Love Save The
Pain.
It’s
My Life.
Bella’s
Pov.
Finalmente, dopo
quattro lunghissimi, interminabili,
dolorosi anni, sento l’odore dell’amore. Per la
prima volta in vita mia, sento
quello della felicità. L’odore di lenzuola fresche
d’estate, l’odore del pane
tostato con la sottiletta sciolta all’interno,
l’odore dei vestiti sporchi di
George, che sporchi non è proprio la definizione adatta.
Quegli odori che ti
entrano dentro, per poi diventare sapori, intensi e piacevolmente
nostri.
Quelli che ci appartengono, ci cambiano l’umore, ci
migliorano la vita. La mia
vita, oggi, in questo istante è migliorata. Ho Edward, ho un
figlio che amo, ho
la mia vita, la vita che sto decidendo io di vivere, quella vita dove
nessuno
mi ha imposto nulla, quella vita che io sono fiera di avere, di essere
la mia
vita.
«Ti sposerò Edward. E non ci sarà cosa
migliore di questa.»-
Sussurro, senza piangere, sorridendogli come mai avevo fatto in vita
mia. Forse
è stato stupido pensarlo, credevo che Edward
l’avevo perso per sempre, che qualsiasi
cosa fosse accaduta lui non mi avrebbe creduto o, cosa peggiore, mi
avrebbe
dimenticata. Non so come sarebbe stato questo giorno se così
fosse stato, ma
che senso ha pensarci adesso? Adesso che ho finalmente la vita che ho
sempre
sognato, adesso che ho persone da amare che mi circondano, quelle
persone che
so per certa non mi abbandoneranno mai, quelle che ci sono sempre state
fino ad
oggi. Ed Edward c’è stato, anche se nessuno dei
due aveva notizie dell’altro,
anche se entrambi abbiamo pensato che mai avremmo potuto più
amarci, nell’anima
dell’uno c’era l’altro. L’unica
persona che mi è entrata nell’anima, facendola
cambiare di colore, è lui. Quella persona che, dentro di me,
ho sempre saputo:
ci sarebbe stata. Sono grata ad Edward, per essere
così…lui, così dolce, così
tanto simile a me, per amarmi nonostante non è facile farlo
con me. Lui ci sarà
sempre, ed io voglio sposarlo, perché così
facendo non ci sarà scelta migliore,
giusta, facile, di questa. Questa è la mia vita, in una
nostra casa, con Edward,
con la fede nuziale al dito, con i suoi baci che colorano la mia
giornata, con
il sorriso di mio figlio, quando litigheremo per poi fare pace nel
nostro mare
d’amore, dove siamo naufraghi.
Abbraccio Edward, senza parlare, senza fiatare, ma facendogli
ugualmente capire il mio ringraziamento, e per una volta mi sento
fortunata,
per essere rimasta viva, per essere qui accanto all’uomo che
amo e che ho
sempre amato, per poter vivere la crescita di mio figlio, per poter
finalmente
essere libera di fare ciò che voglio della mia vita. Senza
più paura, senza più
freni, senza supposizioni, senza chiedermi il perché.
Sospiro felice sulla
spalla del mio futuro marito e mi godo quel senso di
tranquillità che mai e poi
mai avrei creduto potesse impossessarsi di me, della mia anima.
«Mi sei mancato tanto amore mio.»- Sussurro in un
sospiro
felice. Lui annuisce e prendendo il
mio
mento tra le sua grandi mani incastra il suo sguardo nel mio.
«Io. Ti. Amo.»- Sibilla prima di confondere i miei
sensi,
trasportandomi in un bacio passionale, trasportandomi nel nostro mondo,
quel
mondo che avevo creduto perso per sempre, ma che adesso mi ha
risucchiata per
non lasciarmi andare mai più, e son alquanto felice,
entusiasta di questo. Non
capisco più nulla, presa dalle forti emozioni che solo il
mio uomo riesce a
regalarmi, fin quando la mia schiena nuda – a causa della
camicetta sollevata-
tocca la sabbia calda a causa del sole che picchia forte in noi, in
questo
posto meraviglioso. La sua bocca si stacca dalla mia e riprendendo a
respirare,
le nostri fronti si incastonano, si fondono, come le nostre anime, come
il
nostro amore, come il nostro destino.
