Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: bik90    06/05/2013    7 recensioni
-Sei il mio ponte tra questi due mondi!-
Martina si fermò e un brivido la scosse. Eleonora non si lasciava mai andare a parole troppo dolci, quello che era riuscita a dire era già troppo per lei. Si voltò verso la diciottenne.
-Allora perché ti comporti così?- domandò con le lacrime agli occhi.
La bionda chinò il capo con aria colpevole.
-Non posso...- mormorò semplicemente.
Già, non poteva. Sarebbe stato troppo difficile per lei ammettere di tenere tantissimo a quella ragazza che le stava di fronte.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Spostò per l’ennesima volta lo sguardo dal campanello alla villetta oltre il cancello e il giardino. Simona aveva ragione e non aveva avuto particolare difficoltà a trovare casa Domenghi. Fece un respiro profondo mentre ripensava alle parole di Veronica. Non poteva permettersi di dimenticarla semplicemente, l’altra non sapeva cosa Eleonora aveva fatto per lei ancor prima che si conoscessero di persona. Anche se erano solo dei messaggi, per lei erano stati importanti e si era aggrappata a quelle chiacchierate virtuali per stare meglio. La ragazza l’aveva aiutata inconsapevolmente. Da dove si trovava, vedeva la vespa bianca di Eleonora parcheggiata sul vialetto piastrellato e qualche nano da giardino disseminato tra le aiuole. Fece un respiro profondo ma esitò ancora a citofonare. Era abbastanza sicura che fosse in casa, temeva però che non fosse sola e allora una strana ansia l’avvolgeva. Cosa avrebbe detto alle sorelle o alla madre? Come si sarebbe presentata per non dare nell’occhio? Rimpianse per un attimo di non avere la sua età e di non frequentare la sua classe.
Perché mi incasino sempre così tanto la vita?, si domandò allungando il dito verso il campanello.
Senza pensarci oltre, suonò. Il cancello si aprì lasciandola leggermente sorpresa, non aveva sentito nessuno risponderle. A passi incerti si avviò verso il portone della villetta. Notò un’amaca bianca tra due alberi, un piccolo gazebo, un barbecue in mattoncini ed era tutto estremamente curato. Sulla soglia di casa, ad aspettarla c’era un’anziana signora. Martina la riconobbe immediatamente come la nonna della ragazza. Non appena i loro sguardi s’incrociarono, la donna le sorrise nel ricordarsi di lei.
<< Pensavo fosse mia nipote Claudia >> esordì << Invece sei l’amica di Eleonora, vero? >>.
La ragazza annuì complimentandosi per la memoria dell’altra nonostante l’età.
<< Eleonora è in casa? >>.
<< Sì >> rispose l’anziana << Entra pure, io sto per andare via >> richiuse la porta << Eleonora è nella sua stanza, penso che stia dormendo >>.
<< Oh >> fece Martina sorpresa << Non vorrei disturbare allora. Posso passare più tardi >>.
<< Mi faresti davvero un grande piacere a restare, con la febbre che ha non vorrei lasciarla da sola ed io non posso trattenermi oltre >>.
<< Febbre? >>.
<< Un febbrone, povera bambina mia >> disse la nonna della diciottenne << Da ieri sera, sono venuta per farle un po’ di brodo caldo e un po’ di compagnia. È un toccasana con la febbre, sai? >>.
Martina si affrettò ad annuire pensando che come al solito si era fatta troppi problemi sul perché la ragazza dai lunghi capelli biondi non fosse andata a scuola. La verità era che semplicemente non stava bene.
<< Posso andare da lei? >> domandò guardandosi intorno.
L’interno della villa era arredato in stile moderno, le piaceva la semplicità dei mobili e i marmittoni lucidi per terra.
<< Certo, io finisco di sistemare alcune cose in cucina >>.
