<<
come stai? >>
Seline
mi porse un bicchiere di latte caldo che afferrai quasi subito, non
riuscendo
comunque a guardarla negli occhi. Avevo paura di leggervi biasimo, ma
soprattutto ne avevo abbastanza di vampiri per quella giornata. Chissà
che ore
erano.
<<
viva >> risposi secca. Lei capì il mio disagio o semplicemente
non se ne
curò e lasciò la stanza. Sospirai pesantemente stringendomi la coperta
addosso.
Nonostante tutto quel caldo il gelo sembrava non volermi lasciare.
Non
so quanto tempo dopo bussarono alla porta e senza aspettare risposta
entrò
Gabriel.
<<
puoi venire ora, solo stai vicino a me. >>
Poggiai
la tazza sul comodino abbandonando la coperta sul letto e seguii
Gabriel nel
salotto, che mi avevano costretto a lasciare. Mi aspettavo di trovarla
sdraiata
sul divano, invece mi venne quasi un colpo quando la vidi immobile al
centro
della stanza, i pugni serrati e i muscoli irrigiditi. Il mio primo
istinto fu
quello di abbracciarla ma uno sguardo di Gabriel bastò a dissuadermi.
<<
Andrea … come ti senti? >>
<<
bene. Il momento critico è passato, credo. >>
Era
inaspettatamente tranquilla se non fosse stato che era rigida come una
mazza di
scopa.
<<
hai delle orrende doppie punte, e devi farti le sopracciglia sorellina.
>>
Tirai
un sospiro di sollievo. Era sempre lei, la solita rompipalle.
<<
vorrei potervi lasciare da sole, ma non credo sia ancora il caso …
>>
Spostai
la mia attenzione su Gabriel sentendo un’ondata di rabbia assalirmi.
<<
dov’è quel bastardo? >>
<<
non abbiamo avuto modo di cercarlo, e poi al momento non mi viene in
mente
nessuno di nome ‘’Leo’’ >>
<<
non parlavo di lui! Parlavo di Vincent! Prima mi uccide quasi e poi un
vampiro
pazzo e sadico si presenta a casa mia quasi uccidendo, anzi uccidendo,
mia
sorella dicendo di fare tutto questo per lui! Se non lo ammazzi tu lo
faccio
io! E non provare a difenderlo! >>
Lo
anticipai vedendo che stava per aprire bocca. Lui la richiuse
incrociando le
braccia e osservando mia sorella con circospezione. Lei mi guardò a sua
volta
<<
non è colpa sua. Ascolta prima di sbottare ok!? Non è stato Vincent ad
uccidermi e non è giusto dare a lui la colpa del comportamento di uno
schizzato. In ogni caso io sono felice così >>
La
guardai allibita. Certo grazie al ‘’sesto senso’’ da gemelle avevo già
intuito
quali erano i suoi veri sentimenti, però sentirselo dire davvero è
tutta
un’altra faccenda.
<<
nonostante sia da egoista e sbagliato, sono felice anche io. Scusa.
>>
ammise a sua volta Gabriel con un tono dolce e sentito. Non c’era
bisogno che
dicessero esplicitamente di cosa erano felici, perché bastava guardarli
per
capire. Ora potevano stare davvero insieme.
Guardali però mi fece male, perché capii che non avrei mai fatto parte
della
loro vera realtà, che in qualche modo avrei perso mia sorella e che
tutto
sarebbe cambiato. Eppure vedendo quei due così sereni non mi sentii il
diritto
di essere infelice o di protestare. Mi sarei adeguata.
