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Autore: Bruli    11/05/2013    3 recensioni
Un temporale improvviso, e poi il gelo. Cinque ragazzi si svegliano improvvisamente in una spiaggia, un luogo che non ha nulla a che fare col paesino in cui vivono. Si conoscono, ma non sono amici, o almeno non più. In realtà non vogliono avere nulla a che fare l’uno con l’altro, ma ben presto saranno costretti a collaborare per poter tornare a casa, trovandosi a solcare i Sette Mari sulla stessa imbarcazione, e gustando quella libertà tanto agognata riprodotta tra le vignette di One Piece. Un viaggio cominciato per necessità, ma che li porterà a scoprirsi a vicenda e a trovare il luogo cui appartengono.
Genere: Avventura, Comico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SOMEWHERE I BELONG


CAP.2

Giacomo vagava ormai da diverse ore nella folta selva senza apparente meta. La sete gli raschiava la gola ed era completamente sudato, mentre gli scarponi pesanti minacciavano di causargli le vesciche ai piedi. Camminare senza, però, sarebbe stato peggio: non poteva rischiare di farsi male quando non sapeva quanto fosse distante da un qualsiasi centro abitato per poter chiedere soccorso.
Cercava di ignorare la fame che gli attanagliava lo stomaco. L’ora di pranzo doveva essere già passata, e lui si era nutrito di qualche fungo e bacca che ricordava non essere pericolosi, ma aveva preferito non rischiare di mangiare ciò che non conosceva. Quel misero pasto – sempre che di pasto si possa parlare – non gli era assolutamente bastato per spegnere i morsi della fame, ma sapeva di dover resistere.
Inoltre c’era la questione della bizzarra situazione in cui si trovava. Si era svegliato su una spiaggia grigia senza sapere come, e non aveva alcun ricordo dopo il frastuono che si era propagato nell’Aula Magna. Che l’avesse portato qualcuno lì dopo che era svenuto? Nonostante si fosse arrovellato a lungo nel tentativo di darsi una spiegazione, non era giunto a nessuna conclusione plausibile.
Era ancora perso tra i pensieri quando giunse, inaspettatamente, alla riva di un piccolo ruscello. Si tolse gli scarponi e si alzò i pantaloni fino al ginocchio per non bagnarli. Entrò nell’acqua: era fresca e limpida, una vera goduria dato il caldo insostenibile. Mise le mani a coppa e prese dell’acqua portandosela alla bocca. Ripeté il gesto più volte, e poi si sciacquò il viso imperlato di sudore. La differenza di temperatura tra scuola e quel luogo era notevole, ed era stato scioccante ritrovarsi con quei vestiti pesantissimi sotto il sole cuocente. Era stato davvero fortunato ad aver trovato una fonte dopo ore che girovagava incessantemente: probabilmente un altro po’, e sarebbe svenuto per mancanza di liquidi.
Ora doveva trovare un modo per portare con sé l’acqua, non sapeva se c’erano altri ruscelli in quella zona. Prima, però, decise di concedersi un po’ di meritato riposo.
Uscì dal fiume e raccolse gli scarponi che aveva abbandonato vicino la riva. Si sedette, poi, all’ombra di un albero, le cui foglie erano mosse da una leggera brezza rinfrescante. Sospirò rumorosamente e chiuse gli occhi, ma sempre attento a qualsiasi rumore sospetto. Sapeva, infatti, di non poter abbassare la guardia, dal momento che ci si poteva aspettare di tutto da quel luogo.
La tranquillità durò una mezz’ora, in cui permise alle membra stanche di rilassarsi dopo tanta fatica. All’improvviso, però, un rumore lo fece destare. Aprì gli occhi circospetto e si guardò intorno, ma sempre immobile nella sua posizione per non rischiare di essere notato per colpa di qualche movimento di troppo. In un primo momento non vide niente, ma poi si accorse di una chioma bionda che risaltava tra il verde dei cespugli della sponda opposta.
Silenziosamente si avvicinò alla sorgente, nascosto tra le foglie folte. Una figura esile si avvicinava all’altra riva zoppicando e affaticata. Solo quando la luce solare la colpì, e questa si accasciò al suolo,  riconobbe a chi apparteneva. Rimase per qualche secondo interdetto, sbigottito davanti a quella visione. Subito, però si riscosse, consapevole di dover fare qualcosa.
Si mise di scatto all’in piedi e attraversò correndo il corso d’acqua, incurante dei vestiti che si inumidivano.
<< Angela! >> esclamò.
La ragazza alzò il capo al richiamo, mostrando il viso dai lineamenti delicati distorto in una smorfia di dolore. Gli occhi cerulei si poggiarono increduli sul profilo familiare del giovane che le correva incontro.
<< Angela! Sei tu! >>
La raggiunge in poche falcate e la soccorse.
<< Giacomo? >> fece lei sorpresa.
<< Si. Sei ferita? >> chiese guardandola con attenzione.
