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Autore: LonelyWolf    10/05/2013    0 recensioni
La protagonista della storia si chiama Basma, ed è una ragazza di 16 anni che vive in Arabia Saudita.
Basma, stanca dell'opprimente insistenza del padre, che vuole a tutti i costi organizzare la vita dei suoi sette figli, decide di scappare di casa, senza alcuna meta, affidandosi alla saggezza di Allah, che saprà guidarla verso le giuste direzioni. Non sarà però un viaggio semplice il suo, infatti si imbatterà in un soldato Italiano, Giuseppe, che riesce a fuggire dopo 2 anni di prigionia in Iraq, a cui Basma salva la vita. Insieme decidono di dirigersi in Egitto, in modo che Giuseppe possa raggiungere l'Italia e tornare a casa, mentre per Basma l'Egitto rappresenta un nuovo ambiente, molto stimolante, nel quale vivere. Tra i due ragazzi nasce del tenero durante il viaggio. Questo nuovo amore però risulterà possibile tra due persone così diverse?
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Alle otto in punto, la grande tavola rotonda era stata addobbata a festa e offriva grandi quantità di cibo di diverso tipo che Afrah aveva cucinato con l’aiuto di Basma.
Sul centro del tavolo era stato disposto un grande piatto contenente della carne, del riso condito, vari tipi di formaggio bianco e alcuni cibi fritti che Giuseppe non riconobbe, sei porzioni di datteri e tanto pane.
Dopo aver preso posto, ognuno di loro si lavò accuratamente le mani attingendo all’acqua servita in una brocca, con tanto di asciugamano e saponetta.
Dopo che ognuno di essi si lavò accuratamente le mani, i tre arabi pronunciarono “Bismi Allah*” come preghiera, per sacralizzare il loro cibo.
Nabil si rivolse a Giuseppe e gli offrì di assaggiare una delle pietanze presenti nel grande piatto, il ragazzo sorrise, pronto a prendere un pezzo di carne, ma Basma, dall’altro capo del tavolo, gli fece cenno di no con il dito, per cui Giuseppe si trovò costretto, suo malgrado, a rifiutare la generosa offerta di Nabil per ben due volte, esortato dai cenni del capo di Basma, che riusciva a intravedere con la coda dell’occhio. Stranamente Nabil non diede peso alla cosa, e questa volta si rivolse a Basma, che fece la stessa cosa.
“Beh, il piatto è colmo di cibo, e non se ne andrà certamente via, sta a voi decidere se accettare o rifiutare. Quello che si abitua a mangiare con te, ha fame ogni volta che ti vede.”*
Giuseppe rimase colpito da quelle parole. Perché mai li avevano invitati a cena, se poi non si preoccupavano nemmeno di insistere almeno un poco per convincerli a prendere parte alla cena?
Nabil e Afrah avevano cominciato, senza il minimo imbarazzo, a mangiare da quell’unico piatto, sorprendendo l’ospite Italiano, che si aspettava invece che ognuno di loro si servisse la propria porzione su un piattino a parte, così come avveniva nel suo paese. Un’altra cosa che lo colpì, fu che nessuno di loro utilizzava delle posate, ma usavano raccogliere il cibo con il pane. Adesso capì come mai gli arabi dessero tanta importanza all’igiene delle mani.
Pochi bocconi dopo, Giuseppe vide Basma prendere un pezzo di pane e servirsi, senza provocare nessuna reazione negativa nei padroni di casa, che continuarono a mangiare indisturbati. Anche Giuseppe decise di servirsi, nello stesso modo dei suoi nuovi amici, cominciando dal riso, così come aveva visto fare agli altri.
“Ci scusiamo per la scarsa quantità di cibo, ma purtroppo non eravamo certi del vostro arrivo, per cui non abbiamo voluto esagerare.”
Li informò Nabil, indicando il grande piatto.
“Piatto molto grande. C’è cibo anche per altre persone.”
Lo rassicurò Giuseppe, suscitando una generale risata.
“Youssef, te l’ho spiegato diverse volte, i padroni di casa offrono una maggiore quantità di cibo, per non farsi trovare impreparati nel caso in cui dovesse presentarsi una persona in più. Abbiate pazienza, da quando siamo sposati abbiamo dovuto imparare le diverse tradizioni dei nostri paesi, e sono talmente tante che a volte le confondiamo o dimentichiamo.”
Affermò Basma, sperando di sembrare abbastanza convincente e, con un gesto discreto, fece capire al suo finto marito che avrebbe dovuto assaggiare tutte le pietanze che i padroni di casa avevano gentilmente servito.
“E’ perfettamente normale, non avete motivo di scusarvi.”
Li rassicurò Afrah sorridente, servendosi una dose di carne.
Nabil e Afrah erano delle persone eccezionali, completamente diverse da quelle che Basma aveva conosciuto nella sua vecchia città. Non avrebbe immaginato che i modi di fare di persone dello stesso paese potessero differire in base alla zona in cui essi vivevano.
