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Autore: bells swan    09/05/2013    3 recensioni
Bella Swan, ragazza carismatica, è fidanzata con Jacob Black.
Edward Cullen, stimato uomo d'affari, è sposato con Tanya Denali.
Cos'hanno in comune Bella e Edward? Niente, a parte poche ore di sesso settimanali...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Quando mi sveglio, la prima cosa che percepisco sono i raggi solari che penetrano dal vetro della porta-finestra del monolocale e che mi riscaldando il volto. La seconda cosa, è che sono ancora vestita. La terza cosa è che suonano al campanello.
Mi alzo controvoglia, un po’ – molto – addormentata. Deve essere Alice, è l’unica che può essere. Difatti, quando apro scorgo la sua figura sorridente, mentre in mano tiene un vassoio di croissant. Ne percepisco il buonissimo odore.
“Come va?” chiede entrando. Freme dalla voglia di sapere se ho fatto pace con Edward, se l’ho ammazzato, se ci ho fatto sesso selvaggio, o se gli ho proposto di rimanere solo amici. La conosco bene.
“Bene. Ce ne sono al cioccolato?” domando, facendola aspettare. Sto morendo dalla fame.
“No! Prima mi devi dire cosa è successo ieri sera” ordina.
Mi gratto la testa. “Che ne dici di fare un patto? Tu mi fai mangiare e io rispondo a tutte le tue domande, nel frattempo.”
Alice ci pensa su ma accetta. È un’offerta troppo ghiotta per poterla rifiutare. “Allora,” inizia subito, permettendomi solo di dare un piccolo morso al cornetto appena sfornato “avete fatto pace?”
“Diciamo” mi limito a rispondere.
I suoi occhi si illuminano. “Quindi state insieme?”
“No. Abbiamo chiarito, non ci siamo ammazzati, ma ciò non significa che fare pace, comportandoci così da adulti quali siamo, comporti automaticamente perdonare tutto ciò che mi ha fatto.” Scrollo le spalle. “Edward mi ha chiesto di dargli una seconda opportunità. Vuole farsi conoscere per quello che è, non per quello che mi ha mostrato d’essere, e io voglio dargliela. Voglio provare a fidarmi di lui, ma se non dovessi farcela… la cosa si chiuderebbe. Semplice.”
Benché dica tutto ciò con voce tranquilla, dentro spero con tutto il cuore che Edward ci riesca. Dipende tutto da lui. Io la mia parte l’ho fatta due anni fa, aspettandolo per un anno intero, mettendomi in gioco e sopportando la gelosia che mi invadeva quando lo vedevo con Tanya. Nessuno mi ha costretto, ho voluto fare tutto io e quindi di questo non posso fargliene una colpa. Ma allo stesso tempo, nemmeno io lo costringo adesso a dimostrarmi quanto tiene veramente a me. Ora è il suo turno di aspettare i miei tempi.
Ieri notte si è comportato da perfetto gentiluomo, bisogna ammetterlo. Se due anni fa, all’inizio della nostra storia, ogni scusa era buona per portarmi a letto, ieri notte si è mantenuto a debita distanza da me.
Quando passi un anno della tua vita con un uomo che ti soddisfa ad ogni momento libero, e possibile, contro un muro, sul pavimento, sulla scrivania del suo ufficio, sul tavolo, sul ripiano della cucina, perfino sul lavandino del bagno di casa tua, noti quando cerca di mantenere le distanza da te.
La differenza tra un uomo che ti allontana perché non ti desidera più rispetto a un uomo che ti allontana semplicemente per un motivo o per un altro, è lo sguardo che ha quando parla. Ieri, Edward sembrava affamato, eppure non mi ha toccato nemmeno di striscio.
I miei ormoni si ribellano a questa situazione, ma io ne ho bisogno. Ho bisogno che Edward mi stia lontano, per poter così far chiarezza fra i miei pensieri. Non era facile quando sapevo si trovava a Forks, figuriamoci ora che sarà a qualche isolato da me.