«Fermami.»- Sussurra ansante sfiorando il mio naso
col suo.
«Non voglio farlo.»- Mormoro prima di capovolgere i
nostri
corpi e trovandomi a cavalcioni su di lui. Sfilo la camicetta del
tutto,
sganciando i gancetti del piccolo reggiseno, lui chiude gli occhi per
pochi
istanti, facendomi sorridere, estasiata del mio effetto su di lui,
anche dopo
tutto questo tempo. Le sue mani, come se fossero delle calamite, si
attaccano
ai miei seni, come se fossero il polo principale. Butto la testa
all’indietro,
godendomi queste magnifiche sensazione, agogniate per troppo, infinito
tempo.
Si mette seduto, dandomi la magnifica visione dei suoi occhi, ormai
liquidi dalla
forza della passione, e mi ci perdo dentro per un tempo abbastanza
lungo. Ed
eccolo lì, il mio universo personale, quello che tutti
quanti bramiamo con
tutti noi stessi, quel piccolo pezzo di luogo dove noi stessi siamo lo
specchio
dell’anima della persona che amiamo, dove puoi sorridere,
piangere, amare,
disprezzare, dove puoi pensare ciò che vuoi,
perché nessuno verrà a dirti che è
giusto o sbagliato. Quel posto che molti di noi credono sia il
paradiso, io non
ho un paradiso, non ho un luogo dove esiste solo la
felicità. Io ho Edward. I
suoi occhi. Il mio universo. Quello dove voglio vivere, quello dove
voglio
passare i miei giorni fino all’ultimo dei miei giorni.
Senza neanche rendermene conto siamo entrambi completamente
nudi, la sua bocca ormai attaccata, come una sanguisuga, su un mio seno
mi
manda fuori di testa. Facendomi vedere macchie colorate
all’altezza dove cerco
di guardare il sole. Il suo respiro sulla mia pelle è
qualcosa di assolutamente
unico e eccezionale.
Sospiro, prendendo tra le mani piccoli pezzi della sua
chioma ribelle, invitandolo ancora di più a continuare la
sua lenta, dolce,
assolutamente necessaria, tortura. Cerco di respirare annaspando, e se
anche i
polmoni bruciano non mi sono sentita mai meglio di così.
Quel vaso rotto che
una volta è caduto in mille pezzi è adesso al suo
posto, più bello di come era
originariamente. Quell’anima che per molti anni è
rimasta grigia, buia e fredda
adesso ha il sole che la circonda, hai i colori, quelli
dell’arcobaleno, anche
lei, finalmente, sta bene.
I nostri corpi si muovono all’unisono, bramando un contatto
più profondo. Riesco a sentire l’intrusione delle
sue dita dentro di me, riesco
a percepire il tocco delicato della mia mano sul suo membro, e mai mi
è
sembrata cosa più dolce, quella di noi uniti, in un limbo
che da malinconico,
grazie all’amore, grazie al nostro “essere
simili”, si è trasformato in un
limbo pieno di felicità e armonia. Stiamo bene con noi
stessi perché al nostro
fianco c’è l’altro. Non appena il suo
membro varca la mia entrata un urletto
molto più che soddisfatto lascia le mie labbra. E sono
questi i momenti
speciali della vita, quando fai qualcosa e sei sicuro che non
c’è cosa più
giusta che potessi mai fare, quando sorridi perché
è spontaneo, naturale farlo,
quando piangi senza rendertene conto, di commozione o di nostalgia di
qualcosa
di profondo.
I miei fianchi si muovono dettati dal ritmo delle sue mani
ancorati a essi. Il mio viso, un misto tra emozione e passione, pulsa.
Le mie
orecchie sono bollenti, e mi ricordo, ricordo quelle notti in cui mi
è mancato
tutto questo. Le sue mani su di me, il suo corpo che si muove sotto il
mio, il
suo respiro caldo che sfiora la mia pelle candida, le sue parole dolci
sussurrate nel momento in cui i nostri corpi diventano una cosa sola.
