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Autore: phoenix_esmeralda    05/05/2013    6 recensioni
"Apro il frigo e contemplo il pacchetto di uova da sei, sul terzo ripiano.
- Tutta colpa vostra – dico – Se voi uova vi impegnaste un po’ di più, il mondo sarebbe migliore!
Non mi rispondono, come sempre. Fanno finta di non capire. Ma sono intelligenti, sapete. E un giorno conquisteranno il mondo."

Prima classificata al contest "La fiera dell'assurdo" di HateQueen
Genere: Comico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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Cazzo, avrei dovuto pensarci.
Chiamare la polizia nel cuore della notte facendo allarmismo e dare l’indirizzo del condominio senza precisare che sul campanello non c’è il mio cognome, ma quello di Matilda...
In capo a un quarto d’ora, l’intero stabile sta risuonando di squilli acuti. I poliziotti si sono attaccati a quel cazzo di campanello e, nel dubbio generale, stanno svegliando ogni singolo condomino.
- Aprite, polizia! Aprite!
DRIIIIIN! – al primo piano
- Polizia!
DRIIIIN – appartamento due del primo piano.
- Emergenza, polizia!
DR...R... – appartamento uno del secondo piano. Lo riconosco, hanno sempre avuto il citofono che fa cilecca.
Finalmente, al richiamo del mio citofono squillante, mi riscuoto dall’immobilità in cui sono precipitato, rendendomi conto del cazzo di errore che ho fatto. Mi precipito sul pianerottolo tenendo in mano la confezione da sei di uova, che mi servirà per spiegare al meglio ciò che sta accadendo.
Al primo piano è il finimondo: due poliziotti stanno salendo le scale a tutta velocità, mentre la signora Anemoni, cinquantadue anni, li osserva dal suo zerbino a occhi sbarrati, la vestaglia scomposta sul pigiama e una barretta di cioccolato in mano (che non dovrebbe  mangiare, per il suo diabete). La signora Lentini apre furiosamente la porta e appena scorge i poliziotti si volta verso di me, che sto scendendo rapidamente le scale.
- Infingardo! – mi urla e sviene dritta dritta a terra.
- State attenti, non sono veri poliziotti! Sono criminali che ci vogliono fregare! – urla il signor Antonietti, in preda alla consueta paranoia, scendendo le scale dietro di me come una furia. Tiene in mano un coltello da pane che agita sopra la testa.
- Roberto, non metterti in pericolo! – lo ammonisce la moglie dall’alto.
- Signore, lei è in arresto! – interviene un poliziotto. Il suo sguardo scivola dalla signora Lentini a terra, al coltello del signor Antonietti – È in arresto per tentato omicidio! – prosegue, saltando alle prime conclusioni che gli piombano nelle rotelle del cervello.
- No – intervengo affannosamente – Il signor Antonietti non c’entra! Non è lui il problema, sono queste!
Sbatto le uova in mano al poliziotto, mentre riprendo fiato, sperando che le sue conclusioni del cazzo si incanalino ora nella direzione giusta.
Ma lui fissa le uova con fare sconvolto, fa un passo nella mia direzione e  calpesta la signora Lentini.
- Infingardo! – ripete lei, che forse non è davvero svenuta o forse mi pensa anche nel sonno.
- Vedete...
Sobbalzo, quando Tiger mi passa come una freccia sotto le gambe.
Cazzo, non ho chiuso la porta, quando sono uscito.
- Un topo! Un topo!
La signora Anemoni inizia a scappare da una parte all’altra del pianerottolo, tallonata da Tiger che punta la sua barretta.
Quando sente odore di cioccolato, quel coniglio non capisce più un cazzo.
- Signora, non è un topo... – provo a dire.
- Un topo! Un topo!
- Ma non è...
- Un topo!
Va bene, che topo sia.
La ignoro e mi volto verso il poliziotto che sta cercando di arrestare il signor Antonietti.
- Fottuto impostore, non mi imbrogli! – urla questo, dimenando il coltello da pane.
- Roberto, non fare cose pericolose! – lo ammonisce di nuovo la moglie.
- Infingardo! – geme dal basso la signora Lentini.
- Un topo! Un topo!
Mi siedo per terra esausto, tiro fuori di tasca il taccuino e inizio a scrivere una scena erotica per il mio prossimo romanzo. È per questo che mi sono dato all’hot: mi rilassa, previene gli attacchi di panico e fa bene alla mia insonnia.
- Che cosa sta facendo? – sibila, accanto a me, la signora Lentini – Mi ha vergognosamente tradita e denunciata e ora si mette a scrivere come se niente fosse?
- Io non l’ho denunciata – trasecolo – E per che cosa poi, avrei dovuto farlo?