Pensò per un attimo ai suoi genitori. Basma aveva sempre saputo che suo padre fosse un uomo rigido ed esigente, che impediva alla moglie di proferire parola in presenza di qualsiasi uomo, a meno che non facesse parte della famiglia, che incoraggiava l’uso del burqa come velo, anziché un semplice hidjab o un più discreto niqab, e che si rifiutasse di rivolgersi ad uno straniero, ed era cresciuta con la convinzione che ogni altro uomo si comportasse esattamente come lui.
Si sentì vicinissima a Giuseppe, perché in quell’occasione si sentiva una straniera tanto quanto lui. Aveva sempre detto al ragazzo che non tutti gli arabi fossero uguali, eppure aveva dato per scontato il fatto che Nabil fosse simile a suo padre. Le ci volle poco tempo per constatare che i due uomini avessero davvero poco in comune. Si sentì un’ipocrita, ed un senso di vergogna le percosse tutto il corpo come uno spiacevole brivido. Cercò di scacciare via quei pensieri negativi, concentrandosi invece sulla piacevole serata che stava trascorrendo.
Nabil e Afrah erano una coppia affiatata e unita, e Basma era certa che avrebbe potuto imparare molto da due persone come loro. Si chiese cosa stesse pensando Giuseppe, mentre sorrideva ad una battuta di Nabil. Magari si sarebbe finalmente ricreduto sul popolo arabo, dopo aver conosciuto due persone tanto gentili e disponibili. Sorrise, augurandoselo.
 
Dopo cena, rimasero tutti e quattro seduti a chiacchierare un altro po’, fin quando Nabil non si offrì di accompagnarli nella loro futura casa.
I due ospiti ringraziarono Afrah per la squisita cena e la salutarono calorosamente. Lei non li avrebbe accompagnati, doveva occuparsi di riordinare casa.
Nabil saltò a bordo della carrozza, guidata da Giuseppe, e gli indicò la strada.
“Non è affatto lontano, si potrebbe raggiungere anche a piedi.”
E in effetti la casa era a pochi metri di distanza, così vicina che si poteva scorgere l’abitazione dell’uomo.
L’esterno della casa era in muro bianco, la porta e le finestre erano in legno scuro.
Nabil aprì la porta d’ingresso e gli mostrò l’ambiente.
La prima stanza era di medie dimensioni, a forma di elle, e fungeva da cucina-soggiorno. Al centro della stanza era stato collocato un sofà a due posti, proprio di fronte ad una libreria di legno. A sinistra vi era un basso tavolino rotondo, affiancato da due pouf. Più a nord, in un piccolo angolo, era sistemata la cucina, che comprendeva pochi stipetti, un frigorifero e un fornetto a gas. Dietro una porta sulla destra c’era il bagno. Nella parte più destra della casa, proprio di fianco al divano, era situata una scala in muratura che conduceva al piano superiore, dove si trovavano una camera da letto matrimoniale, un secondo servizio e un terrazzino, in cui si trovava un altro tavolo, più grande di quello al piano di sotto, uno stendino per gli abiti e alcune piante aromatiche ben curate.
 “Beh, come vi dicevo, la casa è piuttosto piccola, ma per una giovane coppia come voi credo che...”
Esordì Nabil con aria poco convinta.
“Casa perfetta. Grazie.”
Lo rassicurò Giuseppe, facendogli tornare il solito sorriso spensierato.
“Sono contento che ti piaccia. Se dovessi riscontrare dei problemi, puoi rivolgerti a me in qualsiasi momento. Adesso è meglio che vada, domattina ci aspetta una giornataccia, a proposito, fatti trovare davanti casa mia per le cinque, la strada è un po’ lunga.”
“Va bene. Grazie Nabil.”
“Grazie a te per aver accettato. Allora vi auguro una buonanotte, a domani.”
Disse infine, salutando i giovani sulla soglia della porta, poi si affrettò a tornare a casa.
Basma e Giuseppe rimasero in silenzio, un po’ imbarazzati da quella nuova condizione che li trovava costretti a convivere.
“Ti sei divertito?”
Chiese infine Basma, per rompere il ghiaccio.
“Sì, sì. Molto gentili.”
“Sì hai ragione, sono stati davvero generosi a offrirci la cena; a proposito, è stata di tuo gradimento?”
“Cena buona. Mi piace carne.”
“Era carne di cammello, ed era davvero deliziosa, Afrah l’ha condita con un po’ di…”
“Cammello?”
La interruppe Giuseppe con un’espressione schifata e spaventata allo stesso tempo.
“Cammello come Qoowa?”
“Sì, perché?”
E immediatamente Giuseppe si portò le mani alla bocca. Basma si avvicinò al ragazzo, preoccupata. Era impallidito, aveva gli occhi lucidi e soffocava dei conati di vomito.
“No posso mangiare cammello!”
“Come mai? Sei forse allergico o intollerante? Che succede?”
“No, no… Io… Io no mangio cammello. Disgustoso!”
Basma si allontanò improvvisamente dal ragazzo, portandosi le mani sui fianchi e abbassando il capo.
“Hai appena detto che ti è piaciuto…”
Lo rimbeccò seccamente, con un tono di voce irritato.
“Come potete mangiare cammello?”