<< Non è nulla, mi sono tagliata il polpaccio con una roccia appuntita su cui sono caduta e volevo lavare la ferita, ma la gamba non ha retto >> rispose con aria trasognata.
Giacomo ispezionò con attenzione il taglio, valutandone l’entità. Angela, d’altra parte, guardava il ragazzo ancora meravigliata per il loro incontro. Non sapeva se doveva ringraziare tutte le divinità che conosceva per averle fatto trovare aiuto, o maledirle per aver mandato proprio lui.
<< Non è molto profonda >> disse Giacomo. << Vieni, ti aiuto ad alzarti. Dobbiamo sciacquarla con l’acqua, è piuttosto sporca di terreno, altrimenti rischia di infettarsi. >>
Le passò un braccio attorno alla vita sostenendola, mentre le porse l’altra mano per appoggiarsi.
<< Grazie, ce la faccio da sola >>  fece Angela infastidita dal contatto.
Provò ad alzarsi, ma appena venne il turno di poggiare la gamba ferita, subito avvertì un dolore tremendo. Sarebbe nuovamente rovinata a terra, se Giacomo non l’avesse sostenuta col braccio che continuava ad avvolgere la sua vita sottile.
<< Non mi sembra che tu ce la possa fare da sola >> constatò il ragazzo alzando un sopracciglio.
<< Come sono arrivata fin qui senza l’aiuto di nessuno, >> ribatté fredda lei << posso riuscire a raggiungere l’acqua da sola. >>
Giacomo scosse la testa incredulo davanti alla sua caparbia. Passò l’altro braccio sotto le gambe della ragazza, sollevandola agilmente.
<< Ehi! >> protestò lei << Mettimi giù! >>
Quasi inconsciamente, però, si aggrappò al suo collo, temendo di cadere.
<< Smettila di lamentarti e fammi contento. Davvero pensi che dopo aver trovato una ragazza ferita, la lascerei al suo destino? >>
<< Certo che no, questo risveglia la tua indole da prode cavaliere, eh? >> replicò Angela sarcastica.
Lui la poggiò per terra, a pochi passi dalla riva.
<< Ma che diavolo di problema hai? >> esclamò furioso.
<< Che problema hai tu! >> controbatté lei << Perché mi devi aiutare per forza? >>
<< Davvero, Angela, non ti capisco! Lo so che non ti sono mai stato simpatico, pur non capendone il motivo, a scuola me l’hai dimostrato abbastanza! Ma permettimi di aiutarti! Non ci deve necessariamente essere un tornaconto dietro ogni azione, lo sai? >>
<< Tutti agiscono per un tornaconto >> lo contraddisse.
Giacomo la guardò sbalordito.
<< Sei davvero così cinica? >>
<< Non si tratta di essere cinici, ma realisti. Anche il semplice sentirsi apprezzati dopo un’ “azione buona” è un tornaconto, non credi? >>
Il ragazzo scosse la testa.
<< No, non sono d’accordo. Ma pensala come vuoi, non mi va di discutere. Ci sono cose più importanti a cui pensare, come per esempio dove siamo, e come siamo finiti qui. >>
<< Hai ragione >> assentì lei  << Anche se sono curiosa di capire se sei solo un illuso oppure il solito ipocrita. >>
Giacomo le rivolse un’occhiata torva, ma non rispose alla provocazione. La avvicinò all’acqua del fiume e le tolse la scarpa. Stranamente Angela non protestò e lui ne rimase parecchio sorpreso, ma preferì non indagare. Le immerse delicatamente la gamba nell’acqua, pulendo con attenzione la ferita. Sentiva Angela tendere i muscoli nel tentativo di trattenere il fastidio per il bruciore, ma dalle sue labbra non uscì alcun lamento.
“Una stoica” pensò ironicamente.
Finita l’operazione, le asciugò lievemente il taglio col maglione che si era legato in vita, facendo attenzione a non fare troppa pressione. Poi si tolse la camicia. Angela lo guardò senza capire, per poi distogliere subito lo sguardo, arrossendo imbarazzata da quell’improvvisa intimità che si era creata.
“Dai Angela, non sei certo una bambina!” si disse.
Lui strappò una manica, per poi avvolgerla attorno alla ferita di lei.
<< Così non si dovrebbe sporcare di nuovo >> disse con voce piatta.
Strappò anche l’altra manica, dal momento che faceva un caldo tremendo, che piegò e ripose nella tasca dei pantaloni qualora dovesse servire in futuro. Indossò, poi, quel che restava della camicia.
<< Grazie >> mormorò Angela tenendo gli occhi bassi. Era davvero sorpresa dal gesto del ragazzo, ma non aveva alcuna intenzione di farsi abbindolare da tutta quella gentilezza. << Però questo non ti rende migliore ai miei occhi >> ribadì infatti subito dopo.
Giacomo sorrise di sbieco.
<< Non ti preoccupare, non mi aspettavo niente del genere  >> rispose << Ma prima o poi vorrei capire perché hai questa pessima opinione di me >>
Angela rimase zitta, non sapendo se rivelargli o meno i suoi pensieri.
<< Bene! >> esclamò però il ragazzo, togliendole l’impiccio della decisione. << Se ce la fai a camminare, ci conviene metterci in marcia. Ho intenzione di capire che diavolo sta succedendo prima che faccia buio!>>
Angela annuì e si alzò, ignorando la mano tesa di lui.
 
