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Autore: Una Certa Ragazza    08/05/2013    3 recensioni
Si possono fare tante cose, per noia: commettere errori trascurabili come tirare sassi dai cavalcavia, oppure iscriversi ad un corso di pilates, o ancora trovarsi un hobby che preferibilmente coinvolga un ambiente tranquillo in cui farsi nuovi amici.
Per noia, Rossana inizia una rivoluzione.
Proponendosi di diventare paladina degli umili e degli indifesi - ovvero, senza allargarsi troppo, di coloro che non hanno vestiti firmati e non sono proprio degli adoni - Rossana sfrutta un'arma che internet le ha gentilmente concesso: Spotted.
Nella rete, Rossana si entusiasma, si perde, si ingarbuglia. E rischia di non accorgersi che - forse - qualcuno la sta cercando nella vita reale...
Genere: Commedia, Drammatico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Universitario
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Ehilà! Come potete vedere non sono morta, ho semplicemente saltato l'aggiornamento della settimana scorsa perché è un periodo di concorsi, e mi sono concentrata su quelli. Il fatto poi che io abbia scritto come una dannata per poi scoprire che le scadenze dei concorsi erano più lontane di quello che credevo è del tutto irrilevante: il mio cervello sembra funzionare in modo tale che io sia puntuale soltanto quando non ce n'è alcun bisogno.
Oggi è stata una giornata allucinante, e per allucinante intendo dire che ho... Rovesciato? Tirato? Fatto volare come un gavettone a Ferragosto?... un cappuccino su due banchi dell'università, sul pavimento e soprattutto su tutti i fogli, miei o non miei che fossero (scusa Je, ma come sai almeno per quanto riguarda le tue dispense ho risolto), motivo per cui questo capitolo non avrà disegni: giacciono tutti nel cestino dell'aula magna, chiazzati di una sostanza dolciastra e marrone.
Non so se sia un bene o un male il fatto che io prenda con ironia queste cose, ma del resto questa per me è ordinaria amministrazione, e mi è impossibile sfuggire a me stessa. Tanto vale riderci su (dopo l'iniziale incazzatura nei confronti della sottoscritta, naturalmente). Beh, diventano tutti aneddoti divertenti, una volta messi abbastanza anni fra sé stessi e il fattaccio.

Ad ogni modo, riguardo al capitolo precedente non ho niente di particolare da dire. Mia sorella mi ha "fatto notare" che Rossana è davvero molto, molto pessimista, ma è un aspetto del suo carattere che ho voluto inserire calcandolo molto: un po' è così di carattere, un po' sta attraversando una fase di scoramento che la butta giù. Sono sicura che capiti quasi a tutti di sentirsi così, ogni tanto. Pensate alla sua come ad una situazione di questo tipo prolungata nel tempo.
Nonostante alcuni dettagli dicano il contrario a chi mi conosce di persona, né Rossana né Emma sono self inserction, e tuttavia in entrambe ci ho messo del mio: a Rossana ho dato il mio "aspetto oscuro", quello frustrato, insofferente e ribelle, che in me emerge ogni tanto in singole situazioni e che ho fatto diventare la regola per lei. Emma mi somiglia già di più: imbranata ed esageratamente emotiva. Credo però che siano entrambe piuttosto diverse da me, persino per modo di pensare.
A quanto pare Rossana condivide parecchi aspetti comportamentali con la mia migliore amica. Questo non era assolutamente previsto, ma tant'è: se prevedessimo tutto sarebbe una barba.
Altra notizia: prometto che dal prossimo capitolo inizierà ad accadere qualcosa. Non sarà basato tutto sulle peregrinazioni mentali di Rossana, ve lo posso assicurare.


Ringrazio tutti quelli che hanno letto, seguito e recensito, e dedico questo capitolo alla mia migliore amica, Jesse O., e al nostro vicino chiassoso.




 

 

CAPITOLO 5

Configurazione tattica

 

"La configurazione tattica eccellente, dal punto di vista strategico,

consiste nell'essere privi di configurazione tattica, ossia nella condizione

'senza forma'. Quando si è senza forma, neanche gli agenti segreti più profondi

sono in grado di spiarci, né gli uomini più intelligenti di tramare progetti."

 

Sun Tzu, "L'arte della guerra"

 

La sveglia tirò Rossana giù dal letto molto presto.

