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Autore: FaDiesis    05/05/2013    1 recensioni
Dal capitolo 3:
Correvamo per i corridoi laccati di bianco dell'aeroporto di Eneta, affannati e gridando un "di qua!" di quando in quando.
Eravamo in ritardo. Terribile ritardo.
E il tutto solo perché litigando, in macchina, ci eravamo distratti e avevamo sbagliato strada. Un sacco di tempo perso per niente.
Alla fine eravamo arrivati, ma mancavano cinque minuti alla partenza del nostro volo.
Con la mia solita sfortuna, arrivammo al gate proprio in tempo per vedere l’aereo decollare nel cielo plumbeo.
Ci buttammo demoralizzati sulle sedie della sala d’attesa.
Passammo un quarto d'ora abbondante a borbottare e discutere di chi fosse la colpa, quando, all'improvviso una figura indistinta ci piombò davanti.
Era atterrata con una gamba piegata e una distesa, e le mani fasciate poggiate leggermente a terra.
Si alzò lentamente.
Piegò la testa.
E sorrise.

- STORIA IN PAUSA A TEMPO INDETERMINATO -
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il Mondo delle Sette Chiavi ~
Capitolo 10: Ella 

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Il cuore era sul punto di scoppiarmi in petto, le gambe tremavano così forte da farmi barcollare.
La corsa mi stava sfinendo. Alzai gli occhi e vidi le nuche di Sean e di Paco sfocate, chiusi gli occhi cercando di riprendere fiato. Quando rimisi a fuoco la strada, il mio cuore subì un ultimo colpo: Sean e Paco erano scomparsi.
Sbattei le palpebre un paio di volte, sperando di essermi sbagliata e che fosse solo la fatica a confondermi la vista, ma i due non si vedevano.
In preda all’agitazione presi a correre più veloce, girando la testa ad ogni angolo, incrocio, vicolo.
Ero ormai sull’orlo della disperazione, quando mi sentii afferrare per un braccio e tirare violentemente dentro una porta.
Non riuscii neanche ad urlare che il mio rapitore mi mollò sgraziatamente sul pavimento.
Ansimai stremata dalla corsa e, impaurita, indietreggiai verso la porta.
Fissai il viso del presunto criminale e la sorpresa prese il posto dello spavento.
Aveva il viso pallido, i lineamenti morbidi e gli occhi leggermente allungati e chiari, i capelli scuri semi nascosti da un cappuccio nero. Era una ragazza e aveva circa la mia età, per giunta.
Alzò le sopracciglia, la sua bocca prese una piega ironica. “Non sembra cattiva”, pensai, “affatto”.
Una risata familiare confermò la mia teoria … non ero in pericolo.
La testa riccia di Sean mi oscillò davanti facendo crescere in me un sentimento molto simile all’ira.
- Che diavolo succede? – sbraitai, fulminandolo con gli occhi – Sean, smettila immediatamente!-
Sbattei un pugno per terra, infastidita dal ragazzo che non smetteva di ridacchiare.
- Oh, andiamo … Non fare quella faccia! – sghignazzò – Non è colpa mia se sembravi una lepre braccata, qualche attimo fa.
- Beh, sai, non è colpa mia se non mi aspettavo questi scherzi da ragazzini. - gli dissi facendogli il verso mentre mi alzavo, non senza fatica. Barcollai e lui, che nel frattempo mi aveva raggiunta, evitò di farmi cadere afferrandomi un braccio.
-Ragazzina sarai tu. – disse a denti stretti, alzando il mento verso me.
Sentii la rabbia aumentare. - Credi di essere tanto maturo per un paio di anni in più? – sibilai.
- E’ semplicemente la verità. - mi soffiò sul viso.
Sguardi di fuoco correvano tra noi, quando la voce della strana ragazza mi impedì di controbattere.
- Finitela adesso… sembrate due bambini! – esclamò con un tono fra l’infastidito e il divertito.
Non staccai gli occhi da quelli di Sean, incollati nei miei. Era un confronto alla pari, non ci sarebbe stato un vincitore. Testardo contro testarda. Orgoglioso contro orgogliosa.
-Sean. - chiamò lei, autoritaria – Sean, ascoltami!
Con difficoltà ed irritazione il ragazzo alzò gli occhi al cielo e si rimise a sedere, mollando la presa che era ancora salda su di me.
Vidi Paco scuotere la testa mentre era preso a studiare una mappa distesa sull’unico tavolo della stanza.
- Io sono Ella, piacere. - si presentò la misteriosa rapitrice con un sorriso.
- Sefyr. - alzai le spalle, sorridendo anch’io.
Sean sogghignò: - Ma puoi chiamarla Sefy, se ti va.
Oh, colpo basso.
Strinsi la mascella. Sapeva benissimo che odiavo essere chiamata così. Fortunatamente Ella disse che il mio nome completo le andava bene e riprese a parlare. –Ascoltami, non abbiamo molto tempo – il suo tono di urgenza attirò la mia attenzione. – Gli emissari del Re stanno guadagnando terreno, bisogna andarsene, fuggire al più presto.
- Come se stessimo facendo altro - commentò ironico Sean.
- Zitto tu! Sefyr, come ho già detto ai ragazzi, posso farvi volare via. Ho un aereovolante a mia disposizione, con quello voleremo oltre i confini del Mondo dei Gialli, seminando il nemico. Poi penseremo al futuro.
Altrimenti…
- Altrimenti siamo cibo per lupi – concluse amaro Sean.
Sospirai affranta chiedendomi chi fosse questa ragazza sbucata dal nulla e perché ci stesse aiutando.
