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Autore: elettra1991    12/05/2013    7 recensioni
Sono passati quasi sei anni dalla morte di Draco. Harry, Ron, Blaise, Elenie, gli Auror, ma soprattutto Hermione hanno dovuto imparare a convivere con l'accaduto. Ma ci sono veramente riusciti? Sono stati capaci di voltare sul serio pagina, o i loro vecchi fantasmi torneranno a tormentarli? Qualcosa di strano tornerà a muoversi nell'ombra, e per affrontarlo dovranno nuovamente riunirsi tutti. Il seguito di "Qui dove batte il cuore...", in cui tutto troverà finalmente risposta.
Genere: Romantico, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Il trio protagonista, Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Hermione
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Qui dove batte il cuore...'
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Hermione si Smaterializzò nel luogo indicatole da Cavendish.
Stranamente non aveva paura, anzi, si sentiva particolarmente lucida. Sapeva di non avere alternative.
Doveva salvare sua madre, e quello era l'unico modo.
E non importava se lei sarebbe morta.
Guardò la campagna che la circondava, e la grande casa che spiccava di fronte a sè.
Era tutto lì. Il suo destino si sarebbe compiuto tra quella mura.
Sollevò un ultimo sguardo al cielo plumbeo. Quel grigiore sembrava incombere su di lei, e non potè fare a meno di rivedervi gli occhi di Draco.
Perdonami amore mio.
Non l'avrebbe mai fatto, e lei lo sapeva.
Lui poteva lasciarla, farla soffrire, indurla a credere di essere da sola, ma non avrebbe mai accettato che lei lo abbandonasse.
La ragazza sbattè più volte le palpebre per ricacciare indietro le lacrime, pensando che nemmeno un'ora prima era tra le sue braccia.
Quel futuro, che fino a poco prima sembrava a portata di mano, ora era di nuovo lontanissimo.
Non avrebbero mai vissuto insieme, non avrebbero mai costruito qualcosa.
Lui l'avrebbe odiata.
Ma non quanto lei avrebbe odiato sè stessa, se non avesse fatto l'impossibile per salvare sua madre.
Si incamminò verso la casa, e quando fu davanti ai cancelli essi si aprirono come se fosse un'ospite gradita.
Dopo un paio di passi si sentì affiancare da qualcuno, e quando si voltò per scoprire chi fosse le mancò l'aria.
Quella spilla da Auror sul suo petto quasi la fece cadere in ginocchio.
-Sorpresa Granger?- ghignò Willard Everett, guardandola dall'alto in basso.
La ragazza assottigliò lo sguardo, ma non gli rispose.
E così era lui. Era lui che passava informazioni ai Mangiamorte, tra cui le parole d'ordine per accedere alle loro abitazioni.
Una semplice recluta. Lo stesso che faceva la guardia alla stanza di Sophie, lo stesso che Ron tanto odiava per la sua inesperienza.
-Nessuno di voi avrebbe sospettato di uno sciocco ragazzino alle prime armi, vero?- la derise, quasi leggendole nel pensiero.
Dio, quanto avrebbe voluto ucciderlo con le sue mani. Ci sarebbe riuscita senza sforzo, ma la vita di sua madre era appesa a un filo, e non poteva rischiare colpi di testa. E su questo lui contava.
-Portami da Cavendish e basta- sibilò -Non ho tempo da perdere con i suoi burattini-
Sentì il ragazzo infiammarsi accanto a lei, ma evidentemente aveva ricevuto ordini ben precisi, perchè non reagì.
La condusse all'interno, attraverso un dedalo di corridoi, fiocamente illuminati e privi di finestre, ma lei non si guardava attorno.
Procedeva come un automa, e nel frattempo la sua mente lavorava, frenetica.
Everett era la talpa, dunque. Ma in quel momento era lì con lei, e non al Quartier Generale, quindi c'erano buone probabilità che non sapesse dell'attacco organizzato dagli Auror per quella notte. L'effetto sorpresa era salvo.
