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Autore: MillyMalfoy    26/11/2007    2 recensioni
Ispirato al film "Sweet November". Se Harry si fosse dimenticato del vero significato della vita? Se fra tutti solo Draco fosse in grado di insegnarglielo?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Sei licenziato

“Sei licenziato. Potter hai superato ogni limite. Sei un Auror! Ti meriteresti di essere rinchiuso nella cella a fianco a Malfoy: ad Azkaban”. Percy Weasley, era oramai rosso in viso, una grossa vena gli attraversava la fronte pulsando in maniera preoccupante. “Hai eseguito una maledizione senza perdono su di una ragazzina. Dovevi arrestarla, non torturarla…, e non dirmi che ti stavi difendendo: Potter! Non ci provare ad offendere la mia intelligenza. Sono il ministro della magia e non posso lasciar correre. Ti hanno visto. Hanna Abbott era sulle tue tracce, le avevamo detto di seguirti, sapevamo che la stavi prendendo troppo sul personale e lei ti ha visto, ma peggio ancora, quel ficcanaso del marito l’ ha pedinata documentando tutto. Ed ora la “Gazzetta del Profeta” si starà fregando le mani”. Percy prese un respiro, Harry ne approfittò per parlare. “Ho sbagliato lo so, forse ero un po’ stressato, ma la prego non mi tolga il posto. Io sono il miglior Auror che questo ufficio abbia mai avuto, e questo lo sai Percy! Pure un essere viscido come te, lo sa!”

“Fuori! Sei fuori! Non ti devi avvicinare nemmeno al ministero! Fuori!” furono le ultime parole che Harry sentì prima che due energumeni lo bloccassero e lo trascinassero per strada.

Era perduto. Ora cosa avrebbe fatto? Chi poteva consigliarlo? Hermione.

Si diresse verso il San Mungo, dove lavorava la sua migliore amica.

Sarah la segretaria della Granger riconobbe subito il famoso “Harry Potter” e lo fece accomodare immediatamente nello studio di Hermione tutta presa a leggere un vecchio libro stampato. “Hermi!” disse. La ragazza alzò leggermente il volto e si proruppe in un sorriso nel momento in cui incontrò lo sguardo del suo amico, “Harry siediti! Hai fatto una pausa! Ti ci voleva proprio. Sei sempre più sciupato. Andiamo a prenderci un caffè..” .

“Hermione” la interruppe bruscamente lui “non sono qui per un caffè, ma ho bisogno di aiuto. Vedi Percy mi ha appena licenziato” lei cercò di dire qualcosa, ma lui la bloccò con un semplice cenno della mano. “Ho catturato Avrile, ma per farlo ho praticato il Crucio e mi hanno visto, e poi per giunta ho dato a Percy del pallone gonfiato, e lo conosci pure te, sai quanto sia permaloso, a me non è mai piaciuto. Ti ricordi quando scrisse quella lettera a ...! non importa! Comunque volevo solo sapere se puoi combinare un’incontro… vedi bhè pensavo che potrei trasferirimi in America e svolgere lì il mio lavoro.”

“Vedrò quello che potrò fare, ma ora ti prego vattene! Tornatene a casa e riposati” era stanca di occuparsi del Ragazzo che visse. Lo conosceva da tredici anni all’incirca. Gli aveva fatto d’amica, da madre, da sorella, aveva sofferto così tanto per lui. L’aveva visto inaridirsi giorno dopo giorno, perdersi in se stesso. Ed era oramai un’ anno che doveva fare tutto questo da sola, senza l’ausilio di Ron. Il ragazzo dai rossi capelli che era sempre riuscito ad alleggerire la vita ad Harry. Erano mesi che non vedeva il riso solcare il volto del suo migliore amico e l’ultima volta era stata al stato al fianco di Ron.

Harry non notò l’amarezza nelle sue parole, oramai non ascoltava più le persone, o meglio ascoltava solo quello che a lui interessava.

Si diresse verso l’ascensore, dove già un biondo ragazzo stava aspettando. Gli si affiancò e solo allora si rese conto di conoscerlo: “Malfoy!”

Il viso di Harry si contrasse in una smorfia di disgusto, mentre Draco mostrava un largo sorriso, porgendogli gentilmente la mano. “Harry da quanto tempo. Come stai?”

“Draco ed Harry, non si vedevano più dal giorno del loro diploma, e all’epoca il loro rapporto di odio era l’unica cosa che li legasse. Poi Draco era sparito ed Harry aveva intrapreso la sua carriera a tempo pieno, aveva perfino speso un’ anno interno indagando dietro ai Malfoy, riuscendo così ad arrestare Lucius, era anche riuscito a scoprire che fine avesse fatto Draco: era partito per San Francisco, ospite a casa di uno zio.

Ed ora erano lì, dopo anni si rincontravano, nel posto più insolito: un ospedale.

“Non osare chiamarmi Harry, io e te non siamo mai stati amici, e mai lo saremo. Ora se volessi potresti lasciarmi prendere l’ascensore in pace ed ignorarmi. Te ne sarei grato”. Detto ciò si girò dando le spalle al biondo ragazzo, che però lo seguì, ignorando la sua esplicita richiesta, e girandogli intorno si posizionò davanti a lui: “Harry! Sono anni che non ci vediamo e questo è tutto quello che sai dirmi?! Come va la vita?! Cosa ci fai qui in ospedale? Spero nulla di grave! Scusa! Forse non dovevo chiedertelo! Draco sei un’idiota! Comunque Harry vieni con me al bar qui sotto, ti offro un caffè e ci facciamo due chiacchere…”.

“Non sono venuto qui per un caffè” lo interruppe Harry “Voglio solo andare a casa. E’ stata una giornata difficile, e ho un sacco di problemi da risolvere…”.

“Magari potrei aiutarti” asserì Malfoy “Dubito” ribattè Potter “Se non provi non lo potrai mai sapere” concluse Draco. Allora Harry lo fissò diritto negli occhi. Non poteva leggere il pensiero, ma sapeva leggere l’animo delle persone solamente fissandone attentamente gli iridi. I suoi erano grigi come il cielo d’ottobre, con riflessi d’azzurro profondo come le viscere della terra, furono pochi secondi, ma l’unica cosa che potè leggere in quelle meraviglie, fu: felicità.

Draco era felice.

Ed Harry era curioso voleva sapere cosa rendeva meravigliosa la vita del suo vecchio nemico.

“Va bene, accetto la tua offerta. Andiamo a prenderci un caffè”.

  
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