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Autore: Egle    06/09/2004    2 recensioni
Per dimostrare la sua fedeltà all'Oscuro Signore, Draco viene incaricato di rapire Ginny Weasley, figlia di due membri dell'Ordine della Fenice. Ma le cose non vanno secondo i piani e i due ragazzi si trovano ad affrontare una situazione ben più complicata del previsto...
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 7 – RITORNO A HOGWARTS

CAPITOLO 7 – RITORNO A HOGWARTS

 

I giorni dopo gli avvenimenti della casa infestata dal poltergeist erano trascorsi velocemente tra le lezioni del Cappello Parlante- lui e Draco avevano raggiunto una specie di tregua, sopportando l’uno la presenza dell’altro, cosicché Ginny non era costretta a calarsi continuamente nel ruolo di paciere – e quelle di Karen e Meg. Fra le tre ragazze si era instaurato un forte legame e a mano a mano che la data della partenza si avvicinava, Ginny si faceva più malinconica e preoccupata. Spesso sgusciava fuori di casa e si sedeva sotto al porticato, a guardare la pioggia cadere silenziosamente.

Hogwarts le mancava. I suoi fratelli ed Hermione…la sua famiglia…sapeva che dovevano tornare indietro, ma anche Karen e Meg le sarebbero mancate. Le sarebbero mancate enormemente. Non aveva mai avuto sorelle maggiori, non aveva mai potuto godere dell’affetto e del consiglio di due ragazze più grandi che la capivano e che non si limitavano a dirle quello che non doveva fare o quello che era meglio per lei, come facevano Ron, i gemelli e Percy.

E Draco? le chiese una vocina nella sua testa. Ginny appoggiò il mento sulle ginocchia sospirando. Draco era un enigma. Non lo capiva. Non capiva il suo comportamento. Non capiva il suo mondo, quel mondo così lontano da quello caldo e pieno di affetto che era il suo. Continuavano a punzecchiarsi, a litigare, a studiare e a fare incantesimi insieme, ma erano le parole non pronunciate a pesare tra di loro come un blocco di marmo. I silenzi, le occhiate, i tentativi di non trovarsi mai troppo vicini, per rinnegare quell’inspiegabile attrazione che provavano l’uno per l’altro…Non sapeva perché si comportassero così. Non era nel loro…stile. Un Weasley non seppellisce i problemi. Un Weasley li affronta, sbagliando probabilmente, ma non si rinchiude in un silenzio innaturale. Ma Ginny sapeva che non era sempre vero. Se aveva ereditato il temperamento battagliero che accomunava tutti i suoi fratelli, aveva anche sviluppato un lato della personalità che non era presente in nessun altro membro della sua famiglia. L’esperienza di Tom Riddle l’aveva segnata più di quanto non avesse mai dato a vedere. Con Tom era stata sincera, si era confidata con lui e si era fidata di lui ciecamente, ma lui l’aveva tradita. L’aveva usata per arrivare a Harry. Ed è stato allora che aveva cominciato a non lasciar mai trapelare i suoi veri sentimenti. Era convinta che se avesse messo un muro tra sé e la gente, non sarebbe stata ferita di nuovo. Non era un’ipocrita. Semplicemente voleva difendersi. Potevano dire di lei quello che volevano. Non le importava dato che nessuno conosceva la vera lei. Per questo…per questo le aveva fatto così male il fatto che Ron avesse dubitato di lei anche solo per un istante. Come poteva aver creduto che fosse andata a letto con Michael?

Ginny nascose il viso tra le mani , respirando a fondo. Avrebbe dovuto affrontare di nuovo tutto quello. Lì, a casa di Karen e Meg aveva potuto abbassare le difese. Non doveva dimostrare niente. Non doveva lottare per non essere una dei Weasley, non doveva cercare di essere all’altezza dei suoi fratelli. Lì poteva essere solo Ginny. Si sentiva accettata e compresa.

“Ti sei addormentata sullo scalino?”

Risollevò il viso di scatto. Draco si era seduto di fianco a lei. La giacca di pelle e i capelli biondi erano imperlati di gocce di pioggia. “Non dirmi che mi stavi aspettando? Eri in pensiero per me?”

