Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: Underline    10/05/2013    27 recensioni
"Nella vita bisognava sapersi sbilanciare, non bastava più vivere con la certezza che il sottile filo che ci stabiliva l'equilibrio avesse la capacità di resistere per sempre.
A volte sbilanciarsi era segno di coraggio, a volte di codardia, ma se non ne eri in grado, in un modo o nell'altro, finivi lo stesso per terra.
Nella vita dovevi imparare a sbilanciarti, accettare di cadere ed essere in grado di rialzarti.
Io mi ero fermata all'accettare di cadere."
***
DAL PRIMO CAPITOLO:
"Assimilai il colpo, respirai cercando di calmare i battiti del cuore che acceleravano maggiormente. Mi sembrava impossibile: avevo appena baciato uno spacciatore."
***
Trailer Ufficiale: http://www.youtube.com/watch?v=nS0KFkmKGw4
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A



"L'amore è progettato per odiare?
Continua a guidare lontano da qui
Occhio alla pioggia che cade nelle tue mani
Ci sarà un'altra tempesta?"


Liar Liar- Christina Grimmie






Official Trailer



Capitolo 2

 

 

Esistevano molte cose che io, Melanie Scarlet aveva combinato nei miei anni di vita, ma c'era chiaramente un limite a tutto. Come cazzo avevo fatto a baciare uno sconosciuto che poi in realtà si era rivelato uno spacciatore? Come?

Chiusi gli occhi, forse privandomi della vista sugli alberi punteggiati a irregolari intervalli di diverse tonalità di verde, sarei scomparsa.

Sentivo il suo sguardo su di me, non mi mollava un attimo, a causa sua non ero in grado di concentrarmi per cercare una scappatoia. A chi cercavo di darla a bere: ero proprio nella merda.

"Ok, maledizione. C'è stato un malinteso, ormai quel che è fatto è fatto. Quindi adesso ognuno di noi due se va per la propria strada" sferrai parlando a macchinetta, mentre riaprivo gli occhi.

Dovevo affrontare la realtà, che mi fosse piaciuto o meno il problema mi si era presentato davanti immediato e sfrontato.

"Aspetta un attimo" riprese Harry con più calma.

"Tu vorresti dire..." continuò calcando con enfasi sul 'tu' indicandomi e cercando le parole adatte per continuare.

"...che io dovrei lasciarti andare!" esclamò burbero, stavolta calcando sull' 'io' con il tono di voce.

"Vedo che capisci molto in fretta Harry" risposi come se fosse la cosa più ovvia al mondo. Stavamo facendo progressi.

"Col cazzo! Ti rendi conto di aver appena distrutto un affare che va avanti da mesi?" si infuriò stavolta. Non feci una piega, nonostante lui non ne avesse idea, ero abituata a quelle sfuriate. Anni fa ne ricevevo giornalmente da parte di un'altra persona.

“Beh e io ti ho chiesto scusa o sbaglio?” mi decisi a riprendere una volta che la sua rabbia improvvisa si calmò.

''E poi cosa ti costa organizzare un altro appuntamento con i tipi loschi che ti pagano. Riuscirai a trovare una soluzione'' conclusi risolutiva.

"Magari fosse così semplice" sospirò melenso. Lo guardai mentre si stringeva nella leggera giacca di pelle nera, osservai il repentino cambiamento di colore dei suoi occhi, dal verde chiaro color foglia si trasformarono in un verde scuro intenso. Le pupille si stavano dilatando mentre i suoi pensieri erano riservati su chissà quale scena catturata dalla sua memoria.

Era uno strano ragazzo e non poco.

Gli spacciatori li avevo sempre immaginati con una pelle vitrea quasi come un marmo troppo scavato per valere qualcosa, il corpo trascurato, abbandonato a se stesso, ma gli occhi erano la parte che più spaventavano: erano vitrei, venati di un rosso malato, come se la loro anima avesse abbandonato i loro corpi in anticipo.

Zombie viventi dipendenti da sostanze che avrebbero succhiato loro la vita un poco alla volta. È così che si erano portate via mio padre, morto di overdose dichiararono gli medici. Morto consumato dal dolore ribadivo io, morto per mano sua, deciso a dire addio alla propria famiglia.

