Titolo della one: Un problema di…. Nome.
Rating: Arancione.
Betareader: …
Avvertimenti: Essendo una
Modern!Au, si distacca parecchio dall’opera originale. Ho provato a mantenere
però il carattere dei personaggi o, quanto meno, le loro attitudini :D
Genere: Commedia.
Coppie trattate: Slash e Het.
Enjolras/Grantaire,
Courfeyrac/Eponine, Bahorel/Provaire, Marius/Cosette, Joly/Musichetta/Bossuet.
Disclaimer: Non possiedo i
personaggi di questo racconto, poiché essi sono usciti in un primo momento dalla
penna di Victor Hugo e, successivamente, rielaborati dal genio di Claude-Michel
Schönberg e Tom Hooper. I
Sommario: Enjolras è un giovane studente di legge, con una passione spropositata per
tutto ciò che riguarda la sua bella Francia, per la politica in generale e con
un pessimo rapporto con la tecnologia. Questa FF non è concentrata, come molte
fan fiction, su una rivoluzione e come si è svolta…. Ma su la vita di questo
ragazzo, largamente influenzata dai suoi tre coinquilini, dai suoi amici e da
un certo Grantaire. Ovviamente nel suo cuore brucia la stessa fiamma
patriottica dell’opera originale, ma cosa sarebbe successo se fosse nato con
quasi cento ottanta anni di ritardo?
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Enjoy…
Un gruppo di giovani che
entrerà nella storia.
Parte I – Prologo: Un problema di…. Nome.
“Basta
tagli alle università! Basta riduzione delle ore ai professori! Non possiamo permettere
che chiudano la biblioteca storica della Sorbonne!” La gola iniziava a
bruciargli, segno che era già da un po’ che fomentava la folla e cercava di
parlare al di sopra del suo chiacchiericcio. Portò una mano al cappuccio della
felpa rossa, assicurandosi che fosse ancora bene alzato sui capelli biondi,
prima di sollevare un pugno, lanciando occhiate fiammeggianti sugli studenti o
sui membri del corpo docenti che si erano fermati davanti alla sede centrale
per sentirlo parlare “Oggi, noi studenti universitari, diciamo BASTA! Basta
all’oppressione politica e sociale! Per tutti coloro che sono interessati, si
terrà una riunione del consiglio studentesco, venerdì sera alle nove presso il
campo di atletica di Rue de la Victoire!”
Il
biondo scese dal palchetto improvvisato tra l’acclamazione collettiva,
raccogliendo la sua tracolla da dietro una delle casse spente. La issò sulle
spalle, mentre un paio di ragazzi si facevano strada in mezzo a quel caos per
raggiungerlo, senza smettere però di distribuire volantini.
“Ras,
sembravi una Rockstar, in piedi su quel palchetto!” disse Courfeyrac,
raggiungendolo praticamente di corsa e sbattendo contro Joly che per poco non
cadde sul lastricato in pietra della Sorbonne “Una Rockstar un po’ nerd…. E un
po’ troppo seria…. Ok sembravi di più un dittatore asiatico o Peron ai tempi in
cui aveva ancora i capelli, ma spaccavi di brutto!”
Il
biondo lo guardò male, storcendo il naso “Come diamine parli? Sembri un
tredicenne.”
“Un
tredicenne fumato” Aggiunse Joly, fulminandolo con lo sguardo “Che non sa
camminare.”
Courf
fece per aggiungere qualcosa, ma Marius si frappose tra lui e i due amici
“Enjolras, abbiamo un problema. Qualcuno ha chiamato la polizia e ho visto
Javert scendere da una delle volanti.”
“Ok,
leviamo velocemente le tende” Ferre sistemò i volantini nella tracolla di pelle
marrone, prima di voltarsi verso il gruppetto “Allora? Ci sbrighiamo?”
Taire
decise che quello era in momento giusto per apparire dal nulla, con una lattina
di birra in una mano e una sigaretta nell’altra “Che mi sono perso?”
“Javert!”
disse Joly con un tono acuto, sull’isterico-andante.
Il
moro scrollò la testa ricolma di ricci, prendendo un tiro ed espirando il fumo
velocemente “Allora meglio così. Uno del genere meglio perderlo che trovarlo!”
“Muovi
il culo, Grantaire!” lo esortò con poca grazia Marius, mentre Courf si
affiancava a lui e insieme seguivano il gruppetto, a cui si erano uniti anche
Bahorel e Prouvaire.
