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Autore: bells swan    06/05/2013    2 recensioni
Bella Swan, ragazza carismatica, è fidanzata con Jacob Black.
Edward Cullen, stimato uomo d'affari, è sposato con Tanya Denali.
Cos'hanno in comune Bella e Edward? Niente, a parte poche ore di sesso settimanali...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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“Ti ammazzerà, Edward, questa è la volta buona che lo fa” sentenzia Alice, guardandomi severamente.
Sorrido. “Ma almeno lo farà dopo. Prima non può farlo.”
“Alice, Edward ha avuto un’idea geniale, e poi lo vedremo umiliarsi davanti a tutti, vedrai che sarà divertente” aggiunge Emmett, intromettendosi.
Gli lancio un’occhiataccia al sentire le sue parole, ma sembrano essere queste a convincere Alice.
Sospira. “Va bene. Allora alle nove di questa sera, okay? Non un minuto di più.”
Annuisco, sorridendole grato.
Ho dovuto attendere altri tre giorni, purtroppo, perché non c’erano voli disponibili prima di questo. Ma ne è valsa la pena; nell’attesa, ho perfezionato il mio piano. Sono sempre più agitato, ma o la va o la spacca.
Dopo essere giunto a New York alle dieci e mezza di mattina, ho immediatamente chiamato Alice nella speranza che potesse incontrarmi. Fortunatamente, non era all'università.
Emmett è con me, a darmi supporto morale. C’è Tommy con lui, ovviamente.
Adesso è quasi mezzogiorno, e dovrò attendere ancora nove ore prima di poter rivedere Bella e di potermi aprire come mai ho fatto con lei. Alice ha ragione: Bella mi ucciderà, ma lo farà per una buona causa e questo mi da la forza per fare ciò che mai nella mia vita avrei pensato di dover fare per una donna. Di voler fare. E se Bella non mi perdonasse, potrei seriamente iniziare a fare lo stalker, costringendola così a dovermi perdonare volente o nolente.
 
Bella’s pov
 
“Alice, non mi va proprio di uscire” mormoro stanca, fissandola supplicante.
“Non se ne parla! Tu devi uscire, Bella. Non puoi rifiutarti. Abbiamo già i biglietti” mi ricorda, lanciandomi uno sguardo truce.
Sospiro, sapendo che in fondo ha ragione: abbiamo i biglietti, non possiamo non andare a quel piccolo concerto.
Alice sorride. “Vedrai, sarà divertente. Magari fra qualche anno qualcuno che ha suonato oggi sfonderà e noi potremo andare a dire in giro che lo abbiamo visto in anteprima” mormora, facendo scoppiare a ridere entrambe.
Il concerto che si sarebbe tenuto a New York in uno dei tanti locali era per giovani talenti, uno di quei concerti dove tutti sono portati a suonare con i loro strumenti. È un modo per i newyorkesi di divertirsi incontrando gente nuova attraverso la loro passione, la musica, e oggi un amico di Alice le aveva dato i biglietti. Un bel gesto.
“Allora andiamo, va’” propongo, dandole la mano affinché la prenda per farmi alzare.
 