Senza aspettare risposta, la donna si allontanò lasciandola sola. Martina decise di salire al piano superiore pensando che fosse quella la zona notte della casa e comprese immediatamente che la camera dell’amica doveva essere l’unica chiusa. Aprì la porta facendo attenzione a non fare rumore e il cuore le saltò in gola nel vederla. Le tapparelle della persiana erano abbassate ma qualche raggio di sole filtrava lo stesso colpendole il viso mentre il resto del corpo era sommerso da calde coperte. Le si avvicinò sentendola respirare profondamente e le posò una mano sulla fronte accarezzandola. Eleonora non si mosse ma emise un unico e leggero sussulto prima di tornare in silenzio. Doveva avere davvero la temperatura alta, approssimativamente oltre i trentotto gradi. Si sedette accanto a lei e la contemplò per alcuni secondi in silenzio senza togliere le dita dalla sua pelle. Vide i lineamenti dell’amica distendersi leggermente, segno che il tocco freddo del suo arto era gradito. Questo la fece sorridere mentre continuava a restare in silenzio. Per lei ci sarebbe stata, non le sarebbe dispiaciuto occuparsi di Eleonora tutte le volte che non stava bene e trascorrere ogni altro momento in sua compagnia. Sarebbe stato così bello se finalmente si fosse resa conto di quello che provava per lei e lo avesse accettato senza riserve. Lei l’avrebbe amata, ne era convinta; avrebbe amato ogni più insignificante particolare della sua vita e sarebbe anche riuscita a far vedere tutti il suo lato più nascosto, quello di cui si vergognava ma che invece era il più bello. Lentamente si guardò intorno cercando di cogliere il più possibile dell’altra. C’era un altro letto nella camera, segno che veniva divisa con un’altra sorella, una scrivania, una grande libreria e un armadio che occupava tutta una parete. Sulle mensole erano sparsi qualche peluche, alcuni fumetti in disordine e una serie di targhe e trofei vinti da Eleonora nel tennis e in qualche gara di equitazione. Si alzò in piedi per osservare meglio una bacheca colma di foto tenute ferme sul sughero. Molte raffiguravano la ragazza e Davide insieme in posti diversi; al mare, a cavallo, mentre sciavano o semplicemente a scuola, mentre in altre era in compagnia delle sue sorelle. Compleanni vari, festività trascorse insieme, travestite o meno per il carnevale. Un paio erano diverse dalle altre attirarono la sua attenzione arrivando perfino a staccarle da dove si trovavano. Dal modo in cui erano state sistemate, pareva che fossero state in un certo senso nascoste. In una c’era un bambino dagli spettacolari occhi verdi e i capelli ricci e chiari che guardava l’obiettivo sorridendo, mentre nell’altra un signore teneva per mano due bambini coetanei. Martina comprese immediatamente chi stava guardando. Eleonora, il suo fratellastro Federico e sicuramente il padre. La somiglianza dei tre era netta, sarebbe stato impossibile sbagliarsi. Come molti membri della famiglia, il signor Domenghi aveva capelli biondi e occhi di un fenomenale azzurro e nel complesso era un uomo di bell’aspetto. Eleonora non aveva mai parlato di lui o del ragazzo, quando le aveva domandato spiegazioni a casa della nonna aveva parlato con tono asciutto e privo di emozioni, eppure conservava una loro foto. Del bambino della prima foto, invece, non sapeva assolutamente chi fosse. La voltò trovando scritto a matita tre parole: Michael, tre anni. Tornò a fissare il davanti senza che quella didascalia avesse potuto aiutarla. Non aveva davvero idea di chi potesse essere. Sicuramente una persona importante per l’amica, altrimenti non avrebbe tenuto una sua foto tra quelle della sua famiglia e di Davide. Nel sentirla gemere e mormorare qualcosa a bassa voce, si affrettò a rimettere tutto a posto e a tornare da lei accantonando momentaneamente quelle domande. Le prese dolcemente una mano che era uscita dalle coperte e le accarezzò il viso con l’altra. Eleonora aprì gli occhi a quel contatto e rimase sorpresa nel trovarsi di fronte Martina.
<< E tu cosa… >>.
<< Sono venuta a trovarti >> le rispose la più piccola << Mi ha aperto tua nonna. Hai la febbre alta, Ele >>.
<< Lo so >> disse la diciottenne provando a cambiare posizione << Non dovresti essere qui >>.
<< Sono qui perché lo voglio >>.
Eleonora la fissò a lungo; poi scosse il capo.
<< Non puoi volere questo, bimba. Vattene >>.
Martina le strinse la mano e intrecciò le dita alle sue per impedirle di sfuggire alla presa.
<< Non c’è altro posto in cui vorrei essere. Voglio stare con te >>.
<< Ti prego >> sussurrò appena l’altra mentre le tremava la voce << Non puoi stare qui >>.
<< Perché no? >>.
<< Perché non posso innamorarmi di te, ti prego >>.
La più piccola rimase immobile nel sentire quella frase.
