Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Medy    08/05/2013    2 recensioni
Sono passati sedici anni da quando Saphiria è stata sconfitta, e il terrore portato con la sua venuta è stato gettato nel baratro del dimenticatoio. Sedici anni in cui ricordi di ciò che fu sono stati cancellati dalla mente di Hermione, e dolorose bugie hanno gestito la vita di molti. Sedici anni di ricerca per Luthien per scrollarsi di dosso quella maledizione , non chiesta, maledizione che pian piano l'ha consumata , rendendola un involucro di dolore e carne. sedici anni in cui il mondo magico vive con fin troppa tranquillità. Troppo tempo per il male che vuole insediarsi nuovamente nelle anime di coloro che hanno ritrovato la loro felicità, anche se a caro prezzo. Sedici anni dopo qualcos'altro minaccia quella tranquillità ottenuta con troppo dolore e sacrificio. Il buio è nuovamente sceso, nuovamente deciso a tormentare animi inquieti, feriti, ingenui....
Il sequel di "e vissero felici e contenti" con la nuova generazione messa in primo piano, e la vecchia che ritorna!...Spero di non deludervi con quest'ennesima Fic...Buona lettura....
Sfiammella
Genere: Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lily Luna Potter, Rose Weasley, Scorpius Malfoy, Teddy Lupin, Un po' tutti | Coppie: Rose/Scorpius
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione, Più contesti
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 
 
 
 
 
 
 
 
 

-The darkness of the soul-
 
 
-Quinti capitolo-
 

 

Ovviamente e senza dubbi va a te, amica di penna, amica di una vita e amica che mi accompagna nelle notti insonne
va a noi che amiamo QUESTO MONDO, che amiamo semplicemente.
Va a noi, genuine e semplici. Pazze e psicopatiche al punto giusto.
Va a chi ci fa soffrire e ci regala spunti per sognare.
Questo va a te, non farò il tuo nome, ma tu CAPIRAI <3


 
 
Piastrelle sollevate con le mani nude, 
gazzelle consumate con le suole scure, 
lenzuola quasi asciutte, le sue gambe pure.
Sveglia, se non suoni ci abbandoni nelle sgualciture. 
Che giorno è? Che ore sono? Dove sto? 
Come Stai? Tutto bene? Si procede, come sto? 
Siamo stati, fatti, tornati nuovi e intatti 
e se devi uscire di corsa, lavo io i piatti.
Ti scoperei sei volte prima di stasera. 
E non ho detto far l'amore perché cioè, sei seria? 
Prenoteremo una vacanza, una giornata intera 
o scapperemo insieme a Montreal un weekend solo per una cena.
Per adesso però, litighiamo, andiamoci piano 
e se ci chiedono com'è, noi non rispondiamo. 
Tu fai la stronza con me, 
io faccio il bravo 
ma se mi incazzo e me ne vado, dico..

 Sono fatto così, sono fatto così, sono fatto così bene, bene.

Le nuvole si staccano dal cielo, 
le eludo col pensiero di quest'attimo, pattino.
Costretto a guardare attraverso un vetro, 
mi spiaccico il naso alla Robert Pattinson, 
tremo, parkinson.
Dai, fammi entrare che fa,
30 gradi, che c'hai quelle mani, 
ed io ho perso i soldi e le chiavi 
ed io stesso, non mi aprirei, non direi rimani 
ma fino adesso sempre tu sei che richiami.
Va bene, ok hai paura, capisco ce l'ho anche io
e capisco pure tutto ma mi butto se mi provi a dire addio.
Scherzo, però sai è questo che mi piace di me,
che rido ultimo e bene se sto con te, parliamone. 
Ho due biglietti per sempre, ci sei mai stata? 
io si, fa schifo ma è tipo tappa obbligata, 
fai le valigie, sistema l'affitto 
e paga che se non è la volta buona almeno hai casa.


Eh, hai detto agli altri che li raggiungiamo, 
è strano, perché in realtà non li conosciamo.
Poi siamo usciti tanto per dire usciamo. 
Che forse stavo a casa, era meglio, mi rilassavo. 
Fanculo, andiamo.



 

 

Scorpius sedeva scompostamente sulla sedia scomoda e rigida dell’ufficio del preside. Sguardo sfacciato, arrogante. Labbra serrata in un espressione che intendeva voler trovar ragione in quell’atto che ragione non possedeva. I piedi ticchettavano nervosamente sul pavimento in pietra e le nocche dolevano ancora per i pugni inflitti al suo avversario che sedeva accanto con ancora il labbro rotto, e il naso sporco di sangue agrumito. Lysander guardava di sottecchi Scorpius, che sembrava aver voluto abbassare la guardia adesso che entrambi erano statai scortati sotto la clemenza del Preside Paciock, che ticchettava a suon di orologio per la stanza in attesa che le porte si spalancassero per dar asilo ai genitori dei giovani che attendevano in silenzio. Rinchiusi nelle loro rabbie, e nei loro pensieri. Rinchiusi in quei gesti frenati e resi incompiuti senza che gli fosse dato agio di continuare, senza che gli fosse dato agio di concludere ciò che avevano iniziato.
Si poteva ascoltare il suono dei minuti che scorrevano, dei passi nervosi del preside che non riusciva a tollerare quel comportamento incivile, indignoso all’interno della SUA scuola, dove si era ripromesso, dopo l’ultima guerra, di professare solo pace e fraternità. Qualunque fossero stati i motivi di tale atto il preside si era ripromesso divolerne trovare soluzione, e l’attesa non agevolava quella sua intenzione.

“Malfoy, se pensi di volerle spezzare il cuore…” Lysander prese parola, e strisciando nel silenzio, sussurrò piano, in modo che solo Scorpius potesse sentirlo. Gli occhi del giovane Malfoy si spostarono dal punto impreciso della stanza a lui, e non mutando espressione lo zittì, non intenzionato a lasciare che Scamander potesse dettare regole.
“Non ho alcuna intenzione” Fu una risposta secca e troppo sincera, tanto da spiazzare Lysander che in quegli occhi vide una pura verità. Sentì le mani rodere dalla voglia di scagliarsi nuovamente sul viso perfetto del Serpeverde, con il quale , aveva sempre avuto un rapporto di pace apparente. Non avevano mai avuto motivo per giungere dove si trovavano adesso, ma Rose poteva essere considerato un motivo abbastanza valido. Lysander spostò lo sguardo al preside e mantenendo il fuoco d’attenzione a lui, non smise di rivolgersi a Scorpius, mantenendo un tono austero, non lascianosi ingannare da quell’apparente verità mostratasi per un attimo sul viso di Malfoy.
“Lo sappiamo entrambi che non la meriti…”Lysander continuava, senza sosta a dettare quelle regole, che davano a Scorpius altro fumo alle tempie, altro motivo per attaccarlo e questa volta non fermarsi.
“E chi la merita… tu?” Il tono di sarcasmo non piacque a Lysander, che posizionandosi meglio sulla sedia, scricchiolò le nocche, in segno di sfida e difesa.
“Non provare a sfiorarla minimamente”Scorpius sorrise sarcastico a quella minaccia sussurrata tra i denti, ringhiata ferocemente. Si allentò appena il gravattino verde e argento e ritornando a sedere scomodamente ritornò ad attacare il suo avversario, che non si arrendeva a lanciargli sguardi taglienti e minacciosi.
“Nemmeno tu…” Scorpius sottolineò per bene il ruolo che avrebbe dovuto mantenere Lysander in quella faccenda, e prima che lui potesse contrattaccare, le porte dell’ufficio si spalancarono violentemente, facendo sobbalzare il preside Paciok perso in pensieri propri, tanto intensi da non dargli modo di controllare la piccola e intensa discussione appena conclusa.
Cercò di distendere i lienamenti paffuti e goffi in un sorriso di galanteria, e accogliere cosi le cinque donne che fecero il loro ingresso all’unisono in quella stanza, nel quale improvvisamente calò il gelo assoluto.
Astoria Greengrass, entrò con al seguito la splendia Narcissa Malfoy e Andromeda Thonks, che nonostante l’età ormai avanzata, non accennavano nel perdere la loro bellezza, oscurata da qualche ruga, piccole tracce di vita, che solcavano visi stanchi e vissuti. Al loro fianco entrarono Luna Lovegood che con sguardo sognante e quasi spaesato cercò suo figlio, e con al seguito Hermione Granger, si diresse verso di lui, per assicurarsi che stesse bene, e che le notizie arrivate quel giorno stesso, non avessero omesso qualche particolare inaccettabile.
“Luna, Hermione” Neville non potè evitare di accogliere le due amiche in modo affettuoso, dandole quel caloroso benvenuto che fu negato alle tre donne, che alle spalle di Scorpius sembravano impazienti di andar via. Luna ed Hermione risposero all’abbraccio che Neville le porse, e per un attimo sembrò di ritornare a molti anni addietro, quando anche loro erano stati semplici studenti, nonostante la loro permanenza in quel luogo non era mai stato sereno e tranquillo come l’atmosfera che ormai si viveva da tanto. Si strinsero, caricandosi d’affetto e ricordi per poi ritornare nelle vesti ufficiali che ricoprivano.
“Mi sono permessa di accompagnare Luna, spero che non sia d’intralcio” Hermione guardò Lysander che ammiccò alla cara amica di famiglia con la quale aveva creato un rapporto materno. Hermione lo aveva accolto nella sua dimora quando ancora non era stato in grado di parlare, aveva vissuto con loro e la presenza di Hermione in quel momento era necessaria e non intralciava nulla. Neville sembrò percepire quei pensieir che attraversarono la mente di gran parte di loro, e riuscì a distendere il suo viso paffuto in un sorriso dolce e caloroso.
“Assolutamente, puoi stare qui senza alcun problema” Neville fece un leggero inchino, e piccole poltrone apparvero di fronte alla scrivania. Si accomodarono tutti, e diedero inizio a quell’incontro , che avrebbe occupato molto tempo. Il fine ultimo era ricondurre quei comportamenti a motivazioni presumibilmente risolvibii. I due gioani rimanevano in silenzio mentre il preside spiegava tutta la dinamica. L’attacco di ira improvviso di Scorpius, la difesa da parte di Lysander, l’’intervento dei professori e di Rose Weasley. Palrava piano, con calma , come se non fosse accaduto nulla, e nel frattempo i due alunni si sfidavano ancora con gli sguardi silenziosi, e adirati. Non avevano messo fine a nulla, tutto ciò sarebbe continuato anche al di fuori.
“Quindi non ho intenzione di punirli severamente, in fin dei conti sono ragazzi, ma voglio comprendere la natura di tale scontro! Non hanno mai avuto problemi del genere…Improvvisamente vederli afferrarsi, è stato scioccante. “Paciok discuteva da padre preoccupato piu che da preside , ma questo suo approccio docle, senza scontri , senza minacce , senza incutere paure intili. Continuava a ripetersi del perché di tutto ciò,  e i due giovani continuavano a riamanere in silenzio.