Lo stesso purtroppo non si poteva dire di lei. Quello fu il primo pensiero che la colse quando entrò nella stanza enorme in cui Cavendish l'attendeva.
-Finalmente!- esclamò deliziato, vedendola arrivare -Signorina Granger, non sa che onore averla in casa mia-
Si avvicinò con il passo felpato del predatore, quindi le carezzò dolcemente una guancia.
Hermione alzò appena il mento, piantando gli occhi in quelle iridi ossidiana.
-Sono qui, come volevi- ringhiò -Ora libera mia madre-
Cavendish sorrise.
-Quanta fretta- sussurrò, mellifluo -Pensavo di parlare un po', prima...ma non si dica che non sono un uomo di parola!-
Battè le mani, e da una porta laterale entrarono due uomini con la maschera da Mangiamorte sul volto.
Tra loro, tremante, c'era Jean Granger, che venne sospinta sul pavimento in malo modo.
-Mamma!- gridò Hermione, correndole accanto ed aiutandola a rialzarsi -Come ti senti? Sei ferita?-
La donna singhiozzò, scuotendo la testa. Abbracciò la figlia, lasciando che quest'ultima le carezzasse meccanicamente i capelli per calmarla.
-Dove siamo?- riuscì a dire infine con voce rotta -Tuo padre dov'è?-
-Shhh- la tranquillizzò la ragazza -Papà è a casa, e presto sarai con lui-
-E tu? Tu che farai?- rantolò la donna, terrorizzata.
-Io dovrò rimanere un po' qui- tentò di dire Hermione, cercando di non piangere -Ma starò bene-
I passi di Cavendish si avvicinarono.
-Ma che commovente quadretto- commentò -E' quasi una sofferenza per me, dovervi separare-
La Granger lo fissò con odio.
-Me in cambio di lei- sibilò fra i denti -Hai promesso-
L'uomo annuì solennemente, quindi fece un cenno a Everett, che era rimasto in disparte.
-Assicurati che la signora qui presente torni a casa, e che lei e suo marito dimentichino ogni cosa di questa giornata-
Hermione lasciò che il ragazzo prendesse sua madre, e le sorrise per rassicurarla, finchè lei non uscì dalla stanza.
Un istante dopo sentì le braccia di Cavendish avvolgerle la vita.
-E ora- sussurrò l'uomo al suo orecchio -Io e te ci divertiamo-


A moltissimi chilometri di distanza intanto, Draco stava guardando nervosamente l'orologio. Erano quasi due ore che Hermione se n'era andata, e la cosa cominciava a dargli pensiero. Aveva provato a chiamarla, ma il cellulare era staccato. Che fosse successo qualcosa di grave ai suoi genitori?
-Potter- disse a bassa voce, cercando di non farsi udire da tutti.
Il tono di voce del biondino riscosse Harry, che lo raggiunse.
-Sai dove abitano i genitori della Mezzosangue?-
Il moro annuì -Certo, perchè?-
Draco con un cenno del capo gli fece notare l'ora.
-Non ti sembra strano che tardi così tanto? Non risponde nemmeno al telefono-
Harry seguì il suo sguardo, e serrò la mascella.
-Cristo- borbottò -Pensi sia successo qualcosa?-
-Non voglio nemmeno prendere in considerazione questa ipotesi- sibilò Draco, alzandosi. -Dammi l'indirizzo, vado a cercarla-
-Vengo con te- rispose Harry.
Malfoy stava per protestare, ma qualcosa nello sguardo dell'altro lo indusse a pensare che fosse meglio non discutere.
-Ragazzi- disse Potter ai presenti, infilandosi il mantello -Io e Malfoy usciamo un attimo-
Senza aspettare una risposta, i due si fiondarono fuori, Smaterializzandosi davanti a casa dei genitori di Hermione.
In due passi Harry raggiunse la porta, e bussò con decisione.
Dopo nemmeno un minuto, una bella donna si presentò, sorridente.
-Harry, caro, che piacere vederti!- esclamò, abbracciandolo.
