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Autore: Violet Tyrell    10/05/2013    1 recensioni
Sequel di "The Rose of Death"
2004. Dopo un periodo di apparente pace al Santuario, le tre divinità abitanti sulla Terra - Athena, Poseidone e Odino - nella persona della celebrante Hilda - decidono di suggellare un'alleanza per poter contrastare le schiere di Hades.
Tra loro vi é un traditore: Poseidone, che per anni ha continuato a dormire nel corpo del ricchissimo e affascinante Julian Solo, intende sfruttare questo accordo per i propri scopi; dopo aver inserito una spia all'interno del Santuario, si incapriccia dell'avvenente guerriera d'oro del Capricorno, Shaya, figlia del defunto Aphrodite e di Astrid di Asgard.
L'erede dello splendore dell'ex gold saint dei Pesci e detentrice di Excalibur, parzialmente lusingata da tanto interesse e convinta di poter gestire la situazione, decide di fare il doppio gioco dopo una serie di omicidi sospetti che coinvolgono i guerrieri di Athena.
Il disastro è alle porte.
What If? e presenza dei guerrieri di Poseidone e Asgard.
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Altri, Nuovo Personaggio, Poseidon Julian Solo, Sorpresa, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Quando il cuore e la ragione hanno origine dalle rose'
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Double talkin' jive 2
Angolo di benvenuto:

Ciao a tutti^^ voglio ringraziare il gentilissimo seguito di fans che questa storia ha già :=) risponderò alle vostre recensioni a fine capitolo^^ Grazie anche a chi l'ha inserita tra le seguite e preferiti^^
Benvenuti quindi al secondo capitolo in cui, come già annunciato, trascorrono altri tre anni u.u sarò sempre lieta di raccogliere le vostre opinioni qualora aveste tempo e voglia di lasciarmele^^




Double talkin' jive

Capitolo due - La triplice alleanza: Athena, Odino e Poseidone. 



Atene, 2004.

