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Autore: Juliaw    10/05/2013    0 recensioni
“Un respiro profondo e poi la macchina rimbalzò leggermente quando Sam chiuse violentemente il bagagliaio. «Ok, andiamo.» E si avviò con passo svelto e deciso avanti e verso la fine, nostra, sua e del mondo intero. ”
Ho semplicemente pensato cosa sarebbe successo se Sam e Dean avessero accolto con loro una ragazza, una ragazza normalissima come Julia e come si sarebbe evoluta la storia con lei intorno. Quindi, non so, se vi piace l’idea cliccami e leggimi ;) Un'ultima cosa, se ne avete voglia, mi farebbe piacere leggere un vostro parere! :)
[Completa]
Genere: Avventura, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Quinta stagione
Capitoli:
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Edit del 10/05/2013.

LO SO. E' passato più di un anno, ma oggi rileggendo questo ultimo capitolo, mi sono sentita nostalgica e quindi ho apportato qualche modifica qui e li, quindi bhò niente.
Poi, bhè, per quanto riguarda il continuo (se a qualcuno interessa), ho scritto solo 2 righe, pensavo volesse saperlo u.u NO DAVVERO. Vorrei scrivere, ma da quando ho finito questa ho praticamente ispirazione 0!! Non so dove andrla a prendere, ogni consiglio è ben accetto u.u
Magari la settimana prossima quando vedrò l'ultima puntata della nona serie foooorse qualcosa potrebbe ritornare, ma non assicuro nulla u.u
E nulla, vi saluto e per chiunque fosse nuovo e fosse arrivato fin qui a leggere, GRAZIE. E grazie ancora a chinque (nessuno) abbia letto di nuovo questa storia o comunque questo capitolo.



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Ultimo capitolo ç__ç
E’ davvero finita, non posso crederci! La prima storia/fan fiction che finisco, sono felicissima e sono anche più felice di non aver scritto tutto questo inutilmente, nel senso che c’è stata gente che ha letto le mie oscenità. Ma che bello! *-*
Come ho già menzionato in qualche capitolo precedente, ho intenzione di scriverne un’altra con stessa protagonista e storia, quindi sono so, se vi è piaciuta questa continuate a seguirmi :)
Detto questo, non so davvero cos’altro aggiungere tranne che un ennesimo GRAZIE a tutti coloro che hanno commentato, sono arrivati fin qui e hanno letto questa storia, grazie davvero!
Nel frattempo, se avete voglia, coraggio e non avete nulla da fare, passate a leggere la mia PRIMA oneshot in tema di San Valentino "And I wonder if I ever cross your mind, for me it happens all the times", la storia di mia sorella vista dal punto di vista di Alyson "Dead or Alive" ed infine, passate dalla mia pagina dedicata a Supernatural su Facebook, "Lost in a Supernatural World"
E per l’ultima volta, buona lettura ;)

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Ending Chapter - Waking up in someone else’s life