Sì, è
questo che voglio dalla vita, questo è il mio ideale di
vita, è la mia vita,
quella vita che ho sempre sognato di vivere.
«Amore
mio.»- Sussurro afferrando George che mi viene in
contro.
«Dov’è il mio
Papà?»- Mi domanda corrucciando la fronte. Io
scoppio a ridere e non c’è cosa migliore, nel
sentire la dolce e flebile voce
di mio figlio che sussurra “Papà”. Mi
ero sempre immaginata come sarebbe stato
il rapporto tra Edward e George, avevo creato delle immagini tutte mie,
che mi
facevano sorridere e, sinceramente, mi facevano sentire un
po’ in colpa. Ma mai
avrei potuto lontanamente immaginare come sono nella realtà.
Sono entrambi l’altra
parte della mela, sono entrambi la persona di cui ha bisogno
l’altro, sono
entrambi il sorriso che aleggia nella bocca dell’altro.
Questa è la mia vita,
queste sono le persone che amo. Questa è la mia famiglia.
«Papà!»- Urla George saltando in braccio
ad Edward.
«Il mio campione!»- Mormora lui felice, vederlo
così riempie
il mio cuore di gioia, una gioia che non avevo mai provato prima, una
gioia che
accarezza il mio cuore.
«E’ bello no?»- Mi chiede Alice
abbracciandomi
affettuosamente, finalmente anche la sua vita è migliorata.
Non avrebbe dovuto
essere così per lei, non per un esterna comunque, ma
è come se il mio dolore si
fosse impossessato anche del suo cuore, vedere me, vedere suo fratello,
vedere
George le ha sempre scaturito una malinconia che pochi avrebbero
provato al suo
posto. E le sono grata, per avermi accolto, aiutata nel periodo
più difficile e
doloroso della mia vita, già la mia vita, le devo la mia
vita.
«Vederli assieme. Vedere quella luce negli occhi di Edward,
guardarli insieme e pensare “non c’è
cosa migliore al mondo”.»- Sussurra mentre
io annuisco con vigore.
«Non ti ho mai ringraziata abbastanza, Alice.»-
Sussurro con
i lacrimoni che bussano per uscire dagli occhi.
«Non l’ho mai fatto nemmeno io.»- Dice
facendomi scoppiare a
piangere e imitandomi.
«Ti voglio bene.»- Sussurriamo
all’unisono, aggiungendo una
risata alle lacrime. Carlisle si avvicina a me, e mi sembra assurdo
vederlo ed
essere felice anche per questo. E’ rimasto sempre uguale, ma
in fondo sono solo
passati quattro anni, anche se per la mia mente ne sono passati
cinquanta.
Sospiro, scuotendo la testa, sicura che mai potrò
dimenticare quegli anni, quel
dolore che mai avrei potuto credere in vita mia di provare. Il dolore
è ormai
parte di noi, è rimasto incastonato nelle nostre anime,
nelle vene scorre
dolore, anche se è un filamento, anche se è poco
adesso che siamo insieme,
resterà in noi per sempre. Come il ricordo dei nostri cari,
mio padre, George,
resterà sempre un ricordo doloroso, ma è
l’unica cosa che ci permette di farli
vivere nelle nostre anime. L’amore è riuscito a
diminuire quel filo spesso che
era il dolore, non è riuscito ad annientarlo del tutto, ma
ci si può convivere
adesso, possiamo pensare al nostro futuro, ricordando sempre quegli
anni ma
andando avanti col tempo, col sorriso di chi ama, col sorriso di chi
è genitore
e deve andare avanti per poter far vivere al meglio il proprio figlio.