“Che emozione!” esclama Alice, euforica.
Rido, dandole ragione. 
La cosa positiva di questo locale è che è pieno di tavolini dove si ci può sedere tranquillamente, ordinando bevande. È un locale alla moda, dove si fanno spesso serate di Karaoke.
Il nostro tavolino è in fondo alla sala; è piccolino e siamo sedute solo io e Alice, il tavolo pieno di bottiglie vuote. Fortunatamente, reggiamo bene l’alcool. Le canzoni sono state anche molto carine, i cantanti hanno una bella voce e sono pure piuttosto carini, sia le donne che gli uomini. Hanno una bella presenza, il che non guasta. Soprattutto quando, chi canta in pubblico per la prima volta, sbaglia strofa dalla troppa emozione e fa ridere tutti. Ma non perché lo prendiamo in giro o altro, solo perché notiamo il suo imbarazzo e cerchiamo di rilassarlo; c’è risata e risata. E questa è decisamente allegra, in senso positivo.
Devo ammetterlo: se Alice non mi avesse costretto a venire mi sarei persa una bella serata. Mi sto divertendo ancora, dopo... do un’occhiata all'orologio: siamo qui da quasi due ore.
“Salve a tutti.”
Alzo lo sguardo per osservare il prossimo cantante. Mi si raggela il sangue nelle vene quando scorgo la figura di Edward in jeans sbiaditi e maglietta. Sembra avere dieci anni di meno con quei vestiti.
“Che fa lì tuo fratello?” sibilo a Alice.
Scrolla le spalle, ritornando a fissarlo.
Lui non può vederci, essendo noi in fondo, ma io riesco a vederlo perfettamente grazie alla luce che illumina il palco.
“Ehm... non sono qui per cantare, ci tengo a dirlo. Il proprietario del locale è un mio amico e mi sta dando, seppur controvoglia, cinque minuti da rubare allo spettacolo” ammette sorridendo. “Ma è necessario; non sarei mai salito su questo palco senza un buon motivo.”
Ho paura ad immaginare il motivo. Benché sia sicuro che lui non possa vedermi, mi abbasso un altro po’ sulla sedia, un po’ quando a scuola cercavo di nascondermi dagli occhi della professoressa di turno che doveva interrogare.
“Uhm... ecco io sono un bastardo” esordisce con tranquillità. “Sono un figlio di puttana di madre buona, però, che nella sua vita ha preso per il culo una donna.”
Vorrei solo scappare, ma se scappassi tutti mi noterebbero. Che diamine vuole fare?! La gente lo fissa come se fosse un pazzo uscito dalla casa di cure; se non lo conoscessi, penserei la stessa identica cosa.
“E questa donna è... la donna più bella che io abbia mai visto” mormoro, piano, quasi parlando fra sé e sé. Come vorrei credergli... “È la donna più in gamba, più forte, più testarda che io conosca” aggiunge con un sorriso.
Controvoglia, mi scappa un sorriso ma lo cancello immediatamente. Nel locale, il silenzio. Osservo qualche volto, senza farmene accorgere: sembrano tutti interessati, adesso.
“E io le ho mentito spudoratamente. Perché? Be’, l’ho detto: perché sono bastardo. Ma non solo. Sono anche un codardo, perché io stavo già con un’altra donna.”
Un mormorio basso di disapprovazione si leva dal locale.
“Tuo fratello è impazzito?” sibilo ancora ad Alice.
“Ti prego Bella, ascoltalo. Solo questo” mormora supplicante.
Mi volto di scatto verso di lei. “Tu lo sapevi?” esclamo, inorridita.
Ma prima che lei possa rispondermi, Edward continua. “Non ho ancora finito: io stavo con quest’altra donna solo per convenienza, per una stupida promozione che ho avuto. Mi sono sposato con quest’ultima donna, nonostante non la amassi e invece lei amasse me. Mi ci sono sposato, e... non me ne sono mai pentito. Il matrimonio era il giusto modo di ringraziare il padre di mia moglie per la promozione. Nessuno sapeva niente, a me andava bene così.”
Non se ne è mai pentito. Perché cavolo fa male?, mi chiedo, maledicendomi da sola.
“Non me ne sono mai pentito… fino a quando la ragazza non mi ha lasciato. La donna più bella, sì, quella a cui ho mentito spudoratamente. Un anno fa le avevo detto che avevo bisogno di tempo, che avrei lasciato la mia fidanzata ufficiale... e invece preparavo le nozze. Codardo non rende giustizia alle mie azioni. E poi lei viene da me e mi dice che non possiamo più vederci perché vuole iniziare una nuova vita, lontano da me, in questa città con la sua migliore amica. E io mi chiedo come posso lasciare andare la donna che amo.”