Innamorarmi di te, aveva sentito bene? L’aveva detto davvero?
<< Io non voglio farti del male >> affermò Martina senza smettere di tenerle la mano.
Eleonora gemette forse per la febbre o forse per quello che stava provando.
<< Ehi >> continuò l’altra abbozzando un sorriso << Che combini? Adesso pensa solo a guarire, che ne pensi? >>.
Senza riuscire a resistere, fece scivolare un dito sulle labbra della più grande e ne seguì il contorno. Avrebbe tanto voluto baciarla, sentire nuovamente il suo sapore ma dovette trattenersi. L’altra la fissava in silenzio senza impedirle di farlo e inghiottì un groppo di saliva mentre sentiva il suo polpastrello sfiorarla. Era bellissimo, le piaceva così tanto che avrebbe voluto che continuasse all’infinito. L’aprirsi della porta della sua stanza interruppe i suoi pensieri. Sulla soglia apparvero sua nonna e Claudia. La signora Domenghi salutò entrambe le ragazze, raccomandando alla nipote di restare al caldo, e andò via mentre la sorella entrò.
<< Allora, rottame >> salutò in tono scherzoso << Come andiamo? >>.
<< Bene >> mormorò Eleonora voltandosi dall’altra parte.
<< Bene come quando hai preso la polmonite? >>.
<< Non sto mica morendo! >>.
<< Ho comprato la tachipirina >> affermò Claudia alzando il sacchetto di plastica che portava la scritta della farmacia della zona << Una ogni otto ore se la febbre non cala. Ti faccio un po’ di tè coi biscotti? Ti va? Così poi la prendi >>.
La maggiore si limitò ad annuire senza dire nulla. La quindicenne guardò Martina che era rimasta in silenzio e le fece segno di seguirla fuori. L’altra ubbidì comprendendo che non sapeva chi fosse.
<< Ciao >> disse non appena ebbe accostato la porta << Io sono Claudia >>.
<< Martina >> rispose la ragazza dai capelli rossi stringendole la mano.
<< Sei venuta a trovare Eleonora? Posso offrirti un tè? >>.
Martina accettò l’offerta pensando che era l’unico modo per restare ancora un po’ in quella casa.
<< Allora >> iniziò la più piccola preparando le tazze sul lavandino e mettendo a bollire l’acqua << Immagino tu sia una sua amica >>.
L’altra annuì sedendosi di fronte a lei e rimpianse per un attimo d’aver approvato l’invito. Avrebbe dovuto immaginare che la sorella di Eleonora le avrebbe fatto qualche domanda non avendola mai vista.
<< Dove l’hai conosciuta? Non hai diciotto anni >>.
<< A…a tennis… >> disse Martina sentendo l’ansia impossessarsi di lei.
Claudia le porse un mezzo sorriso ironico.
<< Davvero? È strano perché mia sorella prende lezioni private e non frequenta il corso da almeno sei anni >>.
Martina la osservò porgerle il tè e prendere posto mentre inghiottiva un groppo di saliva.
E che cazzo Eleonora!, pensò, Perché non sei come tutte le persone normali?
Se lo fosse stato, però, probabilmente non se ne sarebbe mai innamorata.
<< Scusa >> continuò la ragazza di quindici anni vedendo che non parlava << Non volevo metterti in difficoltà ma non ti ho mai vista >>.
<< No, tranquilla >> rispose Martina << E’ solo un po’ complicato rispondere a questa domanda. Frequento il liceo anch’io comunque >>.
<< Sì? Anno? >>.
<< Terzo >>.
<< Io il secondo >> fece Claudia << Non dirmi che Eleonora ti da una mano nello studio o in una qualsiasi altra cosa perché non ci credo! >>.
Entrambe scoppiarono a ridere pensando all’altra.
<< Sarebbe così strano, eh? >>.
<< Moltissimo, quella sarà la volta buona che mi preoccupo sul serio! >>.
La sorella di Eleonora si alzò in piedi e mise la tazza di tè per la più grande con alcuni biscotti su un vassoio.
<< Ele col tè mangia un solo tipo di biscotti >> spiegò Claudia alzando gli occhi al cielo << Col cibo è super viziata >> aggiunse mentre facevano il percorso al contrario fino alla cameretta.
Martina rise sottovoce.
<< Stai parlando male di me? >> domandò Eleonora non appena le sentì entrare.
<< Assolutamente no >> rispose Claudia << Le sto solo dicendo quanto tu sia viziata sui pasto >>.
