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Autore: Chuck    11/05/2013    2 recensioni
Quel giorno avevi la bocca secca di chi ha sorriso per tutta una vita per finta, e gli occhi di chi ha trattenuto troppe lacrime.
Ti abbracciai, di un abbraccio che entra sotto la pelle, come quelle schegge di legno che si infilano lì sotto e tu, nonostante sai dove si trovano, non riesci a toglierlo.
Mi sei entrato dentro le ossa, dentro il cuore, mi sei entrato come una scheggia di legno sotto al cuore, amore.

Isabella Swan, figlia del magnate dell'economia Charlie Swan e della stilista di fama mondiale Renée Dwyer; indossa una maschera di perfezione per nascondere le sue ferite.
Edward Cullen, figlio di famiglia che non accetta, lavora in una libreria; si reputa senza speranza.
Entrambi, a un passo dall'autodistruzione si incontrarono.
Riusciranno a salvarsi? Riusciranno ad essere Edward e Bella?
Genere: Drammatico, Malinconico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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#3

Grandma take me home.

 

 

 

-Isabella.

Molte volte mi ero immaginata la sensazione dell’asfalto freddo sulla mia guancia.

Sul mio corpo in caduta libera.

Ogni volte le emozioni che mi assalgono sono sempre le stesse: pace, tranquillità, nessun dolore.

Eppure la paura di morire mi ha sempre affiancato, impedendomi così di godermi la mia eterna pace interiore.

Lasciandomi “vivere” in questo cazzo di limbo in cui non vivo.

“Isabella, vieni!”

Un’ultima occhiata allo specchio e mi vidi; perfetta.

Capelli legati in una coda alta, corpo fasciato da un vestito fin sopra il ginocchio, come trucco solo del mascara.

Perfetta.

La perfetta Isabella Marie Swan.

Sentii richiamare il mio nome un’altra volta.

Sbruffai silenziosamente, per dirigermi verso le scale che portano al salotto.

Lisciai il vestito  e preparai un sorriso per  salutare  gli ennesimi amici dei miei genitori.

“Isabella, bella come sempre!” esclamò la Signora Miller.

Donna sulla quarantina, bella, viziata, fedifraga.

Ecco il circolo di amici che frequentavano i miei genitori.

“Come stai dolcezza? Ti ricordi mio figlio, John?”

Voltai lo sguardo appena sulla figura che si stagliava fiera accanto alla Signora Miller.

John, ragazzo sulla ventina con gli occhi verdi e capelli biondo cenere.

Decisamente non il tipo per Mallory.

Decisamente il tipo per Isabella.

Sorrisi, allungando la mano verso il giovane che mi scrutava con mal celato interesse.

“Ma tesoro! Come mai porti la borsa per stare in casa?” Mi guardò sconvolta Reneè, mentre mio padre al suo fianco mi intimava di non rispondere ciò che stavo per dire.

“Perché esco madre”.

Sorrisi dolcemente, salutando nuovamente i Miller, con particolare attenzione per John… forse questo sarebbe servito per calmare  le acque.

Lo sperai vivamente.

Vidi i miei genitori guardarmi con felicità ed entusiasmo terrificante, ai miei occhi, poco prima che me ne andassi.

Trovai come da programma l’auto trasandata di Stefan sul vialetto e, correndo, vi entrai.

“Ciao Stefan!” mormorai dandogli un bacio sulla guancia.

“Piccola Swan!” mormorò lui in risposta.

Tolsi gli abiti dalla borsa e mi spogliai degli indumenti di Isabella, per indossare poi quelli di Mallory.

Una minigonna in jeans e un top verde.

Le scarpe con il tacco restarono al loro posto.

“Cosa dicevano gli Swan quest’oggi?”

“Uhm, volevano accasarmi con il figlio dei Miller.”

“Perfetto per Isabella immagino”.

Sorridevamo ancora, quando il mio telefono squillò.

“Marie!” dissi entusiasta.

Tesoro mio! Come sta la mia nipotina preferita?”

