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Autore: PJ_    13/05/2013    0 recensioni
· Abbiamo confidenza con i demoni interiori
sappiamo che al momento giusto poi saltano fuori
ci sono delle macchine che sembrano un miracolo
sappiamo come muoverci nel mondo dello spettacolo
eppure ho questo vuoto tra lo stomaco e la gola
voragine incolmabile
tensione evolutiva · Tensione Evolutiva - Lorenzo Jovanotti
Esplose dentro di lui, quella gioia inaspettata, come non ne provava da anni.
Quell’adrenalina che i suoi compagni non donavano più lui, quell’emozione che aveva provato innamorandosi di un sogno condiviso.
Decise che ne avrebbe parlato alla signorina London, nella prossima seduta, non era il caso di tirare in ballo i Guns in quel momento.
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Axl Rose
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 1



Strinse con forza il pelo del cavallo.

Il mantello nero brillava nella notte, splendente sotto le stelle.
Gli zoccoli lucidi sembravano non toccare terra, dietro di loro una nuvola di polvere si alzava imponente nel buio. La furia dell’animale era implacabile, le narici emettevano respiri caldi che cristallizzavano nell’aria frizzante. Mosse le mani in modo spasmodico, tentando di frenare la folle corsa di cui era comandante. Attrasse a sé la criniera folta che si muoveva nel vento.
Il suo cuore batteva impazzito, tentando di esplodergli nel petto: non vedeva altra possibilità se non quella di lasciare la presa e rovinare a terra.
Tentò di appellarsi a quel famoso Dio che ogni giorno lodava invano.
“Non voglio morire” sussurrava terrorizzato, l’orizzonte che sembrava allontanarsi costantemente. I muscoli tesi vibravano eccitati sotto la sua pelle, sentiva il sangue dello stallone fluire spinto al massimo dal cuore, il buio circondava entrambi, imprigionandolo nelle tenebre.
Un nitrito ruppe il precario equilibrio che tentava di trovare e, colto da improvviso terrore, lasciò che la tensione scemasse per pochi istanti, lasciando la presa e ritrovandosi violentemente sbattuto a terra.
 
Mosse le mani, piccoli ragni pallidi in agonia. Aveva il respiro affannato e la fronte imperlata di sudore caldo, le dita sottili tremavano e gli occhi erano coperti da un sottile velo di malinconia.
Sedeva sul divano di pelle color crema. Quasi tutto in quella stanza era color crema: il tappeto sotto la scrivania, i raccoglitori ad anelli, il porta penne di ceramica e la pinza per capelli posata in disparte. Non vi era niente di nero, niente che potesse mettere a disagio le persone, solamente tende color panna fermate da un fiocco lilla e muri tinteggiati di un accogliente color beige.
Alzò il capo, tenuto chino fino a quel momento. I capelli rossi avevano dondolato davanti ai suoi occhi come sottili fili di fuoco, li riavviò secco, cercando disperatamente gli occhi di lei.
Alzò curiosamente un sopracciglio, sperando di trovare alcune risposte.
La giovane donna davanti a lui gli sorrise, facendo brillare i denti piccoli e perfetti.
“È spaventato signor Rose?” domandò aprendo una cartellina color carta da zucchero e sfogliando le pagine. Si mordicchiò un labbro ed alzò gli occhi castani dai suoi appunti, squadrando l’uomo che aveva davanti come se non fosse che un comune paziente.
Axl Rose annuì impercettibilmente contorcendosi a disagio dalla sua seduta, in disparte.
“Morirò signora London?” bisbigliò, la maschera da leader strafottente era oramai accasciata in angolo.
La giovane sorrise divertita, “Signorina.”
“Come dice?” si stupì il musicista, contemplando le proprie ginocchia pallide.
“Signorina, non sono mai stata sposata. Ed in ogni caso, no, signor Rose, non morirà.”
 