“No, certo che no” ribatté lei, velenosamente. “dove sei stato?” aggiunse dopo qualche istante di silenzio.

“In giro” rispose lui estraendo qualcosa dalla tasca della giacca e rigirandolo tra le mani.

“Che cos’è?” chiese Ginny, allungandosi per sbirciare al di sopra della sua spalla. Era una scatolina di piccole dimensioni, fasciata in una banale carta marrone con un nastrino giallo.

“non ti riguarda”

“Oh avanti, Malfoy! Se non volevi che ti chiedessi spiegazioni non me l’avresti mostrata”

Draco roteò gli occhi, sbuffando.

“che cos’è?”

Draco sbuffò di nuovo teatralmente.

“Su! Non farti pregare! Dimmi che cos’è!”

“Sai che sei una delle persone più curiose che io abbia mai avuto la sfortuna di incontrare?”

“Lo prendo come un complimento! Che cos’è?”

“un regalo per Pansy”

“oh” esclamò Ginny, ritraendosi, come se fosse schifata.

“Non dirmi che sei gelosa…”

“gelosa? Gelosa di cosa? Mi sembra che avessimo archiviato il nostro piccolo e insignificante incidente…” rispose lei prontamente, prendendosela mentalmente con sé stessa. Era vero: era gelosa. E delusa, non sapeva nemmeno lei per cosa. In fondo Draco non significava nulla per lei. Era un bel ragazzo, con un indubbio fascino e lei…beh si erano ritrovati solo troppo vicini e lei aveva ceduto a un istinto temporaneo! Giusto?

“Aprilo. Voglio il parere di una don…dell’essere umano che più si avvicina a una donna. E dato che la scelta è tra te e lo straccio per la polvere spara sentenze…”

“Sono quasi commossa” ringhiò Ginny, scartando velocemente il pacchetto. Si ritrovò improvvisamente senza fiato osservando il contenuto della scatola.

“Ma questi sono …” mormorò senza voce.

“Sì, guardandoli bene , forse non sono molto adatti per una come Pansy. Perché non li tieni tu?” disse il ragazzo, entrando in casa e lasciando Ginny confusa e frastornata a fissare gli orecchini che le aveva regalato sua madre e che aveva dovuto vendere per comprare da mangiare appena erano arrivati in quel mondo. Li aveva mostrati a Draco qualche giorno prima, mentre passavano davanti alla vetrina di un negozio e lui…glieli aveva ricomprati. Non avrebbe mai chiesto il denaro a Meg e Karen. Lo conosceva troppo bene per non sapere che non si sarebbe mai abbassato a farlo, ma allora come aveva potuto riprenderli? Quello era un altro dei misteri Malfoy. Come il fatto che avesse dovuto dirle che era un regalo per Pansy Parkinson. Perché non aveva potuto semplicemente darglieli? Perché doveva sempre mascherare le sue azioni, sempre ergere un muro difensivo tra loro?

 

*******

Avvertiva i suoi passi leggeri percorrere il corridoio, fino a fermarsi di fronte alla porta dello studio. Finse di non essersi accorto della sua presenza, continuando a mantenere gli occhi puntati sulla pagina del libro di fronte a sé. L’asse di legno appena prima del tappeto scricchiolò, quando finalmente lei si decise ad entrare.

“Che cosa vuoi?” le chiese secco.

Ginny si sedette sul suo letto, incrociando le caviglie nude l’una sull’altra e circondandosi le ginocchia con le braccia.

“Non riuscivo a dormire” rispose a bassa voce, per non svegliare le loro ospiti.

“Troppo agitata per il gran giorno?”

La ragazza si strinse nelle spalle, buttando il labbro inferiore all’infuori. I lunghi capelli rossi le ricadevano sulla schiena, mettendo in risalto il candore della camicia da notte e della sua pelle.

“Sì” sospirò, appoggiando il mento sulle ginocchia “che cosa racconterai?” domandò dopo qualche istante di silenzio.

“Di che stai parlando?”