– Abbiamo altre scelte?
Dal silenzio che seguì, dedussi che la scelta era già stata presa in partenza.
- Allora… si vola. - dissi con una semplice alzata di spalle.
Ella sorrise e correndo più veloce del vento andò ad aprire una porta, facendoci segno di uscire velocemente.
-Forza, seguitemi – disse e in un lampo sparì dietro quella porta. Guardai i ragazzi e con un’occhiata d’intesa la seguimmo all’istante.
Una folata di vento ci investì e il rombo assordante di un motore ad elica arrivò forte alle nostre orecchie, Ella era in piedi sul bordo di uno strano mezzo volante,(quello che lei chiamava aerovolante) blu e di media dimensione.
– Sbrigatevi, forza! A breve sentiranno il rumore del motore e si accorgeranno della nostra partenza!- urlò con il mantello scuro che le svolazzava intorno e i capelli che le cadevano sul volto.
Saltammo sull’aerovolante e lei partì spedita fendendo le nuvole soffici.
Vidi il mondo là sotto farsi piccolo, sempre più piccolo via via che si saliva. L’aria leggera mi solleticò il viso e una calma improvvisa si impadronì delle mie emozioni.
Calma messa però subito a repentaglio da un colpo alla schiena. Ebbi l’impressione di cadere e urlai. Subito due braccia forti mi allacciarono i fianchi e sentii la ormai familiare sghignazzata di Sean all’orecchio.
- Sei un idiota - grugnii strattonandolo inutilmente perché era decisamente più forte di me, mentre Paco urlava un “tutto bene?” allarmato alle mie spalle.
- Meravigliosamente - disse Sean, beffardo, appoggiando il mento sulla mia testa.
Alzai gli occhi al cielo, o meglio, nel cielo.
Rabbrividii un istante per il vento freddo, Sean mi abbracciò trasmettendomi il suo calore e per una volta gli fui grata.
- Non è fantastico, il cielo? - sussurrò.
- Stupendo… - mormorai, annuendo e perdendomi nel rosa del tramonto.
Sean fece scivolare la sua mano nella mia, la alzò, fece per toccare le nuvole con un dito, le altre dita ancora intrecciate alle mie.
Senza un motivo preciso trattenni il fiato e per un momento smisi di trovarlo irritante. Mi godetti quel momento così speciale, così raro tra noi.
Una virata particolarmente violenta ci fece traballare ed interruppe la magia del momento.
Sedemmo a terra, con una risata spensierata, le sue braccia sempre attorno a me. Mi liberai spingendolo scherzosa da un lato e mi tirai su a sedere appoggiandomi sui gomiti.
Non appena alzai lo sguardo i miei occhi incrociarono un piccolo oggetto di legno.
Era un boomerang, non riuscivo a smettere di fissarlo e, sempre più attirata, lo raggiunsi e lo afferrai.
Una scossa mi attraversò tutta la schiena, proprio mentre le mie dita sfioravano la delicata levigatura di quel legno dal colore caldo.
Era questa, questa era la chiave che stavamo cercando.
La superficie era liscia al tatto, il marrone del legno variava con le più diverse sfumature e io lo vedevo brillare, sì, come stella luminosa nel cielo blu della notte.
Lo alzai con il fiato sospeso e fui presa dalla stessa sensazione di calamità che mi aveva colpito quando avevamo trovato il pugnale.
C’eravamo solo io, il boomerang e quella strana energia.
Un brivido mi scosse e mi riportò alla realtà. Ella virò ancora e gridò forte qualcosa. Girai la testa, una freccia mi sfiorò il viso, mozzandomi il fiato. Una vela spuntò dalla coda dell’aerovolante, altre due frecce partirono.
Ci stavano attaccando.
-Ho bisogno di una mano!- urlò Ella dalla cabina di pilotaggio. Vidi Paco e Sean correre in suo aiuto, mi infilai velocemente il boomerang sotto la giacca e li seguii. Avrei chiesto spiegazioni ad Ella più tardi.
Non so come, ma tutti e quattro insieme coordinati come se non facessimo altro da una vita, riuscimmo ad eseguire una serie di azzardate manovre che ci permisero di seminare i nemici. O così credevamo.
Corsi in coda per controllare la situazione e con sgomento vidi ancora una di quelle minacciose navi volanti dietro di noi. Mi aggrappai al sedile e urlai ad Ella di virare a sinistra.
Erano arrivati talmente vicini che non mi sfuggì il volto di uno degli emissari. Lungo, con una cicatrice sulla parte destra del collo. E lo sguardo, aveva uno sguardo così freddo … freddo ghiaccio dietro sottili occhi chiarissimi. Mi gelò ciò che ci vidi riflesso: rabbia cieca, ira allo stato puro.
E rimasi paralizzata nonostante i ripetuti scossoni provocati dal vento su di noi.

Esis's notes.

Ta-Taaaan! Aggiornato in tempo! 
Sono stava brava stavolta, eh? v.v
Allora, come già predetto, un nuovo personaggio entra in scena: Ella. 
Ragazza che, guarda un po', aveva proprio la Chiave che cercavano i nostri amici. 
Come mai aveva il boomerang? Cosa nasconderà? Scopritelo, nella prossima puntata de "Il Mondo delle Sette Chiavi"! :D 
Comunque, un'altro indizio è raccolto e i nostri eroi si preparano a raggiungere un altro misterioso mondo... 
Sperando sempre in una vostra opinione, vi saluto con un abbraccio caloroso! :3
Muche love,

Esis ♥ 
   
 
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