Apri gli occhi.
La sua voce, quella che alla mia mente piaceva sentire ogni mattina, il suo viso, ancora i suoi occhi e poi il chiarore di un altro normalissimo giorno. Erano ormai due mesi che vedevo l’immagine di Sam prima di riaprire gli occhi. Già, Sam. Non era più il ragazzo col sangue demoniaco, no, era il ragazzo che c’aveva salvato tutti dall’Apocalisse e seppure fosse un eroe per pochi, il suo nome, la sua faccia e le sue imprese non erano poi così facili da cancellare.
Nei miei momenti no piangevo ancora per lui, sembrerà stupido, ma cavolo se ancora ci soffrivo per la sua perdita, spesso mi chiedevo se mai l’avrei superato e se mai mi fossi innamorata ancora una volta, se avessi visto in altri lui e se avrei trovato mai uno come lui. Insomma, due mesi dopo l’Apocalisse e la mia vita era ancora un completo casino, con l’unica eccezione che questa volta il sovrannaturale non c’entrava nulla. Avevo avuto il cuore spezzato molte volte, ma questa volta era del tutto diverso. Lui non sarebbe tornato più, il suo sorriso, non l’avrei mai più visto e diavolo non avevo neanche una sua foto, avevo paura di dimenticarmi del suo viso, del suo carattere e allora chissà se mi fossi svegliata ancora con la sua voce nella mia mente, chissà se sarebbe stata l’illusione del suo viso a darmi il buongiorno, ci pensavo molto spesso e molto spesso finivo per piangere tanto da cadere in un sonno profondo che durava fino all’indomani, così la routine si sarebbe ripetuta e io l’avrei rivisto. Era come una dolce e continua tortura, faceva male ma non riuscivo a smettere e allora certe volte era come avere l’impressione di svegliarsi nella vita di qualcun altro, mi sentivo come se quella vita non fosse mia, distaccata, ma probabilmente dovevo solo abituarmi nuovamente alla normalità, non c’erano più demoni, mostri o qualunque altra diavoleria a disturbare il mio equilibrio, era tutto maledettamente piatto e noioso, come piaceva a me. Vi dirò, anche la mia stabilità mentale non era più minacciata da improvvisi shock, andava bene così, ma c’era sempre quel qualcosa che mancava. Dopotutto la normalità mi aveva solo adottata, avevo ancora il permesso di ritornare da lei? Forse no, o forse si non mi importava più di tanto ormai, ero ritornata e non avevo intenzione di tornare indietro.
Avevo iniziato a lavorare part-time al bar dove mia sorella era ormai Manager, insomma, passare il mese di Agosto a San Francisco è come essere in un forno, la California è calda si sa, ma ad Agosto è peggio di sempre. The Blue Light Bar, era un bar molto frequentato dagli studenti della San Francisco University e anche da Dean Winchester che negli ultimi due mesi era diventato più di un cliente abituale, diceva che era li per tener d’occhio Alyson e pestare chiunque si fosse comportato male nei suoi confronti, ma si leggeva perfettamente nei suoi occhi che non voleva rimanere solo neanche un minuto. Dean era cambiato profondamente, insomma era sempre e comunque il solito simpaticone, scortese e sessualmente frustrato Dean di sempre, però c’era qualcosa in lui che s’era spezzato dopo quello che era successo al fratello, i suoi occhi erano spesso vuoti e lo sorprendevo regolarmente a fissare la sua ennesima birra senza berla, solo fissarla, come se fosse fuori dal mondo. Avrei voluto dirgli che lo capivo e che non doveva indossare più la sua maschera, ma come potevo? Suo fratello minore era morto, ovviamente non capivo come si sentiva in quel momento e allora preferivo rimanere in silenzio.
Anche lui era impegnato in un nuovo lavoro e no non c’entrava nulla col cacciare i demoni, no, Dean lavorava di tanto in tanto in un cantiere poco fuori San Francisco e diceva anche che gli piaceva come lavoro, pagava bene e gli permetteva di mantenere la casa che lui e Alyson avevano affittato al centro della città, non se la passava male però era chiaro che gli mancava il suo fratellino, il suo Sam. Alyson e lui ormai facevano quasi coppia fissa anche se nessuno dei due l’avrebbe mai ammesso, dicevano che odiavano le etichette e se stava bene a loro, allora stava bene anche a me, solo una piccola parte mi dava un po’ fastidio, Dean trentenne si portava a letto mia sorella ventiquattrenne, avrei dovuto però rassegnarmi, avevo passato la vita a proteggere Alyson dai tipi come Dean, ma evidentemente lei era attratta dai duri e io non potevo farci nulla, tranne sperare che non le avrebbe spezzato il cuore da un momento all’altro. Ma no, dopotutto entrambe avevano bisogno l’una dell’altro, quindi almeno per un po’ potevo stare tranquilla.
La casa dei miei genitori era stata venduta dopo che le autorità avevano fatto tutte le perizie e interrogato sia me che Alyson, non avrei voluto metterci piede mai più li dentro, ero entrata solo un ultima volta per prendere le cose a me care e ovviamente pulire l’arsenale nel seminterrato prima che la polizia lo vedesse e adesso i libri polverosi e vecchi erano rinchiusi in uno dei tanti scatoloni nel mio appartamento universitario nel centro di San Francisco. Proprio così, avevo preso casa nei pressi dell’università, ero intenzionata a laurearmi ed era più o meno una promessa che feci a Sam, e quindi volevo farlo, avevo abbastanza soldi da pagarmi quegli ultimi mesi di recupero e poi avrei avuto tra le mani la mia laurea, non sapevo se sarei mai entrata nella scientifica dopo gli studi, ma proprio non mi andava di pensare al futuro. Studiare sarebbe stato difficile soprattutto se Sam fosse sempre stato tra i miei pensieri, ma dovevo riuscirci, non volevo deluderlo. Vi sembrerà stupido anche questo, ma era come se in qualche modo ci fosse ancora, a guardarmi, controllare tutto e non vi nascondo che qualche volta sbirciavo fuori la finestra per vedere se c’era lui poggiato, forse, al palo della luce che guardava la mia finestra con un sorriso stampato sul suo viso perfetto, ma no, non c’era mai nessuno.
Alyson e Dean erano quello che rimaneva della mia famiglia, di Blair non avevo più notizie da quell’ultimo incontro a Detroit, e non sapevo se l’avrei mai rivista considerata la mia devozione alla normalità. Sarà un modo egoistico di pensare, ma con un po’ di fortuna il demone la possedeva ancora e non aveva buttato il suo corpo chissà dove, forse c’era ancora un modo di salvarla e speravo davvero che da un giorno all’altro l’avrei rivista nella sua Mercedes rossa sfrecciare tra le strade di San Francisco, con i capelli al vento e lo stereo con le canzoni d’amore più sdolcinate di sempre, ma non sarebbe mai stata la stessa se fosse ritornata. Il suo futuro marito, Richard, era morto, la sua famiglia anche e non sarebbe stato facile spiegarle perché e come.