Chiudo gli occhi a quella frase, mentre ricaccio indietro un nodo in gola. Perché adesso? Perché dopo tre anni? Perché stravolgere la mia vita in questo modo?
“La ragazza in questione è qua dentro, vorrei chiamarla ma se solo mi azzardassi probabilmente mi ucciderebbe” ammette con un sorriso. Sì, lo farei, ammetto anche io, trattenendo a stento un sorriso tremulo. “Ma lei non vuole più parlarmi, ragionevolmente, e io non posso fare altro che dichiararle tutto il mio amore attraverso... un microfono. E davanti ad un pubblico” continua poi, sempre sorridente.
Riconosco, nei suoi modi di fare, l’Edward di cui mi sono innamorata a diciassette anni: il ragazzo allegro, divertente, un po’ sbruffone, che vuole tutti ai suoi piedi accontentandosi però di poco. È quella promozione che l’ha cambiato, è diventato spietato con la concorrenza, voleva più di quanto già non avesse. Pretendeva troppo, e si è ritrovato con niente.
“Probabilmente questa dichiarazione non servirà a granché, orgogliosa com’è non cadrà fra le mie braccia non appena scenderò dal palco, ma... io spero soltanto che capisca quanto la amo davvero. E che voglio soltanto un’occasione. Sarà un angelo se mi darà l’opportunità di farmi perdonare, e le dimostrerò che sono davvero, davvero, innamorato di lei perché la sopporterò."
A quelle parole, aggrotto le sopracciglia. Non è un buon modo di farsi perdonare se dice quella cosa.
“Sopporterò il fatto che flirterà davanti a me con altri solo per il gusto di farmi arrabbiare, sopporterò il fatto che dovrà farmi attendere in qualunque occasione possibile, sopporterò le sessioni di shopping quando dovrà comprare un semplice paio di pantaloni e io mi ritroverò con dieci buste pieni di vestiti in mano. Sopporterò ogni suo capriccio, sapendo che lo fa apposta, per farmela pagare a modo suo. E sopporterò anche il fatto di non poterle dire niente, perché se solo ci provassi mi rinfaccerebbe tutto mettendomi alla porta” specifica. “Ne sarebbe capace” aggiunge terminando con un sorriso.
Sorrido anche io, stavolta senza trattenermi. Mi conosce, devo ammettere.
“Comunque sia... I cinque minuti sono passati e Mike, il proprietario, mi sta già facendo dei segni strani, il che significa che devo andarmene se non voglio morire per mano sua. Quindi... grazie per aver ascoltato la mia specie di dichiarazione, se ha fatto schifo non fateci caso perché è la prima volta che ne faccio una, se volete farmi foto per ricordarvi questo momento fate pure perché sarà l’ultima volta che vedrete la mia faccia a New York e che Dio sia con me. Grazie” mormora il tutto come se stesse elencando la spesa.
‘Dio sia con me’, insomma non sono così cattiva!
Un forte applauso si leva dal pubblico dopo la leggera risatina a quell’ultima frase mentre lo spettacolo comincia ancora.
Schiarisco la gola. “Alice?” mormoro con calma.
“Dimmi, amica del cuore” pronuncia la mia migliore amica.
“Tu sapevi che Edward avrebbe fatto questa cazzata, vero?” domando con tranquillità.
Sbuffa. “Andiamo, Bella. Edward è sincero, se non lo fosse stato io non lo avrei mai aiutato, e tu questo lo sai. Mi ha chiamato l’altro giorno, sarebbe venuto già prima se avesse trovato un volo disponibile ma l’unico è stato oggi. Lui non ha mai detto ‘ti amo’ a una ragazza, e per te l’ha pronunciato davanti a un pubblico che avrebbe potuto perfettamente tirargli i pomodori. Ti ama disperatamente, Bella. Ha lasciato Tanya, la sua città per venire da te, e si è licenziato...”
Sta per continuare ma la interrompo. “Si è licenziato?” chiedo, purtroppo interessata. E colpita anche da questo gesto, oltre che dalla sua dichiarazione. Posso ancora essere arrabbiata, ma sono onesta e riconosco che mi ha colpito il suo gesto.
“Sì. Vuole riuscire a dimostrarti quanto ti ama davvero, vuole iniziare una nuova vita insieme a te... e te lo avrebbe detto se tu gli avessi dato l’opportunità di spiegarti. Ma capisco che tu non gli hai dato l’occasione per come si è comportato, quindi te lo dico io.”
Sospiro, senza risponderle. “Andiamo a casa.”
 