“Sai,
R…. stavo appunto dicendo che Ras sembrava una Rockstar su quel palco…”
“So dove vuoi arrivare….”
“….Tu sembravi così tanto una….”
“Smettila
Courfeyrac.”
“…
una fan girl!”
“…
Lo sapevo.”
Enjolras
finse con non chalancé di non averli sentiti, esattamente come faceva ogni
maledetta volta. Scosse il capo, alzò gli occhi al cielo e insieme a loro si
incamminò verso Musain , visto che ormai le lezioni erano terminate e il cielo
si era fatto scuro.
Una
volta arrivati, aprì la porta del piccolo caffè, tenendola mentre gli altri
entravano e andavano diritti al bancone per salutare Eponine.
Entrò
per ultimo, sedendosi nello sgabello che Ferre aveva tenuto libero per lui ed
ordinò il solito caffè, appoggiandosi con i gomiti alla superficie di legno e
ascoltando i discorsi degli altri, estraniandosi leggermente come era solito
fare ogni volta che non si parlava di politica o diritti civili….
*
Il
modo in cui la sua strada si erano
incrociata con quella di tutti loro era strano e allo stesso tempo studiato,
quasi fosse stato scritto in precedenza dalla mano di qualche profeta.
Enjolras
non credeva nel Fato, era un fervido sostenitore della teoria secondo la quale
ogni uomo è artefice del proprio destino, ma ancora si chiedeva come fosse
possibile che quel gruppo di ragazzi all’apparenza normali potessero essere
davvero così tanto interessanti ai suoi discorsi impegnati e tendenti
all’utopia.
Certo,
di tanto in tanto qualcuno alzava obiezioni, come Joly quando sosteneva che era
malsano pensare che fosse possibile alzare delle barricate nel ventunesimo
secolo, o come quando Prouvaire gli ricordava che la presa della prigione
poteva suonare rischiosa visto che le armi della polizia erano cambiate
parecchio negli ultimi duecento anni…. E non era di certo la Bastiglia, quindi
l’azione perdeva anche di significato poetico.
Pendevano
comunque tutti dalle sue labbra, ad ogni discorso. Chi per un motivo, chi per
un altro, erano sempre al suo fianco e di rimando Enjolras contava moltissimo
su ciascuno di loro.
In
particolare su Courfeyrac e Combeferre.
Il
motivo era molto semplice: si conoscevano da parecchio tempo. Jean-Claude
Courfeyrac era letteralmente cresciuto con lui, visto che la sua famiglia viveva ad una sola porta di
distanza. Nessuno capiva come un ragazzo così inquadrato come Enjolras potesse
sopportare la presenza continua di
Courfeyrac, soprattutto contando il carattere esuberante e scomposto di
quest’ultimo. La stupidità abissale del ricciolo era leggenda: parlava a
sproposito, canticchiava le canzoni più idiote del momento, come Waka-Waka, e
raccontava freddure che facevano più piangere che ridere.
Enjolras,
però, gli voleva sinceramente bene. Fra tutti, era la persona con cui era
maggiormente legato.
Lucas
Combeferre, invece, lo aveva conosciuto il primo giorno di liceo e tra loro tre
c’era stata sin da subito una certa alchimia. Erano simmetrici, anche se
laddove Enjolras era istintivo e alle volte frettoloso, Ferre aveva in sé una
straordinaria calma. Era un uomo molto meditativo e con la sua pazienza
compensava al meglio i caratteri fin troppo istintivi degli altri due.
Combeferre
e Enjolras erano sempre presenti quando una ragazza dava picche a Courfeyac e
insieme al biondo aveva appoggiato sin da subito Ferre quando aveva detto loro
di voler studiare filosofia all’università, nonostante fosse un azzardo.
Enjolras
aveva accennato alla sua omosessualità
parlandone solo ai due migliori amici, prima di accennare qualcosa a casa.
C’erano
sempre, l’uno per l’altro, a prescindere dall’umore o dai problemi personali.
Condividevano
molti interessi, in primo luogo una certa sensibilità verso la politica
contemporanea e la storia della Francia. Passavano la maggior parte delle
giornate sui divani del grande salotto degli Enjolras, cercando di ignorare gli
sguardi di disapprovazione dei padroni di casa, oppure seduti su una panchina,
al parco, a perdersi in discorso contorti su un futuro utopistico.
Finito
il liceo avevano tutti e tre sentito l’esigenza di cambiare aria e avevano lasciato Tolosa, trasferendosi nella
bella Parigi.
Nella
capitale, culla di grandi menti e artisti, avevano ritrovato loro stessi
sentendosi a casa per la prima volta in vita loro.
