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Autore: RobiSmolderhalder    14/05/2013    7 recensioni
Edward e Bella.
Due caratteri differenti.
Due animi Sensibili e gentili.
Il destino li farà incontrare.
I loro dolori si uniranno.
Non ci sono né vampiri né licantropi. Se vi ho incuriosito leggete :)
Roby
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Love Save The Pain.

 

It’s My Life.

 

 

 

 

Bella’s Pov.

 

Finalmente, dopo quattro lunghissimi, interminabili, dolorosi anni, sento l’odore dell’amore. Per la prima volta in vita mia, sento quello della felicità. L’odore di lenzuola fresche d’estate, l’odore del pane tostato con la sottiletta sciolta all’interno, l’odore dei vestiti sporchi di George, che sporchi non è proprio la definizione adatta. Quegli odori che ti entrano dentro, per poi diventare sapori, intensi e piacevolmente nostri. Quelli che ci appartengono, ci cambiano l’umore, ci migliorano la vita. La mia vita, oggi, in questo istante è migliorata. Ho Edward, ho un figlio che amo, ho la mia vita, la vita che sto decidendo io di vivere, quella vita dove nessuno mi ha imposto nulla, quella vita che io sono fiera di avere, di essere la mia vita.
«Ti sposerò Edward. E non ci sarà cosa migliore di questa.»- Sussurro, senza piangere, sorridendogli come mai avevo fatto in vita mia. Forse è stato stupido pensarlo, credevo che Edward l’avevo perso per sempre, che qualsiasi cosa fosse accaduta lui non mi avrebbe creduto o, cosa peggiore, mi avrebbe dimenticata. Non so come sarebbe stato questo giorno se così fosse stato, ma che senso ha pensarci adesso? Adesso che ho finalmente la vita che ho sempre sognato, adesso che ho persone da amare che mi circondano, quelle persone che so per certa non mi abbandoneranno mai, quelle che ci sono sempre state fino ad oggi. Ed Edward c’è stato, anche se nessuno dei due aveva notizie dell’altro, anche se entrambi abbiamo pensato che mai avremmo potuto più amarci, nell’anima dell’uno c’era l’altro. L’unica persona che mi è entrata nell’anima, facendola cambiare di colore, è lui. Quella persona che, dentro di me, ho sempre saputo: ci sarebbe stata. Sono grata ad Edward, per essere così…lui, così dolce, così tanto simile a me, per amarmi nonostante non è facile farlo con me. Lui ci sarà sempre, ed io voglio sposarlo, perché così facendo non ci sarà scelta migliore, giusta, facile, di questa. Questa è la mia vita, in una nostra casa, con Edward, con la fede nuziale al dito, con i suoi baci che colorano la mia giornata, con il sorriso di mio figlio, quando litigheremo per poi fare pace nel nostro mare d’amore, dove siamo naufraghi.
Abbraccio Edward, senza parlare, senza fiatare, ma facendogli ugualmente capire il mio ringraziamento, e per una volta mi sento fortunata, per essere rimasta viva, per essere qui accanto all’uomo che amo e che ho sempre amato, per poter vivere la crescita di mio figlio, per poter finalmente essere libera di fare ciò che voglio della mia vita. Senza più paura, senza più freni, senza supposizioni, senza chiedermi il perché. Sospiro felice sulla spalla del mio futuro marito e mi godo quel senso di tranquillità che mai e poi mai avrei creduto potesse impossessarsi di me, della mia anima.
«Mi sei mancato tanto amore mio.»- Sussurro in un sospiro felice. Lui annuisce e prendendo il  mio mento tra le sua grandi mani incastra il suo sguardo nel mio.
«Io. Ti. Amo.»- Sibilla prima di confondere i miei sensi, trasportandomi in un bacio passionale, trasportandomi nel nostro mondo, quel mondo che avevo creduto perso per sempre, ma che adesso mi ha risucchiata per non lasciarmi andare mai più, e son alquanto felice, entusiasta di questo. Non capisco più nulla, presa dalle forti emozioni che solo il mio uomo riesce a regalarmi, fin quando la mia schiena nuda – a causa della camicetta sollevata- tocca la sabbia calda a causa del sole che picchia forte in noi, in questo posto meraviglioso. La sua bocca si stacca dalla mia e riprendendo a respirare, le nostri fronti si incastonano, si fondono, come le nostre anime, come il nostro amore, come il nostro destino.