Si stiracchiò e la spense con molta calma: dopotutto Emma non si sarebbe mai svegliata per così poco, perché l'unica cosa davvero in grado di destarla dal suo stato semi-comatoso era Badinerie di Bach. Mistero.

Rossana non era mai molto attiva, la mattina; preferiva fare le cose con calma. Era un momento fantastico, la mattina: a quell'ora non riusciva mai a farsi venire in mente pensieri che la sconfortassero.

Trascinando i piedi si cacciò nella doccia e si insaponò con il suo bagnoschiuma senza schiuma che non conteneva sodium laureth sulfate, e quindi era salutare.

Le spiaceva un po' che, usando il suo sapone, non si formassero quei fiumi di spuma che in fondo avevano una loro estetica, ma tra questo insignificante piacere e l'essere dei consumatori consapevoli sceglieva la seconda.

Emma non lo usava perché sosteneva che se non avesse visto la schiuma avrebbe continuato a sentirsi sporca anche dopo essersi fatta il bagno, e Rossana aveva un bello spiegarle che era tutta una fregatura psicologica.

Persa in queste riflessioni, Rossana si asciugò nel suo accappatoio di spugna con gesti automatici.

"Bene" si disse vestendosi "La mattina è finita, adesso si lavora."

Dopotutto era per questo che si era svegliata a quell'ora allucinante.

Il computer la fissava dal tavolo, nero e lucido, e le ricordava vagamente uno di quegli insetti che sembravano auto cromate. Come si chiamavano? Già, scarabei, che sciocca.

Quando erano piccole Sara – la madre di Emma – raccontava loro che i coleotteri erano i mezzi di trasporto degli insetti più piccoli, come le formiche o i ragnetti. Poi era uscito "A bug's life" della Pixar, e quando erano andati a vederlo al cinema Rossana aveva urlato: "Zia Sara, ti hanno copiato l'idea!"

Veniva da pensarlo, era stata una persona così spensierata, un tempo... Non sapeva quando aveva svoltato a gomito verso una visione più cupa della vita, ma era sicura che non fosse successo così tanti anni prima.

Leopardi avrebbe chiamato il suo "pessimismo umano", e lo stadio seguente di questa pericolosa malattia era il pessimismo cosmico. Rossana non c'era ancora arrivata: ci pensava, ogni tanto, con il distacco con cui si pensano le idee prese in prestito da altri, ma non l'aveva ancora assimilato e non aveva intenzione di farlo. Aveva trovato una strada che portava fuori, lo sapeva.

Accese il computer quasi con trasporto, andando subito a recuperare le cartelle su cui aveva intenzione di mettere tutto quello che le sarebbe servito. Per evitare che qualcuno ci andasse a ficcare il naso le aveva rese accessibili solo con una password, e aveva deciso di portarsele sempre dietro su una memoria esterna, anziché lasciarle esposte sul PC, nell'improbabile caso in cui qualche tentativo di hacking facesse breccia nel debole antivirus del suo computer.

Si sentiva paranoica e anche un po' sciocca, ma stranamente questo le dava una certa allegria: le piaceva pensare di aver calcolato tutto, di essere in grado di mantenere il segreto nei secoli dei secoli.

Le piaceva avere la situazione sotto controllo.

Non c'era niente di potenzialmente esplosivo in quello che stava facendo, per il momento, ma Rossana si ripeteva che era meglio non correre il rischio di far sapere ad Andrea da dove arrivava la sua dedica, e comunque non era del tutto una buona cosa inventarsi account di facebook fasulli e cercare di ottenere in questo modo informazioni su persone che neppure conosceva.

Faceva quasi svitata.

Eppure Rossana era convinta che il mondo contemporaneo si basasse più o meno premesse del genere: disonestà e invasione della privacy. Aveva però notato, suo malgrado, come ci fosse una netta differenza tra le azioni compiute da persone "serie e affermate" come suo padre e persone che venivano giudicati degli sbandati dalla comunità.

Oh, beh. Ci aveva pensato così tante volte che probabilmente in quel momento riflettere su queste cose una volta di più non avrebbe fatto alcuna differenza.

Ma se quello che stava facendo avesse avuto un qualche effetto, allora...