Perché
ho capito che c’è un motivo non ovvio per cui
esiste l’amore. L’amore esiste
per farci vivere, l’amore è
quell’onnipotenza che distrugge tutto, come il dolore,
il dolore ci distrugge, ci limita la vita, ci annienta, ma non
può distruggere
un amore. L’amore ci annienta, ci distrugge, ci fa volare ad
un altezza
impossibile, ci annebbia la mente, ma non può distruggere il
dolore. L’unica
differenza tra dolore e amore è quella che il dolore molte
volte ci rende
fantasmi di noi stessi, l’amore è quel motivo per
continuare a vivere
nonostante tutto, perché se ami hai qualcosa di importante
per cui lottare.
«Grazie Bella. Grazie per essere stata così
coraggiosa.»-
Sussurra Carlisle, abbracciandomi.
«Non sono stata coraggiosa. Sono solamente una donna
innamorata.»- Mormoro fiera di me stessa, per essere
così innamorata.
Due
settimane dopo.
Siamo a Los
Angeles. Non so se voglio tornare a vivere qui,
non so nemmeno se tra qualche anno sentirei la mancanza di questo
posto. So
solo che questo posto mi ha causato parte della mia sofferenza, ma mi
ha
regalato anche Edward. Sospiro pensando a quanto vorrei tornare a casa
mia,
ammirare le foto appese alla parete, l’odore di mio padre
ancora impregnato lì
dentro, ai ricordi, di lui seduto sul grande divano che mi guardava
mentre
ballavo davanti ai cartoni animati. Si, mi mancherà questo
posto, ma non sono
sicura di voler passare il resto della mia vita intrappolata in un
posto che
non sento più mio, in una città dove mi
ricorderà tantissimo la mia infanzia,
ma non nella mia casa, l’unico posto, l’unico
rifugio dove mi sentivo me stessa.
L’altra parte del mio universo.
«Ehi ma che fai?»- Domando confusa, mentre Edward
,arrivati
in città, mi benda gli occhi.
«Una sorpresa per la mia futura moglie.»- Mormora
con un
tono di voce dolcissimo. Sorrido, prendendo la manina paffuta di George
tra le
mie. Ho Edward, ho mio figlio cosa dovrei volere di più di
questo?
Edward, George ed io abbiamo preso l’aereo. Non appena
Edward mi ha avvisata che saremo andati con quel mezzo di trasporto,
dire che
sono rimasta sorpresa è un eufemismo bello e buono, certo,
ma sapevo dentro di
me, che lui ci sarebbe riuscito. Sono così fiera di lui, del
suo essere così
dolce, forte, del suo essere sincero sempre, qualsiasi cosa accada. Mi
ha
promesso che finché il nostro amore vivrà nessuno
potrà mai più separarci,
anche a costo di morire insieme. E’ una promessa che
convalida il nostro futuro
matrimonio al mille per mille.
Il motore dell’auto si spegne. Sento la portiera di Edward
aprirsi e poi la mia.
Le sua mani
sciolgono abilmente la benda e mi ritrovo a stringere gli occhi per il
sole.
«Et voilà.»- Sussurra sorridendomi. Apro
gli occhi, siamo a
casa mia. Mi giro dando le spalle a quella che una volta era la mia
casa.
Sospiro, sicura che non voglio, non posso entrare lì dentro.
Non posso
sopportare di vedere quel luogo freddo e ormai spoglio, sarebbe una
delusione
grande.
«Non vuoi vederla?»- Mi chiede confuso. Io scuoto
la testa e
una lacrima si scioglie sul mio viso. Edward mi abbraccia, sotto gli
occhietti
confusi di George e involontariamente il mio sguardo si sposta sulla
piccola
spiaggetta. E’ sempre uguale, vuota, deserta da quel giorno.
Un sorriso amaro
circonda la mia bocca, il posto spettatore più di tutti del
mio eterno dolore.
La mano di Edward accarezza dolcemente la mia schiena, come a volermi
confortate,
e circondata nel suo abbraccio, con le narici che odorano di lui, della
sua
essenza, ci riesce.
Sciolgo l’abbraccio e sempre senza incontrare con gli occhi
casa mia, mi dirigo in spiaggia.
«Ciao Papà. Sono tornata. Anche se credo che
c’eri anche tu
con me a New York.»- Dico in un sospiro. Apro la mia piccola
borsetta e prendo
le lettere, che, sono sicura, saranno più di duecento, e li
butto in mare.