- Non faccia il furbo, la conosco. Le ho mandato quel messaggio per dissuaderla, le ho persino regalato un po’ delle mie freschissime uova, sperando di addolcirla... ma niente. Nulla la distoglie dal suo animo meschino e infingardo!
Raddrizzo la schiena cercando di assemblare le parole della signora Lentini in un pensiero di senso compiuto.
- Che cazzo vuol dire?
Lei sussulta alla mia volgarità e si mette a sedere con espressione ferocemente indignata.
A quel punto, inizio a fare due più due.
- È stata lei a mandarmi quel messaggio di minaccia?
- Ma certo, non mi dica che non l’aveva capito!
- E come avrei dovuto fare? Io non ho il suo numero!
L’espressione sconcertata della signora Lentini mi illumina sulle sue scarse conoscenze tecnologiche.
- Non le compare il mio nome, quando le scrivo il messaggio?
Ok, lasciamo perdere.
- E perché cazzo me l’ha mandato? Che cosa non dovevo dire in giro?
- Lo sa perfettamente: che non faccio la raccolta differenziata giusta! – mi sibila, stando attenta a non farsi sentire dai poliziotti. – Ho dovuto anche fingere di svenire, per temporeggiare. Una donna della mia età!
- Lei non farebbe...?
In quel momento un’immagine sfocata mi attraversa la mente: io alla finestra che cerco la lista di Matilda nella giacca stesa, la signora Lentini, spaventata, con il sacco della raccolta differenziata in mano.
- Ho messo tutto nel sacco nero, anche la carta e la plastica – dice lei, sprezzante – Tutto perché la sua lepre si è rosicchiata l’intera scorta di sacchi viola di questo semestre!
- Tiger le ha mangiato i sacchi viola?
In quel momento, come evocato dalla mia voce, il coniglio arriva balzellando con la barretta di cioccolato in bocca e si rifugia sotto le mie ginocchia rialzate.
- Tiger, sputa! – gli dico, afferrandolo per il sedere – Ti fa male il cioccolato, vuoi morire di blocco intestinale?
Lui grugnisce, mentre gli strappo la barretta di bocca, e poi ricomincia a sfrecciare per la stanza, rinfocolando il caos che, per un istante, aveva accennato ad acquietarsi.
- Lei lo sa che la sua lepre tende a scappare ogni qualvolta sua moglie esce di casa? E poi viene a scavare l’uscio di casa mia per entrare?
Non lo sapevo, ovviamente.
Coniglio del cazzo.
Quindi...
... quindi...
Merda.
Non c’è un attacco imminente delle uova.
Ho chiamato la polizia per niente.
Rimango immobile seduto a terra, il mio sguardo vitreo vaga stordito per la stanza.
Un poliziotto sta invitando il signor Antonietti a seguirlo alla centrale di polizia, mentre l’altro ripone con cura il coltello del pane nel sacchetto delle prove indiziarie.
- Lo sapevo che si sarebbe cacciato nei guai – sospira la signora Antonietti, indossando il suo cappotto migliore per seguirli.
Tiger, in un angolino del pianerottolo, alza il codino e lancia fuori allegramente palline marroni. La signora Antonietti, più rilassata, fa un cenno di saluto e rientra in casa mormorando: “Tenersi un topo come animale da compagnia... Tutti matti!...”
- Signora Lentini, cosa le è successo?
Alzo lo sguardo su Matilda, probabilmente svegliata dal caos, che aiuta la vecchietta a rialzarsi.
- Cosa sta accadendo qui?
- Nulla – borbotto – Falso allarme. Mi scusi signora Lentini,  non avevo capito un cazzo. Il suo segreto è al sicuro e le ricomprerò i sacchi viola.
- Perché dobbiamo ricomprarle i sacchi viola? -  mormora Matilda, aggrottando la fronte.
- Tutto a posto – interviene un poliziotto – Emergenza passata, potete tornare a dormire. Restate reperibili nei prossimi giorni per eventuali testimonianze.
Non ho la forza di difendere ora il signor Antonietti, andrò a testimoniare in suo favore domani. Una notte al fresco gioverà alle sue paranoie.
- Va bene... Tutto è bene quel che finisce bene, allora. Andiamo a letto, Matilda.
- Che pianeta del cazzo!
Sussulto e mi volto verso il pacchetto di uova da sei, rimasto abbandonato sul pavimento del pianerottolo.
- Davvero un pianeta del cazzo! Per una mente collettiva superiore come la nostra, sarebbe degradante occuparsi di una simile porcheria.
Le uova vibrano, il loro equivalente dello scrollarsi le spalle, presumo e, sotto gli occhi esterrefatti di poliziotti e condomini, si alzano in volo ed escono dalla porta.
- Addio, esseri rozzi e primitivi!
E ci lasciano così.
 
  
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