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Autore: apple92    07/05/2013    3 recensioni
Akane finalmente apre gli occhi sul mistero che da sempre circondava P-chan. Questa rivelazione sarà la chiave di un cambiamento che porterà tre giovani ragazzi ad analizzare sè stessi e ad affrontare le situazione che la giovane età metterà loro dinnanzi; portandoli a fare delle scelte che solo il tempo giudicherà giuste o sbagliate
Genere: Azione, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome, Ryoga Hibiki, Ukyo Kuonji
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO TERZO

REVELATION

III. Ci vorrebbe un amico

 

La mattina successiva a quel gran trambusto Akane si svegliò stanca e stordita.

Intontita scese le scale che conducevano alla sala da pranzo e salutò la sua famiglia. Si sedette al solito posto senza curarsi del fatto che lo zabuton accanto al suo fosse vuoto. Infondo Ranma era noto per i suoi risvegli difficili.

L’atmosfera era strana, suo padre sedeva rigidamente immobile con gli occhi rossi per il recente pianto e il signor Saotome non si tuffava sul cibo come al solito bensì spiluccava il riso nascondendosi dietro le grosse mani.

Akane non ci fece caso; si stiracchiò sbadigliando mentre gli altri commensali, timorosi sul da farsi, ricambiarono quel “buongiorno” con sorrisi tirati.

La fissavano incerti. Occhi preoccupati. Occhi compassionevoli. Occhi colpevoli.

Gli occhi di Ukyo.

Ukyo? Ma cosa ci faceva lì?

Akane ebbe un capogiro e si appoggiò al tavolo. Lo sguardo sì posò sulle sue mani. Erano scorticate e graffiate come le ginocchia.

Riaffiorarono i ricordi che ostinatamente aveva tentato di annegare.

Ukyo. Ranma. Ranma. Ukyo.

Ma dov’era Ranma? Era davvero in camera sua a dormire?

Un vortice di immagini invasero la sua mente. Un abbraccio. La pioggia. Lacrime e fango.

P-chan. Ryoga. Ryoga. P-chan.

Poi più nulla. Tutto si fece buio e Akane, in un tonfo, rovinò al suolo.

 

Pochi minuti dopo tutta la famiglia Tendo era in camera a fissare la ragazza stesa sul letto.

Un mugolio accompagnò il suo risveglio e accese l’attenzione di tutti. Un vociare confuso misto a lacrime paterne.

Si sentiva soffocare presa da un attacco di claustrofobia. Il cuore prese a batterle forte. Avrebbe voluto urlare ma non ci riuscì.

Tum-tum. Sempre più forte.

I suoi occhi indagarono i presenti, esplorarono la stanza. Tutti meno uno.

Tum-tum. Ancora più forte.

Avrebbe voluto alzarsi e andare a cercarlo. Anche solo per schiaffeggiarlo. Voleva lui. Ma l’orgoglio le impedì persino di pronunciare il suo nome.

Lo sguardo nel vuoto e le labbra dischiuse nell’affannoso tentativo di articolare dei suoni.

A quel punto l’amorevole Kasumi cacciò tutti via per farla riposare.

Rimaste sole, Akane si sentì un po’ più sollevata. La maggiore avvicinò una sedia al suo letto e vi ci sedette. Strinse forte la mano alla sorella.

“Piccola Akane riposa. Tu sei così forte, supererai anche questo. La tua famiglia ti vuole bene, saremo sempre qui a sostenerti” la rassicurò.

Sentiva le palpebre pesanti ricaderle sugli occhi e la mente annebbiata.

Si riaddormentò subito.

 

Non sapeva dire con precisione quanto tempo fosse passato ma al suo risveglio tutta la confusione era svanita. Fuori e dentro di lei.

Si rigirò e nel letto e si accorse di non essere l’unica occupante della stanza.

Ukyo era seduta alla scrivania e giocherellava con una delle sue spatoline facendola agilmente danzare tra le dita; proprio come si usa fare con penne e matite.

Senza farsi scoprire Akane la osservò a lungo e non poté fare a meno di perdersi in una contorta analogia.

Ukyo aveva vissuto per molto tempo con sembianze maschili, a chi meglio di lei sarebbe calzato a pennello l’appellativo maschiaccio? E invece Ranma, senza la minima esitazione le aveva detto di trovarla carina, che doveva abbandonare il suo intento di non innamorarsi più, di non farsi illusioni romantiche. Perché l’aveva detto? Quel don Giovanni si stava offrendo come oggetto del suo prezioso amore. Eppure lei la considerava un maschiaccio, esattamente come lei. Senza ombra di dubbio.

Dai suoi gesti si evinceva tutta la forza, l’agilità e la determinazione di un combattente ma tutto ciò era contornato da un’inconsapevole aura di grazia, femminilità e sensualità. Era trasparente la sua duplice natura. Inoltre sapeva essere dolce e amorevole nei confronti del ragazzo.