Erano trascorsi quasi tre anni dal giorno dell'investitura a cavaliere d'oro; in quel momento, Shaya stava eseguendo il solito controllo bisettimanale per la città, priva dell'armatura per potersi muovere liberamente. Athena aveva predisposto che, a turno, tutti i cavalieri d'oro eseguissero un sopralluogo della città, nell'eventualità di catturare nemici o proteggere gli abitanti da attacchi sgraditi. Si trattava di un compito noioso che prima di loro era stato portato a termine dai cavalieri d'argento e di bronzo; la ragazza era giunta al Santuario per ultima tra i Gold Saints ed era immediatamente stata messa al corrente delle varie attività che dovevano svolgere.
Non c'era mai modo di annoiarsi: di solito la mattina - salvo ordini differenti - si recava in arena a supervisionare i cavalieri di rango inferiore mentre si allenavano. Spesso scoppiavano delle scaramucce e la Dea desiderava che si servisse del suo ruolo per mantenere la pace e l'equilibrio; da circa sei mesi, infatti, Shaya era stata investita ufficialmente del compito di intermediario tra i cavalieri di bronzo e argento, e la casta dorata di cui faceva parte. Il suo predecessore era stato Andrà, il cavaliere d'oro di Aquarius, in aggiunta al suo ruolo di stratega per la difesa del Santuario; Shaya ammirava  il francese che era un potentissimo alleato, nonostante parlasse di rado e solo quando necessario. L'unico in grado di farlo uscire dal suo guscio era Shun, con cui si vociferava avesse una seria relazione da quasi una decina d'anni: molti erano rimasti sconvolti ma nessuno osava dirlo ad alta voce. André intimidiva chiunque: probabilmente faceva paura la forza del suo cosmo, o l'alone algido che lo circondava, anche se Shaya a volte aveva l'impressione che il cavaliere volesse solo essere lasciato in pace. Era stato lui a volerla al suo fianco quando aveva parlato di abbandonare il ruolo: la ragazza ne era rimasta lusingata, ma non era stata una passeggiata e aveva ottenuto quel compito in via ufficiale solo dopo quasi due anni.
Era stato difficile sostituire André: il cavaliere aveva impresso il proprio marchio agli altri compagni - persino agli apprendisti - e Shaya aveva faticato un po' prima di ritenersi soddisfatta. Il suo compito veniva però sospeso solo durante il turno in città; quel giorno fortunatamente non pioveva e la guerriera decise di prendersela molto comoda. Era obbligatorio muoversi con discrezione, senza farsi notare e difatti non si poteva usufruire del cosmo perché in quel caso sarebbe stato difficile restare anonimi; a Shaya piaceva confondersi tra la folla, le dava un senso di tranquillità e le sembrava di avere una vita normale, differente da quella che conduceva all'interno del Santuario.
Settembre era ormai alle porte e la giovane pensò che avrebbe approfittato di quell'uscita per cercare un regalo per il suo amico Micene, dal momento che nel giro di dieci giorni avrebbe compiuto ben diciassette anni; se ne sarebbe occupata dopo il controllo su Atene, quando il sole avrebbe cominciato a calare e la gente si sarebbe avviata verso casa a conclusione della giornata.
"Come al solito non c'è nulla..." Shaya lo disse piano tra sè dopo essere uscita dai quartieri più poveri e malfamati, la sera già giunta e la luna alta nel cielo a rischiarare l'ambiente. La guerriera provava sempre un po' di colpa quando incontrava sulle strade i bambini che litigavano con gli altri per un po' di cibo, o per un pallone bucato, o per qualunque cosa attirasse la loro attenzione: durante gli anni in Spagna, ne aveva visti tantissimi in condizioni persino peggiori ed era abituata a fermarsi quando poteva lasciare loro qualcosa, anche solo un sorriso o una carezza gentile. Ben diversa, invece, era la situazione che si respirava nei quartieri alti della città: da poco si erano concluse le Olimpiadi e Atene era stata invasa da turisti, curiosi e alcuni sportivi. Athena aveva partecipato con alcuni finanziamenti, perciò era stata tra gli ospiti d'onore e aveva portato con sè una scorta di cavalieri; Shaya non era stata inclusa ma aveva saputo da Milo che tutto si era svolto senza problemi.
La guerriera si irrigidì: da lontano la sagoma di Ikki si distingueva fin troppo bene e la ragazza imprecò. La sua sola spina nel fianco dei suoi primi anni come cavaliere d'oro era stata proprio la presenza dell'ex guerriero della Fenice, il solo tra i superstiti della precedente guerra a darle apertamente filo da torcere, inducendola a comportarsi più freddamente ogni volta che si incontravano; Shaya sentiva il sangue ribollirle nelle vene quando discutevano, cosa molto frequente durante i primi tempi. Più volte Shun aveva tentato di appianare le loro divergenze, senza successo, e Shaya non riusciva proprio a comprendere la ragione di tanto astio: sapeva soltanto che il guerriero la detestava dopo averle sentito dire che l'amore non la interessava e che non era importante.
