Film > La sposa cadavere
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Autore: Elelovett    08/05/2013    1 recensioni
Bonejangles fece roteare l’occhio nell’altra orbita esclamando:
- Ottima idea! Questa sarà la Giornata del Racconto! Ognuno di noi racconterà la sua esperienza, come e perché è arrivato qui! Che ne dite?-
Ci fu un coro generale di "fantastico", e vedendoli tutti ansiosi di raccontare mi incuriosii e non mi sentii più in imbarazzo per essere il nuovo arrivato. Qualcosa mi diceva che le storie che mi apprestavo ad ascoltare sarebbero state molto interessanti. E chissà, forse alla fine avrei trovato il coraggio di raccontare la mia.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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- Mi dispiace per voi generale!- dissi allo scheletro.
Ethel sospirò:
- Sì, va bene, ma è la seconda storia su un campo di battaglia che ascoltiamo! Non sarebbe meglio variare? Questo giovanotto vorrà sentire qualcosa di un po' più fantasioso di un generale che si dispera per una vittoria mancata...
Bonesapart intervenne ironico:
- Scusa se non siamo morti in modo più originale!
- E poi non c'è morte più onorevole e interessante di quella su un campo di battaglia!- disse scocciato Cannonball.
Bonejangles mi circondò le spalle con un braccio esclamando:
- Beh, se il ragazzo vuole qualcosa di diverso credo che adorerà la mia storia!
Paul sbuffò:
- Credi sempre che sia la migliore!
- No, quella di Emily è la migliore.- disse Bonejangles incrociando le braccia.
La sposa ridacchiò:
- Beh, grazie.
Lo scheletro si aggiustò la bombetta:
- Ad ogni modo...
 