“A Silente abbiamo detto che dovevamo andarci a imboscare…ma che scusa racconterai ai compagni di tuo padre? Vorranno sapere come mai non sarai denunciato come Mangiamorte”

Draco si alzò in piedi, avvicinandosi alla finestra. La luce delle candele proiettava le loro ombre tremolanti sulle pareti, immergendo la stanza in un’atmosfera irreale e calda. Tutto era silenzioso intorno a loro. Nemmeno il rumore di una macchina in lontananza squarciava la quiete innaturale che si era creata quella notte. La luce della luna piena penetrava attraverso le tende leggere, confondendosi con quella delle candele. Draco non apprezzava le lampade a corrente elettrica. Diceva che erano troppo asettiche e fredde, anche se sicuramente più funzionali. Aveva impacchettato con cura i due libri che Karen e Meg gli avevano regalato, come loro ricordo. Il giorno successivo sarebbero tornati a Hogwarts. Alle loro vite di sempre e quello sarebbe stato tutto ciò che sarebbe rimasto loro di quell’esperienza: solo ricordi…

“Non lo so. Per quanto mi sia sforzato non sono riuscito a trovare una soluzione” ammise lui con voce atona.

“beh io avrei un piano” rispose Ginny, mentre Draco si voltava verso di lei inarcando le sopracciglia. “Potresti sempre dire che mi hai fatto un incantesimo per la memoria e poi hai usato su di me la Imperius convincendomi che dovevamo incontrarci di nascosto e che siamo stati scoperti. Insomma…la storia che abbiamo propinato anche al preside”

“e tu…”

“Io ti reggerò il gioco” affermò Ginny, come se fosse ovvio.

“E perché dovresti farlo?” le chiese, coprendo la distanza che li separava e chinandosi verso di lei. Ginny arrossì incredibilmente, ma non compì nessun movimento per allontanarsi da lui.

“Perché non voglio che tu…che tu finisca nei guai”

“E perché dovresti volere questo?” ribatté lui, puntellandosi con le mani sul materasso accanto ai piedi di lei. E il suo viso era di nuovo troppo vicino al suo…Aveva cercato di controllarsi, di pensare a Pansy e a come riuscire a portarsela a letto, magari convincendola a seguirlo nel magazzino delle scope,ma Ginny era sempre lì, sotto ai suoi occhi, nei suoi pensieri. La sua freschezza, il suo sapore di buono, il suo sorriso…in qualche modo aveva scardinato le sue difese, le sue barriere, le sue diffidenze, non facendo nulla di … eclatante, semplicemente rimanendogli accanto, semplicemente trattandolo come un ragazzo come tutti gli altri. Non il discendente di una famiglia importante. Non il figlio di un Mangiamorte, ma solo come uno scontroso ragazzo di sedici anni. Ginny gli aveva dato l’opportunità di scegliere. Non c’erano costrizioni, non c’erano paure, solo…emozioni. Intense, inattese emozioni. Sensazioni sottopelle, che non aveva mai provato. Un piacevole nervosismo quando lei gli stava accanto, uno strano malessere generale, quando non la vedeva, un formicolio o un bruciore quando si sfioravano casualmente…Era tutto così nuovo, così inaspettato, ma non era sicuro che gli piacesse. Non sopportava non avere il controllo della situazione. Non sopportava sentirsi così…umano, con le debolezze e le insicurezze che questo comportava.

“Non siamo dei, Draco, ma possiamo sempre tentare di diventarlo” quelle erano parole di suo padre. “Non lasciare che nulla possa influenzarti. Non lasciare che nulla si frapponga tra te e il tuo scopo:diventare potente. Il potere , Draco, quella è la sola cosa importante”

Si abbassò ancora fino a sfiorare le labbra di lei con le sue. Fu solo un tocco leggero, appena accennato.

“perché mi hai baciato?” bisbigliò lei con un filo di voce, fissandolo negli occhi.

“perché una volta tornati a Hogwarts non potrò più farlo”

Ginny distolse lo sguardo, mentre le sue guance si imporporavano ulteriormente.

