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Autore: TheOnlyWay    06/05/2013    10 recensioni
«Ora possiamo parlare?»
«Lo sai, vero, che non puoi saltarmi addosso ogni volta che non voglio ascoltarti?»
«Mi diverto con poco, che vuoi che ti dica? E poi saltarti addosso non mi dispiace.»
Sei arrabbiata con lui, ricordatelo, si ripeté June mentalmente. Eppure, per quanto avrebbe voluto prendere Harry a schiaffi e urlargli di andare al diavolo, non riuscì a non sorridere debolmente.
«Comincio a pensare che tu abbia qualche problema con la coerenza, Harry. Sbaglio o poco fa hai detto che non c’era niente di cui parlare?» gli ricordò, un po’ mestamente.
Harry alzò gli occhi al cielo e le liberò i polsi. Tuttavia, non accennò ad alzarsi.
«Mi fai così incazzare, June, che non ne hai idea.»
«Io? Oh, questa è bella.»
«Ci sto provando, okay?» Harry sbuffò, poi si lasciò cadere di lato e si mise a pancia in su. Fissava il soffitto, ma con la mente era altrove.
June lo osservò per un attimo, cercando di capire cosa gli stesse passando per la testa. Non che fosse facile, perché Harry aveva una mentalità particolarmente contorta, oltre che una testa bacata.
«Voglio che tu ti fidi di me.»
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chapter 15.

 




«Tanti auguri, Jay!»
June abbracciò la sua futura matrigna con evidente affetto e le lasciò un bacio sulla guancia.
Tornò al fianco di Louis, che le circondò le spalle con il braccio e le rivolse un sorriso caloroso, che June ricambiò immediatamente. Osservarono entrambi Sam che baciava Jay sulle labbra e si congratulava perché i suoi erano “quarantatre anni portati magnificamente bene”.
«Questo è un regalo da parte mia e di June.» con un cenno della mano, Sam invitò June a farsi avanti.
Lei eseguì e porse a Jay il sacchetto. Con mano tremante, la donna estrasse la scatola e la aprì. Con gli occhi lucidi per l’emozione, sollevò delicatamente l’abito e lo osservò estasiata.
«È meraviglioso. E questo colore è così bello. Grazie mille, tesoro.» abbracciò di nuovo June e diede un altro bacio a Sam, che diede tutto il merito della scelta alla figlia. June sogghignò internamente, perché aveva azzeccato il colore anche se Harry diceva che a Jay non sarebbe piaciuto. Era ovvio, quindi, che tra i due non fosse di certo lei, quella ad avere problemi in fatto di gusto.
«E non è tutto. Vi aspetta un tavolo per due al La Petit France. Ho prenotato per le nove.» comunicò Louis, sorridente.
June annuì, consigliò a Johannah di correre a prepararsi e le promise che sarebbe arrivata dopo qualche minuto per aiutarla con l’acconciatura.
«Sono o non sono un genio?» domandò, retorica, quando Jay non fu più a portata d’orecchio. Sam alzò gli occhi e andò a prepararsi, mentre Louis sbuffò.
«Ti avverto, scricciolo. Abbiamo ospiti a cena, oggi.»
June sbiancò. Di nuovo Harry. Insomma, per quanto si sforzasse di tenerlo fuori dalla sua mente, non c’era scampo. D’altronde non poteva che essere così, visto che era il migliore amico di Louis. Al diavolo lei e qualsiasi fosse la cosa che attirava Harry.
«Posso invitare anche Alice?» domandò, flebile. Le serviva decisamente un appoggio, per quella sera. Per fortuna, almeno, lei ed Harry non sarebbero stati completamente soli e lei non avrebbe corso alcun rischio di cadere di nuovo nella sua stupida trappola.
«Questa è casa tua, June. Puoi invitare chi vuoi, quando vuoi.» le ricordò Louis. Le accarezzò una guancia con tenerezza e le picchiettò il dito indice sulla fronte.
«Fattelo entrare in questa testolina bacata, okay?»
 
