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Autore: Chemical Lady    14/05/2013    5 recensioni
[Modern!AU]
Enjolras è un giovane studente di legge, con una passione spropositata per tutto ciò che riguarda la sua bella Francia, per la politica in generale e con un pessimo rapporto con la tecnologia. Questa raccolta di one non è concentrata, come molte fan fiction, su una rivoluzione e come si è svolta…. Ma su la vita di questo ragazzo, largamente influenzata dai suoi tre coinquilini, dai suoi amici e da un certo Grantaire. Ovviamente nel suo cuore brucia la stessa fiamma patriottica dell’opera originale, ma cosa sarebbe successo se fosse nato con quasi cento ottanta anni di ritardo?
*
Enjolras/Grantaire, Courfeyrac/Eponine, Bahorel/Provaire, Marius/Cosette, Joly/Musichetta/Bossuet.
Genere: Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: AU, Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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bananissima2

Titolo della one: Un problema di…. Nome.
Rating: 
Arancione.
Betareader: …
Avvertimenti:  Essendo una Modern!Au, si distacca parecchio dall’opera originale. Ho provato a mantenere però il carattere dei personaggi o, quanto meno, le loro attitudini :D

Genere: Commedia.

Coppie trattate: Slash e Het. 

Enjolras/Grantaire, Courfeyrac/Eponine, Bahorel/Provaire, Marius/Cosette, Joly/Musichetta/Bossuet.

Disclaimer: Non possiedo i personaggi di questo racconto, poiché essi sono usciti in un primo momento dalla penna di Victor Hugo e, successivamente, rielaborati dal genio di Claude-Michel Schönberg e Tom Hooper. I

Sommario: Enjolras è un giovane studente di legge, con una passione spropositata per tutto ciò che riguarda la sua bella Francia, per la politica in generale e con un pessimo rapporto con la tecnologia. Questa FF non è concentrata, come molte fan fiction, su una rivoluzione e come si è svolta…. Ma su la vita di questo ragazzo, largamente influenzata dai suoi tre coinquilini, dai suoi amici e da un certo Grantaire. Ovviamente nel suo cuore brucia la stessa fiamma patriottica dell’opera originale, ma cosa sarebbe successo se fosse nato con quasi cento ottanta anni di ritardo?

 

 

 

 

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Enjoy…

 

 

 

Un gruppo di giovani che

entrerà nella storia.

 

 

 

 

 

Parte I – Prologo: Un problema di…. Nome.

 

 

 

 

 

 

“Basta tagli alle università! Basta riduzione delle ore ai professori! Non possiamo permettere che chiudano la biblioteca storica della Sorbonne!” La gola iniziava a bruciargli, segno che era già da un po’ che fomentava la folla e cercava di parlare al di sopra del suo chiacchiericcio. Portò una mano al cappuccio della felpa rossa, assicurandosi che fosse ancora bene alzato sui capelli biondi, prima di sollevare un pugno, lanciando occhiate fiammeggianti sugli studenti o sui membri del corpo docenti che si erano fermati davanti alla sede centrale per sentirlo parlare “Oggi, noi studenti universitari, diciamo BASTA! Basta all’oppressione politica e sociale! Per tutti coloro che sono interessati, si terrà una riunione del consiglio studentesco, venerdì sera alle nove presso il campo di atletica di Rue de la Victoire!”

Il biondo scese dal palchetto improvvisato tra l’acclamazione collettiva, raccogliendo la sua tracolla da dietro una delle casse spente. La issò sulle spalle, mentre un paio di ragazzi si facevano strada in mezzo a quel caos per raggiungerlo, senza smettere però di distribuire volantini.

“Ras, sembravi una Rockstar, in piedi su quel palchetto!” disse Courfeyrac, raggiungendolo praticamente di corsa e sbattendo contro Joly che per poco non cadde sul lastricato in pietra della Sorbonne “Una Rockstar un po’ nerd…. E un po’ troppo seria…. Ok sembravi di più un dittatore asiatico o Peron ai tempi in cui aveva ancora i capelli, ma spaccavi di brutto!”

Il biondo lo guardò male, storcendo il naso “Come diamine parli? Sembri un tredicenne.”

“Un tredicenne fumato” Aggiunse Joly, fulminandolo con lo sguardo “Che non sa camminare.”

Courf fece per aggiungere qualcosa, ma Marius si frappose tra lui e i due amici “Enjolras, abbiamo un problema. Qualcuno ha chiamato la polizia e ho visto Javert scendere da una delle volanti.”