Avevano
trovato un appartamento ampio ma non troppo caro, poco lontano dalla Sorbonne,
e lo avevano preso sicuri di aver avuto una fortuna sfacciata. Il primo che
avevano conosciuto era stato Francois Joly, lo strano coinquilino che divideva
con loro il pianerotto. Si era presentato la prima sera, spiegando che avrebbe
iniziato a giorni, esattamente come loro, il primo anno. Spiegò inoltre che era
già abbastanza ferrato nella materia in cui si voleva laureare, ovvero
medicina, grazie ai suoi genitori. Tutti e due erano chirurghi amanti
dell’igiene a livelli improponibili. Cosa che il figlio aveva ereditato e
sviluppato in una strana forma di ipocondria, tanto forte da suonare quasi
incredibile.
Aveva
paura di tutto, da un piccolo starnuto allo scricchiolare sinistro di una
qualche articolazione. Per Joly, qualsiasi cosa era potenzialmente mortale,
dalle forbici con la punta arrotondata al telecomando del televisore.
Poi
avevano conosciuto Julien Bossuet, coinquilino di Joly, con il quale era molto
amico. A sentire Francois, i due dividevano tutto. Proprio tutto…
Musichetta
si era presentata come una vera e propria forza della natura che, col suo
atteggiamento forte, compensava parecchio il carattere un po’ remissivo del suo
ragazzo, ovvero lo stesso Joly. Di bell’aspetto, alta e vivace, era una ragazza
piuttosto ambita.
Enjolras
non era interessato alla vicenda che riguardava quel triangolo amoroso, ma
Courf aveva indagato e aveva scoperto che Musichetta stava con Bossuet prima di
Joly…. Poi era tornata da lui, scegliendo alla fine il dottorino.
Non
era per niente chiaro come quella ragazza passasse da uno all’altro, ma al
biondo non interessava quel tipo di gossip e non se ne curava.
Marcel
Feuilly era entrato nella vita di Enjolras per caso, un pomeriggio di inizio ottobre, mentre cercava un vecchio
volume di diritto civile nella biblioteca nella quale Feuilly lavorava. Aveva
già una laurea in storia contemporanea e stava studiando per ottenere un
dottorato. Viveva da solo in un piccolo monolocale dietro Rue de la Vilette e
lavorava sia in biblioteca che in un supermercato, dove sistemava i prodotti di
notte, per riuscire ad avere i soldi per continuare gli studi e mantenersi.
Jehan
Prouvaire e Andrè Bahorel erano due strani ragazzi che vivevano
nell’appartamento al piano di sopra, nella palazzina di Enjolras. Il primo era
un ragazzino dall’aspetto piuttosto gracile, con i capelli rossi e gli occhi
azzurri come due zaffiri grezzi. Studiava lettere moderne e coltivava un amore
profondo per la poesia – che si dilettava lui stesso a produrre- e per i fiori.
Aveva decine e decine di piante, sparse sul piccolo terrazzino e in ogni angolo
della casa nel quale potesse filtrare la luce del sole. Era estremamente cortese e puntuale.
Il
suo coinquilino era l’esatto opposto.
Era reduce da un brutto anno universitario – era più grande di loro di
un annetto- e dopo aver cambiato facoltà si era trasferito lasciando la casa
dei suoi. Incontrare Jehan, a detta sua, era stato particolarmente salutare
visto che aveva lasciato perdere la losca compagnia con la quale aveva preso ad
uscire in favore di Prouvaire e, successivamente, di Enjolras e gli altri. Se
Prouvaire, da una parte, era timido e quasi timoroso di dire la sua, Bahorel lo
compensava parlando chiaro e deciso, come nemmeno un malato di Asperger si
sognerebbe. Inoltre era molto pigro, dormiva la maggior parte della giornata,
saltava parecchio ore all’università e quando si ricordava, andava al lavoro.
Era tutto, tranne che preciso.
Bahorel
aveva lo strano vizio di chiamare gli altri con strani soprannomi inventati da
lui; Marius era il Barone, visto che una volta aveva parlato di un titolo
nobiliare che un suo antenato si era guadagnato combattendo per Napoleone.
Grantaire era R, mentre Joly era Doc.
Bosseut si era guadagnato, a giusta ragione, il nomignolo Sfigus mentre Eponine
era la ‘donna del ghetto’. Gli altri erano più o meno variabili eccetto
Enjolras che, ovviamente, non aveva il soprannome.
