Dedicata a SakiJune, che è una grande e commenta sempre le mie
storie! Grazie!
Niente
Panico!
Niente Panico!
(Guida Galattica per Austoppisti, Douglas Adams)
“Niente Panico”, mi dissi.
In fondo, non era successo nulla di grave. Vero?
Mi ero solo materializzata nella casa dell’uomo
di cui ero pazzamente innamorata da mesi, senza che lui ne sapesse nulla, e
avevo sbadatamente urtato un vaso.
Un grosso, orribil-…ehm,
bellissimo vaso. Dai colori dell’arcobaleno e decorazioni che parevano
scarabocchi.
Immaginai che doveva essere
molto antico e prezioso, per stare al posto d’onore sopra il caminetto.
Che fosse il regalo di una vecchia zia?
Perché quello era il prototipo di regalo di una
vecchia zia, lo sapevo bene.
Non sapevo però se Remus
avesse una zia, vecchia o giovane, e non gliene importava. L’unica cosa
importante ora era riparare quel maledetto vaso, che non era altro che un
mucchio di frammenti ai miei piedi.
Tutto per colpa della mia disattenzione!
Pensandoci bene, la situazione non era da panico.
Sarebbe bastato un semplice incantesimo di riparazione, e tutto sarebbe andato
a posto. Il vaso come nuovo, la zia felice e Remus
non ne avrebbe saputo nulla.
Puntai la mia bacchetta contro l’ex-vaso
e…
“Reparo!”.
Aspettai. Ma non successe nulla. Niente!
Pensai bene di riprovare. Dovevo aver sbagliato
qualcosa…
Bacchetta puntata, occhi chiusi,
incantesimo da formulare…
“Uno…due…tre…Reparo!”
Apri lentamente gli occhi, con la speranza che tutto fosse a posto.
Ma il vaso era ancora lì, terribile e in pezzi.
“Niente Panico”, pensai di nuovo.
L’incantesimo non aveva funzionato una volta: va
bene. Ma due volte? Due! Era già troppo. In fondo ero un Auror!
Provai per l’ultima volta.
“Reparo! Malaugurato
vaso, riparati!”
Inutile.
Adesso si che potevo farmi
prendere dal panico!
“Merlino, Merlino, Merlino! Cosa faccio?”
Mi girai, nell’illusione di trovare qualcosa che
potesse aiutarmi, ma per sbaglio urtai un soprammobile su una mensola.
Morgana!, pensai. Questa non
ci voleva proprio.
Per mia fortuna era caduto su un tappeto, senza
rompersi. Lo raccolsi da terra e vidi che era un pinguino. Un orribile, kitsch,
pinguino.
Rimisi, inorridita, il ninnolo sullo scaffale. Ma che
gusti aveva Remus?!
Ispezionai di nuovo la stanza, accorgendomi solo ora
dell’immensa quantità di pattum-…ehm,
di oggettini molto carini, sparsi su mobili e ripiani.
Oh, una statua di Merlino! E la barba era fatta di
ovatta…un articolo per estimatori.
Ma poi il vaso mi ritornò in mente, come un
fulmine a ciel sereno. Un bel fulmine…
Avrei fatto di tutto, al posto di rimaner lì a
rimirare quella spaventosa collezione.
Colla!, ecco cosa mi venne in
mente.
Certo, la colla. Un semplice metodo Babbano!
Cercai la colla nella casa di Remus,
e feci altre agghiaccianti scoperte, come una piccola e tenera marmotta, che
quando ci passai a fianco lanciò un fischio che mi perforò i
timpani, e altre cosette che non mi sarei mai immaginata di trovare.
Finalmente anche la colla saltò fuori.
Mi cimentai nel mio lavoro di bricolage, ma dovetti
ricredermi sul fatto che fosse una cosa facile.
Sembrava che sia il vaso che la colla avessero qualcosa contro di me.
Il primo pareva che si divertisse a far scomparire
pezzi sotto tavoli e tappeti, mentre la seconda non ne voleva sapere di tenere
insieme il riprovevole regalo della zia.
Alla fine il risultato fu un vero…schifo. Ma il
vaso era già brutto all’inizio, forse Remus
non se ne sarebbe accorto. Forse…
“Ehi, tu. Non muoverti, ho una pistola!”
Morgana! Ma quella era la voce di…Remus?
“Adesso girati lentamente…Ninfadora!?”
Merlino! Era proprio lui.
Oh, mio Dio. E adesso che faccio?,
mi dissi. Come poteva spiegare a Remus il motivo
della mia presenza in casa sua?
Non lo sapevo nemmeno io, cosa ci facevo lì!
“Ciao, Remus.”
I miei capelli erano rossi, come la
mia faccia, e pieni di colla.
“Ninfadora, cosa ci
fai qui?”
Oh, sai, ero venuta per confessarti di essere
innamorata di te, e per sbaglio ho rotto un vaso, a cui
magari tenevi tantissimo. Ma tranquillo, tutto a posto, ora
é…riparato.