“Lys, credo che dovresti parlare con il preside Paciock e magari permetterci di capire perché siete arrivati a tanto” Luna poggiò delicatamente una mano sulla spalla del figlio, incitandolo a discutere con lui, e quindi provare a trovare una soluzione . Lysander sbuffò e strinse maggiormente le braccia al petto. Non aveva intenzione di coivolgere Rose in quella faccenda, soprattutto perché lei non aveva chiesto ciò. Hermione spostò lo sguardo da Lysander a Scorpius e notò con quanta indifferenza il giovane Malfoy affrontava quella situazione, come se qualunque fosse stato il verdetto finale, non lo avrebbe toccato o scalfito minimamente. Astoria accanto al figlio, guardava dritta davanti a se, non volendo scontrarsi con lo sguardo dei presenti in quella sala, non proferendo parola.Non volendo cedere allo sguardo compassionevole che il preside Paciok rivolgeva al giovane Malfoy, sguardo che chiedeva una parola che potesse fargli comprender eil perché di quello scontro cosi che la punizione che sarebbe stat impartita ad enrambi on sarebbe stata ingiusta. Ma nessuno dei due sembrava voler parlare, e giustificarsi o difendere. Hermione guardava Scorpius , e come sempre, quel viso, visto sempre in compagnia di Albus, le provocasse un leggero turbamento. Quel viso ricordava molto il viso di quel nemico di cui Hermione aveva un ricordo vago e sfocato. Ma non provava odio, rancore, ma c’era un qualcosa che le rendeva il petto pesante, e una piccola e leggera malinconia le attanagliava lo stomaco,ma quelle sensazioni che si susseguivano , non trovavano risposta e non c’era motivo per cui dovessero esistere. Rimaneva quel silenzio teso , che nessuno era intenzionato a rompere. Narcissa Malfoy rimaneva in disparte, insieme ad Andromeda, ad assistere a quella scena di silenzio e ricerca di risposte, che non giungevano da nessuno dei due ragazzi, che rimanevano zitti, come se si fosse creato un patto di assoluto silenzio che nessuno avrebbe infranto.
Neville sbuffò rassegnato, e guardando Luna con sguardi di chi sentiva le colpe altrui gravare sui suoi comportamenti decretò la punizione che entrambi avrebbero dovuto svolgere, silenziosamente e senza interferenze.
“Mi costringete ad agire di conseguenza. Scorpius Malfoy sei sospeso dalla squadra di Quidditch e da ruolo di capitano fino a tempo indeterminato, mentre Lysander Scamander sarai sospeso dalla squadra dei Leader fino  atempo indeterminato, e in piu ogni pomeriggio, all’ora di pranzo vi recherete insieme al campo di Quidditch a rastrellare la sabbia e dar ordine agli spogliatoi…” Lysander lasciò che il volto assumesse la posa della delusione che a quelle parole si materializz in lui. Avrebbe voluto urlare e chiedere di ripensarci. Avrebbe voluto far ragionare il preside in preda a quello stato delirante, ma la stretta della madre, alla spalla, lo zittì. Lasciando che rimanesse rigidamente seduto al suo posto. Scorpius invece rimase impassibile a quella notizia nonostante in lui si fosse creato un vortice nervoso. Avevano i campionati quell’anno, e permettere l’abbandono, momentaneo nella squadra, voleva dire dar alle altre squadre la possibilità di vincere non equamente. Ma non potea spiegare nulla di tutto ciò al preside, che conoscendo i punti deboli di ognuno, aveva scelto quelle punizioni con l’intenzione di far comprendere ad entrambi che azioni come quelle non venivano lasciate impunite o ignorate.
“Potete andare e mi dispiace aver fatto scomodare i vostri genitori” Neville sembrava sentire colpe gravare su di lui come se quelle decisioni non fossero davvero volute, ma il peso del suo ruolo erano le artefici che gesiano quei comportamenti non realmengte voluti. Hermione e Luna lo salutarono affettuosamente, mentre Astoria, rimanendo sulle sue, gli strinse la mano, e ticchettando sulla spalla del figlio lo invitò a seguirlo.
“Non deve sentirsi in colpa preside. Se occupa  quella sedia, è giusto che usiate il pugno di ferro” Narcissa aveva lasciato l’angolo buio dell’ ufficio, nel quale si era rifugiata, e raggiungendo il preside, ringraziò e si congratulò con lui, stringendogli delicatamente la mano. Neville sorrise, rimanendo ancora con uno sguardo colpevole. Narcissa gli sorrise, come meglio poteva, come raramente ormai si permetteva di fare, e senza dire altro, si aggiunse ad Astoria, Andromeda e Scorpius, che insieme ad Hermione, Luna e Lysander lasciarono l’ufficio, mettendo fine a quel breve incontro
Scesero le scale, ignorandosi  reciprocamente, lasciando altro silenzio tra loro. Scorpius guardaa la nuca di Lysander, e non riusciva ad evitare quel forte desiderio di prenderlo a pugni, di fargli rimangiare le minacce pronunciate in ufficio, di fargli comprendere che abbracci come quelli visti quella sera non li avrebbe voluti vedere mai piu. Sentiva che Rose gli apparteneva, e il loro star lontani, scontrarsi ogni giorno era dato da semplici incomprensioni che presto avrebbero chiarito. Sapeva che Rose provava esattamente ciò che provava lui, ma era troppo spaventata per ammetterlo a se stessa e agli altri. Troppo spaventata del dolore che quel rischio poteva portarle. Spiccare il volo comprendeva accettare anche una presunta caduta, e Rose non era pronta a cadere al suolo.
Giunsero alla fine della lunga scalinata a chiocciola, e come se il suo pensiero fosse giunto a Lei, Scorpius la vide. Rose era poggiata al muro , in attesa. Si guardava le scarpe, e nel tempo che aveva aspettato che il colloqui terminasse, aveva preso interesse per un piccolo sassolino, che ticchettava nel silenzio di quella sera. Aveva ancora il fazzolento sporco di sangue, che aveva usato per tamponare il naso a Lysander, e sul viso era ancora dipinta l’espressione preoccupata, vista poco prima in sala Grande. Alzò lo sguardo quando sentì i passi avvicinarsi, e i suoi occhi sfilarono via da quelli di Scorpius, evitando di incontrarsi. Salutò sua madre, e accorse da Lysander, per perdersi nell’ennesimo abbraccio. Gli sussurrò qualcosa all’orecchio e senza degnare di un solo sguardo, si allontanò con loro, lasciando a Scorpius solo la possibiltà di vederla andar via, non con lui. Non potè evitare di abbassare lo sguardo rassegnato e doloroso. Sentì gli occhi della madre premere su di lui, e prima che dovesse sentirsi in dovere di spiegare, si incamminò solo , verso i sotterranei, senza degnare nemmeno di un saluto le donne che lo avevano accudito per diciassette anni.
“Non essere una madre oppressiva mia cara. Se avrà voglia ne parlerà lui” Andromeda Black poggiò una mano sulla spalla di Astoria, frenando la sua intenzione di seguirlo e costringerlo a parlare. Lo vide incamminarsi solitario per il corridoio, con man affondate nei pantaloni e sguardo sprofondato nella pietra. Non si guardava intorno, perso in quel dolore del cuore, che faceva mancare il fiato e la voglia di spiegare tutto ciò.
Astoria annuì e senza attendere altro si voltò in direzione di Narcissa e Andromeda, pronta ad andare. Ma una nuova presenza frenò i loro passi. Era ferma e immobile, e fissava Narcissa come se d’avanti a lei ci fosse un fantasma. Le labbra erano socchiuse, desiderose di schiudersi e proferire parola. Quelle parole mancate per anni, dar voce al suono che Narcissa aveva dimenticato. Permettere ad Andromeda di godere delle sue parole.Luthien guardava le donne della sua vita, coloro che l’avevano accolta e amata coma una figlia, con sguardo spaventato, spaesato e lo stesso anche loro. Guardavano quella figura creduta dimenticata come se di fronte a loro ci fosse un essere inesistente o leggendario. Narcissa si portò una mano all’alyezza del petto, come se volesse placare il dolore che proveniva da li, mentre Andromeda non attese. Si gettò verso di lei, stringendola a se, cullandola come faceva quando ancora piccola, si perdeva nella sua dolcezza. Luthien non versò lacrime, non distese le labbra in una smorfia che potesse essere confusa con un sorriso. Tutto ciò gli era stato negato da quel giorno , da quella notte. Quell’abbraccio non lo sentiva, non sentiva il calore di quella donna che aveva amato, ma che adesso sembrava non riconoscere.
Bruthus accanto a lei non si sentiva minacciato e non sentiva minacciare Luthien. Scodinzolava felice e si sporse in cerca di coccole  e carezze.
“Quando….?” Non riusciva a Parlare Andromeda, ancora incredula di quella ritrovata presenza. Narcissa si avvicinò piano, a tentoni a lei, e riuscì solo ad accarezzarle i capelli e guardarla come se non credesse che fosse reale, come se temesse che in un attimo la sua figura potesse sparire e lasciare altro vuoto in lei.
“Sono stata chiamata dal Preside Paciok per insegnare Pozioni…” Luthien si scansò di poco dalle due donne, e si soffermò a guardarle, come se stesse ancora cercando di mettere a fuoco le due figure che aveva di fronte.