L'amore non sempre trionfava, esistevano sentimenti come la disperazione che impiegavano poco a schiavizzarti il cervello. Scossi la testa scacciando i ricordi che avrei volentieri voluto dimenticare.

Forse lo stesso Harry aveva venduto della droga a mio padre; forse anche lui assumeva la stessa somiglianza uguale a tutti gli altri drogati, una volta che questa circolava nel sangue; forse anche lui nel suo profondo era uno zombie disposto a morire.

Una leggera brezza mi riportò nel presente, il sole se n'era andato lasciando spazio all'ala bluastra della notte.

Era tardi, terribilmente tardi. Se non tornavo direttamente a casa avrei scaturito preoccupazione indesiderate, non avrei potuto lasciare il piccolo bambino ancora più solo.

"Devo andare. Adesso" ribadii senza esitazione, in contemporanea mi rialzai e rivolgendo uno sguardo al ragazzo pensieroso ripresi: "Su con la vita, vedrai che ti rifarai, sei pur sempre uno spacciatore."

La nota di sadico sarcasmo mal celava il rammarico che non provavo. Lui si aprì in un sorriso furbo mentre ribatteva: "Certo e ora seguimi. Ti riporto a casa io."

"Pensi davvero che accetterei un passaggio da te?" gridai irritata guardandolo sconvolta. Ecco come farmi salire gli isinti omicidi.

Quella faccia da prendere a schiaffi si aprì in sorriso ancor più radioso, e fu allora che notai le due fossette. Emanavano un particolare che conseguiva al suo viso un valore angelico, sicuramente giocava in suo favore quando c'era da ammaliare giovani ragazze.

Senza togliere niente ad Harry, non era il mio tipo. Il fatto di aver baciato un tale essere mi faceva salire una sensata collera.

Avevo giurato che non avrei mai avuto a che fare con il mondo di mio padre e pochi minuti fa avevo baciato uno spacciatore: curiosa la dinamica.

Con un sorriso malizioso si avvicinò a me: ''Ma un bacio non hai esitato a darmelo.''

Strinsi i pugni mentre un misto di rabbia e imbarazzo si stabilizzava colorando le mie guance.

"Non sai perché l'ho fatto, né te lo spiegherò, ora se vuoi scusarmi dovrei tornarmene a casa" conclusi evasiva. Tutte a me dovevano capitare. Tutte.

La preoccupazione mi serrava lo stomaco, non potevo lasciar attendere mio fratello un minuto di più.

Voltandomi di centottanta gradi, mi diressi verso l'uscita del parco. Notai una macchina grigio metallizzata che si stagliava poco lontano. Sicuramente costava un occhio della testa e la lucentezza irreale che emanava ne confermava l'ipotesi.

Persi per un attimo la cognizione dello spazio, quando due possenti braccia mi sorpresero alle spalle e mi strinsero al petto di Harry. Sbuffai rassegnata, la cavalleria era ben accetta, ma ero sicura che la sua non mirasse affatto all'educazione.

Una volta sull'abitacolo, potei notare come fosse costoso anche all'interno. Il rivestimento in pelle color caffè latte dei sedili faceva da contrasto con la tappezzeria di un nero scuro, quasi bluastro. Deducibile che la macchina metallizzata fosse sua, e anche la cura con cui la trattava quasi si trattasse di una persona viva.

Oltre al mio indirizzo mi costrinsi a non rivolgergli ancora la parola, il semplice fatto che mi trovassi a pochi metri da lui mi faceva ribrezzo.

"Arrivati" affermò mentre parcheggiava di fronte a casa mia.

"Bene" cercai di sembrare disinvolta mentre aprivo la portiera della macchina, ma il tremore della mano non ne voleva sapere di fermarsi e lui se ne accorse.

"Hai paura?" mi chiese incuriosito dalla mia reazione. Solo a me sembrava di essere improvvisamente catapultata in Twilight?

"No.''

La mia non era paura, era disgusto allo stato puro. Senza lasciargli il tempo di ribattere scesi e, sempre mantenendo un passo costante, percorsi il breve tratto che mi separava dall'ingresso.