“Edward ti ama.”
La voce bassa ma sicura della mia migliore amica mi risveglia dai miei pensieri, il cornetto ancora fra le mani ormai tiepido.
“Ti ama,” ripete “e cerca di dimostrartelo come meglio può. Anche se sono sua sorella non tenterò di difenderlo – e tu sai come ho reagito quando mi hai raccontato tutto, e cosa gli ho suggerito quando mi ha telefonato. Però sei la mia migliore amica e ti ho sempre detto che voglio vederti felice. Chi può renderti tale, è mio fratello” spiega. Mi accarezza una mano mentre abbasso lo sguardo. "Sai che non mento mai."
Alice pensa che così dicendo per me sarà più facile, e invece no. Mi sento ancora più confusa. Allo stesso tempo, ho bisogno di sentire da qualcuno che non sia il mio cuore o Edward stesso che lui sta tentato in tutti i modi di riconquistarmi. Ne ho un bisogno disperato.
“È qui.”
Alzo immediatamente la testa, fissandola sorpresa. “Chi?” mormoro, anche se so già la risposta.
Ieri sera non è rimasto per ben due motivo: uno, non volevo io; due, per lui è stata l’ennesima dimostrazione per riconquistarmi. E un po’ è anche vero.
“L’ho trovato in macchina quando sono venuta qui, credo si sia appostato qui sotto da stamattina presto, magari temendo che potessi sfuggirgli un’altra volta” risponde, confusa quanto me.
È uno scemo. Contrariamente a tutti gli altri insulti che gli ho rivolto da quando ho scoperto la verità, stavolta mi spunta un flebile sorriso sul volto.
Anche Alice sorride. “Me ne vado?” chiede. È chiaro che lo chiede per poter andare a chiamare Edward e farci rimanere soli.
Se ne va? Le dico di rimanere qui, come una guardia del corpo? Voglio Edward vicino a me, a prescindere dal perdonarlo o meno?
La mia mente è confusa, e se chiedo al mio cuore trovo una porta serrata col lucchetto. ‘Ascolta il tuo cuore’, dicono tutti. Mai frase è più idiota di questa. Cosa devo ascoltare a fare il mio cuore se questo è più muto di un pesce?
Sì o no? Sì o no, sì o no, sì o no? Lo faccio, apro il mio cuore. Non penso, lascio parlare lui.
“No.”
Sono la prima a stupirmi della mia risposta, Alice sembra un po’ dispiaciuta. Deglutisco.
Alice scrolla le spalle, cercando di sorridermi. “Io comunque devo andare via…” mormora alzandosi. “Posso lasciarti sola?”
Annuisco, capendo che si sta offrendo per farmi compagnia. Ma non c’è bisogno, può andare. Ma come presa da una forza sconosciuta, mi alzo di scatto quando sento la porta d’ingresso aprirsi. “Alice!” esclamo. La fisso sconvolta. Perché diavolo l’ho chiamata?
Alice sorride, stavolta sincera. “Lo chiamo.”
 
Sono cinque minuti che faccio avanti e indietro per il piccolo monolocale. Edward non è ancora salito, ha rinunciato. A quanto pare, non sono così importante per lui come mi voleva dimostrare. Ecco l’ennesima conferma, non dovevo fidarmi.
E mi maledico quando capisco quanto male mi faccia questa consapevolezza. Perché fa così male, cazzo?! D’altronde avrei già dovuto aspettarmelo, visto i precedenti. ‘Il lupo perde il pelo ma non il vizio.’
Mi gratto quasi a farmi male gli occhi quando mi accorgo che ci vedo un po’ appannato. Maledizione a me!
Quando il campanello suona, ciò a cui penso sono due cose: uno, è Alice che mi avverte di Edward che ha deciso di rinunciare; due, è lui che me lo viene a dire direttamente in faccia.