Rivedere quegli occhi , cosi simili ai suoi, provocò in Narcissa una gioia momentanea , che sparì nel momento in cui vide ombre attaversarle lo sguard. Freddezza il quell’espressione rigida , e non riconobbe la sua Luthien, in quella voce piatta e poco melodiosa. C’era qualcosa in lei che non le apparteneva come se un’altra identità si fosse impadronita del suo corpo, e cercasse di fingere la sua inesistenza.
“Sei sempre bella” Narcissa sussurrò piano quelle parole, in modo che Luthien potesse sentirle pienamente. In modo che potessero attraversarla e magari giungere in quel posto ormai reso freddo e immobile che era il suo cuore. Astoria si teneva in disparte, mantenendo i rapporti che l’avevano sempre caratterizzate. Un odio cordiale, che si esprimeva in silenzi e occhiate glaciali.
“Perché non ti prendi una pausa e vieni con noi ad Hogsmede, abbiamo tanto da dirci..”Andromeda le prese le mani, sentendo il gelo che le avvolgeva. La sua pelle era glaciale, esattamente come la sua espressione. Per un attimo le parve di toccare un cadavere, sentiva che di fronte a lei ci fosse un’estranea, ma non ci diede peso. La sagoma era quella della nipote tanto amata. Di quella ragazza mancata da casa per troppi anni, mancata alle loro braccia, ai loro sguardi. Luthien era mancata completamente e riaverla li, in qualunque condizione si trovasse, era una gioia.
“Non posso…devo andare “ Luthien si distaccò da loro , allontanandosi non solo fisicamente, allontanandosi ancora dalla loro vita e senza ascoltare le richieste nascoste in quegli sguardi supplichevoli, si incamminò via , passando accanto ad Astoria, che non le risparmiò lo sguardo impregnato di odio puro, visibile negli occhi smeraldini che mai avevano cercato di camuffare l’odio e l’astio provato per lei. Luthien le passò accanto sfiorandola appena, e con lei anche Bruthus che sembrò riconoscerla. Ringhiò appena, ma continuò il suo cammino, proteggendo la figura di Luthien, che si fermò per poco, quel poco sufficiente da sussurrarle piano parole che non avrebbe dimenticato  che avrebbero ottenuto ciò che Luthien avrebbe sperato.
“La storia si ripete….” Ci fu un lieve silenzio tra le due, quel silenzio di chi ha compreso, quel silenzio di chi sa la risposta a quel quesito detto sussurrato a mezza voce. Astoria rivolse lo sguardo al corridoio buio che aveva inghiottito suo figlio, e rivisse ricordi sperati abbandonati, ma lasciati li a galleggiare nella sua mente. Scorpius, era andato via in silenzio, senza giustificare le sue azioni, azioni che avevano trovato perché con quelle esatte parole.
 
                                                                                                                                                                                             *
 
 
Ciò di cui Hogwarts non avrebbe mai fatto a meno sarebbero stati i pettegolezzi succulenti che girovagavano tra le mura, che caratterizzavano la storia della splendida scuola , e quella mattina a colazione, il vociferare che si estendeva per la sala, trattava solo di una cosa: Il litigio scoppiato tra Scamander  e Malfoy.Due entità cosi diverse, due persone che per anni non avevano fatto altro che ignorarsi con eleganza e maestria, erano scoppiati nel bel mezzo della sala Grande la sera precendente, rompendosi nasi, e sporcandosi del proprio sangue. I motivi supposti  erano molteplici, e quelli reali nascosti, e quella mattina ancora, si cercava di dare risposta al perché di tutto ciò.
 
 
 