Il silenzio profumava di fresco. L’odore del corridoio dove il giovane cantante dei Guns N’ Roses attendeva riusciva a calmarlo in maniera straordinaria. Già, Axl Rose, famoso per le attese a spese di compagni di band e fans in quel momento aspettava.
Una giovane donna, appena passati i trentacinque anni, i capelli biondi raccolti in uno chignon molto alto e la pelle diafana, si avvicinò al musicista, schiarendosi piano la voce.
“Lei è Axl Rose?” domandò timida, chinandosi vero di lui.
Gli occhi verde smeraldo del cantante la braccarono per pochi istanti, poi annuì, tentando di non mostrarsi irritato.
“Mi scusi se la disturbo” riprese la donna, passandosi le mani sulla gonna appena sopra le ginocchia, “mio figlia Jane è una vostra grande fan e, beh, frequenta questi ambulatori perché è bulimica, potrei chiederle un autografo?”
Le guance della donna si erano imporporate e stava frugando nella borsa alla ricerca di un blocco. Axl Rose dondolò il capo, estraendo una penna a sfera dalla tasca della giacca e dedicando a Jane una firma svolazzante. “Da quanto tempo frequentate la dottoressa London?” chiese, muovendo le labbra lentamente, tentando di non sembrare impacciato, cercando di nascondere la difficoltà con cui intratteneva conversazioni.
La donna si sedette su di una poltrona vicino a lui e sospirò, stanca, “Solo pochi mesi. Inizialmente abbiamo cominciato con un dottore di San Diego, ma ci siamo trasferiti qui due anni fa e ci è stato consigliato il dottor Taylor, il dietologo di questa equipe. La situazione purtroppo non è migliorata e abbiamo necessitato dell’appoggio di uno psicologo. Suze London è la migliore nel suo campo.”
Gli occhi grigi della donna sembravano distrutti, la sua bocca rossa era storta in una smorfia.
Gli occhi verdi del musicista erano perplessi, annientati. “Mi dispiace” fu tutto ciò che disse.
 
La porta in rovere davanti ai loro occhi si aprì, una ragazzina uscì fuori, un piccolo sorriso timido sulle labbra martoriate dai morsi. Gli enormi occhi blu della giovanissima paziente si sgranarono alla vista di Axl, in piedi davanti alla porta, pronto ad entrare.
Il cantante le fece l’occhiolino, posando una mano sulla sua spalla e sussurrando, vicino all’orecchio bucato di fresco, “Sii coraggiosa…”
 
“Buon pomeriggio signor Rose, come sta oggi?” chiese dolcemente la signorina London, sedendosi nuovamente dietro la scrivania.
“Quanti cazzo di anni ha?” sbottò, gettando il chiodo di pelle a terra, in risposta.
“La signorina Shissor?” chiese retorica la dottoressa, sistemando alcuni fogli rimasti fuori posto e, senza attendere una risposta fin troppo ovvia, annuì pensierosa, “Quattordici. E’ in cura da quando ne aveva undici.”
Le mani del musicista tremarono violentemente mentre tentava di rimettere ordine nei propri pensieri, quella ragazzina sarebbe morta per la merda che gli altri le lanciavano addosso?
Scosse il capo, quel monologo interiore non aveva senso.
“Le va di riprendere da dove avevamo iniziato la scorsa volta Axl?”
Se ne accorse immediatamente: “Axl?” chiese, stupito.
La giovane annuì, “Ho bisogno di un caffè, andiamo?”
 
Esplose dentro di lui, quella gioia inaspettata, come non ne provava da anni.
Quell’adrenalina che i suoi compagni non donavano più lui, quell’emozione che aveva provato innamorandosi di un sogno condiviso.
Decise che ne avrebbe parlato alla signorina London, Suze, nella prossima seduta, non era il caso di tirare in ballo i Guns in quel momento.



Ebbene sì, sono tornata con una nuova storia in questo Fandom! Sinceramente spero in un parere o in una recensione! Un abbraccio, PJ_

Lei è la mia Suze: http://stanzedicinema.files.wordpress.com/2010/03/penelope-cruz1.jpg

E
 lei è come immaginavo Jane, fugace ma importante figura della FF: http://gallery.photo.net/photo/5843824-lg.jpg
  
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