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Autore: DigitalGenius    13/05/2013    8 recensioni
Garfield arrossì lievemente. Non poté evitare che il cuore gli si fermasse, nel guardarla, anche se non era la vera Raven.
«Allora, cosa ti porta qui?» gli domandò lei sorridendo.
Garfield dischiuse le labbra per risponderle. All’improvviso tutti i suoi piani, tutti i discorsi a cui aveva pensato per riportare Raven tra i Titans, sembravano inutili. Chinò lo sguardo e strofinò per terra una suola della scarpa.
Sentiva quegli occhi addosso a sé e quello sguardo lo trafiggeva.
«Dov’è che sono le altre emozioni? Potrei parlare con alcune di voi?» esordì all’improvviso agitando le punte delle orecchie.
Coraggio scrollò le spalle. Il sorriso le si spense mentre si avvicinava al bordo del precipizio su cui si trovavano. «Loro non verranno» annunciò rassegnata. «Si vergognano»
«Perché dovrebbero?» le domandò il ragazzo seguendola. «Sono sempre il buon vecchio Beast Boy, credevo di piacere almeno alla metà di loro»
«Tu ci piaci» lo tranquillizzò lei nel vederlo quasi nel panico. Gli sorrise. «Diciamo che non sono pronte ad incontrarti. O almeno non lo sono la maggior parte di loro»
«Perché?» domandò Garfield mogio. «Perché loro no e tu sì?»
«Perché?» ripeté lei. «Perché io sono il Coraggio»
Genere: Azione, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Beast Boy, Raven, Robin, Starfire
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Blood

Raven lasciò scivolare lo sguardo sulla baia di Jump City, a quell’ora della notte non era strano che fosse così pacifica, ma per la prima volta il paesaggio le parve troppo vuoto. La falce di luna si rifletteva nell’acqua, gettando i riflessi argentei per tutta la zona.
Sospirò, si passò una mano sul volto; tutta la stanchezza per la notte appena trascorsa le piombò addosso. Scostò le coperte, lanciandole ai piedi del letto. La testa fu attraversata da una fitta.
Rivide Robin che sbatteva il pugno contro il muro mentre le sibilava «Vuoi davvero liberare Trigon?». Era pronta a dargli una giustificazione valida, ma lo sguardo che le aveva rivolto l’aveva gelata. Li aveva delusi tutti. Si era limitata a chinare il capo, aspettando che Robin riprendesse a parlare.
Si morse il labbro inferiore, si alzò per poi raggiungere la scrivania. Era ingombra di libri e materiale per rituali di cui non ricordava nemmeno il nome. Dov’è lo specchio? Si chiese, preoccupata.
Lanciò un grimorio che atterrò sul pavimento con un tonfo, Raven strinse i denti, imponendosi di fare il meno rumore possibile.
«Traditrice» le aveva detto Robin, prima di iniziare a discutere con gli altri Titans di come poterla imprigionare senza il rischio che lei scappasse.
Spostò una confezione di candele, lo specchio era lì sotto. Sospirò sollevata, la superficie di vetro era nera intervallata da alcune increspature bianche. Raven recuperò la vecchia tracolla di cuoio da sopra la sedia e vi inserì lo specchio e pochi altri libri.
«Mi state prendendo in giro? Quella è Rae!» si era intromesso BB quando Robin l’aveva ammanettata per portarla via «Credi davvero che possa tradirci così?». Lei aveva incassato la testa tra le spalle, avrebbe voluto dirgli qualcosa ma non aveva potuto rischiare di compromettere tutto il lavoro ancora prima che iniziasse.
Indossò la tracolla.
Si diresse verso il letto, i suoi passi le parvero rimbombare nella testa «È meglio così» si disse, non poteva rischiare di fallire. Non in quel caso.
Sul comodino c’era il suo mantello piegato e, sopra di esso, il ricevitore. La giovane afferrò quest’ultimo e lo spostò sul letto, raccolse il mantello e aprì un cassetto. Le bastava una spilla da balia, nulla di più. Cercò a tentoni l’oggetto quando le dita sfiorarono una superficie ruvida. Una fitta dolorosa le attraversò il petto. Serrò la mandibola e tirò fuori una scatolina, al buio non poteva vederne i contorni ma passò i polpastrelli sul fianco, lì dove Beast Boy aveva scritto con un pennarello azzurro “Buon Compleanno Rae!”. La aprì, c’era una spilla della grandezza di una moneta in argento con alcune incisioni. Vi passò il dito sopra, richiuse la scatolina di scatto e la lasciò sul comodino.
Raccattò una spilla da balia e la appuntò al mantello per tenerlo bloccato, chiuse gli occhi.
Prese fiato e tese l’orecchio.
Il lontananza distinse il rumore delle onde del mare.
Non il suono dei passi pesanti di Cyborg, né la voce concitata di Robin che dava ordini, non il solito tono assonnato che aveva Star se svegliata nel mezzo della notte, né il rumore di Beast Boy che batteva i pugni sulla porta della sua stanza.
Che mi aspettavo? Un sorriso amaro le si delineò sul volto.
Si teletrasportò fuori dalla T-Tower. Nel mezzo della radura in cui si era materializzata tre figure incappucciate la aspettavano nell'oscurità. Il più alto tra i presenti si tolse il cappuccio: aveva i capelli argentei e la carnagione chiara, gli occhi erano totalmente bianchi. Belial. L’uomo sorrise, mosse qualche passo in avanti come a darle il benvenuto «Hai salutato i tuoi amici?» le chiese.
Raven lanciò uno sguardo dietro di sé, in lontananza poteva vedere il profilo della sua vecchia casa. Il cuore le mandò una fitta «Ho fatto tutto quello che dovevo» diede le spalle alla torre.

L'angolino delle Autrici

Ciao, sono Digital, non ho potuto fare a meno di appoggiare la geniale e sadica idea di questa fic! Alcuni di voi ci avevano chiesto una long, vi stiamo per accontentare, ma abbiate pazienza con noi

Stop! Genius mi ruba le parole e mi fa sembrare diversamente intelligente. Ricominciamo:
Ohilà, questa volta ci sono solo io a ringraziarvi. Piacere, sono Digital e il primo capitolo di questa matassa complicata è stato affidato a me. Quella che qua sopra si è spacciata per me è la mia modestissima partner. In ogni caso, in fondo è vero, qualcuno ci aveva chiesto una long e allora abbiamo accettato!
Vi ringrazio per aver letto e vorrei migliorarmi perciò non esitate ad essere il più crudeli possibile!
Ciao!
Digital 
P.s. e ciao anche da Genius, che si sente messa in disparte ed è modesta per davvero e non solo per finta

  
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