Rose aveva lo sguardo fermo, soffermato e attento sul volto di Lysander, che assaporava con gusto la colazione, tenendosi lontano da quello sguardo infagatore che lo aveva tormentato la sera precedente e ancora adesso chiedeva risposte. Cercava di non sottostare a quella pressione, che grava sulla nuca, ma gli occhi di Rose erano penetranti e continuavano senza sosta a tenersi fermi su di lui. Non voleva rispondere a quella continua domanda che ormai tartassava la domanda di tutti, non voleva informare Rose del perché avesse avuto una reazione del genere. Non poteva rendere ovvio e chiaro le intenzioni di Scorpius, soprattutto conoscendo il debole che Rose aveva per lui. Sentiva che se glielo avesse detto, Rose sarebbe caduta in un baratro di incertezza, di insicurezza dal quale non sarebbe piu uscita. Scorpius alternava attimi in cui lei era il centro de suo mondo, con attimi in cui di lei non voleva conoscere la minima storia, le minime sensazioni, i minimi attimi trascorsi in quel giorno. La teneva in una situazione in bilico, dove Rose rischiava di cadere e farsi male, e sapere di quest’ultima pensata di Malfoy l’avrebbe distrutta. Non poteva tener la sua amica , migliore amica, che adorava piu di chiunque altro, che amava incondizinatamente, in quella ampolla di insicurezza e false speranze.
“Rose la smetti?” Alzò lo sguardo, sentendo ancora una volta la pressione premere su di lui, e si scostò quando lei tentò di accarezzargli i capelli. Un sorriso sornione si dipinse sul suo volto, divertito da quel tentativo.
“Non mi ammali, Ragazzina” Rose incrociò le braccia al petto, scocciata e infastidita. Voleva conoscere i dettagli, i perché e ciò che mai Hogwarts avrebbe conosciuto. Voleva sapere cosa aveva indotto entrambi per rischiare in quel modo.
“Dimmi il perché di quella rissa stupida!” Ancora chiedeva spiegazioni, che Lysander non si accingeva a darle.
“Non sono affari tuoi” Lysander riprese a mangiare, allontanandosi ancora da quello sguardo indagatore e pressante. Stava per addentare il suo adorato Muffin al cioccolato, quando con gesto scaltro gli fu sfilato via, e il volto fu girato con furia. Lysander si riscontrò con Rose, furiosa e scocciata.
“Ora mi dici il perché ti sei preso a botte con Malfoy” Il suo volto arrossato era adorabile, e il broncio la rendeva tenera e buffa. Non riusciva a resistere a quel faccino, a quelle lentiggini spruzzate sul naso senza ordine, a quegli occhi intensi e profondi, velati di stanchezza e in quel momento di una leggere tristezza.
“Rose…. Per te ..ovvio” quella risposta fu delicatamente porta, lasciando Rose basita e incredula. Sentì il muffin scivolarle via dalle mani, per ritornare in quelle di Lysander, che lo addentò soddisfatto. Forse renderla partecipe le avrebbe dato consapevolezza che quella tristezza non andava provata, forse farle conoscere la bipolarità nella quale Scorpius Malfoy viveva, l’avrebbe aiutata ad eviarlo una volta per tutte.
“Spiega meglio” Rose i destò da quello stato basito, e sporgendosi verso l’amico, ritornò al disorso. Lysander mangiucchiava allegramente il suo dolcetto, come e quella risposta non fosse stata mai porta.
“Rose, tu sai quanto io ti adori, e Malfoy vuole giocare con te, e io non posso permettergli una cosa simile. Sei la mia migliore amica, sei la mia Curly, e non darò  aMalfoy la soddisfazione di farti del male… Non lo meriti… tu meriti qualcuno che ti ami incondizionatamente e che ami solo te, non che ami tante in diverso modo “ Rose sentì una leggera fitta al cuore, e sentì il sorriso incontrollato dispiegarsi sul volto. Lysander era capace di regalarle gioia gratuita, senza chiederle nulla in cambio, forse solo reclamando il suo sorriso. Era capace di farla star bene nonostante in lei ci fosse un piccolo vuoto apparentemente incolmabile. Lysander era li per lei a prenderle la mano, e tirarla su, quando ne aveva bisogno.
“Lysander….” I ringraziamenti furono zittiti, e un solo abbraccio concluse il tutto. Un abbraccio sentito, un calore trasmesso. Un bene sincero che attraversò entrambi e si mischiò, rendendo puro e semplice quel gesto, che non passò inosservato agli occhi del giovane Malfoy, che dall’altro capo della sala, osservò tutto con un nodo che stringeva lo stomaco, attanagliava le budelle, e rendeva inquieto il suo stato d’animo. Teneva del pane tostato tra le mani, e sentì scricchillare sotto di esse. Lysander non sentiva ancora il dolore dei pugni, ne avrebbe assaggiati degli altri. Sentiva il bisogno di scagliarsi su di lui, sentiva il bisogno di strapparlo da quelle braccia che desiderava sentire stringersi intorno a lui, e strapparlo da quel calore, che Rose sembrava non volergli riservare. Era rapito da quell’attimo, tanto da non vedere l’arrivo irruente e rabbioso di Willow, che scacciando Rigel con un solo gesto, si accomodò accanto a Scorpius.
“ora mi spieghi che diamine hai combinato IERI” Il ringhiò non fu trattenuto nonostante i denti serrati e la mascella stretta. Scorpius si voltò svogliatamente verso di lei, liberando le mani dalle briciole, e soffermandosi sul bel viso, contorto in una smorfia di rabbia pura.
“Ho dato una lezione a Scamander. Devo anche chiederti il permesso?” La stava sfidando, era chiaro nel suo sguardo che era giunto il momento in cui Scorpius avrebbe scoperto le sue intenzioni, quelle reali, quelle ponderate e rese incerte per troppi anni. Willow si accarezzò i ricci ribelli , cercando di trattenere la rabbia, che le sue mani non riuscivano a nascondere. Tremava, e sentiva la voglia di urlare. Conosceva il perché di quella reazione, e Scorpius non gliela stava negando. Voleva sbattergliela in faccia con violenza.
“Ok, e perché questa cosa?” Socchiuse gli occhi, respirando a fatica. Sentiva macigni enormi spingere sullo stomaco, e lacrime pizzicarle gli occhi. Ama Scorpius, e lui in quel momento non stava ricambiando quel sentimento, finto per anni.
“Perché saranno anche affari miei, Willow” Gli occhi di Scorpius si staccarono completamente da lei, e seguirono l’andatura di Rose, che con ancora il sorriso sulle labbra sfrecciava fuori la sala comune, diretta altrove, lontano dal suo sguardo , e dalla sua attenzione. Non ascoltò nulla , non sentì piu la voce rabbiosa e tremante di Willow, non si preoccupò dello sguardo rimproveratore che Al gli rivolse, e quello basito di Rigel che lo vide sfrecciare fuori, come un fulmine, diretto in quell’unica direzione che valeva la pena raggiungere. Uscì dal calore e dalla bellzza della sala Grande, per seguire la sua bellezza, quella che intravide tra le scale, quelle che seguì con il cervello spento, e con il cuore che palpitava di lei, che chiedeva di lei. La seguì per il corridoio, e quando lei , accorgendosi della sua presenza si voltò, il tempo sembrò fermarsi definitivamente.
Erano a pochi passi l’uno dall’altra, entrambi persi in quegli sguardi incerti, confusi, e imbarazzati. Rose stringeva la borsa, caricando su di essa la tensione che la presenza di Scorpius le provocava. Erano soli in quel corridoio, e rose temette che il suo cuore fosse udibile. Era li a fissarla come se avesse trovato qualcosa di ambito, come se la sua presenza fosse richiesta in quel luogo e ritrovarla era stato per lui un conforto dell’animo. Si avvicinò prima con calma, poi come se temesse la sua fuga, Scorpius prese un passo piu veloce, un passo deciso speranzoso, colmo di voglia di raggiungerla, e quando lo fece, Rose era immobile in attesa di lui, in attesa che le sue mani premessero sulle sue spalle e la conducessero sotto un arco silenzioso e solo. Che i loro volti si scontrassero, i loro respiri si mischiassero, e i loro occhi si ritrovassero. Erano vicini, troppo , pericolosamente a pochi tocchi l’un dall’altro. Scorpius socchiuse gli occhi, e poggiò la sua fronte a quella di Rose, e rimase in silenzio, come se volesse godersi quell’attimo, assaporandone anche i silenzi.
“Rose…” Sussurrò il suo nome con troppa enfasi, con troppa dolcezza. Rose sentì il cuore prendere un balzo violento, sentì dolore, un dolore insopportabile. Un dolore che pesava e che avrebbe voluto strappare via.
“Dimmi che tra te e Lysander…” Non riusciva a pronunciare le parole, non riusciva a dire ciò che provava era del tutto bloccato, paralizzato, temeva i quella risposta che sembrvaa cosi ovvia nella sua mente. Rose assaporava il profumo, che ormai era suo, completamente suo, come quel corpo che aderiva perfettamente con il suo, e sentì il bisogno di spiegare ciò che aveva capito che lui volesse conoscere.
“No… no…” Silenziosamente, con un leggero sibilo , Rose gli comunicò la realtà quella che lo fece distendere, quella che gli diede sicurezza. Rose sentì il dolore gravare quando si distaccò da lei, e senza rivolgerle parole, le voltò le spalle, prendendo l’ennesima vittoria, e acquisendo l’ennesima sicurezza che solo Rose Weasley gli avrebbe dato.
 
 
 