“c-certo” balbettò “tu stai insieme a Pansy e…”

Draco le imprigionò il viso tra le mani e la costrinse a guardarlo nuovamente negli occhi. Percorse la linea gentile dello zigomo con la punta del pollice, stupendosi per la morbidezza della sua pelle.

“Non è a Pansy che stavo pensando” rispose, prima baciarla senza darle la possibilità di ritrarsi.

“Draco” mormorò Ginny, portando le sue mani sui suoi polsi e cercando di recuperare il controllo delle sue azioni. Non era giusto. Lui non poteva trattarla in quel modo. Non poteva confonderla continuando a mostrarsi ora gentile, ora freddo e distaccato.

“Non potremmo mai stare insieme, Weasley. Lo sai, vero?”

“Lo so” rispose Ginny , chinando lo sguardo e sgusciando giù dal letto.

“E’ meglio riposare. Domani ci aspetta una lunga giornata” disse, uscendo dalla stanza velocemente, senza voltarsi indietro.

Draco si lasciò cadere sul letto con un sospiro. Tra meno di ventiquattro ore sarebbero tornati a Hogwarts, nel mondo dove erano un Grifondoro e un Serpeverde. Nel mondo in cui avrebbero dovuto essere nemici, in cui non potevano permettersi di lasciar trapelare nulla di quello che li legava. I compagni di suo padre l’avrebbero ammazzata, solo per farlo rinsavire, al minimo sospetto, e i fratelli di lei lo avrebbero come minimo evirato per aver attentato alla virtù della loro sorellina. No, lei era dalla parte di Silente e di San Potter, mentre lui…lui avrebbe dovuto far parte della schiera dei seguaci di Voldemort, di coloro contro cui la famiglia di Ginny combatteva. Era meglio così. Era meglio che tutto finisse in quel mondo così lontano dal loro. Avrebbero conservato il ricordo di quei giorni e la speranza che in quella dimensione, da qualche parte, loro due potessero amarsi...potessero uscire insieme, come una coppia di ragazzi normali. Draco chiuse gli occhi, emettendo un lungo sospiro.

“domani sarà tutto finito” mormorò, non credendo neppure per un istante alle sue parole.

 

*******                                                                          

Ginny si asciugò con gli occhi con i palmi delle mani e tirò su rumorosamente con le narici.

“ci mancherai” mormorò Karen, mentre Meg, non meno commossa della sorella l’abbracciava. Avevano deciso di salutarsi prima che Silente arrivasse per ricondurli alla scuola. Avevano trascorso il pomeriggio passeggiando per le stradine infestate da scheletri di cartone e zucche intagliate, come voleva la tradizione di Halloween, e avevano cercato di non pensare all’inevitabile separazione fino a quella sera, quando si erano ritirate nella camera degli ospiti per gli ultimi addii.

“sei una ragazza coraggiosa, Ginny Weasley”

“Un vera Grifondoro” disse Karen, estraendo un braccialetto bianco e azzurro da un cassetto. “Per questo abbiamo deciso di conferirti il segno distintivo delle streghe della nostra congrega. Membro onorario delle streghe di Hogsmeade e della nostra famiglia” aggiunse allacciandole il braccialetto al polso.

“io non…” bofonchiò Ginny, tentando di non versare altre lacrime.

“Devi accettarlo. Consideralo come un portafortuna” affermò Meg, accarezzandole i capelli, come se fosse stata una bambina piccola.

“Vi voglio bene” mormorò Ginny con un filo di voce, abbracciando entrambe.

“anche noi te ne vogliamo, tesoro. Teniamoci in contatto…in qualche modo” rispose Karen, quando la grande pendola del salotto cominciò a battere la mezzanotte. Le tre ragazze si guardarono ancora per qualche istante negli occhi, prima di raggiungere Draco e il Cappello Parlante nel salone.

“E’ in ritardo” borbottò il ragazzo, che quella sera era più indisponente del solito.

“Arriverà. Abbi fede” rispose Ginny fiduciosa, lasciandosi cadere sul divano. Non appena le parole della ragazza si spensero, un boato si propagò nella casa, scuotendone le mura e facendo sobbalzare tutti i presenti. Il preside comparve al centro del salone, accompagnato da una nuvola di fumo verde e da un inquietante odore di zolfo.