Le urlò Giuseppe, stringendosi la gola, fissandola con gli occhi spalancati a mo’ di rimprovero.
“Cosa c’è di male?”
“E’ cammello!”
“E allora? Non capisco qual è il problema, poco fa hai detto che ti è piaciuta.”
“Come potete mangiare cammello?”
Ripeté, alzando la voce.
“In Italia non mangiate la carne di cammello?”
Gli domandò Basma perplessa.
“No! Noi mangiamo… Muuu e poi anche… Oiiink… E Clop, clop iiiih”
“Non ti capisco, e francamente mi stai spaventando.”
Giuseppe cercò di imitare nuovamente i versi di quegli animali, ma Basma sembrò non capire nuovamente.
“Altra carne.”
Disse infine, sperando che adesso capisse di cosa stesse parlando.
“Noi mangiamo tanti tipi di carne, ad esempio quella di montone, di agnello, di mucca, di fagiano e anche di cammello. L’unico tipo di carne che non mangiamo è quella di maiale.”
Giuseppe la fissò scuotendo la testa.
“Non mangiamo carne di maiale. Come faccio a farti capire maiale? Naso ovale, grugniti, grasso…”
E Basma cercò di imitare ognuna delle cose che aveva descritto, unendo gli indici e i pollici di entrambi le mani e portandoseli all’altezza del naso, o allargando le braccia sulla sua figura, cercando di imitare il grasso corporeo e grugnendo. Giuseppe sembrò comprenderla.
“Perché no maiale? E’ buono.”
“Come sarebbe a dire? Tu mangi la carne di maiale e non quella di cammello?”
Lo sgridò Basma, stizzita.
“E hai il coraggio di dire che la carne di cammello è disgustosa?”
“Maiale è ottimo, facciamo tanto cibo con maiale.”
“E’ una cosa terribile, il maiale è un animale sporco, si nutre di qualsiasi cosa sulla terra, si rotola nel fango ed è un facile veicolo di malattie. Inoltre il nostro Qu’ran proibisce il consumo di questa carne, e con ottime ragioni direi…”
Giuseppe non le rispose.
“Sei così infantile, la carne di cammello ti è piaciuta, quindi che te ne importa della sua provenienza?”
Ma il ragazzo rimase nuovamente in silenzio, ostentando un’espressione schifata.
“Dobbiamo dormire. Io stanco e domani lavoro”
Si limitò a dire.
“Hai ragione. Dormi tu sul divano stanotte?”
Chiese Basma con un tono di voce più pacato.
“Perché? Sopra c’è letto grande.”
“Credevi forse che avremmo dormito insieme? E’ impensabile, Giuseppe, noi non siamo davvero sposati, per cui non siamo tenuti a dover dividere il letto.”
Proprio quando Giuseppe credette che la loro lite stava finalmente terminando, ecco che arrivava un nuovo argomento di discussione.
“Dobbiamo solo dormire!”
“Lo so, ma non insieme.”
Quella ragazza era impossibile, avevano finalmente trovato un luogo in cui passare la notte, con un vero e proprio letto, e adesso Basma gli veniva a dire che doveva passare la notte su un piccolo divano a due posti, che non era abbastanza largo da poter accogliere il ragazzo in tutta la sua lunghezza, solo perché non voleva passare la notte in sua compagnia. Che cosa credeva? Che l’avrebbe assalita o violentata nel sonno? Il suo unico desiderio era quello di dormire finalmente su un comodo letto, e se lo meritava.
“Basma, io molto stanco, domani lavoro. Ho bisogno di dormire in letto, capisci?”
Quel ragazzo non aveva il minimo rispetto per lei, per quale razza di persona l’aveva scambiata? Basma era una donna per bene, cresciuta con dei sani principi, i quali includevano che non dovesse passare la notte in compagnia di un uomo che non fosse suo marito. Come al solito, Giuseppe stava mostrando il massimo disprezzo nei confronti dei suoi ideali.
“Va bene, dormirai nel letto.”
Disse infine, calmando finalmente il ragazzo, che la ringraziò.
“Ed io dormirò sul divano.”
Giuseppe sentiva la rabbia pervadergli il corpo, ma si trattenne dall’urlarle tutto ciò che pensava, mantenendo invece la calma e mostrando un fintissimo e forzato sorriso.
“Va bene, come vuoi. Buonanotte.”
E, senza aspettare un’altra parola, si affrettò a salire le scale.
 
 
*Bismi Allah (o Bismillah)- E’ la frase che i musulmani usano prima di cominciare un pasto, o che i macellai pronunciano prima di sgozzare l’animale, e significa letteralmente “nel nome di Dio”.
*Quello che si abitua a mangiare con te, ha fame ogni volta che ti vede- E’ un antico proverbio arabo. E’ tradizione che l’ospite arabo rifiuti almeno due volte il cibo che gli viene offerto, sanno tutti che alla fine accetterà, incoraggiato dalle esortazioni del padrone di casa.
 
Link utili che ho utilizzato:
http://www.arab.it/cucinauno.htm
http://web.tiscali.it/cuscus/cucina_araba.htm
http://it.answers.yahoo.com/question/index?qid=20081009040236AAIRAKF
  
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