In un giorno e qualche ora aveva creato diciassette account falsi. Era un bel numero, il diciassette: era dispari, asimmetrico, e tutti lo snobbavano perché pensavano che portasse sfortuna, un po' come Hanna.

La parte più lunga e noiosa era stata creare tutti gli indirizzi e-mail a cui associarli, ma alla fine si era sentita soddisfatta.

Ora bisognava solo renderli credibili.

Selezionò qualche sua vecchia foto di quando ancora non si tingeva i capelli e aprì un semplice programma di ritocco.

Un colpetto sulle guance con lo strumento "matita magica" e un suo sorridente primo piano divenne una ragazza pienotta e dall'aria simpatica. Probabilmente neppure sua madre l'avrebbe riconosciuta.

Alla seconda foto il computer decise arbitrariamente di assegnare una parrucca verde acido, quando Rossana si sarebbe accontentata di qualche meches bionda tra i capelli, ma alla fine decise di tenerla così com'era venuta: poteva benissimo essere stata ad una festa o qualcosa di simile, c'era gente che si vestiva in modi ben più strani. Per maggior sicurezza cambiò, con un po' di fatica, il colore degli occhi.

Arrivata alla terza foto Rossana era ormai lanciatissima, e si chiese perché non si fosse data prima alla digital art. Avvertì all'improvviso – non senza una fitta all'altezza dello sterno che, riconobbe, era paura – che il suo abituale distacco se n'era andato, e si sentì nuda: voleva sì avvertire di nuovo quell'ebbrezza nell'essere al mondo, ma allo stesso tempo il suo stoicismo le piaceva. Era parte di lei.

Rossana era ieratica, noncurante, un po' cinica, lo sapevano tutti. Lei era semplicemente fatta così, e avrebbe voluto costringersi ad essere coerente con sé stessa.

Aggrottò le sopracciglia, mentre procedeva a mangiarsi quel poco di unghie disponibili che le restavano, e si disse che avrebbe fatto meglio a finire la foto, anche se alla fine delle sue riflessioni un disagio sottile e non caratteristico rimase impigliato dentro di lei.

La terza foto sarebbe venuta fuori, nel parere di Rossana, un autentico capolavoro: non voleva limitarsi a cambiare colore degli occhi o dei capelli, per cui aveva ridisegnato un po' la forma del viso lavorando coi pixel. Adesso, con un po' di fortuna, sarebbe riuscita a fare certe finezze come allargare le pupille, cambiare appena l'ombreggiatura del volto, spostare qualche ciocca...

Finita quella fotografia Rossana si fermò, giurando a sé stessa che si sarebbe comprata una tavoletta grafica: usare il tappetino del mouse era davvero troppo scomodo, comunque doveva ringraziare di aver frequentato un corso per photoshop al liceo – che per altro aveva giudicato inutile fino al giorno prima – o non sarebbe mai riuscita a fare una cosa del genere.

Bene, quei tre erano i suoi profili-copertina, quelli con cui avrebbe chiesto le amicizie, che avrebbe aggiornato e con i quali, eventualmente, avrebbe mandato messaggi. Per non farli sembrare del tutto vuoti aveva chiesto l'amicizia a quelle tre o quattro persone che sapeva non l'avrebbero rifiutata comunque, anche senza conoscerla.

Che modo di dire stupido, "chiedere l'amicizia"... Come se fosse qualcosa da chiedere in prestito, accordabile o revocabile a seconda del tempo, come un privilegio feudale. Le risultava davvero odioso, ma non era il momento di perdersi in problemi di semantica.

Gli altri quattordici profili erano quelli con cui avrebbe scritto su spotted.

Dubitava che il gestore della pagina di Spotted si sarebbe preoccupato di andare a controllare i profili di tutte le persone che gli scrivevano, per cui non si era disturbata a renderli realistici e aveva usato come immagini copertine di CD o di libri, oppure locandine di film.

Dopotutto, anche se se ne fosse accorto, avrebbe sempre potuto credere che a creare un profilo falso fosse una persona paranoica con troppa attenzione per la privacy.

Ma perché immaginava il gestore di Spotted come un lui? Poteva anche essere una lei, come Gossip Girl, e in effetti aveva sentito dire che quest' idea era nata proprio dal telefilm...