«Fermami.»- Sussurra ansante sfiorando il mio naso col suo.
«Non voglio farlo.»- Mormoro prima di capovolgere i nostri corpi e trovandomi a cavalcioni su di lui. Sfilo la camicetta del tutto, sganciando i gancetti del piccolo reggiseno, lui chiude gli occhi per pochi istanti, facendomi sorridere, estasiata del mio effetto su di lui, anche dopo tutto questo tempo. Le sue mani, come se fossero delle calamite, si attaccano ai miei seni, come se fossero il polo principale. Butto la testa all’indietro, godendomi queste magnifiche sensazione, agogniate per troppo, infinito tempo. Si mette seduto, dandomi la magnifica visione dei suoi occhi, ormai liquidi dalla forza della passione, e mi ci perdo dentro per un tempo abbastanza lungo. Ed eccolo lì, il mio universo personale, quello che tutti quanti bramiamo con tutti noi stessi, quel piccolo pezzo di luogo dove noi stessi siamo lo specchio dell’anima della persona che amiamo, dove puoi sorridere, piangere, amare, disprezzare, dove puoi pensare ciò che vuoi, perché nessuno verrà a dirti che è giusto o sbagliato. Quel posto che molti di noi credono sia il paradiso, io non ho un paradiso, non ho un luogo dove esiste solo la felicità. Io ho Edward. I suoi occhi. Il mio universo. Quello dove voglio vivere, quello dove voglio passare i miei giorni fino all’ultimo dei miei giorni.
Senza neanche rendermene conto siamo entrambi completamente nudi, la sua bocca ormai attaccata, come una sanguisuga, su un mio seno mi manda fuori di testa. Facendomi vedere macchie colorate all’altezza dove cerco di guardare il sole. Il suo respiro sulla mia pelle è qualcosa di assolutamente unico e eccezionale.
Sospiro, prendendo tra le mani piccoli pezzi della sua chioma ribelle, invitandolo ancora di più a continuare la sua lenta, dolce, assolutamente necessaria, tortura. Cerco di respirare annaspando, e se anche i polmoni bruciano non mi sono sentita mai meglio di così. Quel vaso rotto che una volta è caduto in mille pezzi è adesso al suo posto, più bello di come era originariamente. Quell’anima che per molti anni è rimasta grigia, buia e fredda adesso ha il sole che la circonda, hai i colori, quelli dell’arcobaleno, anche lei, finalmente, sta bene.
I nostri corpi si muovono all’unisono, bramando un contatto più profondo. Riesco a sentire l’intrusione delle sue dita dentro di me, riesco a percepire il tocco delicato della mia mano sul suo membro, e mai mi è sembrata cosa più dolce, quella di noi uniti, in un limbo che da malinconico, grazie all’amore, grazie al nostro “essere simili”, si è trasformato in un limbo pieno di felicità e armonia. Stiamo bene con noi stessi perché al nostro fianco c’è l’altro. Non appena il suo membro varca la mia entrata un urletto molto più che soddisfatto lascia le mie labbra. E sono questi i momenti speciali della vita, quando fai qualcosa e sei sicuro che non c’è cosa più giusta che potessi mai fare, quando sorridi perché è spontaneo, naturale farlo, quando piangi senza rendertene conto, di commozione o di nostalgia di qualcosa di profondo.
I miei fianchi si muovono dettati dal ritmo delle sue mani ancorati a essi. Il mio viso, un misto tra emozione e passione, pulsa. Le mie orecchie sono bollenti, e mi ricordo, ricordo quelle notti in cui mi è mancato tutto questo. Le sue mani su di me, il suo corpo che si muove sotto il mio, il suo respiro caldo che sfiora la mia pelle candida, le sue parole dolci sussurrate nel momento in cui i nostri corpi diventano una cosa sola. Sì, è questo che voglio dalla vita, questo è il mio ideale di vita, è la mia vita, quella vita che ho sempre sognato di vivere.