Il viaggio di ritorno a casa trascorre in silenzio, ma non un silenzio teso. Ognuna è persa nei propri pensieri.
“Bella, ti dispiace se vado da Jasper? Dormo anche lì.”
“No, vai tranquilla” rispondo, aprendo la portiera. “Ci vediamo domani!” esclamo.
“Porto io i cornetti!” esclama anche lei, partendo immediatamente.
Sono ancora persa fra i miei pensieri quando entro nel monolocale. Le luci sono accese, il che mi fa aggrottare la fronte. Credevo di averle spente... Mi scappa un sospiro quando vedo Edward seduto sul divano. Avrei dovuto immaginarlo, ma sono ancora un po’ scossa. È una cosa ridicola, ma lo sono sul serio.
Poso borsa e chiavi sul divano vicino a lui, togliendomi il cappotto. “Avrei dovuto chiedermi perché Alice volesse andare a dormire da Jasper proprio questa sera, quando non si erano messi d’accordo” esordisco. E cazzo, sono pure tranquilla. Dovrei essere arrabbiata a morte con lui, maledizione!
Batte le mani, a mo’ di preghiera. “Sono un’idiota” ammette subito.
Non riesco nemmeno stavolta a trattenere un sorriso. “Sì, lo sei” concordo, annuendo.
Sorride, perché sicuramente si aspettava un’uscita così da parte mia. “Però ti amo” continua ancora, sussurrando le parole dolcemente.
A malincuore, gli occhi si riempiono di lacrime. Sospiro. “Non è facile, Edward.”
Non può pretendere che con una semplice dichiarazione, anche se bella e originale, io perdoni tutta la sofferenza che mi ha causato.
Si alza dal divano, trovandosi già davanti a me. “Perché non può esserlo? Perché ti ho mentito e non ti fidi più di me? Ma te l’ho detto, sono disposto a conquistarti sopportando ogni tuo capriccio. Sai che facciamo? Oltre lo shopping, il flirtare, e molto altro ti permetto di farmi incontrare nuovamente tua cugina Emilie e le puoi anche dire che se vuole mi può fare la ceretta alle gambe, va bene?” propone speranzoso.
Contro tutte le mie intenzioni, una risata allegra mi scappa dalle labbra, anche prima che io possa pensare di trattenermi. Riesco a scorgere nei suoi occhi una luce, come speranza, e il suo sorriso emozionato.
Quando ancora credevo che Edward avrebbe lasciato Tanya, una volta mia cugina Leah mi aveva lasciato sua figlia, Emilie, una bambina di quattro anni, affinché mentre io lavoravo come baby-sitter lei avrebbe potuto passare quella serata in compagnia di suo marito. Era una vera chiacchierona, e mi aveva raccontato di aver visto sua madre passarsi sulle gambe delle strisce che poi tirava e la pelle diventava magicamente liscia e morbida. Edward mi aveva chiesto di passare quella stessa sera, e io gli avevo detto che poteva ma che avrebbe trovato una sorpresa. È venuto lo stesso, non si aspettava mica che parlassi di una bambina! Lui si aspettava che gli avrei aperto con un negligé, o un completino intimo, oppure con un corpetto e reggicalze. Era deluso, molto. Anche perché, per le prime due ore non abbiamo fatto nulla, fin quando con gioia non si è potuto nascondere in camera mia aspettando che mia cugina Leah, appena venuta, portasse via la bambina. La bambina che nel frattempo avrebbe voluto fare la ceretta anche alle gambe di Edward.
Ricordo ancora come ridevo quando lei, con fare serio e cospiratore, gli aveva raccontato di come si depilava sua madre, e ricordo ancora la faccia disgustata di Edward al sentire il racconto e la faccia oltraggiata al sentire la proposta della piccola. Sì perché dopo, stanca di parlare, si era fermata per tre secondi, il tempo di riprendere fiato, e aveva posato lo sguardo sulle gambe nude di Edward. Era estate, lui portava i pantaloncini...
“Vuoi che chieda a mia madre di prestarmi le sue strisce magiche?” aveva proposto con affetto la bambina.
Edward aveva aggrottato le sopracciglia. “Perché tesorino?”
“Perché anche tu avrai le gambe lisce e belle rosee dopo che avrò fatto la magia!” aveva esclamato improvvisamente, indicandogli le gambe.
Edward aveva emesso un gemito strozzato, fissandomi scandalizzato. “È pazza? Sono gambe virili queste” aveva spiegato, rivolgendosi poi alla bimba con questa frase.
Io ero morta dalle risate. Alla fine, aveva vinto Edward.
Annuisco, ritornando al presente. “Ne sarebbe felice, ogni tanto me ne parla, sai?” rivelo.
 Annuisce anche lui, entusiasta. “E lo permetterò solo se... mi permetterai di portarmi a cena sabato sera. Da soli. Senza alcun gesto romantico” concede.
Lo fisso, senza sapere che rispondere. Se gli dicessi di sì, mi sentirei come se ogni secondo passato nella sofferenza non contasse. E invece conta molto. Perché come l’ho amato intensamente cinque anni fa, l’ho anche odiato nella stessa misura. E i sentimenti non si possono cancellare da un secondo a un altro... Ma se gli dicessi no? E magari lui è davvero sincero e mi ama davvero? Perderei l’occasione della mia vita per essere finalmente felice.
Alice dice che mi ama. Ne sembra convinta. E so che lei non mi avrebbe mai mentito a questo proposito; ricordo ancora la strana conversazione che ha avuto l’altro giorno quando le hanno telefonato. Chi doveva sputare in cielo? E perché tre volte? Alla fine della telefonata, ho capito che era Edward. Se lei non fosse stata sicura dell’amore che suo fratello prova per me, non lo avrebbe mai aiutato. Non dopo quella telefonata.
Edward interrompe il flusso dei miei pensieri. “È solo una cena, Bella. Niente secondi fini. Vediamo come va” spiega.
Deglutisco. “Posso ritornare a casa quando vorrò, se vorrò farlo?” chiedo, indecisa.
La mia domanda sembra averla scambiata per un sì. “Assolutamente. Ti accompagnerò io senza indugi. Puoi fidarti, almeno stavolta voglio fare in modo che tu ti fidi di me.”
Mi sembra così sincero... Sospiro. “Okay. Vada per l’uscita... ma è solo una cena, Edward” metto in chiaro.
Lui sorride, come se gli avessi detto chissà cosa. “Una semplice cena.”
 