<< Non è vero! >> protestò la sorella mettendosi seduta per mangiare.
<< Che faccia di culo che hai a dire di no. Lo sai che mangia il sugo solo se è quello delle bottiglie dei nostri nonni? >>.
<< Oh, ma dai! >> esclamò Martina che dopo un primo momento di smarrimento si trovava a suo agio << Davvero? Sei assurda! >>.
<< Piantatela, sto male! >>.
<< Se ti fossi riparata ieri invece di prendere tutta quell’acqua, a quest’ora staresti benissimo! >>.
Martina ed Eleonora si fissarono per un attimo ricordando nello stesso momento la stessa cosa.
<< Mamma? >> chiese la più grande per cambiare argomento.
<< L’ho sentita un’ora fa. Doveva fare la spesa, prendere Serena a danza e poi tornava >> disse la sorella << Prendi la tachipirina ora >> aggiunse notando che aveva finito.
La più grande ubbidì e tornò in posizione supina mentre il cellulare di Claudia squillava. Si allontanò per rispondere lasciandole sole.
<< Simpatica tua sorella >>.
<< Nessuno è più simpatico di me però >> rispose Eleonora avvolgendosi nelle coperte.
<< Quanto sei scema >> affermò con un sorriso Martina avvicinandosi al letto.
Si chinò per darle un bacio sulla fronte in modo gentile.
<< Martina, io… >>.
<< Non preoccuparti di nulla ora >> la interruppe la più piccola << Pensa solo a guarire >>.
 
Davide osservava Lavinia studiare in silenzio filosofia per non rimanere indietro, perso nei suoi pensieri e con la matita poggiata sulla pagina del libro di geografia astronomica. Si rese conto di non aver mai studiato con qualcun altro senza Eleonora, era la prima volta che gli capitava e soprattutto con l’amica che l’aveva baciato palesando i suoi sentimenti per lui. Ed improvvisamente si era accorto che poteva essere appagante essere desiderati da qualcuno, qualcuno che provava un’attrazione pura. Niente sesso in amicizia, solo vero amore. Si mise ad osservarla dovendo ammettere, anche se era sempre stato evidente, che era davvero una bella ragazza. Una bellezza diversa da quella di Eleonora, però; lunghi capelli scuri, occhi azzurri, carnagione scura, costituzione minuta, esile ma allo stesso tempo perfetta, un seno piccolo. Lavinia si era innamorato di lui, non era male quel pensiero.
<< A che pensi? >> domandò inaspettatamente la ragazza alzando gli occhi dalla pagina e sorridendogli.
Davide scosse leggermente il capo.
<< E’ la prima volta che studiamo da soli >>.
<< Già >> mormorò Lavinia allontanandosi leggermente con la sedia dal tavolo << E’ strano per te? >>.
<< Un po’ sì >> ammise il ragazzo << Ma non mi dispiace, sinceramente >>.
<< No? >>.
<< No >> ripeté l’altro con sicurezza.
<< Anche a me non dispiace averti qui >> disse lei prendendogli la mano e stringendola.
Davide la fissò incantato e rifletté sul fatto che simili attenzioni con Eleonora non c’erano mai state. Con la sua migliore amica, era stata sempre una questione di desiderio sessuale da appagare. Che fosse come diceva lei, che non fossero davvero innamorati l’uno dell’altra? Non si era mai soffermato troppo a pensarci accantonando l’idea ripetendosi che, finché andava in quel modo, allora non c’erano problemi.
Mi sto forse innamorando di Lavinia?, si chiese senza smettere di osservare quel fantastico colore degli occhi.
 
Eleonora dormiva quando la signora Domenghi era rincasata con Serena e, con l’aiuto della tachipirina, era più tranquilla. Claudia si era fatta una doccia mentre aspettava e la sua mente non aveva trovato un po’ di pace. I suoi pensieri però non erano stati indirizzati sulla ragazza che aveva conosciuto quel pomeriggio, bensì sulla madre. Si era infilata una vecchia tuta per casa e aveva lasciato libero il bagno per Ilaria.
<< Finalmente ce l’hai fatta >> disse nel sentire la serratura del portone scattare << Ciao pulce >> aggiunse vedendo la sorella più piccola.
<< Come sta Ele? >> chiese Serena mentre si toglieva il giubbotto e il capello.