Erano
passate quasi due settimane da quel giorno e Andrea passava ogni
giornata con
Gabriel che le insegnava a vivere da vampiro. A quanto pare era
riuscito ad
ottenere uno di quei gingilli per permetterle di girare alla luce del
sole e
chissà per quale ''combinazione'' si trattava di un anello. Andrea si
perdeva a
fissarlo fino a farsi appannare gli occhi. Credo che abbiano superato
il
livello ‘’storia seria’’ per raggiungere quello di ‘’relazione
blindata’’ il
tutto a velocità record. Alla fine la situazione era questa: Andrea
viveva a
tempo pieno da Gabriel sia per la sua nuova condizione sia per tenerla
al
sicuro da un futuro attacco di Leo. Io dal mio canto avevo la mia
personalissima bodyguard Seline. Passava sempre per l’ora di cena e se
ne
andava poco prima dell’alba vegliandomi persino nel sonno. Era una
compagnia
piacevole, aveva sempre tante cose da raccontare come ad esempio un
migliaio di
relazioni sentimentali serie e non delle più strane che abbia mai
sentito. Non
parlava a macchinetta e sapeva coinvolgere nel racconto, inoltre faceva
numerose pause sigaretta in cui non voleva assolutamente essere
disturbata. Erano
sacre. Nonostante questo mi mancava la casinista che era mia sorella
senza
parlare poi della mia scarsa capacità di sopportare estranei già messa
a dura
prova dai giorni passati. Di Vincent neanche l’ombra e nonostante tutto
non
riuscivo a smettere di pensare a lui. Nulla di romantico si intende. La
cosa
che più mi incuriosiva era la sensazione che avevo provato con il suo
morso,
totalmente diversa da quella che avevo provato con quello di Leo. Avrei
voluto
chiedere a Seline ma mi sentivo troppo in imbarazzo, come se si
trattasse di
qualcosa di sconcio. Tutto era relativamente tranquillo ma avevo la
sensazione
che non sarebbe durato a lungo, chissà perché.
Ebbi
la conferma di questa previsione pochi giorni dopo. Avevo fatto
particolarmente
tardi perché dopo l’università ero andata in un parco a prendere un po’
d’aria
pulita e rilassarmi. Tanto ero rilassata che ero finita per
addormentarmi con
il rischio di farmi scippare qualcosa. Mi guardai intorno e rallentai
il passo,
del resto mi piaceva camminare per le strade di sera e non avevo ancora
voglia di rintanarmi in casa. Camminai senza meta per
talmente tanto tempo che alla fine si era fatta l’ora di cena senza che
me ne
rendessi conto. Pensai a Seline che buttava giù la porta di casa per
verificare
che la mia testa fosse ancora attaccata al collo ed inconsciamente
aumentai il
passo toccandomi la gola. Sentii un tremito cogliermi di sorpresa e con
la coda
dell’occhio notai una delle persone che proprio non volevo incontrare.
Vincent.
Non era da solo ma cingeva con un braccio la vita di una ragazza esile
dai
capelli quasi arancioni. Aveva lo sguardo nervoso mentre la ragazza
teneva il
capo rivolto verso il basso. Venni colta dal panico. Cosa voleva farle?
Beh non
ci voleva molta immaginazione. Sentii un pizzicore alla base del collo
e prima
di pensare iniziai a seguirli da una certa distanza, sicura che non
potesse
individuarmi in mezzo a tutta quella gente. Continuarono a camminare
per molto
cambiando continuamente strada e rifacendo a volte lo stesso percorso
nel senso
opposto, ma alla fine svoltarono in un vicolo stretto e scarsamente
illuminato.
Che clichè. Cercai nei dintorni e poco lontano trovai una sbarra di
ferro semi
arrugginita che spuntava da un cassonetto. Velocemente ritornai alla
stradina e
con il cuore a mille rallentai il passo. Non fu difficile trovarli. La
ragazza
era appoggiata con il volto rivolto verso il muro mentre Vincent la
sovrastava
da dietro. Quando sentii un urletto di dolore di nuovo quel pizzicore
ritornò
scuotendomi dalla mia immobilità. Feci uno scatto sollevando la sbarra
verso la
testa di Vincent che centrai senza troppi problemi. Sperai di aver
utilizzato
abbastanza forza da stordirlo ma il vampiro dopo aver ricevuto il colpo
che
evidentemente l’aveva colto di sorpresa si allontanò dalla ragazza con
uno
scatto seguito da un sibilo simile ad un ringhio. Mi frapposi tra lui e
la
rossa stringendo sempre la sbarra fra le mani
<<
sbrigati! Scappa! >>
Vincent
si stringeva il punto leso con le mani e dopo un attimo di spaesamento
puntò il
suo sguardo sanguigno nel mio. Mi mostrava i denti e sentii
un’inspiegabile
moto di soddisfazione a quella scena. Non sentii alcun rumore dietro di
me così
lanciai un’occhiata alle mie spalle e non trovando la ragazza pensai
che se ne
fosse già andata. Il tutto prima di essere spinta con violenza contro
la
parete. Tutto si fece bianco per qualche istante e quando riuscii a
vedere di
nuovo con quasi chiarezza quella che ormai era per me una stronza mi
fissava
con puro odio.