Il virus terrorista aveva portato molte persone a lasciare San Francisco, ma in alcuni punti della città si potevano ancora scorgere fotografie di persone scomparse e lettere alle persone amate, un po’ come si vede in televisione dopo una tragedia. Della scomparsa del grande imprenditore Richard Miller c’erano ancora le notizie sul giornale e spesse volte anche in tv, ma forse solo noi sapevamo cosa davvero gli era successo.
<< Julia? Julia? Ma che cavolo guardi? >> Era Jessica, sorprendentemente viva e vegeta era riuscita a fuggire al virus Croatoan rifugiandosi in Arizona dai nonni, quando scoprii che era ancora viva, mi sentii meglio, come se un po’ di luce fosse entrata di nuovo nella mia vita, era la mia migliore amica e le volevo bene.
<< Jess, scusami ero sovrappensiero. >>
<< Ultimamente lo sei un po’ troppo spesso, prima o poi ci dirai cosa è successo quando ti credevamo morta. >> Anche Kalie era ancora viva, incredibile ma vero era riuscita a scappare prima di che le fosse stata infettata. A suo dire, un Croats, quello che lei però chiamava infettato, le era saltato addosso e poi qualcuno l’aveva sparato facendolo morire su di lei prima che potesse fare qualunque altra cosa. Mi chiesi se quel qualcuno fosse un cacciatore. << E poi ci dirai come ha fatto tua sorella a conoscere quel gran pezzo di ragazzo. >> Ovviamente si riferiva a Dean, non sapevano nulla ovviamente della mia piccola gita per gli Stati Uniti, ma stavo iniziando ad inventare una bugia decente.
<< Mentre eravamo in Nevada, Kalie, è stato amore a prima vista. >> Dissi pulendo il loro tavolo.
<< Quindi sei stata fuori dalla California? Cosa hai fatto un coast-to-coast? >>
<< Uhm…puoi metterla così, dopo la morte dei nostri genitori volevamo solo un po’ di tempo per noi, sai fuggire da tutto e quindi abbiamo intrapreso la road trip. >> Non ero una brava bugiarda, ma quello mi uscii quasi naturale.
<< E tu? Avrai conosciuto anche tu un bel ragazzo, così da poterti finalmente togliere dalla testa Jack? >>
<< Io? No…io no. Vi porto il conto! >> E mi allontanai dal tavolo prima che la situazione diventasse più pesante, e andai verso il bancone dove Dean ordinò la terza birra della giornata. Stava diventato anche questa una cattiva abitudine per Dean, spesso lasciava il bar ubriaco e Alyson e io eravamo costrette a riportarlo a casa. Affondare i propri dolori nell’alcool, quella si che era una cosa da Dean Winchester, solo che questa volta invece di farfugliare cose sulla fine del mondo, parlava senza senso di Sam e di come avrebbe dovuto essere lui a riportarlo a casa. Il fratello maggiore non riusciva a lasciar andare il passato, e chi può biasimarlo, neanche io ci riuscivo.