<< Dorme ora, cerca di non svegliarla! >> rispose Claudia vedendo che l’altra stava correndo di sopra.
Tornò a voltarsi verso la madre che non la guardava.
<< Come mai sei tornata a quest’ora? >>.
<< Ti avevo detto che sarei rincasata dopo aver preso Serena, no? >> disse Fulvia dirigendosi verso la cucina con le buste della spesa.
<< Potevi passare a casa e poi a prendere Sery >> affermò la figlia seguendola << Ho comprato io la tachipirina ad Eleonora >>.
<< Dovevo fare la spesa. Hai fatto bene comunque >>.
Claudia osservò la donna iniziare a mettere a posto ciò che aveva comprato pensando che la vita doveva averla segnata molto. Un tempo non era così fredda.
<< E ci hai messo due ore a farla? >> domandò improvvisamente mentre nella sua testa si faceva largo un sospetto << Dove sei stata? Eleonora sta male! >>.
<< Eleonora ha solo la febbre ed è una ragazza forte >>.
<< E’ una ragazza come tante, mamma! Ripeto: dove sei stata? >>.
L’esitazione che passò sul viso di Fulvia la fece scattare.
<< L’hai visto? Ti sei incontrata con quello? >>.
<< Claudia adesso non fare come E… >>.
<< Hai preferito vederti con quello lì piuttosto che tornare a casa da Eleonora? Ma che cazzo ti passa per la mente? Non dovremmo essere noi il tuo primo pensiero? >>.
Lo schiaffo che le arrivò, le fece pulsare dolorosamente la guancia destra.
<< Non rivolgerti con questo tono a me, Claudia >> disse la madre con le gote leggermente arrossate << Certo che siete il mio primo pensiero, siete le mie figlie >>.
<< Ti stai comportando come papà! Egoista come lui! >>.
<< Non paragonarmi a quell’uomo, io non vi ho mollate per andarmene in giro per il mondo a scopare a destra e a manca! >>.
Fulvia comprese d’aver esagerato quando vide la secondogenita correre via in lacrime e si morse la  lingua. Non doveva reagire in quel modo, avrebbe dovuto mantenere un certo controllo anche se pensava davvero quello che aveva detto sul suo ex marito. Un uomo totalmente inaffidabile; da giovani aveva creduto che sarebbe cambiato e invece si era sbagliata. Sentiva di avere ragione in virtù degli altri due figli che il signor Domenghi aveva avuto fuori dal matrimonio, uno dei quali dopo poco più di un anno che erano sposati. Strinse con forza le mani a pugno mentre il volto di Federico si affacciava nella sua mente. Un ragazzo così bello e innocente ma allo stesso tempo frutto del tradimento dell’uomo. Lo aveva accolto in casa a sei mesi quando aveva deciso di non gettare nella spazzatura il suo breve matrimonio anche in virtù della bambina che avevano avuto. Eppure non era mai riuscita ad accettarlo completamente. Federico Domenghi, Domenghi come le sue figlie e come lei. D’altronde come avrebbe potuto farlo? Era figlio di un’altra donna e dell’uomo cui aveva promesso fedeltà davanti ad un altare. Lo aveva tenuto in braccio, cullato per farlo addormentare, cucinato per lui, fatto il bagnetto ma sempre con la consapevolezza che non era suo. Guardarlo negli occhi era troppo doloroso, sentire la sua voce chiedere qualcosa era straziante. Si era sempre rifiutata di parlare con Letizia per qualunque cosa e ovviamente la madre di Federico, oltre a non permettersi mai di contattarla, era sempre stata molto restia a mandare il figlio da loro. Improvvisamente si domandò come stesse quel ragazzo che stava diventando un uomo. Doveva avere diciassette anni ora, un anno in meno ad Eleonora, e nemmeno per lui la vita, fino a quel momento, era stata semplice.
<< Mamma, quando mangiamo? Io inizio ad avere fame >> disse Ilaria interrompendo il filo dei suoi pensieri.
Fulvia la guardò abbozzando un sorriso. Ilaria era quella che, fisicamente, le somigliava di più. Almeno una su quattro aveva preso i suoi occhi.
<< Tra poco >> le rispose << Inizia ad apparecchiare magari >>.
Vide sua figlia annuire e prendere il necessario per farlo.