Suonai, sapendo che Jake non avrebbe esitato ad aprire una volta riconosciutami. Due mani lunghe e affusolate si poggiarono sui miei fianchi costringendomi poi a voltarmi, i due occhi scagliati di verde si allacciarono ai miei che corrispondevano ad un azzurro glaciale.

"Si ringrazia. Almeno questo." constatò scostando la testa di lato e assottigliando gli occhi. Una mano lasciò il suo posto dai miei fianchi per spostarsi sulla mia guancia, cominciando a ripercorrerla lentamente con movimenti circolari.

Avvicinò il suo viso ancor più vicino al mio, le nostre labbra si potevano quasi sfiorare, pochissimi centimetri a separarci. C'era quasi, davvero molto vicino, sarebbe bastato un altro movimento impercettibile e la passione sarebbe sbocciata in un secondo bacio. Eppure all'ultimo secondo cambiò direzione puntando al mio orecchio destro.

"Farò il modo di averti, devi ripagare il danno che hai combinato, piccola." sussurrò sensuale sfiorando percettibilmente l'orecchio.

Avevo capito fin da subito che non mi avrebbe lasciato andare con così poco, ma addirittura diventare come un oggetto, un suo oggetto, per di più appartenente a lui!

Rabbrividii al pensiero, non l'avrei lasciato usarmi, non l'avrei raggiunto nel suo mondo. No, in quel momento l'avrei castrato volentieri.

Mi scostai impetuosa spingendolo con tutta la forza che riuscii a racimolare. Un lampo di sorpresa attraversò i suoi occhi, ma durò pochissimo, non si aspettava tanta aggressività. Stavo per insultarlo con tutte le maledizioni possibili ma l'uscio della porta si aprii di scatto rivelando la docile figura di un bambino: Jake.

Gli occhi magnetici come miei, scrutavano la scena con uno sguardo curioso, i capelli biondo cenere posavano spettinati mentre il piccolo si avvicinava richiedendo la mia attenzione.

Lo presi in braccio delicatamente mentre gli sorridevo dolcemente.

"Sono tornata scricciolo." dissi per smorzare il silenzio creatosi e gli diedi un piccolo buffetto sulle sue soffici guance.

''Entriamo in casa dai'' lo sospinsi dentro incoraggiandolo a dirigersi verso il salotto.

Prima che l'istinto di chiudere in faccia la porta ad Harry prendesse il sopravvento, gli rivolsi uno sguardo sprezzante sussurrando con tutto il veleno possibile: "Ficcatelo bene in testa perché non te lo ripeterò una seconda volta: io non sono né mai sarò di tua proprietà, spacciatore."

L'ultima parola esprimeva, con il peggior dispregiativo possibile, la mia furia.

Chiusi la porta rifiutandomi di vedere la sua reazione. Se si aspettava un nuovo giocattolino, avrebbe dovuto prepararsi, perché non mi sarei arresa per niente al mondo.

Avevo sempre ripudiato gli stupefacenti e ora mi trovavo nel bel mezzo di quella che sarebbe stata una forzata persecuzione.

"Complimenti Mel, solo tu sei in grado di autodistruggerti in meno di un'ora." mormorai rifiutandomi di immaginare ciò che sarebbe potuto succedere domani.

E mai mi sarei aspettata avvenimenti tanto sconvolgenti.

 

 

 

 

 

 

 

 

SPAZIO ME!

Rieccomi! ^^

Per ora ho lasciato l'antitesi di quello che non sarà un rapporto rosa e fiori fra quei due. Considerate la loro conversazione un po' seria, un po' vaga come l'inizio dei loro dialoghi, che un poco alla volta cambieranno fino a sfociare nel loro vero carattere c:

Ed è in questo capitolo che compare una figura di fondamentale importanza: Jake. ^^

Non voglio posticiparvi niente, altrimenti che autrice sarei ahahaha

Il linguaggio sarà sempre così scurrile, mi ci ritrovo dato che si appropria di più alla realtà.

Mi farebbe piacere cosa ne pensate, cosa vi ha particolarmente colpito e come potrei migliorarmi :)

 

A presto!

Andreea xxx

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
Leggi le 27 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: Underline