“Ok, leviamo velocemente le tende” Ferre sistemò i volantini nella tracolla di pelle marrone, prima di voltarsi verso il gruppetto “Allora? Ci sbrighiamo?”

Taire decise che quello era in momento giusto per apparire dal nulla, con una lattina di birra in una mano e una sigaretta nell’altra “Che mi sono perso?”

“Javert!” disse Joly con un tono acuto, sull’isterico-andante.

Il moro scrollò la testa ricolma di ricci, prendendo un tiro ed espirando il fumo velocemente “Allora meglio così. Uno del genere meglio perderlo che trovarlo!”

“Muovi il culo, Grantaire!” lo esortò con poca grazia Marius, mentre Courf si affiancava a lui e insieme seguivano il gruppetto, a cui si erano uniti anche Bahorel e Prouvaire.

“Sai, R…. stavo appunto dicendo che Ras sembrava una Rockstar su quel palco…”
“So dove vuoi arrivare….”
“….Tu sembravi così tanto una….”

“Smettila Courfeyrac.”

“… una fan girl!”

“… Lo sapevo.”

Enjolras finse con non chalancé di non averli sentiti, esattamente come faceva ogni maledetta volta. Scosse il capo, alzò gli occhi al cielo e insieme a loro si incamminò verso Musain , visto che ormai le lezioni erano terminate e il cielo si era fatto scuro.

Una volta arrivati, aprì la porta del piccolo caffè, tenendola mentre gli altri entravano e andavano diritti al bancone per salutare Eponine.

Entrò per ultimo, sedendosi nello sgabello che Ferre aveva tenuto libero per lui ed ordinò il solito caffè, appoggiandosi con i gomiti alla superficie di legno e ascoltando i discorsi degli altri, estraniandosi leggermente come era solito fare ogni volta che non si parlava di politica o diritti civili….

 

 

*

 

Il modo in cui  la sua strada si erano incrociata con quella di tutti loro era strano e allo stesso tempo studiato, quasi fosse stato scritto in precedenza dalla mano di qualche profeta.

Enjolras non credeva nel Fato, era un fervido sostenitore della teoria secondo la quale ogni uomo è artefice del proprio destino, ma ancora si chiedeva come fosse possibile che quel gruppo di ragazzi all’apparenza normali potessero essere davvero così tanto interessanti ai suoi discorsi impegnati e tendenti all’utopia. 

Certo, di tanto in tanto qualcuno alzava obiezioni, come Joly quando sosteneva che era malsano pensare che fosse possibile alzare delle barricate nel ventunesimo secolo, o come quando Prouvaire gli ricordava che la presa della prigione poteva suonare rischiosa visto che le armi della polizia erano cambiate parecchio negli ultimi duecento anni…. E non era di certo la Bastiglia, quindi l’azione perdeva anche di significato poetico.

Pendevano comunque tutti dalle sue labbra, ad ogni discorso. Chi per un motivo, chi per un altro, erano sempre al suo fianco e di rimando Enjolras contava moltissimo su ciascuno di loro.

In particolare su Courfeyrac e Combeferre.

Il motivo era molto semplice: si conoscevano da parecchio tempo. Jean-Claude Courfeyrac era letteralmente cresciuto con lui, visto che  la sua famiglia viveva ad una sola porta di distanza. Nessuno capiva come un ragazzo così inquadrato come Enjolras potesse sopportare la presenza continua  di Courfeyrac, soprattutto contando il carattere esuberante e scomposto di quest’ultimo. La stupidità abissale del ricciolo era leggenda: parlava a sproposito, canticchiava le canzoni più idiote del momento, come Waka-Waka, e raccontava freddure che facevano più piangere che ridere.

Enjolras, però, gli voleva sinceramente bene. Fra tutti, era la persona con cui era maggiormente legato.  

Lucas Combeferre, invece, lo aveva conosciuto il primo giorno di liceo e tra loro tre c’era stata sin da subito una certa alchimia. Erano simmetrici, anche se laddove Enjolras era istintivo e alle volte frettoloso, Ferre aveva in sé una straordinaria calma. Era un uomo molto meditativo e con la sua pazienza compensava al meglio i caratteri fin troppo istintivi degli altri due.

Combeferre e Enjolras erano sempre presenti quando una ragazza dava picche a Courfeyac e insieme al biondo aveva appoggiato sin da subito Ferre quando aveva detto loro di voler studiare filosofia all’università, nonostante fosse un azzardo.

Enjolras aveva accennato alla sua omosessualità  parlandone solo ai due migliori amici, prima di  accennare qualcosa a casa.