La testa mi sta scoppiando, troppi pensieri non fanno mai bene!
Apro la porta quasi con rabbia senza che io nemmeno sappia il perché. È Edward.
È un attimo: quando i miei occhi si incrociano con i suoi, riesco a scorgere la stessa luce che li illuminava ieri sera. È ancora lì, presente, viva, più calda che mai.
Aggrotta le sopracciglia. “Bella...” mormora confuso.
Scuoto la testa, facendogli capire che è meglio lasciare perdere. I miei occhi appena lucidi non gli devono interessare.
Edward non sembra del mio stesso parere: si avvicina di un solo passo, ma arretro come se si stesse preparando a darmi uno schiaffo.
Prima non lo avrei mai fatto, prima lo avrei assecondato. È questa la differenza, è questa la cosa brutta di non fidarti più di una persona. Oh, certo: si può dire qualunque cosa su Edward meno che picchierebbe mai una donna, su questo non ho alcun dubbio. Però ogni suo passo mi mette ansia, agitazione. E rispondo come in un riflesso.
Edward mi blocca posando la sua mano sul mio polso. Stranamente, quando si avvicina non mi tiro indietro. Non sono stupida, so perfettamente cosa vorrebbe fare. Voglio solo vedere se lo farà, visto che ieri mi ha promesso che avrebbe rispettato i miei tempi. Si deve solo avvicinare a me in quel senso e io lo sbatterò a calci in culo fuori da casa mia!
I miei propositi vanno a farsi fottere quando sento le labbra di Edward posarsi sulle mie. L’ha fatto. Non ha rispettato la sua stessa promessa. Ma quando mai Edward ha rispettato una sua promessa? L’ha sempre fatto: prima mi promette una cosa, poi non la mantiene. Non è cambiato nulla. O forse sì? Perché non mi da fastidio? Perché non gli rinfaccio di essere il bastardo schifoso e bugiardo di sempre? Perché Edward mi bacia così?
Potrebbe mordermi leggermente le labbra per farmele schiudere, potrebbe infilare la sua lingua nella mia bocca, potrebbe sbattermi al muro e scoparmi come ha sempre fatto, con passione, lussuria, con affanno. Come se ogni volta fosse l’ultima.
E invece mi bacia come la nostra prima volta insieme. Ero vergine, non poteva fare altrimenti. Doveva per forza farlo con dolcezza e lentezza, adesso può benissimo farlo come più vuole.
‘Edward ti ama.’
Le parole di Alice vorticano nella mia mente.
‘Cerca di dimostrartelo come meglio può.’
Mi scosto un attimo quando ricordo le sue parole, senza essermi resa conto che il bacio si era fatto sempre più passionale. Potrebbe essere questa una dimostrazione? Potrebbe. Ma se non lo fosse?
“Ti vuoi fermare?” chiede serio, e anche un po’ dolcemente, sfiorandomi con una mano una guancia. Non me l’ha mai chiesto, nemmeno la prima volta.
Sospiro, fissandolo con la bocca socchiusa. Voglio davvero continuare?
‘Sai che non mento mai.’
È vero, Alice non mi ha mai mentito. E ricordo ancora quanto era arrabbiata con suo fratello, ancora di più dopo che lui l’ha chiamata. ‘Ha osato chiamarmi per aiutarlo! Dopo tutto ciò che ti ha fatto vuole il mio aiuto!’
“No” sussurro prima di cambiare idea. Ho deciso di buttarmi, almeno su questo.
Edward posa la sua fronte sulla mia. Con un agile movimento, mi afferra per il fondoschiena affinché possa cingergli la vita con le gambe, portandomi sul divano. Piano, riprende a baciarmi, iniziando a sbottonare la mia camicia. Faccio lo stesso con la sua.