“Felice di rivedervi, ragazzi” li salutò,sorridendo “allora siete pronti?”

Ginny si avvicinò alle due sorelle e le abbracciò brevemente, tentando di trattenere le lacrime che avevano riempito nuovamente i suoi occhi.

“in bocca al lupo…per tutto”mormorò Karen, accarezzandole una guancia.

“grazie per tutto quello che avete fatto per noi”. Le due streghe annuirono, stringendosi l’una all’altra, mentre Ginny si allontanava da loro ed entrava nel cerchio che Draco aveva disegnato al centro della stanza in precedenza.

“Andate prima voi due, io e il Cappello Parlante vi seguiremo subito dopo” disse Silente, porgendogli un po’ di polvere volante.

“Perché non viaggiamo attraverso il camino?” chiese Draco

“Perché questa è la notte di Halloween. E per una serie di altre ragioni che non ho il tempo di spiegarvi” rispose il vecchio mago, lisciandosi la lunga barba bianca “E ora fate esattamente come tutte le altre volte: lanciate a terra un po’ di polvere e dite a voce alta dove volete andare”.

Ginny guardò per l’ultima volta Karen e Meg, formulando silenziosamente la parola “grazie” con le labbra. Lei e Draco gettarono a terra simultaneamente la polvere voltante pronunciando ad alta voce il nome della scuola e furono immersi nel fumo verde che ben conoscevano. Ma quando questo si dissipò si ritrovarono ancora nel salotto delle due streghe.

“oh oh” esclamò Silente, guardandoli da sopra le lenti a mezza luna

“come sarebbe a dire oh oh? Perché non ci siamo spostati?”

“Forse perché siete troppo deboli per usare un incantesimo di tale portata” rispose il preside riprendendo a tormentarsi la barba con due dita.
”beh e non può spedirci lei a Hogwarts come ha fatto la prima volta?”

“Non è così semplice. Siete finiti qui per una combinazione di incantesimi”

“sta dicendo che dovremmo farci scagliare addosso una Maledizione senza Perdono…di nuovo?”sbottò Draco, arricciando le labbra indispettito.

“Non sto dicendo questo. Dovete … collaborare per tornare a scuola. Prendetevi per mano e riprovateci…e…mi raccomando: non lasciatevi per nessun motivo” rispose il preside con la consueta calma.

Draco roteò gli occhi, afferrando saldamente la mano di Ginny e borbottando “Ho come l’impressione di avere un dejia-vu” .

Ginny sentiva la consistenza della mano di lui stretta intorno alla sua. Si scambiarono un’occhiata fugace prima di lasciar cadere a terra un po’ di Polvere Volante e di dire “Hogwarts”. Il pavimento sotto ai loro piedi si dissolse e si sentirono risucchiare verso il basso. Pareti di luce sfrecciavano intorno a loro, accecandoli. Ginny serrò gli occhi, aggrappandosi maggiormente alla mano di Draco, finché tutto non divenne buio.

Quando riaprì gli occhi riconobbe istantaneamente dove si trovava, dacché vedeva quella stanza da cinque anni a quella parte per gran parte dell’anno: il suo dormitorio. I letti rifatti con cura erano illuminati dai caldi raggi del sole e non vi era il minimo segno di lotta. La sua bacchetta era integra , appoggiata sul comodino. Il calendario appeso alla parte segnava il 31 ottobre. Si guardò stupidamente la mano destra orfana di quella di Draco. Che fosse stato tutto un sogno? Karen e Meg, la Hogsmeade senza magia, il bacio…

Ginny si alzò in piedi e perlustrò rapidamente la camera. Non c’era niente di anomalo. La sera prima…o almeno quella che doveva essere la sera prima , Draco l’aveva schiantata , facendole travolgere un comodino. Doveva esserci qualche traccia di quello che era accaduto, un indizio…

“che stupida” mormorò , facendo per arrendersi quando qualcosa catturò la sua attenzione. Un luccichio. Scostò di poco il colletto della camicia da notte rivelando un ciondolo con l’emblema di Serpeverde attaccato a una semplice catenina di oro bianco. Ginny percorse con la punta di un dito la sagoma del serpente in rilievo leggermente, come se avesse paura che questo potesse morderla. “Il ciondolo di Draco” sussurrò, ricordandosi di averlo visto al collo del ragazzo. Era il ciondolo che i membri della famiglia Malfoy si tramandavano, simbolo della tradizionale appartenenza alla Casa di Salazar Serpeverde.