Draco tirò un sospiro di sollievo, quindi si presentò a sua volta, leggermente a disagio.
Dove diamine era la Mezzosangue quando serviva?
-Entrate pure- sorrise ancora lei, con un'aria un po' svagata.
Li condusse in soggiorno, dove si sedette accanto al marito, che fece loro appena un cenno distratto col capo.
-Hermione non c'è?- mormorò Draco, guardandosi attorno.
-Hermione?- domandò placida la donna. Quindi si rabbuiò e il suo viso si fece confuso, come se cercasse di ricordare qualcosa. -No, non l'abbiamo vista-
I due ragazzi si irrigidirono, subito in allerta.
-Ne siete sicuri?- insistette Harry. -Non è venuta qui, poco fa?-
Il signor Granger a quel punto alzò il viso, guardandoli un po' dubbioso.
-Ecco...no, non credo. Penso di essermi appisolato oggi pomeriggio, quindi magari lei ha suonato e noi non ce ne siamo accorti-
Draco lo guardò, fissando i suoi occhi leggermente assenti, quindi guardò la donna, con quell'aria un po' distratta.
-Potter, questi due sono stati Obliviati- sussurrò, cercando di non farsi prendere dal panico.
-Sì, lo penso anche io- rispose Harry, tra i denti. -A questo punto Hermione potrebbe essere ovunque, cazzo-
In fretta si congedarono dai signori Granger ma, quando stavano per lasciare la stanza, a Draco cadde lo sguardo su un pezzo di carta appallottolato, seminascosto dietro una poltrona.
Si chinò a raccoglierlo, quindi lo svolse e gli diede una rapida scorsa.
-Merda- rantolò, afferrando Harry per il gomito.
-Che c'è?- chiese Potter, spaventato nel vedere l'espressione orripilata che si era dipinta sul volto di Malfoy.
Quest'ultimo gli cacciò il biglietto sotto il naso, strattonandolo al contempo fuori dalla porta.
Ogni fibra del suo corpo era tesa verso Hermione. Doveva raggiungerla, all'istante.
Corse in fretta attraverso il giardino, ed era già pronto a Smaterializzarsi, quando Harry lo bloccò.
-Cosa pensi di fare?- chiese, il volto pallido.
-Secondo te Potter?- ringhiò il biondo -Andare da Cavendish e ucciderlo con le mie mani, prima che lui decida di fare lo stesso con la Mezzosangue-
Harry tremò nell'udire quelle parole, ma non perse il controllo.
-Otterrai solo di farvi ammazzare tutti e due, lo capisci? Dobbiamo tornare a casa e chiedere aiuto-
-Stai scherzando vero?- sibilò Draco, nella voce un'eco di disperazione -Hai idea di quanto ci impiegherà Carrigan a radunare le squadre? Non sappiamo da quanto tempo Hermione sia nelle mani di quel bastardo. Non c'è tempo-
Scandì bene quelle ultime parole, per rendere al meglio l'idea. No, non era più il tempo delle parole. Era ora di passare ai fatti.
Aveva minacciato Cavendish di non osare nemmeno guardare in direzione di Hermione. E lui non solo l'aveva fatto, ma l'aveva presa con sè.
Aveva toccato la cosa più sacra che ci fosse nella sua vita, e lui avrebbe solo voluto vederlo morire lentamente per questo.
-Ascoltami- disse Harry, cercando di non lasciarsi andare anche lui alle emozioni -Andiamo a casa e diamo l'allarme, quantomeno. Abbiamo bisogno di aiuto. Poi potremo andare anche solo noi due, non mi interessa-
Malfoy ci pensò su un istante, quindi annuì.
-Ti concedo un quarto d'ora, Potter. Poi io vado-


Ronald Bilius Weasley faceva su e giù davanti al camino.
Qualcosa era andato storto, se lo sentiva.
Prima Hermione, ora Harry e Malfoy. I conti non tornavano.
Attorno a lui, anche gli altri cominciavano ad agitarsi.
