FIRST MEET
Non capivo.
Il vento si faceva sempre più forte, e mi spingeva da dietro…i gabbiani mi incoraggiavano a farmi avanti, e il canto triste in lontananza di un fagiano mi faceva venire i brividi. Il peso del mio corpo tendeva sempre di più in avanti…e all’improvviso una voce familiare che mi chiamava da dietro…. Sì, era quella la voce che tanto amavo, la voce che tanto desideravo pronunciasse il mio nome…mi girai di scatto, me lo ritrovai davanti che mi tendeva una mano…persi l’equilibrio e caddi…….
Mi svegliai di colpo, frastornata. Avevo ancora le cuffiette alle orecchie. Le ruote iniziavano a toccare terra. Ero ancora un po’ sconvolta dal sogno che avevo appena fatto. E poi realizzai…ero arrivata...
Mi alzai su piano piano per non perdere l’equilibrio. Avevo le gambe addormentate. Gli occhi ancora non erano abituati alla luce del sole e la gran confusione che mi circondava mi faceva venire su i nervi. Odiavo stare con troppe persone. Diciamo che mi trattenevo solo perché la maggior parte erano coreani (eheh).
Avevo chiacchierato per gran parte del viaggio con una signora che, diciamo, si faceva capire in inglese. Si chiamava Kang Yoo Mi. Mi aveva raccontato della sua famiglia, del perché era partita e perché era ritornata. Mi parlò anche molto del suo nipote più grande che aveva circa la mia età (da quel che avevo capito giusto qualche anno più grande). Si era anche offerta di ospitarmi a casa sua una notte, anzi mi aveva invitata a stare da lei per tutta la settimana, ma le spiegai che avevo il soggiorno prepagato in un hotel e che comunque non avrei avuto la massima libertà : avevo una ”schedule” organizzata dalla KBS esclusivamente per me. Mi diede anche qualche dritta di come muovermi con i coreani , mi disse espressamente :
“Stai attenta a non essere troppo simpatica ed estroversa. Già il solo fatto che sei straniera, fa scattare nei ragazzi una marcia in più perché sanno che voi siete più aperte e facili da avvicinare, quindi attenta a come ti atteggi davanti a loro…”.
Iniziamo a prendere ognuno le proprie borse e valige. Aiutai la signora Kang a prendere la sua perché era troppo in alto per lei. Mi ringraziò e mi lasciò un bigliettino con il suo numero di case e cellulare: “Chiamami quando vuoi” ,mi disse.
La ringraziai in coreano accennando anche un piccolo inchino che ci fece ridere a entrambe. Presi anche la mia borsa e ci avviammo.
Iniziamo a scendere le scalette che ci portavano direttamente dentro a un piccolo bus che ci accompagnò fino alla terminale dell’aeroporto. WOW e che aeroporto. Ero a quello di Incheon e sentivo ogni cellula del mio corpo andare su di giri al solo pensiero che chi sa quante volte gli SHINee avevano passato quella porta, avevano fatto quella stessa strada e avevano sentito così tanta gente urlargli incontro…………no aspetta…un attimo…perché c’era così tanta gente??? Anzi no…perché c’erano così tante fans ad aspettare lì fuori? E perché avevano tutte dei cartelloni con scritto SHINee e/o i loro nomi?? Per un secondo rimasi stordita…ero così confusa…
“Cazzo non dirmi che sono anche loro qui???!!!”
Iniziai ad andare in iperventilazione. Iniziai a guardarmi intorno, ma niente. La signora Kang mi disse di sbrigarmi altrimenti sarei passata ore ad aspettare che la mia valigia ritornasse su. Avrei potuto anche aspettare anni pur di vedere gli SHINee, avrei voluto dirle. Ma non ne ebbi il coraggio e sapendo che mi aspettavano non volevo sembrare maleducata. Quindi mi avviai. Per fortuna le nostre valigie arrivarono subito. Aiutai anche con quella. Gliela misi in un carrello e la mia su un altro. A quel punto era ora di dividerci. Io dovevo passare per un’altra parte visto che ero straniera e ci salutammo lì. Come prima cercai di sforzarmi al meglio con il mio coreano e mi inchinai anche per sembrare ancora più educata.
Mi avviai verso lo sportello dell’uscita dove dovevo presentare documenti, passaporto e cose varie. Iniziai a frugare nella borsa mentre mi avvicinavo col carrello. Andai a sbattere contro un altro carrello, alzai appena lo sguardo e mi scusai col signore. Mi guardo male all’inizio, poi con un po’ di indugio mi scruto dalla testa ai piedi. Chi sa cosa voleva. Forse era questo che intendeva Zietta Kang sul modo diverso in cui ci guardano. Ma non mi sembrava di aver fatto niente di particolare e ancora meno ero vestita in modo provocante od altro. Anzi, in quel momento ero molto stile –SHINee at the airport- (kkk). Indossavo degli skinny jeans col cavallo un po’ basso , una maglia color kaki lunga e larga sopra a una maglia semplice bianca, converse e un capellino per concludere il tutto.
Mi spostai da una parte. Mi misi nella mia solita possa con un piede incastrato dietro all’altro e iniziai a controllare i diversi documenti. Poi vidi una massa di gente venirmi incontro. Di colpo sentii un peso venirmi addosso da dietro, mi sbilanciai inevitabilmente in avanti. Chiusi gli occhi aspettando il colpo finale…aspettando di sentire il suolo sbattermi contro il viso…e invece niente. Aspettavo ma niente. Le urla delle fans da fuori si fecero sempre più stridule e forti. Avvertii allora due braccia che mi tenevano strette alla vita. Mi girai di colpo e… I suoi occhi…i miei occhi…. Si fissavano, si scrutavano. Cercavano di capire un senso a quel momento assurdo e infinito.
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"괘...괜...괜찮아?"....
SPAZIO AUTORE:
vorrei tanto darvi un anticipo ma visto che i prossimi capitoli ancora li devo scrivere mi è un po impossibile ehehe...spero siate in tante a seguire la mia storia ;)