Sin da bambino ho odiato il grigiume e la tristezza che regnavano nel mondo di sopra. Immaginavo un mondo pieno di colori, di gioia, di risate, di vita! Ma soprattutto di musica...Adoravo la musica, ma la mia famiglia non poteva permettersi un insegnante privato. Da bambino andavo a orecchio, costruivo pseudo-strumenti con tutto ciò che trovavo e cantavo durante le mie passeggiate in solitudine, ma avevo bisogno di vera musica. Quando compii vent'anni me ne andai dal mio paese e arrivai a Londra. Era tutto un altro mondo! Sì, anche lì regnava il grigiume, ma era solo uno strato esterno di quella società così multiforme! Scoprii nei vicoli e nei locali più nascosti che cos'era la vera musica e cosa significava far baldoria! Imparai a suonare il piano e affinai la mia voce, quel nuovo mondo mi attirò come un vortice e mi trattenne nella grande città per cinque anni. Mi esibivo per strada e a volte in qualche bettola, e coi soldi guadagnati compravo spartiti. Quando arrivai a comporre da solo capii di essere arrivato ad un livello tale da poter permettermi di tornare al mio paese, e portare lì la musica e l'allegria. Tornai da Londra molto cambiato: se prima ero un ragazzino esuberante, i miei genitori passarono notti insonni dopo avermi visto tornare come un artista visionario e decisamente anticonvenzionale. Mi supplicavano di atteggiarmi come tutti gli altri giovani, di trovarmi un'occupazione che mi distogliesse dall'assurda passione per la musica, ma io e i miei vecchi parlavamo ormai lingue diverse e venivamo da epoche diverse. Quando dissi loro che volevo aprire un pub in paese ed esibirmi sulle note delle canzoni da me scritte dissero che avrei potuto farlo solo se mi fossi pagato tutto da solo. Fu così che passai altri quattro anni a lavorare nella macelleria di famiglia, sognando di acquistare e restaurare un vecchio edificio appena fuori dal paese. Quando ebbi per le mani il denaro necessario comprai il locale e cominciai a risistemarlo con l'aiuto di alcuni amici che ero riuscito a influenzare con i miei ideali bohemien. Scrissi ad alcuni musicisti che avevo conosciuto a Londra e vennero a stabilirsi in un paese vicino e lavorarono per me. Il pub ebbe un incredibile successo e ben presto arrivarono clienti da tutte le contee. Stavo finalmente portando il colore, la musica! Cantavo le mie canzoni, ero adorato da tutti, il palco mi dava un'adrenalina pazzesca! Per la prima volta mi sentivo davvero al settimo cielo, avevo trovato la mia strada.
Tutti i miei guai sono stati causati dall'ultimo fattore che mai mi sarei potuto immaginare. A Londra avevo conosciuto una certa Bessie, una donnetta di malaffare che frequentava i pub dove avevo imparato a suonare e a cui ero subito piaciuto. Furono alcuni miei amici musicisti a presentarmela, dicendo che un'oretta con lei mi avrebbe soddisfatto quanto dell'ottima musica, e in effetti dopo averla provata una volta tornai da lei ancora e ancora. Le piacevo, mi piaceva, e ormai i nostri incontri erano abbastanza frequenti. Quando chiamai a lavorare per me quei miei amici musicisti si trasferì anche Bessie, e i nostri incontri ricominciarono. Era una civetta, ridacchiava per ogni sciocchezza ed era parecchio permalosa, ma aveva delle gambe da paura. In ogni caso, quando il pub iniziò ad avere successo e potei finalmente cantare sul palco mi resi conto che forse era giunto il momento di cercarmi una moglie, una donna che mi aiutasse nel gestire il pub e con la quale formare una famiglia. Ci stavo giusto pensando dopo uno dei miei abituali incontri con Bessie.
- Honey, potrei abituarmi a questi rendez-vous.- disse ridendo e rivestendosi.
- Credevo ti fossi già abituata dopo tutto questo tempo.- commentai.
Sorrise e si stiracchiò:
- Beh, ma ora le cose cambieranno, no? Il pub va a gonfie vele, hai successo...Non sei più un ragazzo che strimpella il piano in qualche buco di Londra.
Non capii dove volesse arrivare, o forse non volevo capirlo. Prima di andarsene concluse ammiccando:
- Non mi dispiacerebbe diventare la padrona di questo posto.
La sentii ridere mentre si allontanava. Capii che dovevo fermare quella faccenda prima che fosse troppo tardi. Sì, mi piaceva la compagnia di Bessie e ci eravamo divertiti insieme, ma lei era solo un'ochetta di facili costumi e io, appunto, non ero più un ragazzino in cerca di divertimenti nei vicoli di Londra. Volevo avviare una vera attività, volevo una famiglia con una donna che amavo.
Quando glielo dissi Bessie non la prese bene. Fece una scenata davanti a tutti i miei amici e mi schiaffeggiò. Mi accusò di averla trattata come una prostituta, e quando le feci notare che quello era in fondo il suo mestiere e mai le avevo promesso niente di più, si avviò verso la porta. Non pianse, non ne era capace perché non era affatto innamorata di me: era l'umiliazione, la scoperta che non avrebbe raggiunto il successo, il sentimento che le bruciava dentro. Perciò mi fissò con occhi aridi e furenti:
- La pagherai cara!
Lì per lì mi ci feci una risata e non ci pensai. Bessie era sempre stata una ragazza permalosa e incline al melodramma, pensavo che se ne sarebbe fatta una ragione. Avevo ben altri problemi: se il pub era pieno di clienti di passaggio, d'altronde non ero riuscito a portare la musica nel mio paese. Nessuno dei miei compaesani era mai venuto ad ascoltarmi cantare e a bersi qualcosa, nessuno ancora sorrideva. Decisi che mai mi sarei sentito soddisfatto finché non avessi portato colore e allegria dovunque, così indissi un grande spettacolo.
La sera prima del grande giorno rimasi da solo al pub per provare qualche canzone. Ero sul retro quando sentii uno strano odore e il rumore di qualcosa che si fracassava. Corsi nel salone principale e rimasi pietrificato: tutto stava andando a fuoco, alte fiamme sinuose lambivano le colonne e il soffitto dalle travi di legno stava cedendo. Tossii per la grande quantità di fumo e, prima di mettermi in salvo, pensai agli spartiti che erano rimasti sul pianoforte. Corsi a prenderli e mi avviai verso l'uscita...Non avrei dovuto farlo. Una trave di legno cadde e mi bloccò a terra. Urlai dal forte dolore: mi ero fratturato il perone. Con la trave a bloccarmi la gamba non riuscivo neanche a strisciare verso l'uscita. Chiamai aiuto ma inutilmente. Altre due travi caddero di fronte a me, bloccandomi la vista della porta e per fortuna delle fiamme. Il dolore era lancinante e i polmoni mi scoppiavano dal forte urlare. Il fumo divenne insopportabile e dopo minuti di agonia sentii venirmi meno il respiro e svenni.
I soccorsi arrivarono troppo tardi: mi trascinarono fuori che ero già morto; non bruciai ma morii soffocato dal fumo. Il pub crollò e ne rimase ben poco. Tutti i miei sogni, le mie speranze di portare vita nel mortorio del mio paese svanirono tra quelle fiamme.
Sono certo che sia stata Bessie, ma non le porto rancore. Quella povera stupidella non voleva uccidermi, voleva solo farmela pagare bruciando il mio pub, non sapeva che c'ero dentro. Anzi, se penso che sono morto per aver offeso l'onore di una sgualdrinella mi viene da ridere!
Per fortuna arrivato qui ho potuto costruire un altro pub e ho trovato persone molto più vive dei miei compaesani, felici di far baldoria e di sentirmi cantare. Mi esibisco tutti i giorni e sono felicissimo, non potrei chiedere di meglio! Avrei voluto solo portare una ventata di gioia nel mondo di sopra, essere una rivelazione.


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Bonejangles è il mio personaggio preferito nel film, Emily a parte, quindi spero di averlo reso bene e soprattutto realistico anche in vita. Il prossimo capitolo sarà molto lungo, perché dedicato alla storia che più conosciamo, ma anche la più bella: quella della "sposa graziosa dell'Aldilà".  :)
  
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