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Autore: eleanor89    29/11/2007    8 recensioni
Fortunatamente il cervello del ragazzo nel bel mezzo delle sue riflessioni su come uscirne vivo e possibilmente con dignità filtrò quella domanda, e così si ritrovò a distogliere lo sguardo dall’infimo traditore per posizionarlo sulla sua inquisitrice bionda.
[InoxShika]
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ino Yamanaka, Shikamaru Nara | Coppie: Shikamaru/Ino
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ecco un'altra fan fiction veloce veloce sfornata all’ora di scuola, ormai le pubblicherò tutte quelle che mi sono saltate alla testa non appena le avrò copiate, è deciso…

Questa fic veloce veloce l’ho scritta soltanto immaginando la scena di una tipica serata in un locale con mezza Konoha a cazzeggiare… non so perché ma parola “locale” sta diventando ricorrente nelle mie fiction, sarà che mi manca uscire con le mie amiche? XD

Spero vi piaccia!

«Ma quante volte ti ho detto…»

Shikamaru sbuffò annoiato. Quello sembrava l’inizio di un rimprovero parecchio lungo e stancante.

Poggiò i gomiti sul tavolo pressando il viso tra i pugni chiusi senza seguire la sfuriata della compagna di squadra.

Spostò lo sguardo a sinistra, notando come i loro genitori stessero sghignazzando mezzo nascosti gli uni dietro gli altri. Il padre celava il viso arrossato dall’alcool dietro la mole non indifferente di Chouza, mormorando qualcosa di inudibile per lui, quasi sicuramente quanto Ino somigliasse a sua moglie in quel momento e quanto capisse il figlio. Gli occhi di Shikamaru stanchi di quella visione poco dignitosa andarono all’altro lato del campo visivo, dove alla curva del bancone poteva trovare Naruto abbuffarsi di ramen, in compagnia di una Sakura rassegnata alla nausea che le provocava vedere quella che doveva essere la decima scodella dell’amico; poco più indietro Hinata seguiva il biondino con uno sguardo pieno di ammirazione, mentre Kiba scuoteva la testa sapendo di averla persa per quella sera, e Choji affianco a lui ridacchiava sommessamente mentre mangiava.

Assottigliò lo sguardo fissando quest’ultimo, che sentendosi trafiggere cominciò a mangiare più velocemente, reo di essere fuggito non appena Ino aveva battuto nervosamente una mano contro il bancone per sgridarlo.

«Ma mi ascolti o guardi in giro?!»

Fortunatamente il cervello del ragazzo nel bel mezzo delle sue riflessioni su come uscirne vivo e possibilmente con dignità filtrò quella domanda, e così si ritrovò a distogliere lo sguardo dall’infimo traditore per posizionarlo sulla sua inquisitrice bionda.

“Mi ha beccato… grosso errore.” rifletté mentre lo faceva, consapevole che anche tutti coloro che gli stavano accanto pensassero la stessa cosa.



Già visto, già fatto.

Il viso arrossato e gli occhi lucidi per via della rabbia, aumentata dal fatto che il ragazzo non reagisse, come sempre, i capelli sciolti scarmigliati per la foga con cui lo stava rimproverando, le braccia tese sul bancone dietro cui era saltata per afferrare una bottiglia di sakè, motivo per cui aveva tentato di fermarla ed era cominciata la ramanzina, il busto sporto anch’esso verso di lui con quella maglietta aderente che metteva in risalto il suo seno prominente e con le lunghe ciocche che scivolavano sulle sue spalle scoperte; Ino aveva ora catturato la sua attenzione per ben altri motivi.

«Ti ascolto invece.» si sentì dire, fortunatamente col solito tono annoiato. Non aveva scordato che il padre di Ino era a portata di vista. «Mi rimproveri perché si vive una volta sola e blabla del genere.» aggiunse per spirito suicida.

«Siamo alle solite…» mormorò Sakura.

«Stare zitto no? Faceva schifo?» chiese sarcasticamente Kiba.

«Non ha imparato niente…» sospirò il padre anch’esso udibile.

E infatti.

Soliti battibecchi, soliti amici che li lasciavano fare almeno finché non era necessario fermare Ino con la forza prima che gli si lanciasse contro, soliti genitori che compativano il ragazzo ma perlopiù ridevano, solita occasione in cui passando una serata assieme Ino riusciva a riprenderlo almeno tre volte, lui almeno una rispondeva o ci tentava e si finiva quasi nel sangue.



Già visto, già fatto.

«Lo stai facendo apposta?» esclamò adirata Ino, la voce resa più stridula quanto minacciosa. Segno dell’allarme rosso incombente o della fine indolore.

Solita domanda di quasi fine litigio, a cui seguiva uno sbuffo annoiato di Shikamaru che poteva voler dire tutto e nulla, solito ringhio inumano della ragazza e infine ritorno alla pace per almeno uno dei due.

«Si.» rispose serafico il ragazzo, portandosi una tazza di caffè alle labbra.

Monosillabo mai sentito, mai pronunciato in quel modo.



Mai visto, mai fatto.

Il normale chiacchiericcio del locale cessò. Dapprima ammutolirono soltanto coloro che seguivano la scena, poi i restanti due terzi delle persone, ovvero quelle più tranquille andate lì soltanto per cenare, si unì al silenzio, tutti sorpresi della mancanza improvvisa di risa sguaiate o urla da parte dei chiassosi avventori al bancone.