C’erano sempre, l’uno per l’altro, a prescindere dall’umore o dai problemi personali.

Condividevano molti interessi, in primo luogo una certa sensibilità verso la politica contemporanea e la storia della Francia. Passavano la maggior parte delle giornate sui divani del grande salotto degli Enjolras, cercando di ignorare gli sguardi di disapprovazione dei padroni di casa, oppure seduti su una panchina, al parco, a perdersi in discorso contorti su un futuro utopistico.

Finito il liceo avevano tutti e tre sentito l’esigenza di cambiare aria e  avevano lasciato Tolosa, trasferendosi nella bella Parigi.

Nella capitale, culla di grandi menti e artisti, avevano ritrovato loro stessi sentendosi a casa per la prima volta in vita loro.

Avevano trovato un appartamento ampio ma non troppo caro, poco lontano dalla Sorbonne, e lo avevano preso sicuri di aver avuto una fortuna sfacciata. Il primo che avevano conosciuto era stato Francois Joly, lo strano coinquilino che divideva con loro il pianerotto. Si era presentato la prima sera, spiegando che avrebbe iniziato a giorni, esattamente come loro, il primo anno. Spiegò inoltre che era già abbastanza ferrato nella materia in cui si voleva laureare, ovvero medicina, grazie ai suoi genitori. Tutti e due erano chirurghi amanti dell’igiene a livelli improponibili. Cosa che il figlio aveva ereditato e sviluppato in una strana forma di ipocondria, tanto forte da suonare quasi incredibile.

Aveva paura di tutto, da un piccolo starnuto allo scricchiolare sinistro di una qualche articolazione. Per Joly, qualsiasi cosa era potenzialmente mortale, dalle forbici con la punta arrotondata al telecomando del televisore.

Poi avevano conosciuto Julien Bossuet, coinquilino di Joly, con il quale era molto amico. A sentire Francois, i due dividevano tutto. Proprio tutto…

Musichetta si era presentata come una vera e propria forza della natura che, col suo atteggiamento forte, compensava parecchio il carattere un po’ remissivo del suo ragazzo, ovvero lo stesso Joly. Di bell’aspetto, alta e vivace, era una ragazza piuttosto ambita.

Enjolras non era interessato alla vicenda che riguardava quel triangolo amoroso, ma Courf aveva indagato e aveva scoperto che Musichetta stava con Bossuet prima di Joly…. Poi era tornata da lui, scegliendo alla fine il dottorino.

Non era per niente chiaro come quella ragazza passasse da uno all’altro, ma al biondo non interessava quel tipo di gossip e non se ne curava.

Marcel Feuilly era entrato nella vita di Enjolras per caso, un pomeriggio  di inizio ottobre, mentre cercava un vecchio volume di diritto civile nella biblioteca nella quale Feuilly lavorava. Aveva già una laurea in storia contemporanea e stava studiando per ottenere un dottorato. Viveva da solo in un piccolo monolocale dietro Rue de la Vilette e lavorava sia in biblioteca che in un supermercato, dove sistemava i prodotti di notte, per riuscire ad avere i soldi per continuare gli studi e mantenersi.

Jehan Prouvaire e Andrè Bahorel erano due strani ragazzi che vivevano nell’appartamento al piano di sopra, nella palazzina di Enjolras. Il primo era un ragazzino dall’aspetto piuttosto gracile, con i capelli rossi e gli occhi azzurri come due zaffiri grezzi. Studiava lettere moderne e coltivava un amore profondo per la poesia – che si dilettava lui stesso a produrre- e per i fiori. Aveva decine e decine di piante, sparse sul piccolo terrazzino e in ogni angolo della casa nel quale potesse filtrare la luce del sole.  Era estremamente cortese e puntuale.

Il suo coinquilino era l’esatto opposto.  Era reduce da un brutto anno universitario – era più grande di loro di un annetto- e dopo aver cambiato facoltà si era trasferito lasciando la casa dei suoi. Incontrare Jehan, a detta sua, era stato particolarmente salutare visto che aveva lasciato perdere la losca compagnia con la quale aveva preso ad uscire in favore di Prouvaire e, successivamente, di Enjolras e gli altri. Se Prouvaire, da una parte, era timido e quasi timoroso di dire la sua, Bahorel lo compensava parlando chiaro e deciso, come nemmeno un malato di Asperger si sognerebbe. Inoltre era molto pigro, dormiva la maggior parte della giornata, saltava parecchio ore all’università e quando si ricordava, andava al lavoro. Era tutto, tranne che preciso.