 

«Amore mio.»- Sussurro afferrando George che mi viene in contro.
«Dov’è il mio Papà?»- Mi domanda corrucciando la fronte. Io scoppio a ridere e non c’è cosa migliore, nel sentire la dolce e flebile voce di mio figlio che sussurra “Papà”. Mi ero sempre immaginata come sarebbe stato il rapporto tra Edward e George, avevo creato delle immagini tutte mie, che mi facevano sorridere e, sinceramente, mi facevano sentire un po’ in colpa. Ma mai avrei potuto lontanamente immaginare come sono nella realtà. Sono entrambi l’altra parte della mela, sono entrambi la persona di cui ha bisogno l’altro, sono entrambi il sorriso che aleggia nella bocca dell’altro. Questa è la mia vita, queste sono le persone che amo. Questa è la mia famiglia.
«Papà!»- Urla George saltando in braccio ad Edward.
«Il mio campione!»- Mormora lui felice, vederlo così riempie il mio cuore di gioia, una gioia che non avevo mai provato prima, una gioia che accarezza il mio cuore.
«E’ bello no?»- Mi chiede Alice abbracciandomi affettuosamente, finalmente anche la sua vita è migliorata. Non avrebbe dovuto essere così per lei, non per un esterna comunque, ma è come se il mio dolore si fosse impossessato anche del suo cuore, vedere me, vedere suo fratello, vedere George le ha sempre scaturito una malinconia che pochi avrebbero provato al suo posto. E le sono grata, per avermi accolto, aiutata nel periodo più difficile e doloroso della mia vita, già la mia vita, le devo la mia vita.
«Vederli assieme. Vedere quella luce negli occhi di Edward, guardarli insieme e pensare “non c’è cosa migliore al mondo”.»- Sussurra mentre io annuisco con vigore.
«Non ti ho mai ringraziata abbastanza, Alice.»- Sussurro con i lacrimoni che bussano per uscire dagli occhi.
«Non l’ho mai fatto nemmeno io.»- Dice facendomi scoppiare a piangere e imitandomi.
«Ti voglio bene.»- Sussurriamo all’unisono, aggiungendo una risata alle lacrime. Carlisle si avvicina a me, e mi sembra assurdo vederlo ed essere felice anche per questo. E’ rimasto sempre uguale, ma in fondo sono solo passati quattro anni, anche se per la mia mente ne sono passati cinquanta. Sospiro, scuotendo la testa, sicura che mai potrò dimenticare quegli anni, quel dolore che mai avrei potuto credere in vita mia di provare. Il dolore è ormai parte di noi, è rimasto incastonato nelle nostre anime, nelle vene scorre dolore, anche se è un filamento, anche se è poco adesso che siamo insieme, resterà in noi per sempre. Come il ricordo dei nostri cari, mio padre, George, resterà sempre un ricordo doloroso, ma è l’unica cosa che ci permette di farli vivere nelle nostre anime. L’amore è riuscito a diminuire quel filo spesso che era il dolore, non è riuscito ad annientarlo del tutto, ma ci si può convivere adesso, possiamo pensare al nostro futuro, ricordando sempre quegli anni ma andando avanti col tempo, col sorriso di chi ama, col sorriso di chi è genitore e deve andare avanti per poter far vivere al meglio il proprio figlio. Perché ho capito che c’è un motivo non ovvio per cui esiste l’amore. L’amore esiste per farci vivere, l’amore è quell’onnipotenza che distrugge tutto, come il dolore, il dolore ci distrugge, ci limita la vita, ci annienta, ma non può distruggere un amore. L’amore ci annienta, ci distrugge, ci fa volare ad un altezza impossibile, ci annebbia la mente, ma non può distruggere il dolore. L’unica differenza tra dolore e amore è quella che il dolore molte volte ci rende fantasmi di noi stessi, l’amore è quel motivo per continuare a vivere nonostante tutto, perché se ami hai qualcosa di importante per cui lottare.
«Grazie Bella. Grazie per essere stata così coraggiosa.»- Sussurra Carlisle, abbracciandomi.
«Non sono stata coraggiosa. Sono solamente una donna innamorata.»- Mormoro fiera di me stessa, per essere così innamorata.