Un’ora dopo, Sam e Jay uscirono di casa, non prima di aver raccomandato a June di tenere d’occhio Louis ed essersi fatti promettere che non ci sarebbe stato nessun morto al loro ritorno.
«Non capisco.» brontolò Louis «Io sono più grande e dovrei tenere te sotto controllo, perché hanno detto il contrario?»
June gli diede una pacca sulla spalla, per consolarlo.
«Avranno capito chi dei due è quello con il cervello.» celiò, con una naturalezza invidiabile. Louis scoppiò a ridere, poi si diresse vero la porta d’ingresso.
Qualcuno aveva appena citofonato e, a giudicare dall’insistenza, doveva avere fretta di entrare.
Qualche istante dopo, un’Alice un po’ furibonda fece il suo ingresso in salotto, seguita a breve da Niall, Liam, Zayn ed Harry.
Si avventò contro June, che era rimasta immobile senza sapere bene cosa dire.
«Tu, donna! Sei una gran stronza!» accusò, raddrizzando gli occhiali – quella sera di un arancione carico – e agitando i capelli castani.
Niall scoppiò a ridere, beccandosi un’occhiata in tralice che lo fece ammutolire all’istante.
«Ciao, piccola, come stai?» domandò, sottraendo June dalle grinfie di Alice e stringendola in uno dei suoi abbracci stritolatori.
«Bene, tu? Mi dispiace di non essermi fatta sentire troppo, in questi ultimi giorni.» gli sussurrò June, all’orecchio.
Niall annuì.
«Tranquilla, so che sei stata piuttosto impegnata.» rivolse ad Harry uno sguardo eloquente e June arrossì. Gli pestò un piede, infastidita, poi si diresse verso Zayn e Liam, che erano ancora in attesa di un suo saluto.
«Ciao, ragazzi.» abbracciò brevemente entrambi, poi si fermò davanti ad Harry.
Come doveva salutarlo? Il giorno prima, in macchina, avevano finito di nuovo per litigare e si erano lasciati piuttosto freddamente. E, quella sera, Harry sembrava non essersi affatto lasciato alle spalle tutto il malumore.
«Ciao.» mormorò infine June, tenendo lo sguardo basso.
Harry le rivolse un cenno del capo e sorrise, ma era finto e distaccato come non mai.
June ci rimase decisamente male. Forse stava tirando troppo la corda, con Harry.
Era vero che lui era sempre di buon umore, ma non poteva sopportare tutto con la sua solita indifferenza.
Se June fosse stata al suo posto, probabilmente si sarebbe mandata a cagare già da un bel pezzo.
«Parlerete dopo, ora tu vieni con me.» si intromise Alice, afferrando June per un braccio e trascinandola al piano di sopra, verso la sua stanza.
June si lasciò trasportare, un po’ stordita e forse sull’orlo del pianto: aveva appena sentito Harry dire “Non c’è niente di cui parlare” e non l’aveva presa con il sollievo che si aspettava.
Una frase del genere avrebbe dovuto essere una liberazione e invece non lo era affatto. June si sentiva come se qualcuno le avesse appena tirato un pugno nello stomaco.
Non era normale, vero?
«Allora…» Alice la spinse sul letto, poi le si sedete davanti con le gambe incrociate.
«Dimmi cos’è successo tra te ed Harry, veloce. Poi decideremo come agire.»
June, suo malgrado, si ritrovò a sorridere. Alice era così spontanea, così altruista e così fuori di testa che era impossibile non adorarla.
Se solo avesse indirizzato una parte della sua energia per conquistare Niall, probabilmente in quel momento si sarebbero trovati da tutt’altra parte.
Perciò glielo fece presente, consapevole che Alice avrebbe potuto cavarle gli occhi.
«Niall? E che centra Niall, adesso?»
«Fai sul serio?» Alice la guardò stranita.
«Oh, andiamo, Alice. Non vorrai dirmi che non ti piace Niall! Se ne sono accorti tutti tranne lui!»
«Oh, andiamo, June. Non vorrai dirmi che non ti piace Harry! Se ne sono accorti tutti!» le fece eco Alice, con la testa inclinata da un lato.
June fece una smorfia.
«Sei un pappagallo.»
«E tu una fifona. Prima o poi mi spiegherai perché non ti dai una possibilità con Harry.»
«Lui non mi piace.»
«Certo, dillo a qualcun altro. A lui, magari.» celiò Alice, lieta di aver distolto l’attenzione di June dalla sua cotta stratosferica per Niall.