 
Lily Luna Potter non aveva mai accolto un giorno con il broncio stampato sul viso, non aveva mai negato ad un solo singolo giorno un motivo per cui non essere entusiasta e felice. Aveva negli occhi la vitalità , la voglia di scoppiare di energia, di esprimere la sua vitalità ad una sola occhiata. Lily Luna Potter era un fuoco che non sarebbe mai stato spento, e che lei non avrebbe mai permesso che accadesse. Quella mattina, piu delle altre, Lily era una manifestazione pura e semplice di felicità gratuita. I suoi occhi risplendevano di una luce accecabile e le labbra erano appena curvate in un sorriso incontrollabile , che non poteva essere spento. Camminava come se sotto di lei ci fossero nuvole leggere che la libravano a qualche centimetro sopra il pavimento ,  e nessuna rabbia sembrava visibile. Entrò nella sala Grande con un leggero ritardo, ma consapevole che avrebbe ritrovato la sua fonte di felicità, accomodata al solito posto, con i soliti amici. Teddy era a qualche metro da lei, sorrideva a James e Fred, isolati dal mondo che li circonadva, concentrati solo su di loro , concentrati solo sulle loro parole . Sorridevano abbattendo le differenze di casa, sorridevano genuinamente, e Lily si godeva quella luce che i tra amici emanavano inevitabilmente, sorseggiando il loro succo di zucca, addentando i loro Muffin. Era immobile a fissarli, sorridendo a sua volta, incantata dal modo con cui i capelli di Teddy quella mattina erano di un castano chiaro, lucente. Ammirava con incantevole gioia come James lo accoglieva in famiglia abbracciandolo e scompigliandogli i capelli, come Fred accoglieva Lysander, che aveva appena lasciato la sua postazione per riunirsi ai suoi fedeli malandrini, che non gli avrebbero mai negato quel bene che ormai li univa da sempre.Si avvicinò a loro, incurante se la sua presenza potesse recare fastidio, sicura che ciò non sarebbe accaduto. Scivolò nella panca accanto a Fred, in modo da ritrovarsi di fronte a Teddy, e poter far in modo che i loro sguardi si incrociassero ancora una volta, si ritrovassero e nuovamente si deliziassero di loro. Ritrovassero quella felicità reciproca.
“Cosa vuoi sorellina?” James interruppe quel momento, intromettendosi nei suoi pensieri, richiamandola alla realtà e dandole il peso di ciò che entrambi nascondevano. Lily indurì lo sguardo assumendo la medesima espressione che la rendeva tremendamente simile a James.
“Ho fame, e voglio il tuo muffin” Si allungò nella sua direzione, rubando il dolcetto dalle sue mani, rendendo breve la distanza che la separava da Teddy, e gettandogli , con causale indifferenza qualche ciuffo rossiccio sotto il naso, dandogli il permesso di sentire il suo profumo, di prendere nuovamente il ricordo di quell’ennesimo bacio che li aveva resi bugiardi , li aveva resi nemici di una persona cara, agendo alle sue spalle, aumentando il senso di colpa che albergava in Teddy ormai da mesi.
Il giovane Tassorosso chiuse gli occhi, allontanandosi di poco da lei, desiderando di non dar nota di quel fastidio piacevole.
“Perché non ritorni nel lato bambini. Stiamo discutendo su cose serie, che ragazzette come te non dovrebbero nemmeno ascoltare” James scoccò una leggera sberla sulla fronte della sorella, che addentò il Muffin , con atteggiamento di sfida per poi spostare nuovamente lo sguardo a Teddy che cercava di evitarlo ma come se una forza magnetica lo atterrisse e rendesse schiavo, non riusciva a non guardarla e sorridere divertito a quella scena che solo i fratelli Potter potevano allestire .
“Perché voglio ascoltare cosa voi grandi uomini avete da dire” Lily sfoderò un sorriso radioso, che causò in Teddy altro caos. Era splendida, era lucente , era viva e sentiva un forte bisogno di prendersela tra le braccia e sussurrarle quanto fosse spettacolare, quanto quel sorriso lo rendesse leggero, gli regalasse gioia e carica.
“Nanerottola , non ti conviene potresti rimanerne sconvolta” il braccio di Fred le circondò le spalle e quelle parole minacciose le furono sussurrate appena, regalando sorrisi generali. Lysander era l’unico ad osservare e rendersi conto di quanto amore gli occhi di Teddy fossero in grado di emanare alla vista di quella ragazzina, che non faceva altro che rivolgersi a lui, come se intorno ad essa non esistesse nulla. Entrambi si guardavano e con i soli occhi vivevano quella loro storia, clandestina appena nata, che aveva trepidato a nascere, che aveva atteso allungo, priva di sicurezza , priva di certezza.
Lysander prese Fred per la colletta della divisa e lo tirò via.
“Lasciate che la nostra Lily rimanga, è pur sempre una Potter” Ammiccò in sua direzione e Lily sorrise trionfante. James cruciò con lo sguardo l’amico, che alzò le spalle, scrollandosi ogni tipo di responsabilità.
“In realtà ci stavamo chiedendo il perché ti sei fatto ridurre in quelle condizioni dal caro Scorpius…” James indicò i segni che ancora occupavano il volto di Lysander, che cercò di nascondere abbassando lo sguardo sul piatto vuoto posto di fronte a lui.
“Meglio non parlarne..” Rispose lui in un filo di voce, conoscendo James che avrebbe reagito in modo peggiore, data la sua indole protettiva che sentiva per tutte le sue adorate cugine .
“ Spero che non ci sia di mezzo una donna” Fred lo guardò di traverso , come a rimproverare il suo comportamento che aveva permesso di renderlo vulnerabile e punibile.
Lysander indurì lo sguardo, e rimase nuovamente in silenzio. Sapeva che avrebbero compreso , sapeva che avrebbero accettato il suo gesto, ma Scorpius poteva essere considerato uno di famiglia, frequentava casa Potter da anni, viva con Teddy  e condivideva il dormitorio con Fred. Non poteva creare caos per una questione prettamente personale. Scosse il capo, e sorseggiando velocemente il succo di zucca di James, si mise borsa in spalla e salutò frettolosamente i presenti.
“Buona Giornata gentaglia” E scompigliando i capelli di Lily , andò via, lasciando tutti con il dubbio che aleggiava ancora sulle loro teste.
“Il nostro Lysander avrà avuto i suoi buoni motivi per aggredire Scorpius, che avrà sicuramente fatto qualcosa. Non c’è nulla di sorprendente, in fondo è pur sempre un Malfoy” Teddy guardò gli amici , ricevendo consensi, per poi ritornare alla sua Lily che lo guardava con il sorriso che gli illuminava il volto. Sentì le viscere fare un tuffo, quando sentì che dal sotto al tavolo qualcosa richiamava la sua attenzione. La Giovane Potter lo accarezzava con il piccolo piede richiamandolo a se. James al suo fianco sembrava del tutto perso in pensieri lontani e Fred giocherellava con il suo porridge. Nessuno sapeva , nessuno sospettava eppure Teddy sentiva il sudore della colpevolezza, inumidirgli la fronte. Si scostò, mimando un no con il capo, e saziandosi del sorriso divertito che Lily sfoderò di fronte a quel piccolo atto di malizia innocente.
“Stava rischiando l’espulsione. Idiota” Teddy sobbalzò quando sentì la voce di James, rabbiosa. Fece tremare il tavolo, colpendolo piano, ma con abbastanza rabbia. Lily poggiò il viso tra le mani, e guardava suo fratello , continuando a cercare con il piede Teddy, che cercava , inutilmente , di allontanarsi da lei. Sorrideva nervosamente, e cercava con gli occhi di farla smettere.
“ Il preside Paciock non lo avrebbe mai espulso. Siamo fortunati, abbiamo un preside comprensivo!” Fred alzò lo sguardo, e Teddy si irrigidì maggiromente, temendo di essere smascherato. I capelli iniziarono a mutare velocemente, alternandosi con colori accesi , con altri cupi e altri ancora quasi brillanti. James si voltò e lo guardò con un sopracciglio alzato e scettico.
“Amico, cosa diamine ti sta accadendo?” Teddy si voltò di scatto, scrollando le spalle, fingendo di non conoscere la natura del cipiglio di James.
“Nulla…” Aveva la voce rauca e colpevole, e il suo tentativo di nascondere ciò che stava provando in quel momento fu vano. Lily si ritirò silenziosamente, ritornando a sedere compostamente nella panca, trattenendo un sorriso divertito e dispettoso.
“Non riuscirò mai a capire questa strana dote che hai nel cambiare il colore di capelli… “Fred storse il naso, guardando estraniato il modo in cui i capelli di Teddy ritornarono neri, neutri, calmando la tempesta nel quale era stato gettato poco prima.
“è una questione complicata, non devi darci peso” Teddy cercò di riportare l’attenzione altrove, estraendo dalla borsa un libro preso a caso e posizionandoselo d’avanti al volto, si nascose da Lily e nascose la tentazione di prenderla tra le braccia e frenare quei comportamenti con un solo bacio che non avrebbe fatto finire fin quando non avessero sentito il bisogno di prendere un respiro.
James e Fred rimasero a guardarlo con aria scettica e confusa, per poi lasciar perdere quell’atteggiamento considerato indescrivibile e folle. Lily si posizionò sulla panca, e socchiuse appena le labbra per prendere parola ma sentì che le si bloccarono in gola quando vide suo Fratello James irrigidirsi e sorridere sornione, per poi chiamare all’attenzione Teddy.
“Ed ecco che passa Wanda  Stivens.. Ti sta guardando amico. Non gli è bastato quello che gli hai dato l’altra sera…” i capelli di Teddy divennero rosso fuoco, come se stessero andando in fiamme, il libro gli scivolò dalle mani, cadendo con un tonfo a terra, e quando si calò per recuperarlo sbattè con il capo sotto il tavolo, smuovendo ogni cosa. Non vide lo sguardo indignato di Lily che seguì l’andatura lenta e lasciva della bella Corvonero, che soffermò i grandi occhi verdi al tavolo, prima di ritornare sui suoi passi, e lasciare la scena. Sentì lo stomaco attorcigliarsi fastidiosamente, sentì le lacrime salirle agli occhi, e prima che prendessero via libera, prese la borsa, e ancora prima che Teddy riemergesse dal tavolo , uscì via, non dando spiegazioni ad alcuno, lasciandosi alle spalle lo sguardo confuso di James e Fred e quello colpevole di Teddy che desiderò per un attimo strozzare James e tappargli quella bocca che non teneva mai chiusa.
 
 
 
 
 