Proprio nel momento in cui Ron decise di raggiungere gli amici a casa Granger, però, Potter e Malfoy si catapultarono dentro, ansanti.
-Era ora!- sospirò il rossino, andando loro incontro -Si può sapere che è successo?-
Harry cercò un modo delicato per comunicargli la notizia, ma poi si rese conto che non ce n'erano.
-Cavendish ha preso Hermione-
-Cosa?- esclamò Ron, sbiancando in volto. -Com'è possibile?-
-Aveva preso sua madre, e le ha proposto uno scambio di persona e...- iniziò a dire Potter.
-A dopo le spiegazioni- tagliò corto Malfoy. -Bisogna andare là immediatamente.
Weasley annuì, e lo stesso fecero Blaise e Matt al suo fianco.
-Come la mettiamo con Carrigan?- domandò Parker, mentre gli altri si preparavano senza dire una parola.
-Manderemo un gufo a Chris e Sebastian- rispose Alice, dando un bacio ad Hope e affidandola a Laine. -Non possiamo perdere altro tempo, la vita di Hermione è appesa a un filo. Loro coordineranno i rinforzi e ci raggiungeranno quanto prima-
Draco prese il mantello e la spada, per ogni evenienza, e gli altri fecero lo stesso. Serrò i denti, cercando di lasciar fuori dalla mente le parole di Alice, che purtroppo erano estremamente reali.
La vita di Hermione è appesa a un filo...
A meno che non fosse...No. No. Non poteva, non doveva essere così. Non poteva distruggersi così il futuro che aveva pazientemente e faticosamente iniziato a immaginare con lei.
Non aveva lottato contro il mondo per riaverla, per poi lasciarsela portare via senza combattere.
Si allacciò con rabbia il mantello, gettandosi il cappuccio sul capo. L'avrebbe insultata a morte, non appena fosse stata in salvo.
Come si era permessa di fargli una cosa del genere? Come aveva potuto decidere di sacrificarsi senza nemmeno consultarlo?
Poteva esserci sua madre o il resto del mondo da salvare, non aveva importanza.
Lui avrebbe scelto sempre lei.
Non importava cosa sarebbe andato perso, non importava se qualcuno avrebbe sofferto o perso la vita.
Lei doveva essere al sicuro, a qualsiasi costo.
E, con quell'unico pensiero a spingerlo, seguì gli altri verso la battaglia.


Hermione si lasciò andare con la schiena contro la parete di pietra, quindi scivolò fino a raggomitolarsi a terra.
-Si rifiuta ancora di comportarsi in modo civile, Signorina Granger?-
La ragazza alzò appena gli occhi, fissando Cavendish oltre il velo delle lacrime, che premevano per uscire.
Non piangere. Non devi piangere.
Non gli avrebbe dato questa soddisfazione. Piuttosto la morte.
Tanto l'avrebbe uccisa comunque.
-Si alzi in piedi-
Hermione strinse i denti. Non aveva obbedito ad uno solo dei suoi ordini, e non aveva intenzione di farlo.
Lui allora l'afferrò per un polso, e lei strillò di dolore.
Gliel'aveva rotto un quarto d'ora prima, e ora infieriva dove sapeva che le avrebbe fatto più male.
-Quelle come lei dovrebbero proprio essere addomesticate- ghignò Cavendish, ostinandosi a usare quel "lei", fingendo rispetto e schernendola ancora di più -E per me sarà un vero piacere farlo-
La schiacciò contro il muro, aderendo con tutto il corpo su quello della ragazza, e le posò una mano sul seno, toccandola con violenza.
-Non mi toccare, schifoso!- ringhiò Hermione, con il poco fiato che le era rimasto.
Cavendish seppellì il viso nel suo collo, mordendola possessivamente.
-Vedo che ancora non ci siamo- sussurrò dolcemente.
La afferrò per le spalle e la scosse, facendole sbattere la testa contro il muro.
Per un istante Hermione vide tutto nero, e si ritrovò a pregare che l'incoscenza la raggiungesse quanto prima.