Da quel momento non aveva più avuto tregua; quello che l'ex guerriero non aveva capito, pensò la ragazza con un certo disappunto, era che lei non si riferiva al sentimento generale ma a quello più ristretto, l'amore tra uomo e donna. Non aveva niente a che vedere con il resto, in fondo se non fosse stata in grado di amare il prossimo non avrebbe potuto mai ottenere l'ambito ruolo di cavaliere d'oro: voleva un bene dell'anima ai suoi compagni dorati - a una buona parte, c'erano le dovute eccezioni naturalmente -, ad Athena, a molti guerrieri e anche a quei bambini di cui non conosceva il nome e che incontrava ogni volta che usciva dalle mura del Santuario e non avrebbe esitato a sacrificarsi per loro se fosse stato necessario. Solo non riusciva a comprendere che cosa portasse a unire due persone e ad amarsi, per lei non aveva alcun senso e lo aveva ripetuto tante volte anche ai suoi ammiratori, che erano rimasti spiazzati e sconvolti. Shaya sapeva che molti erano semplicemente colpiti da quell'avvenenza che neanche le interessava, e non aveva mai incoraggiato nessuno anzi, si era sempre tenuta alla larga da situazioni del genere, preferendo mantenere la propria attenzione concentrata sul ruolo che aveva e le mansioni che le venivano affidate di volta in volta.
Decise di evitare l'ennesima lite e si spostò rapidamente sul lato opposto della strada, prendendo una via che conduceva al porto; fortunatamente la folla era ancora numerosa e non ebbe alcuna difficoltà nel confondersi in essa, attraversando il centro città e giungendo sulle rive del mare calmo. Di rado aveva l'opportunità di recarsi a quell'ora al porto, e si sorprese nell'osservare il numero incredibile di barche presenti; la sua attenzione venne attirata da un panfilo ormeggiato più lontano e che si dinstingueva per dimensione, estetica e luci sfavillanti. Si avvicinò dopo essersi accertata che nessuno l'avesse seguita: su una parte il nome Little Firefly spiccava nettamente e Shaya rimase a lungo a osservarla. Il panfilo era indubbiamente lussuoso anche se non poteva vederlo all'interno, e la ragazza sospirò, pensando che tutto sommato era un bene non avere soldi, se non altro non avrebbe mai avuto la tentazione di comprarlo commettendo una follia.
"Se desideri acquistarlo dovrai discuterne con me." Una voce sconosciuta la fece sussultare, voltandosi in fretta e osservando l'uomo che era giunto alle sue spalle; Shaya era certa di non averlo mai visto prima d'ora, così come era sicura di trovarsi nei guai. Per fortuna si era limitata a osservare e non era salita, anche se sarebbe stato davvero semplice eludere l'esigua sorveglianza attorno alla nave. "Oh... no, scusi, mi ero limitata solo a guardare, di certo non possiedo la cifra necessaria a... a un acquisto del genere."
Shaya si chiese perché mai l'altro si fosse messo a ridere, ma in quel breve lasso di tempo ebbe modo di osservarlo e scoprire alcune cose: la sua sola persona trasudava lusso e potere, nonostante non fosse abbigliato con troppe pretese - ma di certo quel completo bianco era comunque di stoffa pregiata -, inoltre aveva stranamente i capelli lunghi e del suo stesso colore. Questo la sorprese perchè di rado aveva incontrato persone che li avessero, tuttavia la sorpresa svanì in fretta, concentrandosi su altri particolari: indubbiamente era bello - e probabilmente ne era pure consapevole - e anche più grande di lei, forse aveva l'età dello zio Milo o di più.
"Quanto a questo non é un problema, a volte basta trovare un accordo... Posso permettermi di chiederle il suo nome, signorina?" Gli occhi dell'uomo, dello stesso colore dei capelli, parevano non voler lasciare la presa neppure per un istante; per un momento Shaya contemplò l'ipotesi di rispondergli male, o magari di andarsene senza parlare perché detestava approcci del genere, tuttavia l'impulso sparì da solo. "Shaya... ma le assicuro che non... che non sono proprio il genere di persona adatta a questi giocattolini. Però è molto bello, ne sarà fiero immagino." Sperò di aver così distratto l'uomo dal continuare a proporle il panfilo, ma rimase ancora più sorpresa qando le fece un elegante - ed estremamente discreto - baciamano. Sperò che la notte fosse abbastanza buia da coprire il suo disagio. "Un nome straniero... io sono Julian ed è davvero un peccato non poter concludere qualche affare insieme. Questo giocattolino non è male, ma non è il meglio che sia uscito dai miei cantieri: vuole magari visitarla ugualmente? Le assicuro che non sarà affatto un disturbo..."
Per un momento una scintilla attraversò le sue iridi ma Shaya non la notò; il suo sguardo proprio non riusciva a distogliersi dalla ragazza, tuttavia non era invasivo come lei aveva creduto inizialmente. "Io... magari un altro giorno, ora devo proprio andare, spero non si offenda." Shaya decise di interrompere quella conversazione: la barca era carina ma non aveva nessuna intenzione di permettergli di crederla una sciocca. Probabilmente era sicuro di averla impressionata con il suo indiscutibile fascino, tuttavia non era stata colpita così tanto e voleva solo allontanarsi. Lui le porse allora un cartoncino con un sorriso mielato. "Non ci sono problemi, mi chiami pure quando ha tempo e mi libererò di sicuro dagli impegni..."
Shaya avrebbe voluto quasi dargli un calcio - le aveva ricordato alcuni ragazzi convinti di essere dei playboy - ma colse al volo l'opportunità di allontanarsi; poco lontano dal Santuario osservò quel biglietto da visita e dopo un iniziale incertezza, lo cestinò.