Riesco a sentire la portata della sua eccitazione, e anche la mia. Crampi di desiderio iniziano a farsi sentire nel mio basso ventre quando Edward si abbassa a baciarmi il collo dopo avermi tolto la camicia e il reggiseno, iniziando anche a strofinare i nostri bacini.
Riesco a percepire quanto diverso sia questo amplesso da tutti gli altri. E io ho sempre più paura di illudermi.
Riesco anche io a togliere la camicia a Edward, posando le mie mani fredde sul suo ventre muscoloso per dirigermi verso la cintura dei pantaloni e slacciargliela. Mentre la bocca di Edward è impegnata sul mio collo, le sue mani accarezzano pienamente i mie seni, mentre i suoi movimenti aumentano un po’ di vigore.
E se prima non avevo timore a dimostrargli quanto mi piacesse, adesso mi vergogno abbastanza.
“Bella” sussurra al mio orecchio, mordicchiando leggermente il lobo.
Sono riuscita a slacciargli i pantaloni quando lui prende le mie mani e le porta sopra la mia testa, posando ancora una volta la sua fronte sulla mia. Un bacio, due baci, tre baci. Edward è durissimo contro di me, e i nostri respiri si affaticano sempre di più.
“Bella, ti prego...” sussurra quasi in una supplica. “Guardami” continua.
Lo accontento, fissandolo a metà. Per me, per adesso, è un passo troppo importante fissarlo negli occhi. Strano a dirlo, ma mi sembrerebbe ancora più intimo del fare sesso con lui.
Una sua mano mi lascia, anche se i miei polsi sono ancora stretti adesso nell'altra. Edward sorride, accarezzandomi con la mano libera le labbra. “Mi hai baciato” sussurra.
Stavolta, lo fisso per davvero. E lo vedo, lo vedo veramente. È lo sguardo di un uomo innamorato quello che Edward mi rivolge, i suoi occhi brillano di luce, e non è solo quella dell’eccitazione.
Avrei dato tutto affinché mi guardasse così, due anni fa. Adesso, ho una paura fottuta che sia troppo tardi. Vorrei fidarmi, ma sembro non riuscirci. E di nuovo, i miei occhi si riempiono di lacrime.
Edward aggrotta le sopracciglia, subito dispiaciuto. “Non piangere” sussurra, passando una mano su una guancia, raccogliendo con un polpastrello l’unica lacrime sfuggita al mio autocontrollo. “Piuttosto piango io per te, va bene?” continua.
Mi strappa un sorriso, un sorriso vero. E i suoi occhi si illuminano di nuovo.
“Posso continuare?” chiede, riferendosi ai miei pantaloni ancora addosso.
Quando annuisco, non ho nessun dubbio.
Edward mi toglie i pantaloni, facendomi rimanere solo in slip. La sua bocca, dalla mia gola, passa sul mio petto, soffermandosi sui miei seni. Lecca un capezzolo senza morderlo, e senza andarci forte. Sa che non mi piace così. La sua mano si sposta verso il basso; sento un suo dito posarsi sulla mia femminilità. Geme quando sente quanto sono bagnata.
Ansimo fissando il soffitto quando inizia a muoversi e leccare più velocemente, i suoi movimenti in sincrono. Sento il rumore della stoffa dei jeans sfregare, segno che si sta togliendo i pantaloni con le gambe, strisciandole fra loro. E ansimo quando sento improvvisamente la sua testa allontanarsi dal mio seno e scendere più giù, e giù, e ancora giù, fino ad arrivare fra le mie gambe. Il primo colpo di lingua sul mio clitoride mi fa quasi urlare di piacere.
Mi piace il sesso. Perché non dirlo? Piace agli uomini, se ne vantano… a me piace, anche se non vado a dirlo in giro. Ed è troppo tempo che non faccio sesso e non provo certe sensazioni. Sicuramente, al momento non è stato fra le mie priorità.