Quell’ennesima giornata era quasi terminata, qualche lezione e finalmente Luthien sarebbe ritornata nelle sue stanze, a perdersi nei tormentuosi pensieri e obblighi da cui ormai dipendeva totalmente. In quella mattina si erano susseguiti volti, voci dimenticate quasi subito. Aveva ripetuto medesimi parole ogni volta, aveva spiegato cose che gia conosceva a memoria tutto con un gran distacco, tutto con disinteresse naturale e con la mente che volava altrove. La sera precedente aveva rivissuto momenti della sua vita passata, scontrandosi con i due volti piu importanti della sua vita .aveva rivissuto deboli gioie, che erano sparite nel momento in cui la mente, nemica in quell’attimo, l’aveva ricondotta a quella sera dove la sua vita aveva iniziato a sgretolarsi, a perdersi in un baratro buio dal quale non era riuscita a risalire. Aveva rivissuto quelle tragedie che avevano coinvolto troppe persone innocenti, che avevano cambiato il vero corso della storia, che avevano dato al destino il ruolo di cambiare il finale, e di renderlo meno sopportabile, renderlo non giusto,non donando a chi meritava. Riposizionò con cautela i vari tomi poggiati sulla scrivania. Bruthus la guardava con sguardo attento, soffiando pesantemente, scodinzolando ogni volta che lei passava al suo fianco.
“Dopo Bruthus, adesso devo dare una sistematica prima che arrivin…” Le parole si spensero con il cigolare della porta che venne spalancata piano. Luthien si voltò, lasciando il suo lavoro, e accogliendo il vicepreside Muller,con sguardo torvo. L’uomo avanzò a tentoni, fermandosi all’ingresso, con un leggero sorriso stampato sulle labbra.
“ Buon pomeriggio Vicepreside” la voce era piatta e distaccata, e l’attenzione fu destata nuovamente per ritornare al lavoro lasciato. Gli furono voltate le spalle, e il cane avanzò nella sua direzione, non distogliendo lo sguardo dall’intruso che aveva fatto ingresso senza preavviso.
“Professoressa Lestrange, questa mattina non l’ho vista a colazione” Il vicepreside allungò appena una mano verso l’enorme cane, sperando che non gli fosse stroncata a morsi.
“Non avevo fame e poi non credo che sia obbligatorio consumare la colazione” Luthien risistemò la pila di libri per voltarsi e ritornare a guardare l’intruso . Rimase del tutto scioccata quando notò com Bruthus si facesse accarezzare senza protesta da quell’uomo, che aveva del tutto l’attenzione poggiata al bel cane che scodinzolava soddisfatto di quelle carezza . Mai prima di allora , il grosso cane aveva permesso che qualcuno lo toccasse. Era sempre stato pronto a proteggere Luthien con il suo essere perennemente aggressivo, mentre ora in quel momento sembrava indifeso e privo di aggressività. La sua grossa figura sembrò addolcirsi sotto il tocco del vicepreside Muller che continuava a divertirsi nel coccolare quel grosso animale , privato della sua forza.
“Certo che non siete obbligata professoressa. Ma ho notato la sua assenza e da buon Vicepreside , mi preoccupo dei professori che prestano servizio qui! Spero che non me na faccia una colpa” Gli occhi nocciola si levarono verso di lei, scontrandosi violentemente con il suo sguardo duro. Luthien cercò di dostogliere lo sguardo e non aver la costrizione di far notare il vuoto presente nelle sue iridi, nella sua anima, ma fu come lui l’ancorasse totalmente al suo sguardo, e non permettesse quella fuga.
“No, certo.. è suo dovere”Luthien si sentì spaesata e confusa, e un tremendo senso di colpa le attanagliò l’animo. Quegli occhi erano tremendamente familiari e per un attimo Luthien sentì qualcosa smuoversi in lei, quel qualcosa rimasto dormiente e immobile.
“Bene, la lascio alla sua prossima lezione.Mi sono accertato che lei sta bene e non ha bisogno di nulla…Buona Giornata professoressa Lestrange” Brutus protestò con un ringhio l’allontanamento del vicepreside, che ormai lasciando del tutto il da farsi,chinò appena il capo, salutando elegantemente Luthien che fece lo stesso, per poi rimanere del tutto impalata li, a guardare quell’ospite sparire dietro la porta. Per un attimo Luthien era ritornata a risentire del calore attraversarle il corpo, come se il sangue fosse ritornato in circolo e avesse dato vita finalmente al suo cuore. Quell’attimo terminato in troppo tempo, ma rimasto abbastanza da lasciare un vuoto di colpevolezza impiantato in lei.
 
 
 
 
 
Lily camminava a passo di marcia, con sguardo teso, occhi oscurati da una rabbia e delusione che l’aveva accompagnata per tutto il giorno. Non aveva parlato con Rose, che come lei quella mattina era sembrata del tutto estraneata dal mondo, e né con Dominique che piu volte le aveva chiesto cosa fosse la causa del suo malessere ricevendo come risposta una scossa di capo e un movimento di mano che intendeva la sua volontà di essere lasciata stare.
Aveva una rabbia che le attraversava ogni angolo del corpo, che le aveva serrato lo stomaco e indurito i lineamenti. Camminava scontandosi con chiunque fosse di passaggio, non scusandosi, ritenendo importante solo il suo ritorno nel dormitorio. Non aveva voglia di cenare, quella giornata era stata abbastanza stressante, non voleva rivedere il viso di Teddy che magari seguiva quello di Wanda, apprezzandone le curve e la bellezza. Camminava in direzione del suo amato dormitorio, assaporando il calore delle coperte che l’avrebbero attesa e avvolta. Camminava  accellerando il passo e non guarandosi alle spalle. Camminava con velocità nervosa e fastidiosa, non rallentando nemmeno per salutare qualche conoscente. Camminava e non dava peso a nulla e nessuno, fin quando non sentì la tracolla venir strattonata, e sentire di ritornare indietro e non proseguire per la sua strada. Si voltò e sentì un tuffo al cuore nel notare con quanta foga Teddy la tenesse per la borsa e la trascinasse via.
“Lasciami stare” Lily frenò il passo violentemente, puntando i piedi sul pavimento in pietra, ma la forza di Teddy era maggiore, e senza proferire parola continuò sulla sua strada. La trascinava silenziosamente, non voltandosi a guardarla, e Lily, fingendo di trovarsi infastidita, lasciò che la conducesse al terzo piano, dove una porta si splancò a loro, per mostrare una stanza completamente vuota , enorme e circolare che li accolse nel suo silenzio totale. Solo quando il tonfo della porta rieccheggiò nella sala, Teddy si volto verso di lei, incatenandola completamente al suo sguardo.
Lily teneva le braccia conserte, e lo guardava con aria di sfida.
“Cosa avevi intenzione di fare questa mattina?” Era duro nel modo con cui si rivolgeva a lei, come se il rimprovero dovesse trapanarle il cervello, ma Lily non si lasciò intimorire rimase a guardarlo con aria di sfida.
“Nulla” Lily scrollò le spalle come se il suo tentativo di stuzzicarlo fosse stato fatto con semplice innocenza. Teddy si portò le mani al viso, sconsolato e preoccupato, non sapendo cosa pensare o dire. Lily continuava a fissarlo mantenendo ancora la sua aria dura e boriosa, ma in cuor suo sapeva il rischio corso quella mattina, lo stesso che stavano correndo rimanendo in quel luogo.
“E adesso? James non potrebbe venir a conoscenza di questo nostro incontro clandestino?” Teddy scoprì il volto, al pronunciare il nome di colui che avrebbe ricevuto la delusione , di colui che aveva sempre accolto Teddy come un fratello e aveva sempre chiesto lealtà quella lealtà che stava bruciando in quel luogo, in quel momento.
“Non scherzare Lily… Corriamo rischi , e tu lo sai quanto me” Teddy pronunciò parole contrastanti , in quanto nonostate volessero comunicare il suo voler stare alla larga da lei, non lo indussero a farlo. Si avvicinò e prendendola per le spalle , la bloccò con dolcezza contro il muro che circondava la stanza completamente vuota.
“Ti rendi conto di ciò che stiamo facendo” Poggiò la sua fronte contro quella di Lily, che fece scivolare gia la borsa, liberandosi completamente per aggrapparsi a lui, per stringersi contro di lui e rendere il suo profumo il suo nettare vitale. La sua presenza aveva fatto dimenticare ciò che l’aveva resa furiosa. Le aveva fatto dimenticar del tutto ciò che avrebbe voluto dirgli una volta ritrovatasi di fronte a lui.
“Me ne rendo conto” Rispose lei tra i sospiri, frenando le parole di Teddy con un bacio. Per poi dargli nuovamente agio nel rispondere e prendere parola.
“E perché stiamo ancora qui?” Quella domanda aveva un'unica risposta, che Lily pronunciò dopo l’ennesimo bacio.
“Perché lo vogliamo” Ancora un altro bacio che fece mischiare i loro sapori, i loro respiri.
“Lo vuoi?” Teddy sospirava e ardeva. Il cuore era un battito frenetico, e le mani stringevano ai sottili fianchi di Lily che si aggrappava a lui come sua unica ancora di salvezza.
“Lo voglio…” Rispose lei tra un altro sospiro e un altro unirsi di labbra. Le mani di Teddy scivolarono tra i capelli, gettandoli all’indietro, permettendo al suo sguardo di goder del bel viso, delle labbra e degli occhi della sua bella Lily, che mutò lo sguardo. Da fiero e testardo, si era tramutato nello sguardo di donna innamorata, donna desiderosa di baciare il suo uomo e perdersi completamente in lui.
“Fai l’amore con me” Le labbra di Lily si mossero appena , pronunciando quelle parole che resero Teddy incredulo e nervosamente felice.
“Cosa?”Teddy si distaccò appena, non credendo alle parole appena udite.
“Fai l’amore con me…” Lily sapeva ciò che voleva e in quel momento desiderava solo gettarsi completamente tra le sue braccia e permettergli di renderla sua .
“Lily sei sicura?” Teddy desiderava averla, desiderava sentire il calore del suo corpo , desiderava vederlo completamente privo di veli, ma solo se lei davvero lo avesse voluto. Non voleva costringerla ad agire contro las sua volontà . Voleva che entrambi di quel gesto fossero consensienti e decisi. Lily si staccò da lui e cominciò a sbottonarsi la camicetta sottile, sfilandosela del tutto, gettandola sul pavimento, mostrando il suo piccolo e candido corpo. Fece scivolare anche la gonna, denudandosi completamente, rendendosi vulnerabile anche nell’animo.
“Non voglio che te. Non ho desiderato che te per tutti questi anni. Voglio fare l’amore con te…” Lily parlava con decisione , la stessa che Teddy vedeva nel suo sguardo. Desiderava quel momento, desiderava lui, e anche la stanza lo manifestò mutando completamente scenario. Ornandosi di un letto soffice, di candele che resero l’ambiente opaco e romantico, di fiori che profumarono l’intera stanza. Lily era li, si offriva alui, offriva il suo amore, desiderava solo lui.Teddy non lasciò scorrere altro minuto. Si avvicinò a lei, accarezzando con mani esperte ogni lembo di pelle scoperta. Prendendole il capo tra le mani e baciandola con passione. Sentendo i suoi sospiri, e premendo con forza il suo corpo contro quello di lei. Lasciò che le mani tremanti di Lily lo aiutassero a spogliarsi, e quando entrambi furono completamente privi di barriere, Teddy la prese per i fianchi e la indirizzò verso il letto. Le accarezzò le gambe, baciandole con vorace voglia, si soffermò a guardare i piccoli seni, del tutto spogli, accarezzandoli con dolcezza. Spostò lo sguardo al suo volto, arrossato, imbarazzato. Le labbra socchiuse furono nuovamente incatenate alle sue, e senza attendere Teddy soddisfò il suo desiderio. Piano , con dolcezza , si uni a lei, spingendo piano, non volendole far male. Lily si aggrappava alle sue spalle forti, incitandolo a non fermarsi e non rimandare quell’attimo importante e voluto. I sospiri aumentarono ad ogni secondo . Entrambi si muovenao all’unisono come se i loro corpi fossero fatti per aderire in quel modo, per stare uniti, e amarsi tra il calore delle lenzuola. Si guardavano mentre facevano l’amore, studiavano le loro espressioni, e Lily accarezzava quel viso tanto amato. Teddy le baciava i palmi delle mani, i polsi, per poi passare alle labbra, al collo, al seno. Amando ogni tratto di lei, amando il suo corpo, amando lei.
Erano clandestini in quel luogo, che silenziosamente assisteva al loro amore. Erano clandestini, ma non per quello avrebbero smesso di amarsi quella sera.







