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Autore: Nidham    08/05/2013    2 recensioni
Breve elucubrazione della mia ladra nel momento piu' triste del videogioco, quando una scelta porta a tragiche conseguenze. Fatemi conoscere il vostro parere, visto che è anche il mio primo tentativo^^
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi sono allontanato indisturbato dalla città, ma non mi illudo che non mi cercheranno, fosse solo per impedirmi di compiere qualche sciocchezza. Sono bravo nel far perdere le mie tracce, ma non sottovaluto i miei vecchi compagni, tanto più che non conosco bene tutti i trucchetti, ai quali potrebbe ricorrere la vecchia strega.

Una parte di me, molto piccola, avrebbe voluto avvertire Oghren del mio piano, ma quello stupido nano avrebbe insistito per accompagnarmi e mi avrebbe rallentato, con le sue gambette tozze, che non so come possano sopportare il peso di tutto il liquore che continua a versarsi in corpo. Una volta mi ero ripromesso di tirar su qualche soldo, scommettendo con gli altri su quanto tempo sarebbe passato, prima che si piegassero su se stesse, ma nessuno aveva voluto assecondarmi.

Era un altro tempo, un'altra vita.

Questo è un viaggio che devo compiere da solo.

Sono lucido come non lo ero mai stato e non sento alcun bisogno di ottenebrare la mia mente dalla verità. Adesso so che non sono un patetico visionario, incapace di affrontare con un briciolo di coraggio il proprio dolore. So che non la sto disonorando, rifiutandomi di accettare la sua morte.

Eilin mi sta chiamando, ha bisogno di me ed io non la lascerò sola un'altra volta. Non la lascerò sola mai più, a qualsiasi costo.

Non è stato per paura, se, negli ultimi due giorni, mi sono rifiutato di dormire; ho preferito mettere più distanza possibile tra me e i miei eventuali inseguitori e non sopportavo l'idea di sprecare nemmeno un altro attimo, dopo aver gettato inutilmente al vento gli ultimi mesi. Ma adesso la mia volontà non sostiene più il mio corpo e devo rassegnarmi a chiudere gli occhi per qualche ora.

Dopo aver attraversato queste terre, in mezzo alla devastazione e al terrore del Flagello, mi appare strano trovare solo calma desolazione e vuoto silenzio, intorno a me. E' quasi destabilizzante non doversi preoccupare di un possibile attacco di genlock, ma pensare piuttosto ad un modo per difendersi dai lupi. Forse avrei dovuto fermarmi in qualche locanda. Ne ho notate un paio, lungo la strada, che ostentavano mura dipinte di fresco e cartelli palesemente nuovi di zecca, in un barbaro tentativo di dimenticare uno scomodo passato.

Eilin mi direbbe che sono ingiusto e che non so godere di un piacere tanto innocente quanto la speranza. Mi direbbe di non odiare tutte le persone in cui mi sono imbattuto in questo viaggio, solo perché cercano di nascondere il vecchio dolore con nuovi sorrisi, ma io non sono un uomo buono, quindi mi disturba sapere che, nella loro mente, abbiano già cancellato il ricordo di chi, quei sorrisi, non potrà più regalarmeli. E non mi consola neanche credere che conservino ancora una fugace immagine di lei, nei loro cuori, se non trovano la forza per continuare a piangerla.

Alla luce dei fatti, di certo la locanda non sarebbe stata una buona soluzione.

Per tutta la vita ho viaggiato da solo, fondendomi con le ombre, nascondendomi da ogni forma di umanità, anche dalla mia. Non conoscevo nient'altro, né volevo qualcosa di diverso.

Eppure, adesso, sento un inspiegabile nodo, in fondo alla gola, mentre mi accingo a preparare il campo. Non posso e non voglio dare un nome a questo sentimento, ma più volte, come uno stupido, mi ritrovo ad allungare la mano verso il niente, quasi aspettandomi che un fantasma la stringa fra le sue.

Mi sento solo e questo è molto più doloroso del semplice esserlo.

Quando appartenevo ai Corvi, non erano molte le missioni da compiere con qualche collega, e, anche in quei casi, non ero mai veramente in compagnia. Un'arma non ha amici e un assassino non possiede la fiducia.

Non ricordo se fosse stato difficile impararlo; tutto sommato non lo credo, perché mi ci ero adattato piuttosto comodamente. L'istinto di sopravvivenza era la sola sensazione da uomo che ci venisse concesso di conservare e non avevo rimpianti.

Poi, qualcuno mi disse che non vedere il proprio cuore non significava esserne privi.

Fu in quel momento che avvertii, per la prima volta, un battito irregolare nel mio petto e un inspiegabile umidore dietro le palpebre.

Da allora mi sono rassegnato a vivere e costretto a morire; anche se, in momenti come questo, può risultare scomodo, non ho nessuna intenzione di rinunciare all'anima che, senza averla meritata, ho ricevuto in dono.

Evito di accendere un fuoco e mangio un tozzo di pane con un po' di carne secca, attento a qualsiasi suono giunga alle mie orecchie.

Non ve ne sono molti, in verità, ma la foresta non è neanche muta, come mi era parsa all'inizio.

La vita sta tornando a prendere possesso di queste terre, che ormai hanno bisogno di contadini, pastori, fabbri e non più di eroi.

Una civetta mi osserva dalla cima di un albero, gli occhi brillanti al riflesso della luna; non ho voglia di ucciderla, per mangiarmela a colazione, così la ripago con la sua stessa indifferenza e rimango immobile, a sguazzare nei miei pensieri.