<<
come hai osato ferire Vincent?! >>
<<
ti stava per uccidere! Ti ho salvato la vita, stronza ingrata! >>
<<
ma che stai blaterando!? Non mi stava uccidendo, lui stava … >>
<<
finiscila >>
Vincent
si era del tutto ripreso e fissava quasi con noia quella ragazza senza
degnare
di uno sguardo me. La rossa parve perdere ogni tipo di interesse nei
miei
confronti concentrandosi invece per la sua gioia evidente sul vampiro.
<<
scusami Vincent, puoi continuare anche subito se vuoi, puoi anche
ucciderla
davanti a me non mi importa. >>
<<
ho detto, finiscila. >>
Lui
smorzò ogni suo entusiasmo e con una smorfia si piegò afferrandomi per
un
braccio.
<<
lasciami! >> tentai di togliere la sua mano cercando perfino di
graffiarla ma sembrava indifferente a tutti i miei tentativi di
liberarmi.
<<
ma dove la porti?! Aspetta! >>
<<
ascolta Anna, fammi un favore e taci. La tua voce è estremamente
irritante.
>>
La
rossa rimase di sasso, letteralmente fossilizzata con la bocca
spalancata.
Mentre Vincent mi trascinava con lui non potei non notare lo sguardo di
puro odio
che mi lanciò. Ero quasi certa di aver sentito anche la parola
‘’puttana’’
vibrare nell’aria.
<<
se provi ad urlare o a scappare ti spezzo il braccio >>
Deglutii
colta improvvisamente dal terrore. Non avevo minimamente pensato alla
possibilità di urlare o di scappare da lui.
<<
chi era quella? >>
Vincent
aveva continuato a tirarmi per le strade fino ad arrivare ad un’auto e
farmi
accomodare sempre con delicatezza, naturalmente. Il tutto ignorandomi.
<<
è un vampiro anche lei? >>
Lui
continuava a guidare spostando a mala pena lo sguardo sulla strada,
senza
prestarmi attenzione. La cosa iniziava davvero a snervarmi.
<<
sai, da uno che ti ha quasi ucciso ci si aspetterebbero almeno delle
scuse
>>
Finalmente
ottenni ciò che volevo, salvo pentirmene immediatamente. Vincent mi
lanciò
un’occhiataccia e per una volta riuscii a vedere i suoi veri occhi.
Terribilmente grigi.
<<
non sto scherzando, almeno prestami attenzione! >>
<<
prestarti attenzione? >> disse con tono ironico. Restai allibita,
aveva
detto due parole, ma aveva comunque parlato. A me.
<<
senti, tu mi odi ed è evidente come cosa. Di conseguenza al nostro
primo
amichevole incontro direi che il sentimento è reciproco. Però devi
prenderti le
tue responsabilità. >>
L’unico
risultato che ottenni fu una smorfia denigratrice. Questo mi fece
infuriare.
<<
senti stronzo. Mia sorella è stata uccisa per colpa tua ok!? >>
Vincent
fece una manovra rapida e violenta facendomi sbattere contro il
finestrino la
tempia per poi frenare di colpo nel parcheggio di un supermercato.
<<
che cosa!? >>
Per
la prima volta lo vidi sinceramente sconvolto e mi sentii in dovere di
specificare.