Bahorel aveva lo strano vizio di chiamare gli altri con strani soprannomi inventati da lui; Marius era il Barone, visto che una volta aveva parlato di un titolo nobiliare che un suo antenato si era guadagnato combattendo per Napoleone. Grantaire era  R, mentre Joly era Doc. Bosseut si era guadagnato, a giusta ragione, il nomignolo Sfigus mentre Eponine era la ‘donna del ghetto’. Gli altri erano più o meno variabili eccetto Enjolras che, ovviamente, non aveva il soprannome.

Grantaire, detto R, detto Taire, detto ‘maledetto ubriacone, alza il culo dalla sedia e lascia questa riunione, mi stai solo distraendo’, era arrivato dopo un paio di mesi. Anche lui più grandicello di qualche anno, proprio come Feuilly, aveva lasciato perdere lettere antiche al secondo anno e si era dato a belle arti, decidendo di abbandonare del tutto il suo paese d’origine – che nessuno aveva capito dove accidenti fosse- per conquistare la bella Parigi. Si era ritrovato coinquilino di Joly e Bossuet quasi per caso, e dopo le prime settimane di assestamento si erano trovati bene.

Tutti adoravano Taire, tranne Enjolras. Per ovvi motivi. Il moro sembrava vivere solo per dare fastidio al ragazzo che, puntualmente, lo mandava al diavolo. Courfeyrac aveva preso come obiettivo nella vita (o quanto meno fino a che non gli fosse venuto a noia) quello di far diventare i due amici e poi, successivamente, aveva iniziato a coltivare la morbosa ossessione che Grantaire fosse in qualche modo interessato ad Enjolras. Ce la metteva tutta per farli rimanere soli e, ogni volta, finiva in tragedia.

Di questo, però si parlerà più avanti.

Marius era arrivato in una cupa quanto pigra mattinata di novembre. Courfeyrac lo aveva presentato come ‘quel mio amico che bazzicava la biblioteca alla sua stessa ora’ e anche come ‘quel ragazzo di cui ti ho parlato mentre eri in bagno,Ras, quello che cerca un appartamento in città!’.

Marius era un ragazzo di buonissima famiglia. Aveva  deciso di andare a vivere da solo poco dopo la morte del padre, che aveva visto si e no un paio di volte negli ultimi cinque anni, dato che il giovane viveva col nonno e la zia materna. Entrambi non vedevano di buon occhio Pontmercy Senior e avevano messo contro di lui il figlio, che di era accorto di tutto solo dopo la morte del padre.

A prima vista, Pontmercy sembrava pacato e tranquillo e per questo, per smezzare l’affitto della stanza, Courf si era offerto di dividere con lui la camera.

Errore che in un futuro prossimo si sarebbe rivelato madornale.

In Marius, Enjolras aveva trovato un ottimo compagno di dibattito. Aveva abbastanza carisma e intelligenza per avere lunghe e dispersive conversazioni col biondo e nonostante fossero spesso in disaccordo, condividevano una profonda stima reciproca. Erano diventati ottimi amici e il ragazzo di era presto ambientato in quel trio, divenuto un quartetto.

Marius aveva un’amica, una tale Eponine Thenardier, che viveva ancora con i genitori, sua sorella Azelma, che lavorava con lei al Musain, e il fratellino Gavroche in  una palazzina di Saint Michel. Bahorel l’aveva soprannominata ‘la donna del Ghetto’ dopo averla vista prendere a sberle un ragazzo che aveva fatto apprezzamenti sul suo ‘davanzale’.

Ponine era incondizionatamente, deliberatamente, perdutamente innamorata di Marius. Un po’ tutti quanti si chiedevano come fosse possibile, visto quanto poco sveglio fosse il ragazzo, ma era così.

Ovviamente Courfeyrac si era innamorato di lei nell’esatto istante in cui era entrato per la prima volta al Musain, il luogo nel quale la giovane lavorava e che sarebbe ben presto diventato il loro quartier generale.

Quindi, ricapitolando, Courf guardava Ponine, che guardava Marius che dibatteva di politica con Enjolras che faceva di tutto tranne notare come Grantaire cercasse in ogni modo di farsi notare a lui. Joly amava Musichetta che a sua volta lo amava ma che, di tanto in tanto, aveva malinconia di Bossuet con cui era stata un mese a fasi alterne.  E in tutto questo Combeferre rimorchiava come se non ci fosse un domani.

La trama di Beautiful unita alla riproduzione di un villaggio Amish.