Le Selve sono ancora lontane e non ho nessuna certezza che possano essere la fine del mio viaggio.

Non mi accorgo di essermi addormentato, finché non apro gli occhi sul paesaggio brullo e insensato, da cui, stupidamente, ho cercato, per mesi, di fuggire.

Forse, se fossi un uomo ragionevole, dovrei provare più paura adesso che so di cosa si tratti, ma , nonostante le raccomandazioni di Wynne o l'ansia dipinta sul volto di Leliana, ho piena intenzione di esplorare questo mondo, in attesa di trovare Morrigan e costringerla a guidarmici dentro.

Non avverto la sua voce, non ancora, ma, di certo, qualcuno o qualcosa mi sta osservando. Forse è sempre stato così, ma non mi ero mai permesso di analizzare le mie sensazioni, qui dentro, quasi avessi dimenticato ogni briciolo del mio faticoso addestramento.

Se ne avessi il tempo, me ne vergognerei, ma non servirebbe a nulla e, adesso che sono di nuovo in me stesso, niente mi costringerà a fallire.

Non credo troverò punti di riferimento precisi, una volta che mi sarò inoltrato nell'Oblio, quindi cerco di osservare ogni più assurdo dettaglio, nella speranza che possa guidarmi in futuro. Se avessi potuto, avrei volentieri chiesto maggiori spiegazioni a Wynne, ma si sarebbe solo insospettita e non avrei cavato un ragno dal buco, quindi, ancora una volta, posso contare solo su me stesso.

Scuoto la testa, nel vano tentativo di rompere la sensazione di intorpidimento che mi pervade. Sento le membra pesanti e lo sguardo appannato, anche se, forse, sono i contorni stessi delle cose ad essere innaturalmente sfumati.

Vedo solo una strada, davanti a me, circondata da contorte formazioni di roccia porosa, levigata fino a diventare tagliente. Me ne tengo a distanza, istintivamente convinto che non sia saggio lasciare qualcosa di mio, qui dentro, neanche una goccia di sangue.

Il terreno è solido, sotto i miei piedi, ma c'è una sabbia finissima, quasi rilucente, che lo ricopre, pur non conservando memoria dei miei passi.

È difficile essere prudenti, in un luogo che non segue nessuna legge fisica o logica.

Non saprei dire quanto a lungo abbia camminato. Ad un certo punto, il tempo ha perso importanza in questo eterno crepuscolo.

Ho avuto persino il dubbio di aver girato in tondo, ma niente è venuto a confermarmelo.

Ora che vorrei più di ogni altra cosa sentire la sua voce, mi circonda solo il silenzio.

Forse dovrei rassegnarmi a tornare indietro, ma non sono abituato a darmi per vinto e, comunque, non credo potrei uscire da qui semplicemente tornando nel luogo da cui vi sono entrato, se pure fossi in grado di ritrovarlo.

Così vado avanti e continuo a sperare.

Ancora sabbia, ancora rocce.

Poi, all'improvviso, come se avessi girato un angolo invisibile, la strada finisce in uno spazio molto più ampio, con un pavimento di mattoni scheggiati e colonne rovinate a fargli da corona.

Nella sua incompletezza e irregolarità, somiglia al salone di un qualche castello, privo di tetto e pareti.

Sullo sfondo, appeso come un arazzo sperduto in quel cielo senza orizzonte, si staglia il contorno di una città, nera più della notte e spaventosa più dell'alba, immensa come il mare e soverchiante come la tempesta.

Conosco a stento quella che, fino ad ora, avevo considerato una leggenda, ma le mie ginocchia si piegano involontariamente, davanti alla cupa magnificenza della prigione divina, che mi è stato dato il terribile privilegio di osservare.

“Zevran...” la sua voce mi riscuote dal torpore di morte in cui quella tomba mi stava risucchiando. “Zevran...”

Sono in piedi, completamente all'erta, cercando di orientarmi in quello spazio vuoto e infinito che risucchia ogni capacità cognitiva. Non riesco a intuire da dove provenga il suo richiamo, sembra avvolgermi completamente, come fosse tutto intorno a me, eppure non c'è eco, qui.

Ad un tratto, con la coda dell'occhio, scorgo un leggero movimento sulla mia destra, un breve lampo argentato nell'oscurità. Cerco di costringermi a correre in quella direzione, ma avverto un dolore improvviso sotto le costole e la mia mano, senza un'apparente spiegazione, è sporca di sangue, quando si ritrae dal mio torace.

“Zevran!” ancora un richiamo, ma stavolta il tono è più cupo e sardonico.

“Ti abbiamo ritrovato, finalmente, pecorella smarrita” parole dure, pronunciate con freddezza da una voce gutturale, atona, per niente femminile; non capisco cosa stia succedendo e non so trovarne una spiegazione.

Mentre l'istinto mi grida prepotentemente di scappare, mi accorgo di non riuscire a muovermi e avverto la terribile sensazione di essere in trappola, con le braccia strette in una morsa di gelido acciaio.

Grido e mi trovo a fissare il mio volto, riflesso negli occhi di vetro di un Corvo, vittoriosamente chino su di me.

 

Rieccomi qua! Tra il lavoro e il tempo perso a aggiornare il nuovo racconto che ho messo su e su cui mi sono incaponita di volere lavorare (anche se non so cosa possa venirne fuori ^_^), ci ho messo un pochetto a aggiornare... spero, almeno, che il capitolo vi piaccia e vi rassicuro che, a idea, la parte di divagazione, con Zev in mano ai Corvi, non dovrebbe essere troppo lunga... almeno credo ;-P

  
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