Regno di Asgard, Febbraio 2005.

"Come fanno a vivere in un posto del genere? Siamo quasi alla fine dell'inverno, eppure la temperatura é rimasta ancora sotto zero..." Il cavaliere d'oro rabbrividì teatralmente osservando il panorama che si estendeva dalla terrazza: una distesa di ghiaccio circondava il palazzo della Celebrante e la bufera imperversava senza pietà alcuna. Shaya scoccò un'occhiataccia ad Alan mentre André si limitò a ignorarlo, come se il cavaliere dei Pesci non avesse mai aperto bocca. "Ecco il segnale: come da accordi io accompagnerò la nostra Dea all'interno, Pisces ti occuperai della sorveglianza della porta della sala delle udienze. Capricorn, tu sarai invece a guardia del portone d'accesso al palazzo assieme agli altri cavalieri di Asgard e alla rappresentanza marina. A fine riunione mi aspetto da entrambi un rapporto dettagliato."
I due cavalieri annuirono e osservarono l'enorme portone dorato chiudersi alle spalle di Athena, scortata da André; Shaya aveva sentito dire che le altre rappresentanze erano già all'interno così rivolse un asciutto cenno del capo ad Alan prima di scendere la scalinata e radunarsi di fronte all'ingresso del palazzo. C'erano ben quattro God Warriors - la guerriera riconobbe Mime, Hagen, Thor e Ordalia - ed era certa di aver riconosciuto Syd che si era piazzato davanti al portone della sala delle udienze; Shaya fece un rapido calcolo e immaginò che attorno al castello fosse stato schierato Fenrir, dal momento che sicuramente Siegfried aveva accompagnato la zia Hilda alla riunione. Erano più di sette anni che non rivedeva la zia, dal momento che l'ultimo incontro era avvenuto a dodici anni, quando ancora si trovava in addestramento ed era contenta all'idea di trovarsi lì; osservò con la coda dell'occhio Ordalia, la giovane guerriera di Megres che doveva avere più o meno la sua età, ed era l'unica davvero giovane del gruppo. Gli altri avevano molti più anni anche se l'età non pareva intralciarli, mentre poco distante da lei c'era un uomo dalla pelle scura e i capelli chiarissimi con una cresta - che per lei era molto strana - e una lancia in mano; Shaya aveva visto un guerriero con il flauto davanti alla porta. L'aria era gelida e la bufera sempre più forte, ma nessuno dei presenti si mosse, concentrati com'erano nel loro compito di guardiani.
Erano già lì da almeno un'ora e mezza quando un rombo spaventoso e un verso acuto sembrò avvolgere il gelido silenzio che era regnato fino a quel momento; dal cielo - o così sembrava - delle lingue di fuoco viola si abbatterono su tutta l'area circostante, investendoli in pieno.