Non poteva sopportare tutto questo. Era troppo, troppo per lei.
-Crucio- sibilò il Mangiamorte, guardandola soddisfatto mentre si contorceva.
Hermione strinse i denti fino quasi a spezzarseli pur di non urlare, pur di non mostrarsi debole. Ma era quasi impossibile.
Lui continuava, e le rideva in faccia. E la schiacciava, sempre di più.
Sentiva ogni singola cellula del suo corpo spezzarsi, sanguinare, le forze la stavano abbandonando. Non riusciva a reagire, e non solo fisicamente.
Senza bacchetta e piegata come era lei, non poteva più sperare di avere la meglio, ma ciò che la spaventava di più era quell'annebbiamento che cominciava a intorpidirle la mente. Non era più lucida, cominciava ad arrendersi.
E se da una parte questo la spaventava, perchè voleva dire che stava perdendo le speranze, dall'altra le provocava un moto di sollievo. In quel modo presto sarebbe finito tutto. Presto non avrebbe più sentito quella sofferenza, quel male che le afferrava il petto come una morsa.
Il dolore ormai era parte di lei, non si ricordava più com'era non sentirlo.
La mano di Cavendish le afferrò i capelli, costringendola ad alzare il volto e a guardarlo.
-Proprio una leonessa, devo complimentarmi- rise -Non cede di un millimetro-
-Tu non sei niente- soffiò Hermione -Rispetto a quello che ho passato negli ultimi anni. Niente-
Cosa può essere il dolore fisico, rispetto all'idea di aver perso per sempre l'uomo che ami?
Cosa può essere la prospettiva di venire uccisa, rispetto al sentirsi morire dentro ogni giorno?
Il sorriso si spense sul volto di Cavendish, e con un manrovescio la ributtò a terra.
La Granger si posò una mano sul labbro, avvertendo in bocca il gusto metallico del sangue. Quindi sogghignò.
Dapprima sommessamente, poi apertamente.
-Devi ricorrere a questo, per farti obbedire da una donna?- rise perfidamente, preda di un attacco di isteria.
Il Mangiamorte le afferrò nuovamente il viso, stringendo fino a strapparle un gemito.
-Tu non hai idea- disse, l'ombra della follia a deformargli lo sguardo -Di quanto in là posso spingermi-
Hermione rise di nuovo.
-Lo so perfettamente invece- sibilò -Come io sono venuta dritta da te per salvare mia madre, so fin dove puoi arrivare per vendicare la tua-
Sentendo le parole della ragazza, Cavendish allargò gli occhi.
Lei sapeva.
-Sei solo una puttana Mezzosangue- ringhiò -Non osare nominare mia madre-
La rovesciò sulla schiena con un calcio che le mozzò il fiato, quindi si stese su di lei, aderendole addosso e facendola strillare per il disgusto.
-E' dalla prima volta che ho parlato con Draco Malfoy, che desidero vederti piegata sotto di me- le sussurrò all'orecchio, ormai fuori di sè -E lo voglio a tal punto da vincere la repulsione per il tuo sangue schifoso. Voglio prenderti davanti a lui, voglio annientarlo, vederlo distrutto di dolore. Voglio che lui mi supplichi di non toccarti, e non ascoltarlo, e farti mia fino a ucciderti. E quando sarai morta, sarai l'ultima anima che serve al mio rituale-
Negli occhi terrorizzati di lei, vide riflessa la domanda che tanto voleva che lei facesse.
-Sì, hai capito- disse, malignamente -Ci sono quattro Mezzosangue morti in questa casa. Avrei potuto concludere il mio rituale come e quando volevo, ma ho deciso di terminarlo in grande stile. Tu sarai l'ultimo tassello.-


-Ok, qual è il piano allora?-
Blaise era seduto su una roccia, e guardava interrogativamente gli amici.