«In ogni caso, qui c’è ogni mio singola
emozione a te
raccontata. Ti voglio bene Papà, sempre, per sempre. Sto per
sposarmi, vorrei
tano che mi accompagnassi tu all’altare, vorrei vedere il tuo
sorriso quel
giorno, quello sguardo quando mi dicevi “sono fiero di
te”, “sei la mia piccola
Bells”. Tu non sei morto Papà, non lo sarai mai,
non almeno nel mio cuore, non
nel cuore delle persone che hanno avuto il privilegio di conoscerti.
Resterai
in me, per sempre, ogni singolo istante, la mia vita sarebbe un immenso
orrore
se tu non fossi dentro di me, immortale nel mio cuore, ti amo
Papà, sotto ogni
forma di quella parola che si definisce amore. Non potrò mai
non pensarti, non
potrò mai dimenticarti, perché è
impossibile.»- Mormoro, con le lacrime che
scendono incontrollabilmente dai miei occhi. Mi alzo e mi avvicino,
dove ci
sono Edward e George abbracciati che mi guardano. Asciugo le lacrime
velocemente e sorrido ai miei uomini. Con passa deciso varco la soglia
di casa
mia.
Un sorriso spontaneo nasce sulle mie labbra. E’ sempre la
stessa. C’è odore del detersivo per pavimenti alla
lavanda, c’è l’odore di
salsedine, quell’odore che mio padre aveva sempre addosso. Ci
sono le sue
ciabatte, sempre lì, sotto al tavolino dove sopra
c’è il televisore. E’ sempre
uguale, non c’è nulla di diverso. Non è
triste come avevo immaginato, non lo è
anche perché su tutta la parete ci sono le foto di me e mio
padre che
sorridiamo. E sapere che lui mi amava, vedere con i miei stessi occhi
queste
foto, mi rende felice sotto ogni punto di vista. Mi avvicino alla
cassetta
delle lettere e ne rimango sorpresa. Sotto la cassetta
c’è una targhetta
dorata. “Isabella Swan, Edward
Cullen”. Mi
giro, trovando Edward alle mie spalle e avvicino ancora di
più a lui.
«Che significa questo?»- Gli chiedo, non potendo
trattenere
l’entusiasmo che prende vita nella mia voce.
«Questa è ancora casa tua. Casa nostra, se vorrai.
Voglio
vivere con te, per sempre, nel tuo paradiso, nel tuo universo, in un
mondo dove
sono sicuro tu possa essere felice di farlo.»- Mormora
dolcemente.
«Mi basti tu per quello.»
«I dettagli non si devono mettere da parte
però.»- Mormora,
ma non fa in tempo a finire che le mie labbra si incollano alle sue.
E’ la mia
vita. Abbraccio forte George, che entusiasta gira la casa, casa nostra.
«Ti piace amore?»- Gli chiedo accarezzandogli la
testa.
«Ti mammina! E’ bellittima cata notta.»-
Dice urlando,
iniziando a correre per i corridoi. Abbraccio Edward trascinandolo sul
divano,
rimaniamo abbracciati, a guardare nostro figlio che gioca, felice, e
noi lo
siamo per lui, per noi stessi, per quella vita che vogliamo cominciare
a vivere
da subito.
Un anno
dopo.
«Calma
Bella!»- Esclama disperata Alice. Siamo nel grande
salotto di casa nostra. Edward è a villa Cullen. Oggi
è il grande giorno, e non
mi sono mai sentita così nervosa. Insomma, il vestito
è okay, ma non sono
sicura se posso essere davvero all’altezza di Edward.
«Sto per sposarmi Alice! Non dirmi calma!»- Dico
scoppiando
a piangere. Sicura che dopo questo ennesimo pianto, devono rifarmi il
trucco.