 

 

Due settimane dopo.

Siamo a Los Angeles. Non so se voglio tornare a vivere qui, non so nemmeno se tra qualche anno sentirei la mancanza di questo posto. So solo che questo posto mi ha causato parte della mia sofferenza, ma mi ha regalato anche Edward. Sospiro pensando a quanto vorrei tornare a casa mia, ammirare le foto appese alla parete, l’odore di mio padre ancora impregnato lì dentro, ai ricordi, di lui seduto sul grande divano che mi guardava mentre ballavo davanti ai cartoni animati. Si, mi mancherà questo posto, ma non sono sicura di voler passare il resto della mia vita intrappolata in un posto che non sento più mio, in una città dove mi ricorderà tantissimo la mia infanzia, ma non nella mia casa, l’unico posto, l’unico rifugio dove mi sentivo me stessa. L’altra parte del mio universo.
«Ehi ma che fai?»- Domando confusa, mentre Edward ,arrivati in città, mi benda gli occhi.
«Una sorpresa per la mia futura moglie.»- Mormora con un tono di voce dolcissimo. Sorrido, prendendo la manina paffuta di George tra le mie. Ho Edward, ho mio figlio cosa dovrei volere di più di questo?
Edward, George ed io abbiamo preso l’aereo. Non appena Edward mi ha avvisata che saremo andati con quel mezzo di trasporto, dire che sono rimasta sorpresa è un eufemismo bello e buono, certo, ma sapevo dentro di me, che lui ci sarebbe riuscito. Sono così fiera di lui, del suo essere così dolce, forte, del suo essere sincero sempre, qualsiasi cosa accada. Mi ha promesso che finché il nostro amore vivrà nessuno potrà mai più separarci, anche a costo di morire insieme. E’ una promessa che convalida il nostro futuro matrimonio al mille per mille.
Il motore dell’auto si spegne. Sento la portiera di Edward aprirsi e poi la  mia. Le sua mani sciolgono abilmente la benda e mi ritrovo a stringere gli occhi per il sole.
«Et voilà.»- Sussurra sorridendomi. Apro gli occhi, siamo a casa mia. Mi giro dando le spalle a quella che una volta era la mia casa. Sospiro, sicura che non voglio, non posso entrare lì dentro. Non posso sopportare di vedere quel luogo freddo e ormai spoglio, sarebbe una delusione grande.
«Non vuoi vederla?»- Mi chiede confuso. Io scuoto la testa e una lacrima si scioglie sul mio viso. Edward mi abbraccia, sotto gli occhietti confusi di George e involontariamente il mio sguardo si sposta sulla piccola spiaggetta. E’ sempre uguale, vuota, deserta da quel giorno. Un sorriso amaro circonda la mia bocca, il posto spettatore più di tutti del mio eterno dolore. La mano di Edward accarezza dolcemente la mia schiena, come a volermi confortate, e circondata nel suo abbraccio, con le narici che odorano di lui, della sua essenza, ci riesce.
Sciolgo l’abbraccio e sempre senza incontrare con gli occhi casa mia, mi dirigo in spiaggia.