Grantaire,
detto R, detto Taire, detto ‘maledetto
ubriacone, alza il culo dalla sedia e lascia questa riunione, mi stai solo
distraendo’, era arrivato dopo un paio di mesi. Anche lui più grandicello
di qualche anno, proprio come Feuilly, aveva lasciato perdere lettere antiche
al secondo anno e si era dato a belle arti, decidendo di abbandonare del tutto
il suo paese d’origine – che nessuno aveva capito dove accidenti fosse- per
conquistare la bella Parigi. Si era ritrovato coinquilino di Joly e Bossuet
quasi per caso, e dopo le prime settimane di assestamento si erano trovati
bene.
Tutti
adoravano Taire, tranne Enjolras. Per ovvi motivi. Il moro sembrava vivere solo
per dare fastidio al ragazzo che, puntualmente, lo mandava al diavolo. Courfeyrac
aveva preso come obiettivo nella vita (o quanto meno fino a che non gli fosse
venuto a noia) quello di far diventare i due amici e poi, successivamente,
aveva iniziato a coltivare la morbosa ossessione che Grantaire fosse in qualche
modo interessato ad Enjolras. Ce la metteva tutta per farli rimanere soli e,
ogni volta, finiva in tragedia.
Di
questo, però si parlerà più avanti.
Marius
era arrivato in una cupa quanto pigra mattinata di novembre. Courfeyrac lo
aveva presentato come ‘quel mio amico che bazzicava la biblioteca alla sua
stessa ora’ e anche come ‘quel ragazzo di cui ti ho parlato mentre eri in
bagno,Ras, quello che cerca un appartamento in città!’.
Marius
era un ragazzo di buonissima famiglia. Aveva
deciso di andare a vivere da solo poco dopo la morte del padre, che
aveva visto si e no un paio di volte negli ultimi cinque anni, dato che il
giovane viveva col nonno e la zia materna. Entrambi non vedevano di buon occhio
Pontmercy Senior e avevano messo contro di lui il figlio, che di era accorto di
tutto solo dopo la morte del padre.
A
prima vista, Pontmercy sembrava pacato e tranquillo e per questo, per smezzare
l’affitto della stanza, Courf si era offerto di dividere con lui la camera.
Errore
che in un futuro prossimo si sarebbe rivelato madornale.
In
Marius, Enjolras aveva trovato un ottimo compagno di dibattito. Aveva
abbastanza carisma e intelligenza per avere lunghe e dispersive conversazioni
col biondo e nonostante fossero spesso in disaccordo, condividevano una
profonda stima reciproca. Erano diventati ottimi amici e il ragazzo di era
presto ambientato in quel trio, divenuto un quartetto.
Marius
aveva un’amica, una tale Eponine Thenardier, che viveva ancora con i genitori,
sua sorella Azelma, che lavorava con lei al Musain, e il fratellino Gavroche
in una palazzina di Saint Michel.
Bahorel l’aveva soprannominata ‘la donna del Ghetto’ dopo averla vista prendere
a sberle un ragazzo che aveva fatto apprezzamenti sul suo ‘davanzale’.
Ponine
era incondizionatamente, deliberatamente, perdutamente innamorata di Marius. Un
po’ tutti quanti si chiedevano come fosse possibile, visto quanto poco sveglio
fosse il ragazzo, ma era così.
Ovviamente
Courfeyrac si era innamorato di lei nell’esatto istante in cui era entrato per
la prima volta al Musain, il luogo nel quale la giovane lavorava e che sarebbe
ben presto diventato il loro quartier generale.
Quindi,
ricapitolando, Courf guardava Ponine, che guardava Marius che dibatteva di
politica con Enjolras che faceva di tutto tranne notare come Grantaire cercasse
in ogni modo di farsi notare a lui. Joly amava Musichetta che a sua volta lo
amava ma che, di tanto in tanto, aveva malinconia di Bossuet con cui era stata
un mese a fasi alterne. E in tutto questo
Combeferre rimorchiava come se non ci fosse un domani.
La
trama di Beautiful unita alla riproduzione di un villaggio Amish.
….
E nessuno sapeva di Jehan e Bahorel, o la trama si sarebbe fatta ancor più
incasinata.
Contagiati
dalla mania di Enjolras e Marius per i problemi della società a loro
contemporanea, avevano fondato una sorta di piccolo club dove parlavano per ore
e ore nella saletta superiore del Musain, alternando dei momenti di assoluta
serietà in cui Ras teneva delle orazioni strappalacrime a istanti di pura
demenza, capitanati da Grantaire.