<<
Gabriel è riuscito a farla diventare un vampiro in tempo. >>
Lui
si rilassò sensibilmente sfregandosi gli occhi con le dita.
Improvvisamente mi
era passata tutta la voglia di parlargli di Leo. Senza quello sguardo
di
sufficienza o di sdegno sembrava così … sopportabile.
<<
scusa, avrei dovuto specificarlo. >>
Poggiò
la testa al sedile guardando dritto davanti a se.
<<
perché hai detto che dovevo prendermi le mie responsabilità riguardo
tua
sorella? >>
Quasi
mi spaventai a sentire tutte quelle parole provenire da lui. Mi sentii
stranamente sollevata. Ora dovevo solo dire la verità.
<<
io … non lo so. >>
Restammo
in silenzio per parecchio tempo e io non osai controllare ma ero certa
di avere
il suo sguardo addosso.
<<
è umana. >>
Lo
guardai stupita mentre rimetteva in moto la macchina.
<<
quella ragazza. Mi stava facendo bere il suo sangue di sua spontanea
volontà.
Vuoi sapere perché lo fa? >>
Sentii
un groppo chiudermi la gola ma annuii comunque.
<<
lo fa perché sa che è l’unico modo per avere la mia attenzione. >>
Iniziai
a mordermi la unghie colta da un senso di nausea. Con chi mi trovavo?
Rimasi in silenzio perchè non ero certa di voler sapere che tipo di
relazione avessero quei due.
<< tu pensavi che io la stessi aggredendo. Eri disposta ad
affrontarmi ma non ad uccidermi, dato quell'inutile pezzo di ferro.
Perchè? >>
<< non ... me ne ero dimenticata. sai com'é non mi chiamo Buffy
>> risposi sbuffando. A dire la verità me lo ricordavo, fin
troppo bene, solo non avevo minimamente pensato ad ucciderlo. Ma solo
perchè sapevo che non ne sarei stata capace, ovvio.
<< sei strana >> disse lui ad un certo punto lanciandomi
una mezza occhiata. Rimasi spiazzata e non dissi nulla. Avrei tanto
voluto dirgli che la mia concezione di normalità era molto diversa
dalla sua.
Senza
rendermene conto arrivammo sotto casa mia.
<<
grazie per il passaggio. >>
<<
non ringraziarmi. Non farlo mai e non essere gentile con me. Non mi
pento di
quella sera e non so cosa mi abbia fermato dall’ucciderti. Però me ne
vergogno.
>>
Parlava
con quella sua voce roca e graffiante e a mala pena riuscivo a cogliere
il
senso delle sue parole. Quell’auto stava diventando soffocante e io
dovevo,
volevo uscire da lì.
<<
non è vero che ti odio. >>
Dissi
senza pensare. Quando me ne resi conto era troppo tardi e Vincent stava
quasi
stritolando il volante. Era ritornato a non degnarmi di uno sguardo.
Uscii
senza più dire niente, avevo già parlato troppo.
Seline
stava seduta sul muretto della finestra con una sigaretta tra le dita.
Non
disse nulla quando mi sentì entrare. Di questo gliene fui grata.
<<
Seline? >>
Lei
si voltò verso di me e dalla sua espressione mi sembrò tranquilla.
Apparentemente non era arrabbiata.
<<
potresti dire a Gabriel che per il momento preferirei non dire nulla a
Vincent
riguardo la storia di Leo? >>
<<
certo >> annuì con un lieve sorriso.
<<
grazie. Di tutto. >>
<<
grazie a te. >>
Non
capii cosa volesse dire così mi limitai a chiudere la porta della mia
camera
dietro di me. In realtà dovevo ancora capire cosa era successo in
quelle ultime
ore.
Ed eccoci ad un
nuovo capitolo! Come sempre ringrazio Mirrine di tutto cuore, mi
carichi un sacco! xD e poi volevo chiedere a chiunque avesse delle idee
per l'immagine di Vincent, perchè io sono nettamente nel pallone xD
grazie a tutti =)