E il sesso orale mi è sempre piaciuto. Credo mi piaccia più del sesso vero in sé.
Le mani di Edward stuzzicano i miei seni, pizzicando alle volte i capezzoli, e la sua lingua non mi da pace fra le gambe.
Raggiungo l’orgasmo dopo pochi altri guizzi, accompagnandomi ad un gemito più roco degli altri. Edward si porta immediatamente su di me dopo avermi fatto riprendere continuando a leccarmi.
“Bella, non… non ho i preservativi” comunica.
Lo fisso sconvolta mentre i suoi occhi timorosi sono posati sul mio volto.
Lui non ha i preservativi. Cazzo, è più facile che dimentichi di indossare le mutande ma non di non mettere almeno un preservativo nel portafoglio.
Senza che io possa impedirmelo, sono un po’ felice del fatto che non porti i preservativi. Anche con me che prendevo la pillola Edward ha sempre usato il preservativo, portandolo nel portafoglio. Se adesso non li ha, significa che non vede nessuna e che davvero non era in programma un incontro ravvicinato fra noi due.
È chiaro, comunque, che non si fa niente. La nostra situazione è già abbastanza complicata, non serve complicarla ulteriormente.
Dopo che mi sono allontanata da Edward, e in seguito anche da Jacob, non ho più preso la pillola anticoncezionale. A che mi serviva? Magari sono ancora coperta visto che ne faccio uso da tre anni, però non voglio di certo rischiare.
Allo stesso tempo, non posso lasciare Edward in queste condizioni. L’orgasmo io l’ho provato, mi tocca ricambiare. E, mannaggia a me, ma lo voglio, anche.
Con un movimento brusco, lo spingo a sedere e mi metto a cavalcioni su di lui. Non gli do tempo di capire nulla. Inizio a baciarlo, chiedendomi al contempo se faccio la cosa giusta. No, non è la cosa giusta, però lo voglio.
La mia mano va a posarsi sul suo membro, iniziando ad accarezzarlo come so più gli piace. Se voglio questo, non voglio fargli del sesso orale. Non mi sento ancora pronta, sentirlo venire è qualcosa di troppo intimo per me. L’ho sempre fatto, certo, e sempre mi è piaciuto: contrariamente alle altre donne, non ho problemi a far venire un uomo nella mia bocca, ma quella è la sua essenza, è lui, e dovrei inghiottirlo. Davvero troppo intimo. Meglio stimolarlo.
Tra le due, preferisco questo al momento.
A Edward non dispiace.
So come fare, come stringerlo, come giocare con lui. Ho imparato tanto nell’anno in cui siamo stati amanti. Edward è stato un bravo insegnante. E forse è proprio questo il punto: non è mai stato il mio uomo, solo il mio insegnante. No, solo un insegnante. Non è mai stato mio. È sempre stato di Tanya.
Edward ha la testa reclinata all’indietro, gli occhi chiusi e l’espressione eccitata. Mi è sempre piaciuto osservarlo mentre provava piacere. Soprattutto, mi è sempre piaciuto sentirlo venire ed osservare l’espressione del momento: è la stessa cosa che succede adesso. Lo sento venire nella mia mano, mentre deglutisce e apre piano gli occhi.
Ma al contrario delle altre volte, io mi sento vuota dentro. Che diamine ho fatto?
È sempre stato così! Cedevo a Edward, presa dalla passione, e poi me ne pentivo. Ma prima c’era Jacob, adesso non c’è nessuno che mi impedisca di avere rapporti – o quasi in questo caso – con un uomo – che sia Edward o un altro. C’è il mio orgoglio, però, e forse è anche peggio. Perché devo venire a patti con me stessa…
Non posso ricominciare come quest’ultimo anno: non voglio nuovamente perdere me stessa. È stata una sbandata, ma anche la prima volta che sono corsa da Edward è stata una sbandata, non voglio ricominciare.