…. E nessuno sapeva di Jehan e Bahorel, o la trama si sarebbe fatta ancor più incasinata.

Contagiati dalla mania di Enjolras e Marius per i problemi della società a loro contemporanea, avevano fondato una sorta di piccolo club dove parlavano per ore e ore nella saletta superiore del Musain, alternando dei momenti di assoluta serietà in cui Ras teneva delle orazioni strappalacrime a istanti di pura demenza, capitanati da Grantaire.

A conti fatti, erano davvero un bel gruppo di idioti.

Nonostante questo, erano passati tre anni ed erano più amici che mai.

 

*

 

“Dovremmo trovare un nome.”

Enjolras si era appena sfilato gli auricolari dell’ipod e si era già pentito di essere tornato dalla corsa mattutina. Ogni giorno, si alzava alle sei precise, andava a correre con Marius e tornava per le sette e mezzo. Una doccia veloce e la colazione con Ferre, prima delle lezioni delle nove alla Sorbonne. A regola, non avrebbe dovuto incontrare Courfeyrac, visto che si alzava sempre verso le otto e mezzo, in tempo per correre a lezione e lamentarsi dei cali di zucchero.

Invece eccolo, vestito e pronto alle sette e mezzo del mattino. Pareva un miraggio. Marius scambiò uno sguardo con Enjolras, chiedendosi se i residui del festino alcolico della sera precedente stessero ancora dando problemi, prima di sparire in doccia.

“Trovare un nome a cosa, Courf?” domandò paziente il biondo, entrando nella sua camera e buttando sul letto già rifatto l’ipod.

L’amico lo seguì, sorridendo felice “Un nome per noi! Ci raduniamo quasi ogni sera, ormai, tutti quanti con ideali forti e cuore gonfio di belle speranze! Dovremmo trovare un nome…”

“Come…. Se fossimo un circolo, dici?” chiese Ras, scegliendo una camicia bianca e un cardigan rosso da indossare insieme ad un paio di pantaloni neri. Si vestiva quasi sempre così, dopotutto. “Non hai tutti i torti. Un nome potrebbe esserci utile in futuro, quando allargheremo i nostri ideali al resto dei cittadini parigini.”

Courf sorrise vittorioso “Posso pensarci io?”

Ras lo guardò dubbioso, prima di prendere della biancheria pulita e avviarsi al bagno, appena lasciato libero da Pontmercy “Tu proponimi, poi io saprò dirti se mi piace o meno!”

“Yay! Non ti deluderò! Ora ti abbraccerei ma sei sudaticcio e puzzi, quindi aspetterò dopo” il moro annuì alle sue stesse parole, prima di prendere il cellulare dalla tasca dei jeans chiari “Vado ad aiutare Ferre con i toast. È strano fare colazione a quest’ora!”

“Strano per te che dormi fino all’ultimo minuto” Lo corresse Enjolras, ma l’altro aveva già abbandonato la stanza. Il biondo sospirò, lanciando uno sguardo alla bandiera francese che, appesa sopra al suo letto, scendeva verso il basso. Scosse il piano il capo, chiedendosi che razza di nome avrebbe proposto l’amico, poi si concesse una doccia risanatrice prima della colazione.

Ogni mattina aveva sempre la stessa routine.

Uscivano tutti e tre – quel giorno con l’aggiunta di Courfeyrac- di casa alle otto e venti, bussavano a Joly che usciva insieme a Bossuet aspettavano che scendesse anche Prouvaire. Era raro che Bahorel si unisse a loro, di solito frequentava solo i corsi dalle undici in  poi e per quel che riguarda Grantaire…. A sentire lui non aveva mai i corsi così presto.

Che strana combinazione, vero?

Nella strada verso l’università si fermavano sotto casa di Musichetta e attendevano che scendesse. Ogni sacrosanta mattina.

“Un’altra giornata in paradiso…” Sbuffò Ferre, mentre varcavano i cancelli della Sorbonne. Il ragazzo si affiancò a Prouvaire, sistemandosi gli occhiali da vista sul naso.

“Diciamo pure all’inferno” Lo corresse Enjolras, guardando verso la segreteria studenti con sconforto “Dobbiamo consegnare la domanda di tirocinio e ci saranno già venti persone in fila.”

“Perderemo la prima ora di Diritto Internazionale” Esalò Pontmercy, prima di schioccare le dita, indicando il coinquilino “A meno che…”

“Oh, che carino, ha avuto un’idea” disse Courfeyrac, facendo ridacchiare Chetta.