La situazione sarebbe potuta essere quasi comica, vista dall'esterno. Sei Auror appostati fuori da una villa che con ogni probabilità pullulava di Mangiamorte, e che avevano per giunta la pretesa di riuscire ad entrare ed uscire di lì indenni.
-Entriamo, ammazziamo quanti più Mangiamorte possibili, prendiamo la Mezzosangue e usciamo- borbottò infatti Draco deciso, spegnendo la sigaretta sotto la scarpa.
-Spero che nella tua equazione sia compreso anche l'intervento di Carrigan e degli altri- bofonchiò Matthew, studiando la mappa che si era portato dietro.
-Nel messaggio che ho mandato a Chris gli ho detto di raggiungerci il prima possibile- li informò Alice. -E lui ha risposto che tempo mezz'ora e saranno qui-
Non disse loro che suo marito l'aveva pregata, implorata, di aspettarlo. Non raccontò di quanto fosse stata dura non ascoltare le sue suppliche accorate, che sembravano risuonare anche attraverso quel misero pezzo di carta che ancora aveva in tasca.
Lei non lo avrebbe ascoltato però, non questa volta. Doveva fare quello che era giusto.
-Ottimo- disse allora Harry -Passeremo dal passaggio che ci ha indicato Carrigan. E' una porta murata che dà a Est, e che certamente non sarà sorvegliata. Apriremo una breccia, e cercando di non farci vedere arriveremo ad Hermione-
Gli Auror si incamminarono, muovendosi piano tra gli alberi, fino alle mura che circondavano la casa.
Matt, che teneva in mano la piantina, fece cenno agli altri di seguirlo, quindi svoltò a sinistra.
-Dobbiamo scavalcare- comunicò.
-Grandioso- commentò Malfoy, digrignando i denti -Beh, non so voi, ma io non ho certo intenzione di rischiare di spezzarmi l'osso del collo per superare un dannato muro-
Facendo un cenno con il capo ai compagni, rubò la piantina a Matthew, si trasformò in falco ed elegantemente volò un paio di metri, fino a posarsi sulla sommità del muro.
Gli altri capirono l'antifona. Parker diventò una lucertola e rapidamente compì la scalata, aggrappandosi saldamente alle pietre, Blaise invece strisciò sottoforma di serpente, infilandosi in una buca provvidenziale.
Restava il problema di Ron. Il lupo rossiccio guardava con sospetto il cigno e la fenice che si libravano in aria davanti a lui.
Non vi era altra possibilità, però.
Draco emise un verso secco di disappunto, ma diede comunque loro una mano a portare anche Weasley dall'altro lato.
-Cazzo se pesi, Donnola- sbuffò, una volta riprese sembianze umane.
Ron si limitò a guardarlo male, massaggiandosi una spalla, laddove uno dei tre amici l'aveva stretto troppo con i suoi artigli.
-Muoviamoci- disse sbrigativo Harry -La porta è quella-
Draco corse in avanti, e con un calcio ben piazzato spezzò il legno ormai marcio, rivelando un muro di mattoni.
-Reducto- mormorò. La barriera scricchiolò pericolosamente, e con l'aiuto degli amici, in poco tempo si ridusse a un cumulo di polvere.
-Dite che ci hanno sentiti?- disse piano Blaise, inoltrandosi in quello che sembrava un lunghissimo tunnel.
-No, se siamo fortunati- rispose Harry, seguendolo e facendo luce con la propria bacchetta.
Per ultimi entrarono Draco e Alice. Malfoy diede un ultimo sguardo all'esterno, senza provare alcun tipo di rimpianto.
C'era un richiamo all'interno di quella casa. Un richiamo che sentiva essere solo per lui.
Ed era pronto a rispondere.


Dopo un sacco di tempo, rieccomi qui, di nuovo in Italia, di nuovo su Efp, di nuovo da voi.
Come vedete, si iniziano a tirare le fila per il gran finale..manca davvero poco, non so se l'ho già detto, ma i capitoli saranno 50, 51 al massimo!
Sono di corsa, quindi mando un grande bacio generale, ci sentiamo presto!
Gaia
  
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