Non c’era paragone con lei, un vero maschiaccio dai fianchi larghi e il sex-appeal di una carota. Non potevano esserci dubbi su quale sarebbe stata la preferenza del codinato.

 

Dal canto suo la piccola cuoca di okonomiyaki si tormentava in attesa del risveglio di Akane. Sentiva il bisogno di parlarle, di confrontarsi con lei. Era giunto finalmente il momento di mettere da parte i dissapori e la competizione; ora che sarebbero potute diventare amiche, temeva di non riuscire a trovare le parole per spiegare la sua posizione.

:::INIZIO FLASH BACK:::

Ukyo era tormentata e non riusciva a dormire. Durante il giorno era stata recapitata al suo locale una lettera che avrebbe potuto cambiarle la vita in modo radicale.

Ripensò al padre, alle aspettative che egli aveva nei suoi confronti. In un modo o nell’altro sentiva che la sua vita stava prendendo una piega sbagliata, lei poteva ottenere molto di più e i capricci adolescenziali stavano solo portando acqua nella sua barca. Il mare era stato agitato ma ora intravedeva la possibilità di navigare in acque più calme.

Controllò l’orologio. Non era ancora mezzanotte.

Indossò qualcosa di carino che forse l’avrebbe resa finalmente più femminile, qualcosa in cui si sentisse a suo agio e che avrebbe caratterizzato l’inizio della sua nuova vita. Prese un grosso respiro e si fece forza, se non lo avesse fatto adesso non lo avrebbe fatto mai più. Spense la luce e chiuse la porta dell’“Ucchan” alle sue spalle.

 

Giunse al dojo Tendo sola nel suo silenzio. Tutte le luci erano spente. I ricordi legati a quel luogo glielo rendevano estraneo nella calma di quella sera. Si convinse che le cose potevano cambiare. Aveva scelto il momento giusto, l’unico in cui poteva approfittare di un momento di tranquillità.

Non vista contemplò per alcuni minuti il laghetto zen in cui nuotavano le trote. Di certo loro non erano assalite da atroci dubbi, come lei in quel momento. Sfiorò la superficie dell’acqua con le dita e contemplò l’immagine della luna distorcersi a quel contatto.

Era giunto il momento. Cercò con lo sguardo la finestra della stanza di Ranma e, augurandosi di non svegliare nessuno, lanciò un primo sassolino contro il vetro.

Non le sembrò di avvertire nessun movimento all’interno della stanza. Chiamò il suo nome ma non mise nella voce abbastanza energia.

Riprovò ancora. Stavolta più determinata a farsi ascoltare. Il lanciò sortì un risultato migliore. Dopo alcuni istanti poté intravedere un’ombra scostare le tende e scrutare nel buio nella sua direzione.

Il volto di Ranma mal celava il brusco risveglio, era assonnato ma il suo sguardo era vigile e attento. Agli occhi di Ukyo era sempre splendido.

Appena il codinato notò la sua presenza il suo volto si contrasse in una smorfia di stupore, incredulità e preoccupazione. Senza pensarci due volte saltò giù dalla finestra in mutande e canottiera. Il viso sorridente di Ukyo arrossì.

 

Cosa succede Ucchan?” domandò apprensivo. Lei adorava quel modo unico con cui la chiamava.

“Ciao Ranma.” Disse teneramente, rossa in viso.

“Mi stai facendo preoccupare. Tutto bene?”
“Sì, sì.” annuì lei “Va tutto bene. Ho solo il bisogno di parlare un po’ con te, con calma.

Ranma aveva un brutto presentimento. Non è mai un buon segno quando una donna ti dice dobbiamo parlare. Ripensò mentalmente a tutto quello che aveva fatto nell’ultimo periodo, dall’ultima volta che si erano visti e desiderò mentalmente di possedere un teletrasporto per scappare il più lontano possibile. Vuoto. Il suo cervello fumava come i meccanismi di un treno a vapore. Giravano senza produrre alcun movimento, nessuna illuminazione che potesse essergli d’aiuto per il discorso che avrebbe dovuto affrontare.

“Ti ascolto.” disse titubante.

“Ho vinto una borsa di studio alla Chef Academy per specializzarmi in crepe e omelette. È davvero un’occasione unica e volevo un tuo parere.”disse tutto d’un fiato. I secondi che seguirono per lei furono infiniti. Ripensò alle parole che aveva scelto lambiccandosi il cervello per non aver usato più tatto e chiedendosi se quel volevo un tuo parere sarebbe stato davvero efficace.
“Mi sembra un’ottima cosa, Ucchan.” affermò lui dopo averci pensato qualche istante.
“La sede è a Parigi.”continuò la cuoca abbassando gli occhi.

Ecco dov’era l’inghippo pensò Ranma. Cosa voleva da lui?

“Vieni con me, Ranma.”

Con foga gli strinse le mani e se le portò al petto. Lo guardava con grandi occhi da cerbiatta.
Co-cosa!?