Spesso mi capitava di sognare Sam, di sognare che ritornasse e di finire in lacrime quando capivo che era solo un sogno, però quella notte la sua voce non la sognai.
Ero sveglia a guardare il soffitto buio della mia stanza da letto quando sentii il mio nome sussurrato, proveniva dalla casa, ne ero sicura. Spalancai gli occhi e mi rimisi in piedi di scatto. Cercai dovunque, in ogni angolo della casa, cavolo chiamai perfino il nome di Sam, ma non c’era nessuno, mi sembrava di impazzire mentre ancora sentivo il mio nome continuamente. Il telefono squillò facendomi sobbalzare.
<< Pronto?! >> Dissi rispondendo con voce affannata e la gola secca.
Nessuno rispose.
<< Pronto? >> Ripetei.
Solo il fruscio del vento e nessuna voce. Ma che diavolo, stavo davvero impazzendo? << Sam? >> Chiesi esitante. La linea cadde. Per un secondo pensai di essere in una di quelle scene finali di qualche film dell’orrore, dove il maniaco ti segue ancora ma tu non sai che è proprio dietro di te e allora continui a vivere, dormire o qualunque altra cosa tu stia facendo. Era proprio per questa sensazione che tenevo dell’acqua santa sotto il letto e una pistola sotto il cuscino, chiamatela paranoia, ma non potete certo biasimarmi, ero stata in contatto con il Diavolo in carne ed ossa.
Il mio primo istinto fu di chiamare Alyson e Dean, ma cosa gli avrei detto? Mi avrebbero sicuramente presa per pazza e non potevo dargli torto. Così ritornai a letto e stringendo il cuscino a me come per cercare del calore che solo un corpo avrebbe potuto darmi, le lacrime, quelle maledette erano di nuovo sul mio viso, era così ogni notte, ogni dannata notte prima di cadere in un sonno profondo dovuto allo sfinimento.
Quella però, fu la goccia che fece traboccare il vaso, finalmente il cervello ebbe la meglio sul mio cuore e questa volta senza combattere a lungo. Ne avevo abbastanza di soffrire, di stare male e di piangere ogni dannata sera, Sam non sarebbe mai più tornato e allora basta, dovevo vivere la mia vita, lasciare il passato alle spalle e continuare dritta verso il futuro che proprio grazie al suo gesto avevo iniziato di nuovo a vedere, sarebbe stato difficile, anzi difficilissimo, ma ne sarei uscita, ci sarei riuscita come sempre, come ogni altra storia finita, sarei tornata normale nonostante il buco che adesso era al posto del mio cuore, sapevo che col tempo si sarebbe colmato, forse ci sarebbero voluti anni, decenni, ma adesso avevo imparato ad indossare quella maschera e sarei riuscita a sembrare forte, almeno per un po’. Sam Winchester avrebbe riempito sempre una parte della mia vita, il mondo gli doveva molto, ma lui non aveva avuto niente, ovviamente nessuno sapeva del suo sacrificio e al diavolo i libri! Erano solo carta, divertenti da leggere durante un pomeriggio piovoso, ma nessuno avrebbe saputo la verità, che il mondo aveva rischiato di essere raso al suolo per i capricci di un Angelo Caduto e del fratello troppo fedele al Padre. E allora il minimo che potevo fare era ricordarlo sempre, anche se di nascosto.

   
 
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