 
Martina era uscita dalla doccia e aveva indossato il pigiama. Dalla sua stanza, dove col suo portatile stava leggendo le ultime novità di alcuni videogiochi dal Giappone, sentì la madre annunciare che Stefano avrebbe tardato leggermente. Sua sorella iniziò a lamentarsi dicendo di avere fame mentre lei non fece una grinza. Non aveva particolarmente appetito quella sera. Sospirò pensando ad Eleonora e le mandò un messaggio per sapere come stesse. Quella ragazza l’avrebbe fatta diventare pazza se non l’avesse mandata in mille pezzi prima ma la possibilità tenue che non fosse così la faceva sorridere in modo spensierato.
<< Marty, mercoledì pomeriggio devi studiare molto? >>.
La ragazza voltò appena il capo in direzione della porta da dove Sofia aveva parlato.
<< Perché? >> chiese.
<< Ti andrebbe un po’ di shopping? >> le domandò a sua volta la madre strizzandole l’occhio con fare complice.
Martina sorrise annuendo.
<< Tutto bene? >> continuò poi l’altra avvicinandosi << Che stai facendo? >>.
La figlia comprese allora che quello era solo un pretesto per iniziare una conversazione. Ridacchiò pensando che la donna non era brava a fare le cose di nascosto.
<< Niente di importante >> rispose spegnendo il computer e girandosi completamente.
Si stiracchiò mentre la madre si sedeva sul letto.
<< Allora… >> fece Sofia guardandola e sorridendole << …come…come va con… >>.
Martina avvampò all’istante nel comprendere a chi si stesse riferendo. Quando la sera precedente Eleonora si era presentata sotto casa sua, aveva inventato che era una compagna di classe. Si rese conto che, almeno per la madre, non era stata una scusa credibile.
<< Mamma…sei sicura di volerlo…di volerlo sapere? >> chiese cautamente.
Vide la donna alzarsi in piedi e abbracciarla prima di darle un bacio tra i capelli.
<< Sì, voglio solo la tua felicità Marty >>.
Le accarezzò il viso guardandola negli occhi.
Quanto vorrei che mi avessi detto queste parole quando eravamo a Genova, pensò per un attimo l’adolescente.
<< Si chiama Eleonora >> disse infine trattenendo subito dopo il respiro.
Sapeva che non doveva essere facile per l’altra accettare che le piacesse una persona del suo stesso sesso e apprezzò la volontà di non farlo più essere un tabù. Sofia tornò a sedersi e annuì senza sapere bene cosa dire. Aveva immaginato varie volte quel tipo di conversazione con la figlia ma non aveva mai creduto che il protagonista non sarebbe stato un ragazzo. Si passò una mano tra i capelli.
<< E’…è un bel nome >> mormorò << E’…è…è anche carina? >>.
La ragazza scoppiò a ridere di fronte a quelle parole.
<< Sì, molto carina >>.
<< E questa Eleonora…beh, anche lei è… >>.
<< Come me? No >> l’anticipò Martina interrompendola << Ma ieri…ieri sera ci siamo baciate >>.
<< Oh >> fece Sofia comprendendo che i suoi sospetti erano fondati.
<< A dir la verità, io l’ho baciata >> rettificò subito dopo la figlia abbassando lo sguardo con aria colpevole << Non…non sono riuscita a trattenermi. Lo so che ho sbagliato ma…mi piace così tanto… >>.
Sentì di avere il volto più rosso dei suoi capelli, era la prima volta che ne parlava con uno dei suoi genitori. Farlo era molto strano ma anche liberatorio.
<< E come l’ha presa? >>.
<< Non penso bene >>.
<< Ma Eleonora ti aveva fatto capire che potevi…interessarle? >> chiese Sofia non riuscendo ad esprimersi come avrebbe voluto.
<< Io penso di piacerle >> ammise la ragazza << Ma credo anche che sia un gran cambiamento per lei >>.
<< Ah, lo penso anch’io sinceramente >> la donna fece un respiro profondo << Ma se dovesse tirarsi indietro per questo, allora non ti merita. Sei bellissima, Martina >>.
Quella frase fece sorridere la figlia in modo sincero. Finalmente si sentiva a suo agio con la madre, sentiva di poterle parlare con sincerità della sua vita sentimentale. Ne aveva davvero bisogno. Se avesse avuto almeno lei con cui confidarsi, forse non sarebbero mai dovuti andare via da Genova. Si alzò avvicinandosi e si lasciò abbracciare nuovamente.
<< Grazie, mamma >> sussurrò sentendo la voce tremarle per l’emozione.
 
  
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: bik90