“Ammesso che tutto quello che mi ricordo sia successo realmente perché ce l’ho io?”si chiese Ginny continuando a fissare la sua immagine allo specchio, ma non poté finire di formulare la frase nella sua mente che la risposta si presentò davanti ai suoi occhi. Gi orecchini. Non aveva più gli orecchini di sua madre.

“Draco deve aver venduto il ciondolo per ricomprarli, ma perché…devo vedere Draco” si disse, vestendosi velocemente. Doveva capire se tutta quella storia era soltanto un sogno…un bel sogno fatto durante la notte di Halloween. Non aveva nulla a cui aggrapparsi a parte la sua memoria e quel ciondolo con i colori di una Casa che avrebbe dovuto odiare. Il grigio e il verde…no. Non poteva essere stato solo un sogno. Era troppo reale, troppo vivo e ben delineato nella sua memoria. Il bacio…quello che c’era stato tra loro…non avrebbe mai più potuto considerare Draco Malfoy come la sera prima…che però non era la sera prima. A dispetto del calendario, era trascorso più di un mese da allora. Draco era cambiato. Lei era cambiata. O forse avevano solo scoperto cosa si nascondeva dietro le loro maschere, dietro quelle esistenze perfette che propinavano a tutti. Erano sempre gli stessi, ma in qualche modo diversi l’uno agli occhi dell’altro. Ginny uscì di corsa dal dormitorio, volando letteralmente giù dalle scale, schivando compagni e professori finché non lo vide a meno di dieci metri da lei. La cravatta dell’uniforme di solito perfettamente annodata, spostata da una parte, i capelli ribelli che gli cadevano sulla fronte e quell’espressione negli occhi. E per Ginny fu tutto chiaro. Non si era inventata nulla. Non aveva sognato il sogno di lui, di loro due. Era stato tutto vero, reale, perché quello davanti a lei era il suo Draco, quello che aveva imparato a conoscere, quello che l’aveva baciata soltanto poche ore prima…

Compì qualche passo verso di lui, quando una voce la immobilizzò.

“Finalmente ti sei svegliata! Dai vieni a fare colazione!”

“non hai dormito bene stanotte? Sei pallida, Gin?”

Si voltò lentamente verso suo fratello Ron, per poi tornare a fissare Draco, ma il ragazzo dai capelli biondi le aveva voltato le spalle e si stava allontanando a passo deciso verso la sua Casa.

Seguì suo fratello e i suoi due amici nella Sala Grande silenziosamente, mantenendo lo sguardo puntato sul pavimento. Mangiò poco, dicendo che aveva mal di testa e che aveva dormito male. Lasciò la Sala indisturbata, dato che Ron, Harry e Hermione erano troppo concentrati sulle ultime novità riportate sulla Gazzetta del Profeta per badare a lei. Draco sembrava scomparso, non essendosi presentato a colazione. Ginny entrò nel suo dormitorio, decisa a concedersi un po’ di tempo per riflettere quando un bigliettino posato sul suo cuscino attrasse la sua attenzione.

 

Vediamoci vicino al recinto degli Ippogrifi all’ora di pranzo.

DM

DM? Draco Malfoy. Se era riuscito a penetrare nel suo dormitorio per rapirla, immaginava che non avesse difficoltà a lasciarle un bigliettino. Guardò l’orologio…mancavano molte, moltissime ore all’ora di pranzo. “sarà meglio che trovi qualcosa da fare se non voglio impazzire nel frattempo” mormorò, cominciando a leggere un libro di testo. Ma presto la sua mente si scoprì incapace di concentrarsi su qualcosa che non fosse Draco e alla fine poté solo rimanere lì immobile a fissare l’orologio e a incitarlo silenziosamente a proseguire la sua lenta corsa più velocemente.