«Bells. Sei in ritardo di cinque minuti già. Se
continui
così non ti sposi.»- Mormora, spuntando dal nulla
Jake. Gli sorrido, contenta
di vederlo qui. Nel corso di quest’ultimo anno ci siamo
incontrati,
raccontandoci tutto quello che ci era successo. Lui si è
sposato con Jason, l’uomo
della sua vita, un ragazzo molto simpatico. Mi aveva avvisata qualche
mese fa,
che non sarebbe potuto venire il giorno del mio matrimonio, ma invece
eccolo
qui. Corre ad abbracciarmi, sotto lo sguardo infuriato di Alice,
chissà cosa
succederebbe se la mia acconciatura di sciogliesse.
«Ti voglio bene Jake.»
«Te ne voglio anch’io Bella, ma te ne
vorrò di più se ti
sbrighi.»- Dice ridendo, non contagiandomi però
questa volta.
«Senti Bella, so cosa stai pensando, cosa sta aspettando.
Hai paura. Paura di fallire nel tuo tentativo di moglie di Edward.
Paura di non
essere alla sua altezza, paura di oggi, del immensità che
è il matrimonio
stesso. Ma è sciocco sai? E’ sciocco
perché hai passato gli ultimi anni in modo
assoluto. In un modo che nessuno forse sarebbe riuscito. E dopo tutto
quello
che è successo, non ti sembra stupido aver paura di un
matrimonio? Ami Edward?»-
Mi domanda guardandomi negli occhi.
«Più della mia stessa vita.»
«Allora puoi affrontare tutto. Soprattutto questa cosa; il
matrimonio.»- Detto questo gira i tacchi ed esce di casa. Mi
guardo allo
specchio e annuisco a me stessa, pensando “posso, devo
farcela”. Mi sistemo il
ciuffo, che Alice ha sistemato lateralmente, ha alzato la chioma in un
piccolo
chignon intrecciato, le ho chiesto di fare qualcosa di semplice, le ho
chiesto
questo perché Edward si è innamorato della mia
semplicità. Il vestito è lungo,
con uno strascico che io definisco kilometrico. E’ bianco, la
parte del seno è
stretta, ci sono dei piccoli ghirigori in pizzo fine, il resto
è di seta. Senza
maniche. Il velo fa da ramo ad una grossa rosa bianca, che luccica al
sole. Il
trucco è semplice, l’occhio è
contornato dalla matita e da un ombretto argentato,
il rossetto è rosso, ma non troppo acceso, non sembra
neanche rossetto, è più
un lip-gloss.
«Dai Alice. Andiamo.»- Mormoro alzandomi. Lei batte
le mani
entusiasta e mi segue, in quanto testimone di nozze. Insieme a Jasper,
mia
madre e Carl.
«Prego Signora Cullen.»- Mormora divertito Jasper
aprendomi
la portiera.
«Ti voglio
bene Jasper.»- E sospirando cominciamo a
camminare mentre la marcia nuziale accompagna i nostri passi. Ci sono
tutti, la
famiglia di Edward al completo, la mia, i miei nonni in miei zii.
George è
davanti a noi che sorride a tutti, portando in mano un cuscinetto con
le fedi
nuziali. Incontro lo sguardo di mia madre emozionato, le sorrido e lei
mi
soffia un bacio dolcemente. Edward mi sorride, con gli occhi che
luccicano di
emozione. Sbatto le palpebre più del dovuto, in modo da non
far uscire le
lacrime. Non appena la mia mano tocca quella calda di Edward sospiro,
felice di
non aver dato spettacolo cadendo.
Il parroco inizia a recitare
la messa, e senza smettere di
guardarci negli occhi, io e Edward recitiamo il giuramento, mettendo la
fedo l’uno
nell’anulare sinistro dell’altro. Dicono che non si
può definire il giorno
migliore della nostra vita, ed è così per
davvero. Fino all’ultimo dei nostri
giorni, scopriremo cose nuove, vivremo emozioni diverse, impareremo
miliardi di
altre cose. Questo non sarà il giorno migliore della mia
vita, quel giorno è
tutti i giorni, accanto ad Edward tutto è il meglio del
meglio, tutto è
felicità e amore. E’ la mia vita. E sono felice di
poterla vivere in questo
modo, con determinate persone al mio fianco.