Le piaceva dalla prima volta in cui aveva messo piede al bar, ma aveva sempre pensato che la differenza d’età sarebbe stata un bel problema. Si passavano quasi quattro anni e anche se Alice non aveva poi tutta questa grande esperienza in campo amoroso (se non un paio di relazioni finite male), non le sembrava possibile che lui avrebbe ricambiato il suo interesse.
Perciò si era fatta da parte e aveva provato ad essergli solo amica. Per il momento sembrava funzionare alla perfezione e non era davvero il caso che June le rimettesse in testa – un’altra volte - quei pensieri scomodi.
«Gliel’ho già detto, ma non mi ascolta!» si lamentò June.
Per come la vedeva Alice, la questione era molto semplice: June ed Harry erano fatti per stare insieme o per detestarsi. Non c’era altra alternativa. Non sarebbero mai riusciti ad essere solo amici. Non fino a che ci fossero state tutte quelle scintille.
«Per ora, cerchiamo di sopravvivere a questa serata, va bene?» concluse Alice, con aria un po’ più serena. Raddrizzò di nuovo gli occhiali – June cominciò a sospettare che si trattasse di una specie di tic – sorrise e si alzò.
June annuì, decisamente meno convinta e la seguì di nuovo al piano di sotto.
Trovarono i ragazzi in salotto, seduti chi sul divano e chi sul tappeto e presero posto anche loro. Con una nonchalance invidiabile, Alice andò ad accomodarsi accanto a Niall, che sembrò trattenersi a stento dal sorridere soddisfatto.
June ciondolò per qualche secondo, inchiodata dallo sguardo Harry. Non le toglieva gli occhi di dosso e sembrava deciso a farla sentire uno schifo. Era arrabbiato e quello era evidente, ma lei non sapeva che farci.
Poi, Liam si accorse che si trovava in difficoltà e le fece cenno di sedersi accanto a lui. Con sollievo, June lo raggiunse, raccolse le gambe al petto e le circondò con le braccia.
Louis le rivolse uno sguardo interrogativo, a cui lei rispose con un sorriso flebile.
Non poteva certo dirgli che la causa del suo disagio era lì in salotto, comodamente seduto in poltrona. Oltretutto, Harry sembrava davvero infastidito dal fatto che Liam si mostrasse così gentile nei suoi confronti.
Ma che pretendeva, che nessuno le parlasse solo perché lui sembrava essersi convinto che lei era una sua prerogativa?
«Che si fa?» domandò Zayn, qualche secondo dopo.
«Aspettiamo che arrivino le pizze, poi mangiamo.» rispose Louis, pacato. Continuava a guardare prima Harry, poi June, cercando di capire cosa c’era che non andasse. Perché a quel punto era evidente che qualcosa non andava.
«Cos’è successo?» domandò, quindi, nervoso.
Non gli piaceva che June fosse sull’orlo del pianto e, ancora meno, gli piaceva lo sguardo di Harry. Lo conosceva e sapeva che quando era così freddo e distaccato i guai erano alle porte.
«Niente, perché?» replicò Harry, serafico. June sussultò, e cominciò a fissare il vuoto. Liam le posò una mano sul ginocchio, per tranquillizzarla e le sorrise dolcemente.
Ecco, Liam era uno di cui June si sarebbe fidata ad occhi chiusi. Era gentile, simpatico, spiritoso e premuroso e probabilmente non l’avrebbe mai fatta soffrire, ma quando la sfiorava… non c’erano scintille. Niente brividi, niente battito accelerato.
«June.»
«Cosa c’è?»
«Mi dici cosa c’è che non và?»
«Niente.»
Prima che Louis potesse ribattere, il campanello suonò una seconda volta. June disse che sarebbe andata lei, si alzò e si diresse verso l’ingresso.
Quando aprì la porta, però, non si trovò davanti il fattorino con le loro pizze.
«Ciao, Jenuary. Posso entrare? Mi ha invitato Harry.»
E, mulinando i lunghi capelli biondi, Carolina entrò in casa, dando il via a quella che June avrebbe inserito senz’altro nell’elenco delle serate peggiori della sua vita.







Ta-daaaan! Sto aggiornando terribilmente tardi, oggi. Chiedo perdono, ma proprio non ne avevo voglia. Comunque, eccomi qui.
Che ne dite del capitolo? Vi è piaciuto? Personalmente non è uno dei miei preferiti, ma non mi dispiace.
Let me know <3

Vado a scrivere un po', adios <3
Vi adoro!

 
 
   
 
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