“Ma se sono la tua unica nipote, nonna!” dissi ridendo, contagiando anche Stefan che stava prestando attenzione alla chiamata.

“Oh, devo essermene dimenticata!” mormorò sovrappensiero, scherzando.

Risi nuovamente, con felicità.

Adoravo mia nonna, la madre di mio padre.

Era semplicemente fantastica.

Mi comprendeva, ascoltava i miei silenzi e, cosa più importante, li rispettava.

“Amore, ho parlato con Renèe l’altro giorno…” disse con un tono annoiato.

“Cosa ha detto, stavolta?”

“Le solite cose, va bene a scuola, è una figlia modello, è perfetta, e bla bla bla, tutte cose noiose insomma. Per questo volevo farti una proposta, amore, per movimentare la tua monotonia!”

Oh, nonna, se solo sapessi che la monotonia la vivo soltanto di giorno.

“Che ne dici di trasferirti a Londra? Ti iscrivo in una scuola pubblica, dove non ci sono tutti quei figli di papà e inoltre, ti troverai un lavoro.”

“Ma nonna, anche io sono una figlia di papà in pratica!” le dissi ridendo.

“Tu devi esserlo, non è che vuoi. E’ diversa la cosa per te, figlia mia. Cosa ne pensi dell’idea, comunque?”

Le sue parole mi colpirono nel profondo.

Lei sapeva.

Lei mi capiva.

Lei c’era.

E, lanciando un’occhiata a Stefan, capii che anche lui c’era.

“Dico che devi preparare la mia stanza, nonna.”

Una fuga; imperfetto per Isabella, perfetto per Mallory.

 

-Edward.

Mi accasciai stremato sul corpo di… Madison? Mandy? Carla? Clara? O Marie?

“E’ stato stupendo, amore.” Mormorò lei.

Annuii inespressivo, mentre mi alzai per prendere le Malboro dal cassetto per accenderne una.

Aspirai una lunga boccata, aprendo la finestra dell’appartamento.

“Lo sai che le donne odiano la gente che fuma, dopo aver fatto l’amore?”

Amore.

Ancora questa odiosa parola.

“Infatti tu non lo odi, in quanto abbiamo soltanto scopato.”

Si alzò dal letto con lentezza, fino ad arrivare dietro di me.

“Edward, devi capire che una donna più la tratti male, e più ti verrà dietro.” Mormorò con voce bassa, seducente, mentre con lentezza esasperante accarezzava il mio membro rilassato.

“Allora dev’essere una donna davvero stupida, se continua a farlo. Una intelligente se ne andrebbe.” Scacciai la sua mano con delicatezza e le indicai la porta.

“Sai dove si esce.”

Entrai nel bagno, senza aspettare oltre in camera da letto.

Appoggiai le braccia sul lavandino e guardai il mio volto riflesso sullo schermo.

L’immagine di un uomo distrutto.

L’immagine di un uomo a pezzi.

L’immagine di un uomo che va alla deriva.

L’immagine di un uomo che si dirige tranquillamente verso l’autodistruzione.

L’uomo sospirò, e aprì l’anta delle “medicine”.

Mi scostai dalla superficie riflettente e aprì l’acqua della vasca; calda.

La riempì e mi immersi totalmente.

Da sotto l’acqua, mi sentivo in pace.

Ma quando riemersi e aspirai una boccata di fumo, mi sentì subito meglio.

L’erba fece con calma il suo effetto, tranquillizzandomi immediatamente.

Mi sentii in pace.

Presi una bottiglia mezza piena di Jack Daniel’s che ti trovava riversa sul pavimento, e iniziai a bere avidamente, conscio che anche stanotte,  i suoi occhi tersi come il cielo di Liverpool, non mi avrebbero  lasciato dormire.

Appoggiai mollemente il capo contro le mattonelle,  quando gli occhi iniziarono a chiudersi da soli.

Sei pronto a dormire con i tuoi fantasmi, Edward?









 


   
 
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