***
 
Poco distante dai due, un ragazzo dall’aria spaesata camminava ormai allo stremo delle forze, gli occhi bassi che guardavano per terra.
Ad un tratto si fermò, accorgendosi di una presenza davanti a lui. Alzò lo sguardo e mise a fuoco la figura imponente che gli si presentava. Un uomo dall’età indefinita lo guardava con occhi vispi, scuri e profondi, dall’alto della sua statura. Indossava una larga camicia di flanella rossa a scacchi aperta sul davanti, che lasciava intravedere i massicci addominali. Un cappello di paglia gli copriva metà volto donandogli un’aria minacciosa, accresciuta dal sorriso sghembo sulle labbra. Ai piedi indossava degli infradito, mentre grossi polpacci spuntavano dal pantalone che gli arrivava alle ginocchia.
<< Ragazzo >> disse. La voce era rauca e profonda, e vi si poteva leggere una punta di minaccia. << Chi sei? >>
<< Mi chiamo Giovanni. >>
<< Sei solo? >>
Giovanni fece il gesto di guardarsi attorno.
<< Direi di si. Anzi, è piacevole sapere di non essere l’unico essere umano in questo posto sperduto. >>
L’uomo dall’età indefinita allargò il sorriso. Si, quel ragazzo gli piaceva.
<< Vieni con me >> disse con tono perentorio.
Si voltò e cominciò a camminare, incurante di verificare se l’altro lo stesse seguendo. Giovanni rimase qualche istante immobile a soppesare le varie possibilità.
“Suppongo non fosse un invito” pensò. Sorrise e seguì l’uomo.
 

 

********

 
ANGOLINO DELL’AUTRICE

Ecco il secondo capitolo! Oggi pubblico in anticipo, ma non vi abituate che sto entrando nella fase “studio matto e disperatissimo” :P
Essenzialmente è di passaggio e quindi non succede niente di che, ma almeno facciamo conoscenza con altri quattro personaggi! L’ultimo entrato in scena ha qualche caratteristica che ricorda Rufy di One Piece (il cappello di paglia ), ma è stato fatto a posta: mi piaceva l’idea di un personaggio vestito in questa maniera, ma non ha niente a che fare con il futuro re dei pirati, se non una caratteristica che scoprirete in seguito …
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e di ricevere anche dei commenti per poter migliore, o almeno sapere che ne pensate. In ogni caso ringrazio chiunque legga, per me è già tanto =)
Al prossimo capitolo,
Bruli 
  
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