"Come ho già detto, sono dell'idea che sia necessaria un'alleanza ufficiale tra i nostri regni per difendere la Terra: già da alcuni anni Asgard e il regno di Poseidone sono in pacifici rapporti, e anche con te, Athena, tuttavia penso che un'unione sancita ufficialmente possa rendere più potente la nostra alleanza. A nessuno interessa competere contro gli altri, i tempi duri si avvicinano e la minaccia di Hades non é mai stata tanto reale come ora..." La voce di Hilda era gentile e allo stesso tempo decisa: era lei ad avere preso l'iniziativa di convocare le due reincarnazioni attualmente presenti, pertanto sperava che tutto potesse risolversi pacificamente. Era tempo che una pace vera regnasse sul mondo, solo restando uniti avrebbero potuto essere davvero forti nel loro obiettivo comune; osservò Athena che taceva e Poseidone che aveva lo sguardo annoiato, anche se i suoi occhi erano comunque attenti. I primi convenevoli erano già stati risolti. Entrambi indossavano l'abbigliamento tipico divino, Athena con il suo chitone e Poseidone una tunica molto raffinata, e avevano portato con sè le armi che solitamente non abbandonavano mai, anche se in quel momento erano state affidate ai guerrieri che li avevano accompagnati.
Poseidone si schiarì la gola. "Prima di tutto voglio porre una condizione non trattabile: per entrare nel mio regno attraverso il vortice serve la mia autorizzazione: se mai dovessi scoprire che qualcuno tenta di infrangere i confini, non sarò clemente. Chiunque sia il folle sventurato." Le iridi dell'uomo scintillarono per un momento: non aveva ancora preso ufficialmente possesso ufficialmente del proprio dominio sottomarino, senza piani di guerra da attuare o minacce preferiva mantenersi in superfice, tuttavia in passato qualcuno aveva provato a fare il furbo e non era sopravvissuto. Quella riunione era noiosa ma allo stesso tempo gli era necessaria per portare a termine ciò che desiderava; era stato riluttante a presenziare proprio ad Asgard, tuttavia tutto sembrava andare secondo i suoi desideri.
Athena chiuse gli occhi alcune volte, come se volesse armarsi di coraggio. "Per me va bene, in fondo questo accordo era già stato previsto anni fa ma poi... In ogni caso non vedo ragione per cui qualunque mio guerriero debba desiderare scendere nelle profondità marine senza permesso." E la donna sorrise all'indirizzo di Poseidone, a conferma di quanto appena detto: non le sembrava quasi vero che anche i Marines avrebbero perseguito il suo stesso obiettivo, quello della pce. Quando Hilda  si alzò per porgere a entrambi la pergamena che sanciva l'accordo, nelle iridi cerulee di Poseidone passò un lampo pericoloso, tuttavia nessuna delle due donne lo notò e alla fine anche lui appose la propria firma: l'alleanza era stata sigliata, romperla in qualunque modo equivaleva a tradire le aspettative che si erano fissati durante l'incontro. I tre guerrieri fedeli che li avevano scortati non avevano aperto bocca, limitandosi al silente ruolo di guardiani dei loro signori; André non aveva neppure mosso un muscolo e non gli era sfuggito lo sguardo pericoloso del Dio degli oceani, tuttavia non si era azzardato a dire una sola sillaba. Riservava le confessioni private per la sua Dea solo nel momento in cui avrebbero messo piede all'interno del sacro suolo del Santuario.
Le tre divinità rimasero ancora un po' per discutere nei dettagli gli accordi; quando la seduta fu sul punto di essere interrotta, Athena si rivolse con un sorriso a Hilda. "Mia cara Hilda, per questo viaggio ho portato con me anche tua nipote, ho pensato che ti avrebbe fatto piacere incontrarla dopo tanto tempo." La donna sorrise nuovamente: sapeva molto bene che la reazione della Celebrante sarebbe stata certamente positiva, difatti aveva deciso di portare con sè - tra gli altri - anche Shaya. In fondo la ragazza aveva tutti i diritti di vedere la propria parte di famiglia che viveva al Nord - la sola che effettivamenter le rimanesse in termini di parentele di sangue.
"Una nipote, eh? Se é come la sorella, sarà uno strazio", sbuffò Poseidone tra sè e sè nel vedere la gioia estatica delle due donne: la famiglia non era poi così importante, non si era certo messo a piangere quando sua moglie era morta anni prima, e per i figli c'erano i tutori e le tate. Del resto era vissuto così anche lui, per quale ragione cambiare qualcosa che fuzionava? Per quel motivo trovava le riunioni noiose, ed era giunto solo perché la cosa gli conveniva, anche se aveva immaginato un risvolto del genere; in realtà si era aspettato una festa - sia Athena che Hilda ne davano parecchie -, ma non era ancora sicuro che il pericolo fosse scongiurato. Persino a lui piaceva circondarsi di persone - in gran parte facoltose, come lui - ma non con la stessa frequenza delle due donne. "Se non c'é altro io e i miei guerrieri dovremo tornare indietro, la mia Star of the Sea é pronta a partire."
Poseidone aveva ripreso possesso del tridente mentre si rivolgeva alle due donne e un istante più tardi una triplice sequenza di colpi alla porta attirò l'attenzione dei tre; i guerrieri di guardia sapevano di non dover interrompere la riunione per nulla al mondo, salvo per motivi veramente urgenti. I tre si osservarono, indreduli: non era possibile che... Hilda aprì immediatamente e fece immediatamente parlare Syd.
Il colloquio fu brevissimo e angosciante. "Troll?! Ma non abitano nelle caverne di solito, e non vengono pietrificati dalla luce del sole?" Athena ricordava bene che all'esterno nonostante il gelo e la bufera, si intravedevano i raggi del sole. "L'attacco è in corso da un'ora ma l'abbiamo saputo solo ora perché i nostri guerrieri non potevano abbandonare il loro posto di guardia; direi di dividerci, ok? Ci sono già molte vittime civili. Raduniamo i guerrieri e partiamo all'istante."

