male? Non ti bastano le ferite che hai? -
Tom si sedette e disse – Voglio andarmene via da qui. -
- Non puoi. – aggiunse Bill.
- Almeno portami fuori da questa stanza, ho bisogno di prendere aria. –
Bill andò a chiamare gli infermieri e poco dopo rientrò con una sedia a rotelle, lo facemmo sedere e finalmente uscì dalla stanza, andai anch’io con loro, ne avevo bisogno. 
Nel giardino dell’ospedale incontrammo Simone e il medico che aveva visitato Tom, li raggiungemmo.
- Tom vedo che ti sei già ripreso.- disse il medico.
- Si, voglio a tutti i costi tornare a casa, non ci resisto più in quella camera.- 
- Non sei il primo paziente che me lo dice, ma viste le tue condizioni resterai massimo due giorni, per quanto riguarda il gesso al braccio e alla gamba, bhè in quel caso bisognerà attendere ancora un po’, entro la fine di questo mese sarai definitivamente libero da ogni impedimento, ma ovviamente dovrai fare un po’ di riabilitazione. -
- Farò qualsiasi cosa pur di uscire da qui.- disse sorridendo.
Dopo un’oretta riportammo Tom nella stanza e lo lasciammo con Simone.
- Domani dobbiamo preparare casa per il rientro di Tom, starà da te? – chiese Bill.
- Bhè … ecco … non gli ho ancora detto di noi e che viviamo insieme, ho paura che non accetti questa nuova situazione e che dicendoglielo si allontani di nuovo da me.  Ma Bill non posso dirglielo. -
- Allora verrete da me, non ci sono problemi, bisogna solo andare a prendere tutte le vostre cose, portarle a casa mia e il gioco è fatto. – 
Prese il mio volto tra le sue mani e disse  - Non posso abbandonarti di nuovo, te l’ho promesso. -
  
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