Londra è triste in questi ultimi giorni. Non regala neanche un po' di sole, si limita a fabbricare nuvole grigie, giusto necessarie per colorare il cielo. 

Questo è il primo pensiero di Amanda stamattina.

Amanda è una donna sulla settantina, capelli corti e grigi, occhi blu come il mare. 

Sì, il mare, l'oggetto del desiderio più diffuso tra i Londinesi. 

La famiglia di Amanda non è numerosa, non più. Suo marito è morto all'incirca dieci anni fa a causa di problemi di pressione. Dopo la sua morte  mandare avanti l'azienda di famiglia era diventato esasperante, Amanda non era più in grado di reggere un carico tale, così decise di delegare vari settori alla figlia e al marito, sperando di creare una generazione di imprenditori.

La nebbia oggi è fitta, ha deciso di incrementare il traffico. 

Suoni di clacson ovunque,  incomprensioni. Ma ormai Amanda è abituata alla vita caotica della città. 

Cerca di farsi spazio con il suo Mercedes tra la lunga colonna di macchine, è un attimo, un secondo.

Suoni.

Urla.

Voci.

Sussurri.

Sospiri.

Buio.

Niente.

 

Che strana la vita e le sue coincidenze. Sono attimi. Minuti. Ore. Giorni. Anni.

Una grande bilancia segna la fine e l'inizio. La luce ed il buio. La felicità  e il tormento.

 

Anche George è impaziente oggi. Sua moglie è in ospedale, sta per partorire. Lui è ancora bloccato nel traffico. 

Ma oggi a George non importa se piove, se dovrà attendere ore prima di raggiungere l'ospedale, oggi ci sono solo lui ed Eleanor. 

Si sono conosciuti all'università, lei alta, bella, intelligente, con due occhi verdi che ti accecano quando c'è il sole. Lui alto, meno bello, forse più intelligente ma aveva il suo fascino.

Questo amore nasce da troppi 'no', troppi 'forse', troppi 'ma', troppi 'se', troppi ' non è la persona giusta per te'. Ma loro se ne erano fregati della gente. Loro non c'erano per nessuno. 

Finalmente dopo quaranta minuti circa George raggiunge l'ospedale di Primrose Hill alle tre meno venti. 

Verbo che non ricordo nel reparto di maternità e si trova spaesato. Perso. Carrozzine, bambini, intubatrici, infirmiere. Ma come puó essere cosciente in un giorno come questo? 

Si dirige alla reception dove ad attenderlo si presenta una donna massiccia.

" Buongiorno  mi scusi senta allora mia moglie sta partorendo Eleanor Sonenclear sulla trentina ma ancora piacente eh"

La donna lo squadra dalla testa ai piedi e accenna quello che sembra un sorriso di plastica.

" Sempre dritto, poi svolti a sinistra, poi a destra, troverà una porta, n* 333" 

" grazie infinite arrivederci e buona giornata"

 

George corre, gira, scansa la gente nel corridoio affollato e giunge di fronte alla tanto agognata porta.

È impaurito, la apre con incertezza.

Eccola.

Eccole.

Può tanta bellezza racchiudersi in una stanza illuminata da una luce biancastra?Oggi piove, ma a George non importa. Ha di meglio da fare. È molto più lontano dalle preoccupazioni, più in alto dei grattacieli, nello splendore totale della sua felicità.

" Non sei mai puntuale" lo rimprovera Eleanor.

" ha i tuoi stessi occhi" afferma George avvicinandosi alla sua nuova famiglia. 

Se gli chiedessero di parlare di sette meraviglie, in questo momento lui parlerebbe di otto. 

" Come la chiamiamo?"

" Victoria"

" Hai ragione, lei è la nostra piccola vittoria sul mondo"

" Victoria Hope" precisa Eleanor

" Certo, anche la speranza ha fatto la sua parte" 

" Benvenuta al mondo Victoria Hope Sonenclear mamma e papà ti amano tanto".

George suggella questa frase quasi come fosse un patto baciando la piccola fronte della bimba.

 

Che strana la vita, prende e non restituisce.
Sembra che nessuno le abbia insegnato le buone maniere, è prepotente.
Non accetta lezioni dagli altri, fa di testa sua.
Che poi basterebbe un perfavore, grazie, scusa per rimediare.
Niente, lei non sa come comportarsi.

 

Il funerale è pieno di gente. Ma anche oggi Londra non apre il suo cielo al sole. Ci sono tutti, i parenti, i cugini, i figli, i nipoti. Marina si stringe forte al marito e al figlio più grande Jack. 

Il piccolo Nicholas ha solo qualche settimana, non conosce ancora il dolore e la sofferenza. 

La cerimonia è triste e silenziosa.

Qualche rosa rossa ricopre la bara scura della defunta Amanda.

Li lascia così, senza una parola, un'abbraccio, un saluto.

Il tempo non è mai abbastanza,pensa Marina.

Finire è tempo, e tempo è perdere. Le cose che si perdono le piacciono. Ma le persone no. Quando le perdi, quando se ne vanno, quando tutto è finito non le ritrovi nel cassetto di camera tua.  

Non puoi riaverle nè ricomprarle, puoi solo ricordarle. 

Marina trova che ricordare sia un buon modo di dimostrare il nostro amore agli altri, ma i ricordi sono come le sirene per i marinai, spesso ci facciamo ingannare dalle loro dolci immagini e quando ci affacciamo per guardarle meglio ci fanno affogare e finiamo con il viverci dentro. Forse questo è il vero problema, non sappiamo staccarci dal passato perché abbiamo paura che non ci possano essere momenti migliori nel nostro futuro.



Ci tengo a ringraziare moltissimo chiunque abbia deciso di perdere un po' del suo tempo per leggere questa storia, purtroppo per motivi scolastici riuscirò a pubblicare un capitolo a settimana, spero di non avervi deluso con questa parte introduttiva, non vedo l'ora di ricevere critiche positive e negative! Grazie ancora.