Al ragazzo mancò il terreno sotto i piedi. Cosa le stava chiedendo la sua amica? Di abbandonare tutta la sua vita per trasferirsi in capo al mondo!?

“Posso capire la tua reazione, anche io all’inizio mi sono sentita spaesata ma è un’opportunità che non posso lasciarmi scappare. Fuggiamo dal caos di Nerima. Insieme.”

“Piccola Ukyo io non posso. Il caos non è a Nerima. È nella mia vita.”
“Io sarei disposta a restare per te!” disse con disperazione. Una lacrima le scivolò sulla guancia.

Ma…” balbettò Ranma. Involontariamente il suo sguardo cadde sulla finestra della camera di Akane; gli era sembrato di avvertire del movimento.
“Capisco.” disse la giovane a capo chino “Dovevo avere una conferma, avevo bisogno di essere sicura dei tuoi sentimenti. Non c’è spazio nella tua vita per me.”
“Mi dispiace” commentò mogio il ragazzo con il codino.

“Almeno ci siamo chiariti.” sorrise amaramente lei asciugandosi le lacrime con la manica “Adesso posso risalire sul treno della mia vita, andare avanti sulle mie gambe.”

Infine sorrise. Veramente. Dopo tanto tempo si sentiva libera e padrona della sue scelte. Poteva essere se stessa, poteva essere donna. Lui infondo, la prima volta che si erano ritrovati, le aveva detto di trovarla carina. Mica era l’unico uomo sulla faccia della Terra!

“Grazie.”
Ranma trovando ingiusto quel ringraziamento si imbarazzò a quel sorriso così onesto. Sapeva di aver provocato all’amica solo problemi e si sentiva dannatamente colpevole. Istintivamente l’abbracciò forte, la stringeva con sicurezza cercando di annegare in quell’intreccio di sensazioni la morsa allo stomaco.

Non importa quanto sia oscura la notte, il mattino arriva sempre; così nella vita di Ukyo ritornava a splendere il Sole.

:::FINE FLASH BACK:::

 

Ancora distesa sul suo letto Akane si decise ed aprì gli occhi. Il suo sguardo fu subito intercettato dalla ragazza seduta alla scrivania. Attendeva da ore il suo risveglio e ora non sapeva che dire. Lei non avrebbe mai voluto mettersi fra loro, causando sofferenza al suo cuore e a quello della ragazza che aveva di fronte, ma credeva davvero che Ranma e Akane non potessero sopportarsi. Quindi si sentiva perfettamente giustificata, anzi incoraggiata a togliere Ranma da quella scocciatura. Quando poi aveva capito tutta la messinscena era ormai troppo tardi. Anche lei era entrata a far parte di quell’assurdo teatrino.

Akane si era svegliata dopo aver trascorso le ultime ore in uno stato di incoscienza e lei, impacciata,  buttò lì la cosa più scontata che le venne in mente da dire.

“Come ti senti?”

“Intendi fisicamente o spiritualmente?” replicò con un pizzico di acidità Akane.

Ukyo rimase in silenzio paralizzata, sapeva di non essere colpevole ma non aveva il tempo di spiegarsi e intanto si sentiva decisamente fuori posto.

Akane si mise in posizione seduta per affrontare verbalmente la cuoca, si alzò lentamente e prima di parlare si prese qualche secondo. Non avendo mangiato era ancora debilitata e le girava la testa. Avrebbe voluto urlarle contro perché era il solo modo che conosceva per farsi ascoltare ma sapeva che non avrebbe retto lo sforzo. Si portò quindi la mano destra all’altezza del cuore e disse silenziosamente.

“Non sai quanto fa male.”

Ukyo non resistette a quella confessione. Anche per lei tutta quella storia non era stata una passeggiata, era appena stata rifiutata dal ragazzo che per anni aveva condizionato la sua vita e Ryoga, lui era stato la sua spalla in questi ultimi mesi. In lui vedeva un confidente, un complice, qualcuno di cui potersi fidare e al quale poco a poco si stava affezionando.

In fondo nulla unisce di più di un nemico comune. Separare Ranma e Akane era stato il loro perenne obbiettivo. Insieme. E lui non si era nemmeno degnato di rivelarle il suo segreto.

Senza riuscire più a contenersi Ukyo sfogò tutto il suo dolore su Akane. In un ultimo disperato gesto le si gettò addosso e la strinse in un abbraccio. La cuoca piangeva disperatamente ed anche il viso di Akane si riempì di lacrime, la quale rimase molto colpita da quell’inspiegabile reazione e le lasciò raccontare la sua storia.

Rimasero a lungo in camera di Akane a parlare, degli avvenimenti della sera prima, degli ultimi mesi e di tutto il loro passato, finalmente poterono esprimere i loro sentimenti in tutta sincerità. Non avevano più alcun motivo per essere rivali e si concessero la possibilità di diventare amiche.

Insieme aspettarono e pregarono i kami per il ritorno dei due ragazzi. Cosa gli avrebbero fatto? Lo avrebbero deciso in seguito.

   
 
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