 

Spazio autrice


Ed eccoci qui.
Questo non è l’ultimo capitolo, le cose vanno per le lunghe, Bella non si fida più di lui ma è disposta a cenare con Edward. Saprà farsi perdonare? Ancora non c’è riuscito del tutto, Bella gli sta solo dando l’occasione di farsi perdonare, appunto, non di creare insieme una famiglia o altro.
Vi ho fatto attendere per questo capitolo, lo so, ma credetemi se vi dico che non doveva essere così. C’era un altro capitolo, e ne ho cancellato due terzi di trama. Non mi convinceva per niente e ho imparato che se un capitolo non mi convince preferisco aspettare per l’aggiornamento. E ho fatto bene, questo capitolo mi ha proprio soddisfatta, anche il discorso di Edward, che seppur simile nell’altro era anche diverso.
Sta a voi decidere se vi piace o meno. Io la penso esattamente come Bella: lei non si fida più di lui e fa fatica a credergli, ma se fosse sincero e lei gli rispondesse di no solo per paura? L’unica cosa da fare è iniziare a conoscerlo per davvero, come ha intenzione di fare Edward. E poi, c’è pure la “testimonianza” di Alice, e sappiamo ciò che ha pensato lei delle azioni del fratello e di come si sia ricreduta vedendo che in fondo è sincero... Insomma, Bella è parecchio confusa, toccherà a Edward fare in modo che lei possa fidarsi nuovamente di lui.
A presto!

   
 
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