Scatto secondo
-Dai, passamela.
Eli storce appena le labbra, la sigaretta stretta tra le dita; tiene in bocca il sapore amaro del tabacco e a condividere con lui questo piccolo piacere non ci pensa neanche.
Jaeseop gli sfila la sigaretta di mano e se la porta alla bocca. Osserva un po’ di cenere svolazzare leggera a terra, striscia la suola di gomma della scarpa sui fili d’erba producendo un lieve stridio.
La pausa pranzo è quasi finita.
Jaeseop stiracchia le braccia, la sigaretta mollemente appoggiata tra le labbra. Eli non protesta, appoggia la schiena alla panchina di legno, quella in fondo al cortile sulla sinistra, accanto alla fontana, sempre ombreggiata. La sua panchina preferita, quella che spera sempre di trovare libera. Si passa la lingua sulle labbra, trattenendo sulla punta una traccia amara di fumo.
-Sto dando uno sguardo ai voli.
La voce di Jaeseop gli arriva appena distorta dal filtro della sigaretta che stringe ancora tra le labbra.
-E…?
Jaeseop schiocca la lingua.
-Costano.
-Tanto mica lo fai.
-Sì che lo faccio.
-Come l’anno scorso? E poi…- ghigna -Tu non parli Inglese.
Jaeseop non risponde, soffia via il fumo dal naso.
È su questa panchina che Jaeseop gli ha parlato la prima volta, un giorno di maggio di due anni fa.
***
Ciao…
Ciao.
Tu… Ti disturbo?
No.
Posso sedermi?
Certo.
[Jaeseop si siede]
Tu sei americano, vero?
[Eli annuisce]
Ti rompe se parliamo un po’, in Inglese? Così, ogni tanto…
No di certo.
Vorrei fare pratica… per l’esame…
Sì, ho capito. Va bene.
Grazie.
Non era in Inglese?
[Silenzio]
Beh, hai cambiato idea?
[Ancora silenzio]
***
Da quel giorno di maggio del primo anno, Jaeseop non ha parlato in Inglese con Eli neanche una volta.