Hilda si era recata con Siegfried, Orion e Alan attorno al castello: quasi tutti i soldati erano deceduti e il numero di troll era molto più grande di quanto previsto. Athena aveva invece condotto con sé André, Khrisna, Thor e Kanon verso i confini del regno di Asgard, molto vicini al porto: in quel punto i troll erano in minoranza ma sembravano più coriacei nonostante le molte ferite che gli avevano procurato Hagen e Ordalia, già giunti sul posto. Poseidone si incaricò dell'entroterra, là dove la battaglia sembrava volgere a sfavore: aveva con sé Syd, Siren e Ordalia, e sul posto erano già presenti Fenrir con i suoi lupi e un guerriero dalla bianca armatura che non credeva di aver mai incontrato. "Direi che siamo arrivati in tempo", esordì Siren osservando il disastro. Shaya cercò di decapitare il troll che da alcuni minuti stava cercando di strangolarla: era dannatamente forte ma fino a quel momento era riuscita a tenerli lontani dalla gente, anche se la vittoria pareva ancora lontana. "Cavaliere d'oro,inducili a spostarsi più a nord." L'ordine perentorio del Dio era rivolto alla figura lontana che brillava d'oro, sicuramente uno dei tre accompagnatori di Athena, anche se non riusciva a distinguerne l'identità per via della lontananza: sapeva soltanto che non si trattava del gelido Aquarius, che aveva scortato la Pallade in un'altra zona.
La ragazza sentì l'ordine arrivarle direttamente alla testa; curiosamente aveva l'impressione di conoscere quella voce, ma non ricordava dove potesse averla sentita in passato; le era giunto poco prima un contatto telepatico di Athena che informava lei e gli altri guerrieri dell'arrivo dei rinforzi. Rispose affermativamente e si liberò dalla presa, facendo da esca per gli altri liberi che le balzarono addosso, schiantandosi sul duro terreno ma seguendola mentre fingeva di scappare. Shaya percepì un cosmo potente e terrificante abbattersi nell'area di battaglia; si voltò per scoprirne la fonte, ma quell'uomo era troppo lontano per poterlo mettere a fuoco, inoltre doveva occuparsi della battaglia che era ben lungi dall'essere terminata. Uno strano essere volava in cielo, un viscido ed enorme rettile con grandi ali: era lui a scagliare contro di loro il fuoco viola, molto più pericoloso di quello comune. Shaya si era infatti resa conto che ogni volta che veniva colpita, la sua energia vitale e cosmica diminuiva e a ogni attacco eseguito era sempre più debole. Il gruppo di troll che l'aveva circondata era letteralmente sbriciolato, colpito in pieno da un sottile raggio della lancia di Poseidone,e anche gli altri parevano in difficoltà.
"Musica?!" La guerriera sentì una melodia nell'aria, bella e delicata, ma poco gradita ai loro avversari: tutti - animale incluso - sembravano ipnotizzati ed estremamente doloranti, come se fossero sotto l'effetto di una tortura senza fine. Con uno scatto, Shaya si lanciò contro gli sfiniti troll, riuscendo a dividerli grazie alla terribile forza di Excalibur: il terreno ghiacciato era stato violentemente spaccato di modo da lasciarne un paio per ciascun guerriero, e anche se erano forti, all'improvviso sembravano persino incerti su come procedere.
Nel giro di pochi minuti l'area di battaglia era solo un cumulo di corpi inanimati, e di guerrieri feriti; lo scopo era stato raggiunto, i nemici ancora vivi si erano ritirati all'interno di un portale oscuro, gli altri giacevano senza vita sull'altare della vittoria.
Il viaggio di ritorno al castello fu il più strano che Shaya ricordasse: non solo arrancava cercando di sostenere il più ferito Syd, doveva anche scendere a patti con quello che aveva appena scoperto. Aveva già immaginato che si trattasse di Poseidone, tuttavia non era preparata alla scoperta sconvolgente della sua identità: non avrebbe mai pensato che il dio del mare potesse essere lo stesso uomo da lei incontrato mesi prima al porto, colui che l'aveva debileratamente messa in svantaggio con un comportamento galante e al tempo stesso ambiguo che l'aveva inspiegabilmente agitata per alcune settimane. Ricordando come l'aveva incontrato, le parve che con la tunica greca fosse molto strano, nonostante sembrasse più potente e immortale che mai. Shaya era però certa che lui non l'avesse riconosciuta; meglio, in quel caso avrebbe potuto evitare di preoccuparsi di aver rifiutato un suo invito.
"Abbiamo vinto ma è stata dura", dichiarò Athena osservando la stanza adibita a infermeria: quasi tutti i guerrieri erano stati colpiti, i più gravi erano Alan, Syd, Ordalia e Khrisna. Per loro erano obbligatori alcuni giorni di assoluto riposo, mentre gli altri erano per lo più debilitati fisicamente ma senza ferite preoccupanti. "Poteva anche finire in modo peggiore, ma il problema é comprendere perché degli spectre e le loro creature infernali sian usciti dal loro territorio per giungere qui. Il tuo sigillo é forse venuto meno, Athena?" La voce di Poseidone era più dura di quanto si aspettasse, considerò la donna, ma era consapevole che la domanda era pertinente: i troll non erano certo creature di Hades, tuttavia l'alone infernale che li circondava non aveva lasciato dubbi, il dio dei morti era in qualche modo presente sulla scena. La situazione era più preoccupante di quanto sospettassero tutti inizialmente e si sentiva colpevole posando lo sguardo sui feriti, soprattutto pensando ai tanti civili caduti. "Dovrò controllare all'istante... Shaya, André. Per favore, venite qui", disse rivolgendosi ai suoi guerrieri. Era necessario provvedere immediatamente e mandarli a Goro-Ho a verificare la situazione.