“Io vado in segreteria e consegno anche la tua domanda. Tu vai a lezione, prendi i posti e gli appunti” disse il ragazzo lentigginoso, scioccando un’occhiata a Courf.

“Affare fatto” Decretò Enjolras, prendendo dalla tracolla un plico di fogli accuratamente relegati tra loro. Quando lo passò a Marius però, non capì come mai il ragazzo sembrava così stupito “Qualcosa non va?”

“Cos’è questa cosa?”

“La domanda di tirocinio….”

Marius prese a sfogliare i fogli relegati, arrivando all’ultimo un po’ stordito “Cosa diavolo hai scritto per cinquantadue pagine?!”

“Ho fatto una relazione coerente sui metodi di diritto privato e pubblico e gli elementi giuridici di cui sono in possesso per affrontare un tirocinio” affermò Enjolras, tenendo le braccia incrociate “Tu non l’hai fatto?”

“Si! Ma per dodici pagine!”

Joly si affacciò sulla spalla di Pontmercy,  guardando sconvolto il plico di fogli “Ma è questo che fai il sabato sera, invece di uscire con noi?”

“Sono una persona precisa!” sottolineò leggermente piccato Enjolras.

“Sei una persona ossessionata.” Sottolineò Courfeyrac “Sei sicuro di volerlo consegnare?”

“Ovviamente, ci ho lavorato per molti sabati sera” ringhiò offeso il biondo, prima di chiudere la tracolla e sistemarla sul fianco “Ora vado a lezione, ci vediamo dopo da Ponine.”

“Andiamo Ras, non ti offendere!” Ferre provò a farlo rimanere, ma in trenta secondi lo vide sparire tra la folla. Si voltò di nuovo verso gli amici, richiamando a sé l’attenzione di Jehan che stava leggendo la domanda di Enjolras insieme a Bossuet“Andiamo? Antropologia sarà già iniziata….”

“Si certo” disse il rosso, facendo per allontanarsi, ma poi notò qualcosa che non tornava “Ragazzi, per cosa stà E. Enjolras?”

Sei paia di occhi si incollarono a lui. Joly guardò pensieroso la sua ragazza, che spostò lo sguardo su Ferre, il quale alzò immediatamente gli occhi verso il cielo. Courfeyrac iniziò ad agitarsi, cercando una via di fuga.

Marius si grattò il capo “Io…. Io non lo so il nome di battesimo di Enjolras.”

“Manco io” disse Joly “Sono tre anni che lo consociamo e non sappiamo il suo nome! È una cosa inquietantissima!”

Bossuet si voltò verso Ferre “Beh, tu e Courf lo sapete e-”

“Devo scappare ad Antropologia! Ci vediamo dopo!” disse Combeferre, girando sui talloni e dirigendosi ad ampie falcate verso il dipartimento di lettere e filosofia, con Jehan alle calcagna.

A quel punto, l’attenzione si spostò su Courfeyrac, che deglutì sonoramente “Ragazzi, non posso dirvelo…”

“E che sarà mai” disse Musichetta, guardandolo senza capire “Non è un segreto di stato, no?”

“Invece lo è” la corresse Courf  “Noi non lo chiamiamo mai…. Col suo nome. Nessuno può. Non chiedetemi di dirvelo vi prego”

“Non capisco il motivo, onestamente” disse Marius, stranito “Perché non possiamo chiamarlo col suo nome?”

“Perché lui odia il suo nome! E quando lo chiamano così si arrabbia da morire e io non voglio che Enjolras si arrabbi perché diventa spaventoso. Vado a lezione anche io, a dopo.” decretò sbrigativo Jean-Claude, salutandoli e incamminandosi verso il dipartimento di Sociologia, fuggendo a sua volta.

“Tu vivi con lui, come puoi non sapere come si chiama?” chiese Bossuet a Pontmercy, che scrollò le spalle.

“La posta la prende lui la mattina e la divide appoggiandola sul comò dell’ingresso” disse pensieroso il ragazzo “Nessuno l’ha mai chiamato col suo nome di battesimo, ora che ci penso è un po’ strano, ma nessuno di voi l’ha mai fatto!”

“Dobbiamo indagare” Disse stranito Joly, prima di scambiare uno sguardo con gli amici e prendere strade diverse.

 

*

 

“ ‘Tutti i ragazzi di Enj’?”

“No.”

“ ‘A qualcuno piace biondo e con la giubba rossa’ ?”

“No!”

’Red Jacket Boys’?”