A
conti fatti, erano davvero un bel gruppo di idioti.
Nonostante
questo, erano passati tre anni ed erano più amici che mai.
*
“Dovremmo
trovare un nome.”
Enjolras
si era appena sfilato gli auricolari dell’ipod e si era già pentito di essere
tornato dalla corsa mattutina. Ogni giorno, si alzava alle sei precise, andava
a correre con Marius e tornava per le sette e mezzo. Una doccia veloce e la
colazione con Ferre, prima delle lezioni delle nove alla Sorbonne. A regola,
non avrebbe dovuto incontrare Courfeyrac, visto che si alzava sempre verso le
otto e mezzo, in tempo per correre a lezione e lamentarsi dei cali di zucchero.
Invece
eccolo, vestito e pronto alle sette e mezzo del mattino. Pareva un miraggio.
Marius scambiò uno sguardo con Enjolras, chiedendosi se i residui del festino
alcolico della sera precedente stessero ancora dando problemi, prima di sparire
in doccia.
“Trovare
un nome a cosa, Courf?” domandò paziente il biondo, entrando nella sua camera e
buttando sul letto già rifatto l’ipod.
L’amico
lo seguì, sorridendo felice “Un nome per noi! Ci raduniamo quasi ogni sera,
ormai, tutti quanti con ideali forti e cuore gonfio di belle speranze! Dovremmo
trovare un nome…”
“Come….
Se fossimo un circolo, dici?” chiese Ras, scegliendo una camicia bianca e un
cardigan rosso da indossare insieme ad un paio di pantaloni neri. Si vestiva
quasi sempre così, dopotutto. “Non hai tutti i torti. Un nome potrebbe esserci
utile in futuro, quando allargheremo i nostri ideali al resto dei cittadini
parigini.”
Courf
sorrise vittorioso “Posso pensarci io?”
Ras
lo guardò dubbioso, prima di prendere della biancheria pulita e avviarsi al
bagno, appena lasciato libero da Pontmercy “Tu proponimi, poi io saprò dirti se
mi piace o meno!”
“Yay!
Non ti deluderò! Ora ti abbraccerei ma sei sudaticcio e puzzi, quindi aspetterò
dopo” il moro annuì alle sue stesse parole, prima di prendere il cellulare
dalla tasca dei jeans chiari “Vado ad aiutare Ferre con i toast. È strano fare
colazione a quest’ora!”
“Strano
per te che dormi fino all’ultimo minuto” Lo corresse Enjolras, ma l’altro aveva
già abbandonato la stanza. Il biondo sospirò, lanciando uno sguardo alla
bandiera francese che, appesa sopra al suo letto, scendeva verso il basso.
Scosse il piano il capo, chiedendosi che razza di nome avrebbe proposto
l’amico, poi si concesse una doccia risanatrice prima della colazione.
Ogni
mattina aveva sempre la stessa routine.
Uscivano
tutti e tre – quel giorno con l’aggiunta di Courfeyrac- di casa alle otto e
venti, bussavano a Joly che usciva insieme a Bossuet aspettavano che scendesse
anche Prouvaire. Era raro che Bahorel si unisse a loro, di solito frequentava
solo i corsi dalle undici in poi e per
quel che riguarda Grantaire…. A sentire lui non aveva mai i corsi così presto.
Che
strana combinazione, vero?
Nella
strada verso l’università si fermavano sotto casa di Musichetta e attendevano
che scendesse. Ogni sacrosanta mattina.
“Un’altra
giornata in paradiso…” Sbuffò Ferre, mentre varcavano i cancelli della
Sorbonne. Il ragazzo si affiancò a Prouvaire, sistemandosi gli occhiali da
vista sul naso.
“Diciamo
pure all’inferno” Lo corresse Enjolras, guardando verso la segreteria studenti
con sconforto “Dobbiamo consegnare la domanda di tirocinio e ci saranno già
venti persone in fila.”
“Perderemo
la prima ora di Diritto Internazionale” Esalò Pontmercy, prima di schioccare le
dita, indicando il coinquilino “A meno che…”
“Oh,
che carino, ha avuto un’idea” disse Courfeyrac, facendo ridacchiare Chetta.
“Io
vado in segreteria e consegno anche la tua domanda. Tu vai a lezione, prendi i
posti e gli appunti” disse il ragazzo lentigginoso, scioccando un’occhiata a
Courf.
“Affare
fatto” Decretò Enjolras, prendendo dalla tracolla un plico di fogli
accuratamente relegati tra loro. Quando lo passò a Marius però, non capì come
mai il ragazzo sembrava così stupito “Qualcosa non va?”