“Oh, sai, ero venuta per…chiederti una
cosa, e per sbaglio ho rotto un vaso, a cui magari
tenevi tantissimo. Ma tranquillo, tutto a posto, ora é…riparato.”
Ecco. L’avevo detto…omettendo la prima
parte, chiaramente.
“Cosa? Che vaso?”
Oh no, no no
no! La sua voce era preoccupata…segno che, in
quel museo degli orrori alias casa Lupin, ci fosse un vaso a cui teneva molto. Che fosse il vaso
multicolore della zia?
“Ehm…quello!”
Mentre glielo indicavo, i miei capelli diventarono di
diverse tonalità, arrivando quasi ad assomigliare al maledetto.
“Io… mi dispiace veramente! Ecco…ho
fatto del mio meglio ma…”
Vidi il dispiacere nei suoi occhi, ed a un tratto mi
sentii veramente stupida a stare lì.
Io non gli sarei mai piaciuta. Troppo sbadata, pasticciona,
sulle nuvole e per di più…metamorfomagus.
Inizia ad agitarmi. Panico! Cosa potevo fare?
Andarmene, forse?
“Tranquilla, Ninfadora.
Non è niente.”
Sorpassando sul fatto che mi aveva chiamata con
il mio nome completo, cosa che odiavo, non ero del tutto
sicura che “Non era niente”.
“S-sicuro? Mi
sembravi così dispiaciuto…”
“Beh, era un ricordo. Mi ricordava una
persona…”
Dentro di me scoppiai a ridere. La vecchia zia! Allora
avevo azzeccato. Ma non osai sghignazzagli in faccia. Non potevo!
Non potei comunque fermare il sorriso che mi era
spuntato sulla faccia.
“Perché ridi,
ora?”
“Oh io… no, non stavo ridendo!”
“Certo che ridevi, Ninfadora!”
“Va bene…ridevo. Ma non chiamarmi
più Ninfadora.”
Non sembrava più così dispiaciuto, ora.
Bene.
“Allora…tu mi hai rotto un vaso. In cambio
voglio sapere per cosa ridevi.”
“Vecchia zia...”
Povera cara vecchia zia. Se avesse saputo del suo
vaso, avrebbe avuto un colpo.
“Vecchia zia? Di cosa parli?”
“Beh, sai, visto com’era
orrib-, ehm, splendido il vaso…credevo fosse il
regalo di una vecchia zia! La mia mi regala sempre cose del
genere…”
Vidi la sua espressione, e capii di essermi sbagliata.
Sbagliata di brutto.
“Quel vaso l’ho comprato io…”
Lo sapevo. Che gaffe.
“…e sinceramente lo trovo orribile.”
Rimasi di sasso. Avevo sentito bene?
“Io…Davvero?”
“sì, davvero. Sai, quando sono un
po’ giù vado a fare un giro nei mercati delle pulci dei Babbani… e ci trovo molte di queste cosette.
Sinceramente raccapriccianti. Ma mi divertono! E mi ricordano una giovane
donna…”
Ed ecco la fregatura, pensai. Ero andati lì per
confessargli i miei sentimenti…e scoprivo che era innamorato. Di
un'altra.
“Io…devo andare. Ci vediamo, Remus.”
Avvilita e triste, mi voltai e mi avviai verso la
porta. Niente materializzazione. Camminare mi avrebbe fatto bene.
“…non te ne andare…”
Solo un sussurro, la voce di Remus.
Ma la sentii lo stesso e mi voltai.
“Cosa?”
“Non te ne andare. Se no
sarò costretto a fare un altro giro per i mercati.”
Merlino!, pensai. Ma lo sta
dicendo davvero?
“R-remus…io…”
“No. Non dire niente. Lo so. Sono troppo
vecchio, povero e…sono un licantropo. Però ti amo!”
Non sapevo cosa dire. Ero rimasta paralizzata. Solo
una lacrima che rotolava giù per la guancia.
Si avvicinò a me e delicatamente la
asciugò.
“Oh, Remus…”
E l’attimo dopo le nostre labbra si erano
incontrare. Un bacio dolce, delicato.
Persino meglio di come l’avevo immaginato.
Quando mi staccai dal bacio barcollai
all’indietro, ancora persa nell’estasi del momento.
E…andai a sbattere contro un mobile, facendo
inevitabilmente cadere un altro ninnolo.
“Oh, Morgana, Remus,
mi dispiace!”
Mi guardò e mi sorrise.
“Niente Panico, Dora!”
Mi abbracciò e rimanemmo così per molto
tempo. Alla fine, ci separammo.
“Senti, Remus. Mettiamo
in chiaro una cosa: quando verrò a stare da te, tutte quelle
mostruosità dovranno scomparire!”
“Anche la marmotta?”
“Soprattutto la marmotta!”
Spazio di Feux:
Eccomi di nuovo, con questa shot!
Devo dire che è la prima che scrivo su questa
coppia splendida!
Spero vi piaccia…ah, a proposito…mi
lasciate un commentino?^^
Baci
Feux