«Oddio, ora lo ammazza.» sfuggì a Choji, che guardava l’amica tornare quasi ad un colorito normale.

Ino che arrossiva per la rabbia era ancora sopportabile, al massimo ti stendeva con due pugni.

Ino che tornava a impallidire significava rabbia oltre ogni limite, oppure la calma. Dubitavano fosse la seconda.

«Come scusa?» la domanda sembrava più curiosa ora, che minacciosa.

«Lo faccio volentieri.» confermò il rampollo di casa Nara.

Attimi di agghiacciante terrore per i tre seduti in fila accanto a lui, troppo giovani per morire e troppo vecchi per riuscire a sfuggire ad una eventuale crisi di nervi della figlia di uno di loro.

Ino era indecisa se tirargli subito la bottiglia di sakè in testa e farla finita o chiedere altre spiegazioni, sentiva che forse il ragazzo aveva in serbo qualche giochetto mentale per confonderla ulteriormente e che sarebbe stato meglio non dargli modo di parlare, ma d’altra parte stavolta era tanto stupita da voler sentire almeno una motivazione per quel suicidio.

«E perché?»

«Perché più ti arrabbi e più arrossisci, e più arrossisci e più diventi carina.» rispose con tutta la naturalezza del mondo Shikamaru, sostenendo lo sguardo dell’altra che da vacuo era tornato improvvisamente lucido.

Manco poco che a Shikaku cadesse il bicchiere di mano, salvato in extremis da un Lee di passaggio che voleva capire perché mai fossero tutti cristallizzati sui loro posti.

Ino boccheggiò, arrossì, chiuse la bocca ritraendo il viso, arrossì ancora e si allontanò di un passo dal bancone cercando una via d’uscita e rendendosi conto di quanto dovesse essere rossa, tutto sotto lo sguardo compiaciuto del compagno che non smetteva di guardarla.

E lei si sentì trapassare da quello sguardo, notò quanto si fosse illuminato rendendosi conto che davvero non avrebbe trovato nulla da rispondergli, e si chiese se davvero non avesse capito che effetto gli facesse detto da lui.

A rompere l’incanto ci pensò Naruto, unico a non aver seguito una parola, che ancora a bocca piena gridò: «ANCORA UN’ALTRA PORZIONE!» facendo sobbalzare tutti e attirando un pugno automatico di Sakura sulla propria testa.

Tre secondi dopo Shikamaru portò per la seconda volta la tazza di caffè alla bocca, stavolta piegata in un sorrisetto sornione, con la testa e il giubbotto inzuppati di sakè e la bottiglia vuota che ancora girava su se stessa accanto a lui, mentre la furia bionda sfrecciava via a tutta velocità mandandolo al diavolo in ogni modo possibile ed immaginabile.

Ino alla fine aveva trovato il modo di terminare in modo già visto, già fatto, sebbene lui stavolta non avesse neppure un graffio.

Ma non gli era sfuggito l’ombra di un sorriso imbarazzato su quel bel volto mentre lo innaffiava di sakè per poi fuggir via.

Shikamaru si voltò verso il padre che ancora lo guardava a bocca aperta.

«Non ho imparato niente, eh? Io ho ancora diciassette anni e sono già a questo punto. Vedremo tra qualche anno ancora…» gli disse sorridendo più apertamente.

“I complimenti improvvisi… avrei dovuto pensarci anche io…” pensò Shikaku, riprendendo a bere.

«… Non penso di aver capito bene cosa sia successo…» mormorò Inoichi.

Chouza riprese a ridere senza ritegno.

Hinata tornò a guardare Naruto mentre questo con tanto di bernoccolo sulla testa iniziava la sua undicesima porzione di ramen.

Kiba tornò a piazzarsi accanto alla compagna di squadra, scuotendo via lo shock di poco prima.

Lee tornò al proprio posto.

Sakura ricordò casualmente in quel momento di dover uscire per impegni urgentissimi, che sempre casualmente l’avrebbero portata a correre dietro ad Ino.

Choji riprese a mangiare in silenzio le proprie patatine, sollevando lo sguardo solo per incontrare quello di Shikamaru, a cui sorrise.

Shikamaru restituì il sorriso, pensando a come si fosse salvato la faccia con quell’ultimo chiarimento al padre, quando la verità era che quel complimento non era un modo di spiazzarla, ma qualcosa di spontaneo che non era riuscito a trattenere.

La puzza del sakè lo stava uccidendo, tenendolo ancorato a quelle realtà.

Quasi tutti erano tornati come prima, già visto, già fatto.

Anche lui ci stava provando.

Eppure, nonostante i suoi fine serata dopo le litigate con Ino terminassero in uno stato di stanchezza tale da non riuscire più neppure a fare un vago pensiero ragionato, non riusciva a togliersi il sorriso soddisfatto che gli piegava le labbra.


Anche quello mai visto, mai fatto.



Et voilà!!!

Per la risposta di Shikamaru, ne ho cercata una semplice che anche uno svogliato come lui potesse dire… del resto il poveraccio era in evidente crisi ormonale, no? XD

Comunque ho voluto far notare alla fine che nonostante tutto, sono tornati tutti quanti alla normalità della serata, meno i diretti interessati ed i loro due migliori amici, come spesso accade…

Beh, alla prossima *_*

E sicuramente ci sarà la parola “locale” da qualche parte XD

   
 
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