“Cos’è
questa cosa?”
“La
domanda di tirocinio….”
Marius
prese a sfogliare i fogli relegati, arrivando all’ultimo un po’ stordito “Cosa
diavolo hai scritto per cinquantadue pagine?!”
“Ho
fatto una relazione coerente sui metodi di diritto privato e pubblico e gli
elementi giuridici di cui sono in possesso per affrontare un tirocinio” affermò
Enjolras, tenendo le braccia incrociate “Tu non l’hai fatto?”
“Si!
Ma per dodici pagine!”
Joly
si affacciò sulla spalla di Pontmercy,
guardando sconvolto il plico di fogli “Ma è questo che fai il sabato
sera, invece di uscire con noi?”
“Sono
una persona precisa!” sottolineò leggermente piccato Enjolras.
“Sei
una persona ossessionata.” Sottolineò Courfeyrac “Sei sicuro di volerlo
consegnare?”
“Ovviamente,
ci ho lavorato per molti sabati sera” ringhiò offeso il biondo, prima di
chiudere la tracolla e sistemarla sul fianco “Ora vado a lezione, ci vediamo
dopo da Ponine.”
“Andiamo
Ras, non ti offendere!” Ferre provò a farlo rimanere, ma in trenta secondi lo
vide sparire tra la folla. Si voltò di nuovo verso gli amici, richiamando a sé
l’attenzione di Jehan che stava leggendo la domanda di Enjolras insieme a
Bossuet“Andiamo? Antropologia sarà già iniziata….”
“Si
certo” disse il rosso, facendo per allontanarsi, ma poi notò qualcosa che non
tornava “Ragazzi, per cosa stà E. Enjolras?”
Sei
paia di occhi si incollarono a lui. Joly guardò pensieroso la sua ragazza, che
spostò lo sguardo su Ferre, il quale alzò immediatamente gli occhi verso il
cielo. Courfeyrac iniziò ad agitarsi, cercando una via di fuga.
Marius
si grattò il capo “Io…. Io non lo so il nome di battesimo di Enjolras.”
“Manco
io” disse Joly “Sono tre anni che lo consociamo e non sappiamo il suo nome! È
una cosa inquietantissima!”
Bossuet
si voltò verso Ferre “Beh, tu e Courf lo sapete e-”
“Devo
scappare ad Antropologia! Ci vediamo dopo!” disse Combeferre, girando sui
talloni e dirigendosi ad ampie falcate verso il dipartimento di lettere e
filosofia, con Jehan alle calcagna.
A
quel punto, l’attenzione si spostò su Courfeyrac, che deglutì sonoramente
“Ragazzi, non posso dirvelo…”
“E
che sarà mai” disse Musichetta, guardandolo senza capire “Non è un segreto di
stato, no?”
“Invece
lo è” la corresse Courf “Noi non lo
chiamiamo mai…. Col suo nome. Nessuno può. Non chiedetemi di dirvelo vi prego”
“Non
capisco il motivo, onestamente” disse Marius, stranito “Perché non possiamo
chiamarlo col suo nome?”
“Perché
lui odia il suo nome! E quando lo chiamano così si arrabbia da morire e io non
voglio che Enjolras si arrabbi perché diventa spaventoso. Vado a lezione anche
io, a dopo.” decretò sbrigativo Jean-Claude, salutandoli e incamminandosi verso
il dipartimento di Sociologia, fuggendo a sua volta.
“Tu
vivi con lui, come puoi non sapere come si chiama?” chiese Bossuet a Pontmercy,
che scrollò le spalle.
“La
posta la prende lui la mattina e la divide appoggiandola sul comò dell’ingresso”
disse pensieroso il ragazzo “Nessuno l’ha mai chiamato col suo nome di
battesimo, ora che ci penso è un po’ strano, ma nessuno di voi l’ha mai fatto!”
“Dobbiamo
indagare” Disse stranito Joly, prima di scambiare uno sguardo con gli amici e prendere
strade diverse.
*
“
‘Tutti i ragazzi di Enj’?”
“No.”
“
‘A qualcuno piace biondo e con la giubba
rossa’ ?”
“No!”
“’Red Jacket Boys’?”
Enjolras
si voltò di scatto per fronteggiare Courfeyrac, lanciandogli una gran brutta
occhiataccia “Quale parte di ‘non voglio un nome da boyband’ non ti è chiara?!”