 
 
 
Era scesa la sera, e ogni studente piano si dirigeva nei propri dormitori, contenti di quel giorno terminato con successo. Ossa e testa pesanti, si trascinavano in fila verso i propri luoghi di riposo, dove calde coperte avrebbero dato pace ai loro muscoli, e alla loro mente che anche quella mattina era stata riempita abbastanza. Scorpius aveva i muscoli brucianti. Gli allenamenti erano stati intensi quasi stremanti. La squadra stava dando il meglio di se e lui era sicuro che avrebbe fatto meglio con altri allenamenti, e quell’anno , avrebbe terminato gli studi con la coppa tra le mani. Avrebbe lasciato ad Hogwarts la fierezza del suo nome, entrando negli annali, portando la sua squadra ad una schiacciante e soddisfacente vittoria che non avrebbero dimenticato. Si toccò il collo, massaggiandoselo, cercando piacere in quel tocco scomodo e arrangiato. Sospirò stancamente, e con la sola voglia di accoccolarsi tra le coperte, si diresse verso i dormitori, dando al buio e all’umidità la possibilità di avvolgerlo e accoglierlo.
Quella sera aveva mangiato lontano dal solito gruppo, con gli occhi intereamente puntati su Rose che lo aveva evitato, che aveva tenuto alla larga i suoi occhi da quelli di Scorpius, come per fargli pagare ciò che era accaduto la mattina nei corriodio. Non aveva avuto modo di rincontrarla , di rivederla e riprendere quella questione che lo aveva fatto scappare, senza completare ciò che aveva avuto intenzione di spiegare. Sentiva una forza che lo teneva lontano da lei, ogni volta che la questione diventava reale. Ogni volta che quel qualcosa di ipotetico prendeva redini reali, Scorpius sentiva un terrore pervaderlo ovunque, e le gambe lo gettavano ad inseguire altro e non lei. Si sentiva un codardo, perso in quella dannazione, perso in quella non volontà che lo portava a sbagliare ogni volta.
Socchiuse gli occhi, soffiando stancamente a quel dolore insopportabile e a quella realtà che lo rendeva un codardo. Non avrebbe mai affrontato Rose, era inibito da lei, da quella sua dolcezza che spiazzava, da quel suo essere cosi umile da farla apparire quasi perfetta. Avrebbe trovato sempre silenzi , e mai parole giuste da dedicarle. Pronunciò la parola d’ordine stancamente, e si immerse nell’umiidtà della sala Grande dei Serpverde. Non fece nemmeno in tempo ad entrare, che qualcosa lo colpì violentemente il volto, ridestandolo da quella stanchezza che lo stava gettando in un sonno che avrebbe trovato sollievo solo il giorno seguente.
Una copia di VanityWitch gli cadde tra le mani, e il volto adirato di Willow apparve nella sua traiettoria.
“Ma che diamine ti prende?” Scorpius quasi urlò indignato, non accettando quel comportamento da pazza isterica che stava coivolgendo Willow, rendendola furibonda. Il volto era paonazzo, i boccoli Castani erano tirati all’indietro, come se anche la loro presenza potessero renderla inqueieta, e gli occhi erano rabbiosi .
“Non so cosa diamine hai in testa! Ma non credere che non me ne sia accorta! WEASLEY , con la WEASLEY?” Ringhiava inferocita, sbraitava, smaniava. Era una belva inferocita che non avrebbe trovato pace. Scorpius arrotolò tra le mani la copia del giornale usato come arma e glielo porse silenziosamente, non volendo tener quella conversazione che non poteva trovare scuse che potessero negare l’evidenza.
“Non star in silenzio e dimmi come stanno le cose! Non ti sto bene piu? Non ti va bene piu la tua Willow? “ Il giornale gli fu strappato dalle mani con violenza, e nuovamente fu gettato contro di lui, questa volta piu volte, ripetutamente fu colpito il braccio. Scorpius non provava nemmeno a difendersi, e ignorava le occhiate curiose degli altri serpeverde, quei pochi rimasti ancora li, a perdere le utlime ore prima di ritornare nelle proprie stanze.
“Willow smettila” Scorpius lo chiedeva con pacatezza e calma, ma Willow continuava, mettendoci rabbia e odio, aggiungendo lacrime salate  dolorose, di orgoglio ferito.
“Sei uno stronzo! MI FAI PENA! “ Piangeva , tra la rabbia e il dolore, odiava Scorpius, odiava e continuava a battere contro di lui. Scorpius rimaneva quasi immobile, lasciando che Willow scaricasse ogni cosa su di lui, permettendole di farlo solo perché lui in quel momento si trovava nella peggior posizione e non poteva pretendere di essere compianto e capito.
“CON LA WEASLEY. LO SAPEVO, L ‘HO SEMPRE SAPUTO! HAI SEMPRE AVUTO OCCHI SOLO PER LEI! SOLO PER QUELLA SCHIFOSA, INUTILE SGUALDRINELLA FRIGIDA! “ Willow non risparmiava una singola offesa , infliggeva colpi anche a lei, inconsapevole di quella situazione, inconsapevole di quelle parole. Scorpius sentì un leggero pizzico allo stomaco, e in un colpo secco, frenò l’ennesimo colpo che volò nella sua direzione, e tirandola a se, tanto vicino da sfiorarle il viso ritornò a prendere in mano la situazione.
“Adesso penso che dovresti smetterla e ritornare nella tua stanza! Mi hai stancato” I denti stretti, la mascella rigida e immobile , fecero comprendere  a Willow che Scorpius aveva davvero perso la pazienza. Non riusci a frenare le lacrime che continuavano a scivolarle sul viso, in contrasto con lo sguardo orgoglioso e colmo di rabbia.
“Anche tu mi hai stancata Scorpius” Si divincolò con forza dalla sua presa, gettando sul pavimento il giornale, ormai stropicciato e maltrattato.
“Ottimo, non vedo motivo quindi di continuare a stare insieme” Scorpius si sistemò per bene la manica della camicia, e sfoderò un sorriso ironico , ma frustrato e stanco. Willow era immobile e tremante d’avanti a lui, che non si rendeva conto del dolore che le stava ingliggendo, delle crepe che le stava creando dentro.
“Appunto. Non c’è “ Lo disse con voce tremante, con sguardo rassegnato e con il cuore che piano, divenne polvere. Lei Willow , orgogliosa, fiera, strisciante e infida serpe, stava ricevendo una delusione d’amore. Di quell’amore che mai avrebbe osato parlarne, che mai avrebbe voluto osare aver a che fare. Scorpius si passò una mano tra i capelli, stanco di quel fine serata, stanco della giornata che aveva gravato su di lui.
“Vado a letto, ho avuto una giornata stressante” Scorpius si coprì il viso, allontanandosi da quello sguardo triste e deluso che sembrvaa volergli far comprendere quanta meschinità era agglomerata in lui. Quanto fosse stato faslo per tutti quegli anni, mentendo non solo lei, ma anche se stesso. La superò , diretto nella sua stanza.
“Sai che io e te non abbiamo piu nulla da dirci?” Willow frenò il suo passo con le parole, in attesa di quella risposta che non arrivò mai.
“Certo…” . secca, dura, senza alcun tono, fu quella risposta che la distrusse. Poche parole, abbastanza letali da renderla vulnerabile e spogliarla della sua forza. Sentì le gambe divenire deboli, e altre lacrime salirle con rabbia agli occhi. Sentì Scorpius aprire la porta , e richiuderla con un tonfo, lo stesso che Willow sentì in lei. L’aria sembrò esserle stata tolta con forza bruta, sentì il mondo voltarle le spalle, e abbandonarla senza pietà. Sentì un tremore al cuore, sentì il bisogno di rifugiarsi altrove lontano da li . Fece qualche passo, diretta all’uscita, diretta alla salvezza che si trovava fuori a quel luogo divenuto opprimente , ma non fece in tempo a scappare. Il volto di Albus apparve. E quando la vide, sembrò leggerle sul volto ciò che era accaduto. Riprodusse la scena appena terminata senza che lei ne facesse parola.
“Willow” Fu un richiamo a spogliarsi di quella maschera e abbandonarsi a lui e svelarsi. Fu un consiglio che fu seguito senza ripensamenti.
Si gettò tra le sue braccia, trovando quel luogo sicuro in esse. Si fece stringere, si fece condurre ai divani, e lasciò le sue mani la consolassero con dolci carezze. Albus aveva compreso tutto. E l’unica cosa che poteva fare, era starle vicino, e darle prova che lui non l’avrebbe mai lasciata.
 