Enjolras si voltò di scatto per fronteggiare Courfeyrac, lanciandogli una gran brutta occhiataccia “Quale parte di ‘non voglio un nome da boyband’ non ti è chiara?!”

“Ma non sono nomi da boyband” si lamentò il riccolino, sdraiandosi sul divano scocciato, reggendo tra le mani un blocco per appunti “Li stai bocciando tutti senza nemmeno pensarci su! Ok, senti questo: ‘Gli amici della Rivoluzione’. Che te ne pare?”

Enjolras alzò gli occhi dal pc portatile, guardando verso l’amico e intravedendo solo un ciuffo nero e i piedi “Banale, ma ci sei quasi. Concentrati su questa direzione.”

“Ok, quindi ‘I compagni di bevute di R’ non va bene?”

“….Decisamente no.”

 

*

 

Bahorel si appoggiò con i fianchi al davanzale dall’ampia finestra, guardando con le braccia incrociate sul petto i suoi amici “Quindi, abbiamo escluso Edmond e Edgard perché sicuramente a Enjolras piacerebbero… Cosa rimane?”

Jehan smise di disegnare un fiore sulla mano di Bossuet, guardando verso il suo coinquilino “Beh, Eloi è un nome molto da Enjolras…”

“Oppure Emmanuel” Rilanciò Joly.

“Se fosse un bel  nome, di certo non si farebbe molti problemi a farsi chiamare così, no?” disse ovvio Grantaire, con un sorrisetto divertito “Sicuramente è un nome orrendo, che non lo rappresenta per nulla. Come Ernest e Edgide.”

“Oddio, e se fosse Eusebe?” domandò Bahorel, ridendo così forte da chinarsi in due.

“Oppure Eugéne!” rilanciò Feuilly, che era stato coinvolto in quella ricerca dagli altri, appena messo piede al Musain.

Eponine salì le scale, appoggiando davanti a loro le ordinazioni, prima di appoggiarsi il vassoio al ventre “State giocando col fuoco. Non dovreste forzare la mano su qualcosa che Enjolras non vuole che si sappia.”
Marius le sorrise e subito lei avvampò “Ma Ponine! Non rovinarci il divertimento! Ormai è una caccia al tesoro.”

“Senza contare che, come minimo, si chiama Emilien, come tutti i ballerini di danza classica” disse Bossuet, orgoglioso di quella battuta.

Il suo sorriso si spense appena vide Enjolras apparire sulle scale, insieme a Ferre “Chi si chiama Emilien?” chiese il biondo, guardandolo incuriosito.

Ferre sgranò appena gli occhi mentre Bossuet rispondeva “Oh, no, nessuno. Ciao Ras.”

“Ciao a tutti. Oggi all’ordine del giorno abbiamo i tagli ai fondi delle scuole primarie.” Recitò velocemente Combeferre, cercando di portare su di se l’attenzione collettiva.

Bahorel scambiò uno sguardo con Jehan, che dovette portare una mano alla bocca per mascherare una risata.

Grantaire si passò una mano sotto al mento, prima di interrompere Combeferre, che aveva appena iniziato a leggere un articolo giornalistico. “Ho una domanda, professori” disse con voce ricolma di scherno. “Sono ore che cerchiamo di scervellarsi su una cosa, e questo quesito richiede una tua risposta, Enjolras.”

Il biondo lo guardò dubbioso, inarcando un soppraciglio “Cosa?”

“Come ti chiami?”

Tutti trattennero un respiro strozzato. La sfacciataggine di Grantaire era leggenda, ma questo modo di dimostrarlo riuscendo a mettere in mezzo tutti non era poi così gradita.

“Lo sai benissimo come mi chiamo” rispose velocemente Enjolras, fulminandolo con lo sguardo prima di voltarsi verso Ferre in cerca di spiegazioni.

“A dire il vero non lo so.” Rispose il moro, prendendo un sorso dalla lattina di birra, senza staccare gli occhi dai suoi in un’eterna sfida “Il tuo nome di battesimo mi sfugge.”

Quello che accadde dopo entrò ufficialmente a far parte della storia. Le guance del biondo si imporporarono lievemente, mentre si schiariva la voce “Non sono affari che ti riguardano. Chiamami come al solito”
“Apollo è un gran nome, Ras, ma non è il tuo.”

“Che c’è di male, dopotutto?” tentò Marius, subito scoraggiato da uno sguardo fulminante del suo coinquilino. “Dai Ras, a nessuno piace il proprio nome” provò a convincerlo il ragazzo “Nemmeno Marius è il massimo…. Scommetto che il tuo è meglio di quello che credi.”