“Ma
non sono nomi da boyband” si lamentò il riccolino, sdraiandosi sul divano
scocciato, reggendo tra le mani un blocco per appunti “Li stai bocciando tutti
senza nemmeno pensarci su! Ok, senti questo: ‘Gli amici della Rivoluzione’. Che te ne pare?”
Enjolras
alzò gli occhi dal pc portatile, guardando verso l’amico e intravedendo solo un
ciuffo nero e i piedi “Banale, ma ci sei quasi. Concentrati su questa
direzione.”
“Ok,
quindi ‘I compagni di bevute di R’
non va bene?”
“….Decisamente
no.”
*
Bahorel
si appoggiò con i fianchi al davanzale dall’ampia finestra, guardando con le
braccia incrociate sul petto i suoi amici “Quindi, abbiamo escluso Edmond e
Edgard perché sicuramente a Enjolras piacerebbero… Cosa rimane?”
Jehan
smise di disegnare un fiore sulla mano di Bossuet, guardando verso il suo
coinquilino “Beh, Eloi è un nome molto da Enjolras…”
“Oppure
Emmanuel” Rilanciò Joly.
“Se
fosse un bel nome, di certo non si
farebbe molti problemi a farsi chiamare così, no?” disse ovvio Grantaire, con
un sorrisetto divertito “Sicuramente è un nome orrendo, che non lo rappresenta
per nulla. Come Ernest e Edgide.”
“Oddio,
e se fosse Eusebe?” domandò Bahorel, ridendo così forte da chinarsi in due.
“Oppure
Eugéne!” rilanciò Feuilly, che era stato coinvolto in quella ricerca dagli
altri, appena messo piede al Musain.
Eponine
salì le scale, appoggiando davanti a loro le ordinazioni, prima di appoggiarsi
il vassoio al ventre “State giocando col fuoco. Non dovreste forzare la mano su
qualcosa che Enjolras non vuole che si sappia.”
Marius le sorrise e subito lei avvampò “Ma Ponine! Non rovinarci il
divertimento! Ormai è una caccia al tesoro.”
“Senza
contare che, come minimo, si chiama Emilien, come tutti i ballerini di danza classica”
disse Bossuet, orgoglioso di quella battuta.
Il
suo sorriso si spense appena vide Enjolras apparire sulle scale, insieme a
Ferre “Chi si chiama Emilien?” chiese il biondo, guardandolo incuriosito.
Ferre
sgranò appena gli occhi mentre Bossuet rispondeva “Oh, no, nessuno. Ciao Ras.”
“Ciao
a tutti. Oggi all’ordine del giorno abbiamo i tagli ai fondi delle scuole
primarie.” Recitò velocemente Combeferre, cercando di portare su di se
l’attenzione collettiva.
Bahorel
scambiò uno sguardo con Jehan, che dovette portare una mano alla bocca per
mascherare una risata.
Grantaire
si passò una mano sotto al mento, prima di interrompere Combeferre, che aveva
appena iniziato a leggere un articolo giornalistico. “Ho una domanda, professori”
disse con voce ricolma di scherno. “Sono ore che cerchiamo di scervellarsi su
una cosa, e questo quesito richiede una tua risposta, Enjolras.”
Il
biondo lo guardò dubbioso, inarcando un soppraciglio “Cosa?”
“Come
ti chiami?”
Tutti
trattennero un respiro strozzato. La sfacciataggine di Grantaire era leggenda,
ma questo modo di dimostrarlo riuscendo a mettere in mezzo tutti non era poi
così gradita.
“Lo
sai benissimo come mi chiamo” rispose velocemente Enjolras, fulminandolo con lo
sguardo prima di voltarsi verso Ferre in cerca di spiegazioni.
“A
dire il vero non lo so.” Rispose il moro, prendendo un sorso dalla lattina di
birra, senza staccare gli occhi dai suoi in un’eterna sfida “Il tuo nome di
battesimo mi sfugge.”
Quello
che accadde dopo entrò ufficialmente a far parte della storia. Le guance del
biondo si imporporarono lievemente, mentre si schiariva la voce “Non sono
affari che ti riguardano. Chiamami come al solito”
“Apollo è un gran nome, Ras, ma non è il tuo.”
“Che
c’è di male, dopotutto?” tentò Marius, subito scoraggiato da uno sguardo
fulminante del suo coinquilino. “Dai Ras, a nessuno piace il proprio nome”
provò a convincerlo il ragazzo “Nemmeno Marius è il massimo…. Scommetto che il
tuo è meglio di quello che credi.”