Rossana si era immaginata una quantità di scenari possibili riguardo alle persone per cui avrebbe dovuto inventarsi un amore, e quindi aveva messo in conto di dover scrivere con una moltitudine di stili diversi, che le andassero a genio o meno.

Scrivere non era mai stato tra i suoi obiettivi – e in effetti, fatta salva qualche poesia che pubblicava pigramente su facebook – non aveva mai scritto niente che non fosse per la scuola, ma era convinta di saperlo fare piuttosto bene.

Doveva semplicemente diventare tante persone diverse.

Circa un secolo prima, quando lei ed Emma compravano ancora le W.i.t.c.h1, aveva letto un episodio del fumetto in cui le protagoniste lottavano contro un mostro senza forma, che acquisiva una sembianza definita solo se entrava in contatto con una persona. Ecco, lei sarebbe stata quel mostro, anche se in effetti non era un pensiero molto lusinghiero verso sé stessa.

Insomma, per riuscire nel suo intento pensava che la tattica migliore fosse quella dell'adattabilità, e doveva ammettere che la sfida – il suo personalissimo gusto per la sfida, che si era ridestato proprio in quei giorni – già la allettava.

Non si era mai definita una persona adattabile, prima di allora.

Sentì una porta cigolare e seppe che era quella della sua camera. Emma doveva essersi svegliata.

Ringraziando qualche entità sconosciuta per il fatto di essersene accorta, nonostante fosse così presa dai suoi pensieri, si diede una mossa per chiudere tutto.

Quando Emma entrò in salotto, l'unica finestra rimasta aperta era quella di Facebook, su cui era andata per controllare se c'erano nuovi post su Spotted, ed era una pagina innocente. Beh, più o meno.

«Già sveglia, Sana?» domandò dietro di lei la voce della sorella, un po' sorpresa «A quest'ora di solito sei ancora a letto che dormi!»

«Oh, mi ha svegliato il vicino.» spiegò Rossana annoiata, girandosi verso Emma «Stava facendo casino.» non sapeva davvero perché non volesse che Emma capisse cosa stava facendo, ma poteva almeno darsi qualche risposta convincente: innanzitutto perché Emma non avrebbe mai approvato che lei progettasse di ingannare così tante persone, in secondo luogo perché a raccontarlo suonava ridicolo e poi perché – e quest'ultima ragione si avvicinava già di più a quella sensazione calda, come di una cena soddisfacente nello stomaco – era una cosa sua, che voleva fare lei e solo lei conoscerne l'esistenza. Questo non significava che non la disgustasse questa sua reticenza a parlarne con la sorella.

Le sopracciglia di Emma volarono verso l'alto, come se Rossana avesse detto una cosa talmente incredibile da non poter credere alle proprie orecchie «Davvero? Pensa che io non l'ho proprio sentito!»

«E per forza.» replicò Rossana con un sorriso «Tu non ti sveglieresti manco se avessi un rave party sotto al letto!»

«Ah! Sei su Spotted!» fece Emma «E dimmi, è Simona che ti ha contagiato o stai aspettando un messaggio da un ammiratore?» ridacchiò, cliccando sul computer in modo da aggiornare la pagina.

La schermata si riempì di nuove dediche che risalivano circa ad un'ora prima.

La bocca di Rossana si piegò in un sorriso appena percettibile, al pensiero che anche la mente dietro Spotted doveva essere stata piuttosto mattiniera, quel giorno, se aveva pubblicato quei post così presto.

«Ehi, guarda qui...» Emma smise di far scorrere la pagina e le indicò una delle scritte. A Rossana bastò guardarla, anziché leggerla, perché la conosceva a memoria.

 

FACULTY OF LAW – FRIST YEAR

To H.S.: The mathematician is like the artist: the former tries to find some unreachable number that he's never able to actually define, which always slips through his fingers; the latter struggles with human emotions, because they are difficult to clarify and impossible to describe. So, the mathematician invented the limit, while the artist created poetry, or – better yet – music. Music and limits fill the spaces, they are the supreme manifestation of the challenge between men and infinite, and even if our daring hearts are already defeated, from the start, we try nontheless.