Non ce la posso fare... Shaya iniziò a tremare solo alla vista dell'enorme nave che li avrebbe ricondotti ad Athene, da dove sarebbero partite immediatamente per Goro-Ho; le sembrava che la superficie del ponte fosse già traballante e si chiedeva come avrebbe potuto sopravvivere a quel viaggio. André invece pareva a suo agio, niente lo turbava mentre osservare il mare: il suo sguardo aveva qualcosa di sognante, era lontana con la mente e la ragazza lo invidiò. "Per la durata di questo viaggio cercheremo di non avere bisogno della presenza di Poseidone, pertanto preferirei che seguissi il mio esempio e rimanessi lontana da lui e dal suo guerriero; se tu avessi bisogno di qualcosa, vedrò di risolverlo io."
Per un momento Shaya pensò di aver sognato quel discorso, pronunciato a voce bassa e decisa, e si sorprese nel rendersi conto che André la stava osservando in attesa di una risposta. Non c'é proprio dubbio che gli ricordi la mia presenza... La ragazza aveva evitato accuratamente di avvicinarsi al dio, ma più volte aveva avuto l'impressione di essere osservata dal suo sguardo esigente. Come se lei dovesse capire il mistero celato dietro ai suoi occhi. In ogni caso non le aveva mai rivolto la parola, trattandola come se non esistesse. "Se non fosse stato un preciso ordine di Athena non avrei neppure messo piede sulla nave... meglio che scenda in coperta, ho già la nausea", dichiarò Shaya sentendosi sempre peggio. La Dea aveva concesso loro di partire solo poche ore dopo la battaglia, dietro invito di Poseidone che sarebbe tornato indietro con la Star of the Sea e offrendosi di ospitare a bordo i due cavalieri d'oro, come prova della loro alleanza e permettendo così che Athena attendesse ad Asgard la ripresa completa del suo guerriero e degli altri; solo Syren era stato scelto per tornare ma a nessuno dei guerrieri piaceva quella soluzione. Shaya temeva in un disastro navale, mentre André tendeva a non parlare mai di ciò che pensava riguardo l'alleanza coi mari.
"La conoscete, mio Signore?" Il Dio scrollò le spalle. "Di sfuggita, l'ho incontrata ad Atene ma non avrei mai pensato che si trattasse di un cavaliere d'oro. Una cosa da niente", rispose pochi istanti dopo al suo guerriero ma era distratto. Fino al momento in cui era uscito dalla stanza delle udienze in lui non c'era nulla che lo turbasse, niente che potesse ricordargli la natura umana: si credeva forte, invincibile e impassibile. Negli anni la sua forza era cresciuta al pari della convinzione di essere l'unico in grado di dominare il mondo, e aveva aderito all'alleanza per pura convenienza: non gli importava niente di salvare delle vite umane - al contrario, desiderava purificare la Terra liberandola dalla feccia che l'insudiciava -, aveva il suo tornaconto personale e nessuno gli avrebbe impedito di raggiungere lo scopo.
Qualcosa era leggermente cambiato quando aveva visto la guerriera di Athena, meravigliandosi di riconoscere in lei la stessa ragazza di cui non aveva più avuto notizie dopo un incontro decisamente curioso; si era dimostrato paziente ma dopo una settimana aveva capito che era inutile attendere una sua chiamata. Aveva osservato il telefono molte più volte in quei giorni che durante gli anni precedenti: neppure lui era certo della ragione, sapeva solo che doveva rivederla e l'aveva cercata, invano. Gli era sembrata così vulnerabile da fargli desiderare di poterla avere, magari solo per levarsi un capriccio, o semplicemente utilizzarla come un giocattolo fin quando non si sarebbe stancato. E Shaya era un oggetto delizioso, così perfetto all'esterno... Doveva riconoscere che neppure l'armatura sminuiva la bellezza della ragazza, anche se - con suo forte disappunto - lei evitava continuamente i suoi occhi, come se ne avesse paura. Me la deve pagare, nessuno può rifiutarmi tanto facilmente.
Gli bruciava essere stato tanto accantonato - non esisteva alcuna possibilità di sentirsi dire no, nè da umano e tantomeno da divinità -, tuttavia ora aveva accumulato ira sufficiente a poterla umiliare e distruggere; Athena avrebbe rimpianto di aver permesso a Shaya di salire sulla sua nave ma se ne sarebbe accorta troppo tardi quando lui, dopo aver intessuto le sue trame come faceva il ragno con la tela per intrappolare la mosca, l'avrebbe completamente rovinata.