Courfeyrac
apparve in quel momento, tenendo tra le mani il solito blocco per le note “Cosa
è meglio di quello che crede?” domandò sedendosi accanto a Pontmercy.
“Il
nome di Enjolras” Rispose quello, senza pensarci.
Courf
sorrise radioso, voltandosi verso il suo migliore amico “Vedi? Te l’avevo detto
che Etienne non è poi così male, come nome.”
Dopo
quella rivelazione, accaddero tre cose contemporamente: Enjolras si lanciò versò Courf, urtando
Marius che cadde di lato alla sedia, a Grantaire andò di traverso la birra e fu
subito circondato da Eponine e Joly, che lo guardò preoccupato e certo della
sua imminente morte per soffocamento. Bahorel scoppiò a ridere così forte che,
sporgendosi all’indietro, rischiò di cadere dalla finestra. Combeferre e
Prouvaire riuscirono a salvarlo per il rotto della cuffia.
Ferre
ci mise una mezz’ora abbondante a ripristinare l’ordine.
Ci
pensò Bossuet a rovinare tutto. Si morse le labbra fino a che non riuscì più a
trattenersi, poi esplose a ridere “Etienne è il nome dei ballerini gay con gli scaldamuscoli
rosa, non posso crederci!”
Ovviamente
si creò nuovamente il caos.
“Che
oppressione!” sbottò Ferre, al limite della sopportazione, mentre Joly cercava
di convincere Enjolras che spaccare una sedia sulla testa di Julien avrebbe
enormemente compromesso le sue capacità cognitive “Non possiamo essere amici a
queste condizioni! Enjolras, torna qui! Bahorel smettila di ridere! Courf, a
casa facciamo i conti!.... Courf?”
Il
ricciolino, che fino a pochi secondi prima se ne stava seduto in silenzio come
un’anima pentita, si era messo a scrivere furiosamente sul blocco per appunti.
Poi alzò gli occhi sul biondo “Enjolras, ho il nome giusto!”
“Scordatelo,
non parlarmi fino a domani, Jean-Claude Courfeyrac, stavolta hai…” Enjolras si
interruppe, leggendo le parole, scritte con la solita calligrafia veloce e
stretta dell’amico.
Les Amis de l’ABC cafè.
“Oh,
mi piace” azzardò Marius, dopo averlo letto a voce alta “Carino anche il gioco
di parole.”
Courf
gonfiò il petto, fiero di sé “Le parole di Ferre mi hanno messo in mente
l’idea…. Tu che ne pensi, Ras?” chiese un po’ timoroso.
Tutti
gli occhi si spostarono immeditamente sul leader, che dopo aver preso un
sospirò deciso annuì piano “Può andare. Ma sono ugualmente arrabbiato con te.”
“Etienne
non è poi così male” disse Joly, scrollando le spalle “Non ti facevo una
persone a cui importasse tanto di frivolezze, come il nome.”
“Non
mi rappresenta” si difese immediatamente Ras, ancora ferito nell’orgoglio “Non
ha nulla a che vedere con me.”
“Nemmeno
io mi sento un Francois” continuò il quasi-dottorino “Però non l’ho mai
nascosto.”
“Io
non nascondevo, semplicemente omettevo. Ora, possiamo iniziare la prima
riunione ufficiale dei Les Amis?”
Bahorel
si staccò dalla finestra, annuendo energicamente “Naturalmente…. Etienne.”
La
confusione che seguì ritardò nuovamente l’apertura dell’incontro.
Nda.
Ok,
non so precisamente cosa sia tutto questo, so solo che sono in un gdr favoloso,
dove nascono idee continue.
Unire
all’elemento serio e importante del disagio sociale odierno, un contesto di
alternative universe con Les Mis e aggiungere un pizzico di pura demenza
che sforno più che bene mi ha intrigata.
Quindi
eccoci qui, senza troppe pretese, cercando di mantenere più IC possibili i
personaggi, ma senza esagerare col dramma e la serietà.
Per
quello abbiamo l’opera originale che ci uccide ogni volta!
Ringrazio
tutte le ragazze e i due ragazzi del GDR per essere le mie muse.
Questa
FF è nata come una raccolta di tante one, tutte insieme. Appena posso posto la
prossima!
(
se qualcuno fosse interessato ad unirsi a noi, eccovi il link del gioco di
ruolo:
Rosso&Nero, Les Miserables
Modern!AU GDR )
Se
vi va, lasciatemi una piccola recensione, così saprò che ne pensate :D
Un
abbraccio
Jessy