Yet I can't bring myself to talk to you, and like the mathematician, the poet and the musician I fight with something I can't really name: why you? I barely know you, I could have seen you only a couple of time, but here I found myself thinking about you...2

 

«Dev'essere per Hanna, sai, la ragazza di cui ti ho parlato... Ahhh, non ci capisco niente.» fece Emma arricciando le labbra, come se tenesse il broncio nei confronti dell'inglese.

«Colpa tua che non stavi mai attenta in classe.» la rimproverò pigramente Rossana, con i pensieri da tutt'altra parte. Anche lei, che pure al contrario di Emma sapeva mettere insieme una frase in almeno tre lingue, senza contare l'italiano, non era completamente sicura di aver scritto tutto in modo corretto.

Ma scacciò presto quella perplessità: aveva fiducia in quello che sapeva fare, e se anche ci fosse stato qualche errore era certa che Hanna avrebbe apprezzato il fatto che qualcuno avesse deciso di scriverle nella sua lingua madre.

Ovviamente, era stato molto più difficile che con Andrea, perché l'unica cosa che conosceva di Hanna era la sua passione per la matematica, e si era dovuta accontentare della sua immaginazione.

«Beh, Sana, io mi vado a vestire... Dopo però me la traduci, ok?» era piuttosto singolare il fatto che Rossana avesse appunto una discreta immaginazione senza che essa fosse supportata dalla curiosità. Che, al contrario, in Emma era un elemento dominante.

Prima di scollegare la chiavetta USB su cui teneva i files, Rossana sfogliò ancora una volta le foto che aveva raccolto, distrattamente.

Sapeva per esperienza che spesso non si notano consciamente dettagli che nonostante tutto il cervello registra, così quando passò oltre la foto – era una foto di Hanna Sunders a quella che sembrava una conferenza – senza prestarle attenzione, ci mise pochissimo a capire che quella specie di brivido che le aveva attraversato la mente significava che aveva dimenticato qualcosa.

Tornò indietro, zoomò. Il fermaglio per capelli di Hannah era un medaglione su cui era disegnato uno spartito, con sotto la scritta "W.A. Mozart – Romance".

Rossana non credeva alle deduzioni in stile Sherlock Holmes, ma c'era comunque un'ottima probabilità che Hanna Sunders amasse la musica classica, il che era una coincidenza non da poco.

1 Popolare fumetto targato Disney che narra le avventure di cinque ragazze che si ritrovano improvvisamente ad avere poteri magici. Sono sicura che molti(e) di voi lo conoscono e lo ricordano con affetto!

2 Facoltà di legge – primo anno.

Ad H.S.: Il matematico è come l'artista: il primo cerca di trovare un qualche numero irraggiungibile che non è mai in grado di definire davvero, che sfugge sempre tra le sue dita; il secondo lotta con le emozioni umane, perché sono difficili da chiarire e impossibili da descrivere. Così, il matematico ha inventato i limiti, mentre l'artista ha creato la poesia o – ancora meglio – la musica. Musica e limiti riempiono gli spazi, sono la suprema manifestazione della sfida tra l'uomo e l'infinito, e anche se i nostri cuori, che osano così tanto, sono già sconfitti dall'inizio, nondimeno proviamo. Eppure io non riesco a rivolgerti la parola, e come il matematico, il poeta e il musicista lotto con qualcosa a cui non riesco a dare un nome: perché te? Ti conosco a malapena, potrei averti visto giusto un paio di volte, ma mi ritrovo qui, a pensare a te...





 




NOTE di FINE CAPITOLO: Come Rossana spero di non aver fatto errori nella parte in inglese, al contrario di Rossana sono poco convinta delle mie capacità. Vi prego di segnalare gli orrori grammaticali che devo aver fatto. Ad ogni modo, la dedica ad Hanna è in parte ispirata a Shakespeare (ma così poco che forse si fa fatica a capirlo, comunque non rivelerò di quale frase si tratta perché intendo citarla in uno dei prossimi capitoli). Ho la cattiva abitudine di lasciarmi coinvolgere troppo dai libri che leggo, e siccome la settimana scorsa ho letto un libro che si chiama "Devo comprare un mastino", che mi ha fatto morire dal ridere, ho seriamente rischiato di far diventare questo romanzo una storia comica. Poi per fortuna ho iniziato "Il profumo" e "L'arte della guerra".
Per delucidazioni su come Spotted sia nato da Gossip Girl... Alla prossima puntata! :)
   
 
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