Angolo Autrice


Ed ecco a voi il secondo capitolo, dove comincia a scorrere un po' di sangue u.u per ora ancora MOLTO poco, tuttavia è pur sempre un inizio. All'inizio pensavo quasi di saltare il pezzo iniziale e inserirlo tipo flashback sempre all'interno del capitolo, ma poi ho deciso di agire così. Mi sembra fatto meglio.
Ero impaziente di insarire Julian/Poseidone, anche se so che il suo comportamento magari a molti potrà non piacere muahahahah però è così u.u tra parentesi notate che Shaya soffre di mal di mare xd verrà fuori un pairing (spero)interessante u.u
Lascio a voi i commenti: i troll hanno anche loro un perchè... credo che in questa storia molti misteri verranno risolti molto tardi XDD ciao!

Angolo risposte:

SirPumpkinLongshanks: davvero grazie per la tua recensione, e davvero è notevole che tu voglia leggerla pur non conoscendo per nulla il prequel. La prendo a mia volta come una sfida LOL e smettila di fare Gandalf o ti immaginerò col bastone e la barba è___è Ora ti lascio al secondo capitolo u.u devi sapere che nonostante ci sia Shura e che io già l'abbia usato, temo il risultato finale LOL però comparirà più avanti zizi prometto u.u un abbraccio <3

Alice_Liddel: ciao anche a te! Lieta che tu abbia apprezzato Kanon(no, non ha finito di fare il suo sporco lavoro LOL), spero accadrà anche per come lo presenterò in seguito^^  ovviamente tu hai ragione, Milo and co. hanno sbagliato, ma del resto trovo che uno che non commette errori sia poco interessante xd
ah, la psicologia di Shaya è stata comunque manipolata da kanon. Credo capirai più avanti xd se hai voglia e tempo di lasciarmi un commento, te ne sarò veramente grata^^ ciao!
   
 
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