 

 

Vedeva distintamente il profilo di Ginny stagliarsi contro agli alberi e i suoi capelli rossi essere scompigliati dal vento. Si arrestò a una decina di passi da lei. Le mani chiuse a pugno nelle tasche del suo mantello.

“chiariamo subito che questo non è un appuntamento romantico” disse con voce dura.

Ginny trasalì, ma non rispose. Le sue guance erano colorate di un profondo e ricco color rosso.

“Voglio che tu dimentichi quello che è successo o quello che credi sia successo tra di noi. Quello…poteva accadere solo in un altro mondo. Non in questo. Non è roba per questo mondo, mettitelo bene in testa” ringhiò. Non un emozione. Non un sussulto, nemmeno il più piccolo tremolio nei tratti del suo viso. Suo padre sarebbe stato orgoglioso di lui in quel momento. Mentire…aveva imparato bene. Mentire a tutti, anche a sé stesso. Ma soprattutto mentire a lei. Non aveva mai mentito a lei…o forse lui ci aveva provato, ma lei non gli aveva creduto. Non lo sapeva più…

“Draco” mormorò Ginny avanzando di un passo. I suoi occhi scuri erano sgranati e velati di lacrime. Si disse che lo erano solo per il vento freddo. E che anche se stava soffrendo in quel momento….beh suo padre diceva sempre che quello che non uccide rende più forti.

Anche lui sarebbe diventato più forte. Non l’avrebbe ucciso…l’affetto per quella piccola strega. E il doversi separare da lei non lo avrebbe dilaniato dentro come gli artigli di un corvo, non avrebbe scavato dentro di lui un pozzo di tenebre nere, non avrebbe chiuso ogni più piccolo spiraglio di luce…perchè in realtà la luce non esisteva. Esisteva solo il potere, giusto?

“e gradirei che mi chiamassi di nuovo per cognome, Weasley” aggiunse stendendo una mano di fronte a sé per impedirle di avvicinarsi ancora.

“che cosa dovrei fare? Dimenticare tutto?”gridò lei, mentre le lacrime cominciavano a bagnarle le guance. Ogni lacrima, ogni singhiozzo…era per lui. Solo per lui. Nessuno aveva mai pianto per lui. Lei lo aveva fatto per ben due volte.

Grazie, Ginny. Grazie per volermi così bene , pensò. Ricorderò per sempre le tue lacrime. Le tue lacrime sono il regalo più bello e più prezioso che potessi farmi.

“Vedo che cominci a capire, Weasley. non abbiamo più niente da dirci” rispose lui, voltandole le spalle e facendo per tornare verso il castello, quando la voce di lei lo richiamò

“di questo che cosa ne devo fare?” chiese, estraendo da sotto il maglione dell’uniforme una collanina con attaccato il ciondolo con il simbolo dei Serpeverde. “lo avevi scambiato con i miei orecchini, vero? Non so perché ma qui è ritornato a essere il tuo ciondolo”

Draco le rivolse nuovamente le spalle ringhiando “è solo una cianfrusaglia. Puoi tenerla o gettarla via. A me non importa”

Ginny lo guardò andare via a passi misurati. Non si mosse. Anche se avrebbe voluto disperatamente rincorrerlo. Anche se avrebbe voluto obbligarlo ad ascoltarla, a ritirare tutto quello che aveva appena detto, perché non c’era niente di vero. Perché non poteva…non doveva esserci niente di vero. Ma non mosse un muscolo. Lo lasciò andare via. Forse Draco aveva ragione. Forse quello che era accaduto tra di loro o che ancora sarebbe potuto accadere poteva appartenere solo a un altro mondo. E da qualche parte, lei ne era certa, loro due erano liberi di stare insieme, liberi di provare le intense emozioni che il loro cuore suggeriva. Ma non lì. Non a Hogwarts.

Non dove erano un Grifondoro e un Serpeverde.

Non dove erano un Weasley e un Malfoy.

“Addio, Draco” sussurrò, ma le sue parole vennero disperse dal vento insieme alle sue lacrime.

   
 
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