Courfeyrac apparve in quel momento, tenendo tra le mani il solito blocco per le note “Cosa è meglio di quello che crede?” domandò sedendosi accanto a Pontmercy.

“Il nome di Enjolras” Rispose quello, senza pensarci.

Courf sorrise radioso, voltandosi verso il suo migliore amico “Vedi? Te l’avevo detto che Etienne non è poi così male, come nome.”

Dopo quella rivelazione, accaddero tre cose contemporamente:  Enjolras si lanciò versò Courf, urtando Marius che cadde di lato alla sedia, a Grantaire andò di traverso la birra e fu subito circondato da Eponine e Joly, che lo guardò preoccupato e certo della sua imminente morte per soffocamento. Bahorel scoppiò a ridere così forte che, sporgendosi all’indietro, rischiò di cadere dalla finestra. Combeferre e Prouvaire riuscirono a salvarlo per il rotto della cuffia.

Ferre ci mise una mezz’ora abbondante a ripristinare l’ordine.

Ci pensò Bossuet a rovinare tutto. Si morse le labbra fino a che non riuscì più a trattenersi, poi esplose a ridere “Etienne è il nome dei ballerini gay con gli scaldamuscoli rosa, non posso crederci!”

Ovviamente si creò nuovamente il caos.

“Che oppressione!” sbottò Ferre, al limite della sopportazione, mentre Joly cercava di convincere Enjolras che spaccare una sedia sulla testa di Julien avrebbe enormemente compromesso le sue capacità cognitive “Non possiamo essere amici a queste condizioni! Enjolras, torna qui! Bahorel smettila di ridere! Courf, a casa facciamo i conti!.... Courf?”

Il ricciolino, che fino a pochi secondi prima se ne stava seduto in silenzio come un’anima pentita, si era messo a scrivere furiosamente sul blocco per appunti. Poi alzò gli occhi sul biondo “Enjolras, ho il nome giusto!”

“Scordatelo, non parlarmi fino a domani, Jean-Claude Courfeyrac, stavolta hai…” Enjolras si interruppe, leggendo le parole, scritte con la solita calligrafia veloce e stretta dell’amico.

Les Amis de l’ABC cafè.

“Oh, mi piace” azzardò Marius, dopo averlo letto a voce alta “Carino anche il gioco di parole.”

Courf gonfiò il petto, fiero di sé “Le parole di Ferre mi hanno messo in mente l’idea…. Tu che ne pensi, Ras?” chiese un po’ timoroso.

Tutti gli occhi si spostarono immeditamente sul leader, che dopo aver preso un sospirò deciso annuì piano “Può andare. Ma sono ugualmente arrabbiato con te.”

“Etienne non è poi così male” disse Joly, scrollando le spalle “Non ti facevo una persone a cui importasse tanto di frivolezze, come il nome.”

“Non mi rappresenta” si difese immediatamente Ras, ancora ferito nell’orgoglio “Non ha nulla a che vedere con me.”

“Nemmeno io mi sento un Francois” continuò il quasi-dottorino “Però non l’ho mai nascosto.”

“Io non nascondevo, semplicemente omettevo. Ora, possiamo iniziare la prima riunione ufficiale dei Les Amis?”

Bahorel si staccò dalla finestra, annuendo energicamente “Naturalmente…. Etienne.”

La confusione che seguì ritardò nuovamente l’apertura dell’incontro.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nda.

Ok, non so precisamente cosa sia tutto questo, so solo che sono in un gdr favoloso, dove nascono idee continue.

Unire all’elemento serio e importante del disagio sociale odierno, un contesto di alternative universe con Les Mis e aggiungere un pizzico di pura demenza che  sforno più che bene mi ha intrigata.

Quindi eccoci qui, senza troppe pretese, cercando di mantenere più IC possibili i personaggi, ma senza esagerare col dramma e la serietà.

Per quello abbiamo l’opera originale che ci uccide ogni volta!

 

Ringrazio tutte le ragazze e i due ragazzi del GDR per essere le mie muse.

Questa FF è nata come una raccolta di tante one, tutte insieme. Appena posso posto la prossima!

( se qualcuno fosse interessato ad unirsi a noi, eccovi il link del gioco di ruolo:

Rosso&Nero, Les Miserables Modern!AU GDR )

 

Se vi va, lasciatemi una piccola recensione, così saprò che ne pensate :D

Un abbraccio

 

Jessy

 

 

                                                                                                  

 

 

        

 

  
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