«Ciao Papà. Sono tornata. Anche se credo che c’eri anche tu con me a New York.»- Dico in un sospiro. Apro la mia piccola borsetta e prendo le lettere, che, sono sicura, saranno più di duecento, e li butto in mare.
«In ogni caso, qui c’è ogni mio singola emozione a te raccontata. Ti voglio bene Papà, sempre, per sempre. Sto per sposarmi, vorrei tano che mi accompagnassi tu all’altare, vorrei vedere il tuo sorriso quel giorno, quello sguardo quando mi dicevi “sono fiero di te”, “sei la mia piccola Bells”. Tu non sei morto Papà, non lo sarai mai, non almeno nel mio cuore, non nel cuore delle persone che hanno avuto il privilegio di conoscerti. Resterai in me, per sempre, ogni singolo istante, la mia vita sarebbe un immenso orrore se tu non fossi dentro di me, immortale nel mio cuore, ti amo Papà, sotto ogni forma di quella parola che si definisce amore. Non potrò mai non pensarti, non potrò mai dimenticarti, perché è impossibile.»- Mormoro, con le lacrime che scendono incontrollabilmente dai miei occhi. Mi alzo e mi avvicino, dove ci sono Edward e George abbracciati che mi guardano. Asciugo le lacrime velocemente e sorrido ai miei uomini. Con passa deciso varco la soglia di casa mia.
Un sorriso spontaneo nasce sulle mie labbra. E’ sempre la stessa. C’è odore del detersivo per pavimenti alla lavanda, c’è l’odore di salsedine, quell’odore che mio padre aveva sempre addosso. Ci sono le sue ciabatte, sempre lì, sotto al tavolino dove sopra c’è il televisore. E’ sempre uguale, non c’è nulla di diverso. Non è triste come avevo immaginato, non lo è anche perché su tutta la parete ci sono le foto di me e mio padre che sorridiamo. E sapere che lui mi amava, vedere con i miei stessi occhi queste foto, mi rende felice sotto ogni punto di vista. Mi avvicino alla cassetta delle lettere e ne rimango sorpresa. Sotto la cassetta c’è una targhetta dorata. “Isabella Swan, Edward Cullen”. Mi giro, trovando Edward alle mie spalle e avvicino ancora di più a lui.
«Che significa questo?»- Gli chiedo, non potendo trattenere l’entusiasmo che prende vita nella mia voce.
«Questa è ancora casa tua. Casa nostra, se vorrai. Voglio vivere con te, per sempre, nel tuo paradiso, nel tuo universo, in un mondo dove sono sicuro tu possa essere felice di farlo.»- Mormora dolcemente.
«Mi basti tu per quello.»
«I dettagli non si devono mettere da parte però.»- Mormora, ma non fa in tempo a finire che le mie labbra si incollano alle sue. E’ la mia vita. Abbraccio forte George, che entusiasta gira la casa, casa nostra.
«Ti piace amore?»- Gli chiedo accarezzandogli la testa.
«Ti mammina! E’ bellittima cata notta.»- Dice urlando, iniziando a correre per i corridoi. Abbraccio Edward trascinandolo sul divano, rimaniamo abbracciati, a guardare nostro figlio che gioca, felice, e noi lo siamo per lui, per noi stessi, per quella vita che vogliamo cominciare a vivere da subito.