“A che pensi?” sussurra Edward, portandoci distesi sul divano.
Il fatto che è a una piazza ci toglie molto spazio, obbligandoci a stare quasi uno sopra l’altro. Ma non sento malizia nei suoi gesti, solo una dolcezza che forse è anche peggio perché riesce a confondermi molto di più.
Sospiro, passandomi una mano tra i capelli e chiudendo gli occhi, stanca, con la testa che pulsa dolorosamente. “È stato un errore” sussurro.
Edward non parla. Ma che dovrebbe dire? Poi la sento, la sua voce. Pronuncia quelle paroline che per tanto tempo ho sognato prima di rinunciarvi. “Io ti amo, Bella. E saprò aspettarti. Perciò non credere che mi arrenderò solo perché pensi che quello che è successo fra noi sia stato un errore. Sarò qui, anche fra cinquant’anni.”
L’idea di un Edward non più tanto giovane mi faccia una dichiarazione come quella di ieri notte con un bastone per sostenersi mi fa sorridere senza che riesca a impedirmelo. Ma ciò non cambia le cose.
“La prepotenza in un uomo io non l’ho mai sopportata” gli faccio notare, riferendomi alla sua convinzione.
“Non è prepotenza, la mia. È pure realtà” obbietta.
Sospirando forte, mi sistemo meglio dandogli le spalle. Subito, sento il petto di Edward contro la mia schiena, un suo braccio a circondarmi per la vita e sfiorandomi il seno. Ma, come poco fa, non c’è malizia nel suo gesto, solo dolcezza.
E quando mi lascia un delicato bacio fra i capelli, mi sento completamente vulnerabile.
“So cosa ti ho promesso ieri sera,” mormora senza che io gli dica nulla, facendomi incuriosire “però ti amo, Bella. Mettiti nei miei panni: non avresti potuto fare altrimenti con l’uomo che ami che ti guarda come tu hai guardato me.”
“Perché? Come ti ho guardato?” chiedo, sinceramente interessata. Non l’ho guardato con amore, né con malizia, né con aria affamata.
“Non lo so” risponde, sorprendendomi. “Ma i tuoi occhi avevano una strana luce… come se io potessi essere l’artefice della tua serenità o della tua distruzione. Era la stessa luce che ti ho visto quando mi hai lasciato.”
Chiudo gli occhi, ricordando perfettamente come mi sono sentita quel giorno, quando ho capito che Edward non avrebbe mai lasciato Tanya. Non dopo un anno di continue promesse fallite. Mi sono sentita vuota, persa, senza una ragione abbastanza importante per cui vivere. Se la mia vita era centrata solo ed unicamente su Edward e lo stavo lasciando, come sarei sopravvissuta?
E stamattina mi sono sentita così: vuota, persa, senza un motivo per cui andare avanti per davvero. Non dopo che Edward mi aveva promesso che avrebbe combattuto per me e, di nuovo, non aveva mantenuto la promessa. Però l’ha fatto. Ma basterà?
 
 
Spazio autrice
 
Non ho nulla da dire riguardo a questo capitolo. Il momento tra Bella e Edward è un momento di passione, e io sono del parere che non solo gli uomini hanno delle tentazioni. Bella è passionale, ha le sue voglie come d’altronde OGNI donna e non lo nasconde. Cosa c’è da nascondere? A me sembra normalissimo, e al suo posto avrei fatto lo stesso. Avrei assecondato i miei istinti, come dettava il momento, ma ciò non significa che tutto si risolva con una notte di sesso. Questo mai.
E Edward… voleva davvero resistere, ma anche lui – come Bella – ha reagito per puro istinto. Anche noi possiamo tradirci, sì. Anche noi stessi.
Quante volte ci siamo fatti una promessa da mantenere ad ogni costo, e poi non l’abbiamo fatto? Io sì. Quindi parlo per esperienza.
A presto!
   
 
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