 
 
 
Lo studio non aveva mai attirato l’interesse della Giovane Dominique Weasley, lei sempre e solo dedita ad altro. Ottima consigliera, amante della natura, amante del bello, dell’arte e di se , non aveva mai amato perdere ore intere immersa in parole tracciate su fogli consunti e ingialliti. Non aveva mai amato immergersi nel silenzio della biblioteca per assaporarne l’odore di muffa e antico. Eppure quel giorno lo aveva fatto , con il risultato di essersi addormentata sui libri, e aver perso gran parte del giorno, rischiando di essere blindata al suo interno, e non ritornare ai dormitori. Correva , con ancora i libri che trabboccavano dalla borsa. Con il fiatone, i capelli che svolazzavano fuori controllo, e lo stomaco che brontolava, protestando di non essere stato saziato quel giorno. I suoi passi riecchegiavano nei corriodio, ormai rimasti vuoti e soli. Correva , prima che la sua pigrizia l’avrebbe potuta far rischiare una ramanzina. Correva senza dar conto a ciò che aveva d’avanti, e solo quando fu scaraventata violentemente sul pavimento, comprese che qualcosa aveva frenato il suo passo. I libri si aprirono sul pavimento, e lei sentì una leggera fitta al didietro, schiantatosi sulla pietra.
“Ahio” Dominique si lamentò sonoramente, e solo quando incontrò il volto del professore Icaro, sentì le guance andare a fuoco, e quasi la voce le si spense.
“Non ti hanno insegnata a guardare quando cammini?” La voce del professore era severa, e lo sguardo cupo  e rimproveratore. Dominique sentì un leggero fastidio, e rialzandosi , senza il suo aiuto, ricompose l’ordine dei suoi libri, non permettendo al professore di darle una mano.
“è stata una semplice distrazione, non capiterà piu PROFESSORE” Dominique non nascose il fastidio recatole la presunzione che il professore sembrava voler ostentare con fierezza. Si mise la borsa in spalla, e stava per andare, ma Icaro le pose l’ultimo libro lasciato per terra , quasi dimenticato.
“Non dimenticare questo.” Icaro le porse il libro, continuando a mantenere quello sguardo che gettava su Dominique fastidio. Lo prese, quasi con violenza e lo ficcò in borsa di tutta fretta, desiderosa di abbandonare quella situazione che stava gettando a rischio la sua pazienza.
“Tieni gli occhi aperti, e sii piu attenta! Potresti far male a qualcuno” Dominique alzò di scatto il capo, incredula di quell’ennesimo rimprovero. Guardo con sguardo smarrito e confuso il professore, che dopo averla scrutata attentamente, ritornò sui suoi passi. Dominique fece qualche passo , prima di voltarsi nuovamente . Icaro era quasi giunto a svoltare l’angolo, e Dominuque si chiese se quelle parole fossero state fraintese o erano state assiimilate perfettamente. Quei rimproveri senza senso non avevano motivo d’esserci eppure Icaro aveva manifestato con successo il leggero astio visibile anche nel suo sguardo.
 
 
 
 
 
                                                                                                                                                                                                        ***
 
 
 
 
 
 
 
“Isey!”
 L’urlo straziante invase la stanza, dando libero sfogo del dolore che in quel momento attraversava il corpo dell’uomo, accasciato sul pavimento. Si teneva il petto, tremava e sudava. Gli occhi erano neri e cupi, e il fiato mancava. Leggere perle di sudore erano visibile sulla pelle diafane dell’uomo, e nonostante il soccorso appena ricevuto , Isey pareva sul punto di esplodere . Maya era accasciata accanto a lui, e gli teneva le spalle, come a trasmettergli forza, quella forza che non giungeva .
“Maya sto bene” Faticò a dirlo, e ciò non convinse la sua compagna, che senza sforzo, lo trascinò a letto dove lo fece adagiare.
“Questa è la prova che posso tutto, ditemi dov’è Luthien “ Un’altra voce si intromise in quel gruppo, facendo voltare Maya che scoprì i denti  affilati, incitando l’uomo a rimanere fermo all’ingresso, e non osare fare un altro passo in loro direzione. Un inquietante risata gutturale invase la stanza. Era scherno puro ciò che Sargay Popv provava per Maya e Isey che in quel momento stava combattendo con ardore contro il dolore.
“Credo che dovresti calmarti e star a tuo posto Maya, il tuo uomo non può permettersi la perdita del suo soldato migliore” Avanzò con aria spavalda, senza temere , con la presunzione di poter affrontare chiunque. Maya non ascoltò alcuna parola e senza attendere gli ordini di Isey si scagliò contro di lui, affilando le unghie e puntandole alla gola, ma la sua corsa fu frenata. Il polso le fu stretto con violenza, e lei fu costretta ad accasciarsi al pavimento.
“Non stringere troppo Savannha…..” Sergay avanzò verso Isey , tormentato da dolori inostenibili. Maya ringhiava inferocita contro la sua avversaria, che senza un minimo sforzo la teneva buona e immobile.
“Avete fatto la scelta sbagliata . vi siete messi contro di me, alleandovi con una debole! Ditemi dov’è e io potrò darti pace” Il volto di Sargay era a qualche centimetro da quello di Isey, che soffiava dolorosamente. Aveva gli occhi socchiusi, eppure il volto del nemico era visibile e chiaro. Sorrise ironicamente, e cercando la forza si alzò verso di lui.
“Preferisco morire….” Altri spasmi colpirono il corpo e Isey dovette accasciarsi nuovamente. La risata malefica e gutturale di Sargay invase nuovamente quel luogo.
“Ottimo..se lo vuoi tu..” Un colpo secco fu inflitto, fatale e deciso. Isey urlò con tutte le sue forze. Un urlo straziante, che graffiò la gola , che manifestò il dolore appena inflittogli. Maya cercò di alzarsi, ma Samantha gli torse il braccio, fino a spezzarglielo e renderla vulnerabile.
“Sicuro di voler morie, Isey?Per cosa? Per chi?” Sargay soffiava rabbiosamente sul viso, con la mano immersa nel petto, pronta a strappargli via il cuore,e mettere fine alla sua sofferenza. Isey sorridse ancora come se quel dolore non fosse nulla, come se quella morte che stava incombendo non gli facesse paura.
“FINISCIMI SERGAY! FALLO” incitava a compiere il suo intento, sfidandolo e facendogli comprendere che la morte non era nulla, avrebbe accettato il suo destino senza timore. Sargay lo lesse nello sguardo sereno, nella voce tranuquilla, e nel semlice fatto che lui non reagì minimamente. Tirò via la mano, vuota, solo imprignata di sangue. Fece cenno alla sua seguacia di porre fine a quella tortura, e senza dire altro, abbandonarono quella stanza, rinchiudendo entrambi nuovamente nel buio nel quale Sargay era riuscito a gettarli.

 
 
 

Angolo posta:
Finalmente ho terminato anche questo ennesimo capitolo. Ho speso tempo, ho perso tempo e ci ho messo tempo…Lo so! Ma… Almeno è completo ^_^
In questo capitolo ho dato un po’ una linea generale su le presunte e ipotetiche coppie…Stiamo ancora definendo chi avrà ruolo importante per chi!...credo che sarà abbastanza lunga come FIC, quindi…LASCIATE OGNI SPERANZA VOI CHE ENTRARE e salvatevi finchè siete in tempo! Spero che vi sia piaciuto, e naturalmente se sono presenti errori, o scene che non vi sono piaciute..MI SCUSO in partenza e vi chiedo anche di recensire e farmelo notare. Datemi un input a non continuare ! XD SCHERZO! Non finirò mai di amare questo sito, e soprattutto questo mondo!
Naturalmente ringrazio tutti… i soliti che seguono, i nuovi che si imbattono  e i coraggiosi e gentili che recensiscono! :D
alla prossimaaaaaaa
Un bacione
MEDS <3
 

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Medy