 

Un anno dopo.

«Calma Bella!»- Esclama disperata Alice. Siamo nel grande salotto di casa nostra. Edward è a villa Cullen. Oggi è il grande giorno, e non mi sono mai sentita così nervosa. Insomma, il vestito è okay, ma non sono sicura se posso essere davvero all’altezza di Edward.
«Sto per sposarmi Alice! Non dirmi calma!»- Dico scoppiando a piangere. Sicura che dopo questo ennesimo pianto, devono rifarmi il trucco.
«Bells. Sei in ritardo di cinque minuti già. Se continui così non ti sposi.»- Mormora, spuntando dal nulla Jake. Gli sorrido, contenta di vederlo qui. Nel corso di quest’ultimo anno ci siamo incontrati, raccontandoci tutto quello che ci era successo. Lui si è sposato con Jason, l’uomo della sua vita, un ragazzo molto simpatico. Mi aveva avvisata qualche mese fa, che non sarebbe potuto venire il giorno del mio matrimonio, ma invece eccolo qui. Corre ad abbracciarmi, sotto lo sguardo infuriato di Alice, chissà cosa succederebbe se la mia acconciatura di sciogliesse.
«Ti voglio bene Jake.»
«Te ne voglio anch’io Bella, ma te ne vorrò di più se ti sbrighi.»- Dice ridendo, non contagiandomi però questa volta.
«Senti Bella, so cosa stai pensando, cosa sta aspettando. Hai paura. Paura di fallire nel tuo tentativo di moglie di Edward. Paura di non essere alla sua altezza, paura di oggi, del immensità che è il matrimonio stesso. Ma è sciocco sai? E’ sciocco perché hai passato gli ultimi anni in modo assoluto. In un modo che nessuno forse sarebbe riuscito. E dopo tutto quello che è successo, non ti sembra stupido aver paura di un matrimonio? Ami Edward?»- Mi domanda guardandomi negli occhi.
«Più della mia stessa vita.»
«Allora puoi affrontare tutto. Soprattutto questa cosa; il matrimonio.»- Detto questo gira i tacchi ed esce di casa. Mi guardo allo specchio e annuisco a me stessa, pensando “posso, devo farcela”. Mi sistemo il ciuffo, che Alice ha sistemato lateralmente, ha alzato la chioma in un piccolo chignon intrecciato, le ho chiesto di fare qualcosa di semplice, le ho chiesto questo perché Edward si è innamorato della mia semplicità. Il vestito è lungo, con uno strascico che io definisco kilometrico. E’ bianco, la parte del seno è stretta, ci sono dei piccoli ghirigori in pizzo fine, il resto è di seta. Senza maniche. Il velo fa da ramo ad una grossa rosa bianca, che luccica al sole. Il trucco è semplice, l’occhio è contornato dalla matita e da un ombretto argentato, il rossetto è rosso, ma non troppo acceso, non sembra neanche rossetto, è più un lip-gloss.
«Dai Alice. Andiamo.»- Mormoro alzandomi. Lei batte le mani entusiasta e mi segue, in quanto testimone di nozze. Insieme a Jasper, mia madre e Carl.
«Prego Signora Cullen.»- Mormora divertito Jasper aprendomi la portiera.

 «Sei bellissima Bella.»- Mormora Jasper, colui che mi accompagnerà all’altare.
«Ti voglio bene Jasper.»- E sospirando cominciamo a camminare mentre la marcia nuziale accompagna i nostri passi. Ci sono tutti, la famiglia di Edward al completo, la mia, i miei nonni in miei zii. George è davanti a noi che sorride a tutti, portando in mano un cuscinetto con le fedi nuziali. Incontro lo sguardo di mia madre emozionato, le sorrido e lei mi soffia un bacio dolcemente. Edward mi sorride, con gli occhi che luccicano di emozione. Sbatto le palpebre più del dovuto, in modo da non far uscire le lacrime. Non appena la mia mano tocca quella calda di Edward sospiro, felice di non aver dato spettacolo cadendo.

Il parroco inizia a recitare la messa, e senza smettere di guardarci negli occhi, io e Edward recitiamo il giuramento, mettendo la fedo l’uno nell’anulare sinistro dell’altro. Dicono che non si può definire il giorno migliore della nostra vita, ed è così per davvero. Fino all’ultimo dei nostri giorni, scopriremo cose nuove, vivremo emozioni diverse, impareremo miliardi di altre cose. Questo non sarà il giorno migliore della mia vita, quel giorno è tutti i giorni, accanto ad Edward tutto è il meglio del meglio, tutto è felicità e amore. E’ la mia vita. E sono felice di poterla vivere in questo modo, con determinate persone al mio fianco.

   
 
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