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Autore: Chemical Lady    21/05/2013    7 recensioni
[Modern!AU]
Enjolras è un giovane studente di legge, con una passione spropositata per tutto ciò che riguarda la sua bella Francia, per la politica in generale e con un pessimo rapporto con la tecnologia. Questa raccolta di one non è concentrata, come molte fan fiction, su una rivoluzione e come si è svolta…. Ma su la vita di questo ragazzo, largamente influenzata dai suoi tre coinquilini, dai suoi amici e da un certo Grantaire. Ovviamente nel suo cuore brucia la stessa fiamma patriottica dell’opera originale, ma cosa sarebbe successo se fosse nato con quasi cento ottanta anni di ritardo?
*
Enjolras/Grantaire, Courfeyrac/Eponine, Bahorel/Provaire, Marius/Cosette, Joly/Musichetta/Bossuet.
Genere: Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: AU, Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Titolo della one: Unsingolo giorno (S)fortunato
Rating: Verde
Betareader: …
Avvertimenti:  Essendo una Modern!Au, si distacca parecchio dall’opera originale. Ho provato a mantenere però il carattere dei personaggi o, quanto meno, le loro attitudini :D
Genere:Commedia.
Coppie trattate: Slash e Het. (E Marius e Cosette, che non ho ancora ben capito cosa sono.
Enjolras/Nuovo personaggio.
Disclaimer: Non possiedo i personaggi di questo racconto, poiché essi sono usciti in un primo momento dalla penna di Victor Hugo e, successivamente, rielaborati dal genio di Claude-Michel Schönberg e Tom Hooper. I
Sommario: Enjolras è un giovane studente di legge, con una passione spropositata per tutto ciò che riguarda la sua bella Francia, per la politica in generale e con un pessimo rapporto con la tecnologia. Questa raccolta di one non è concentrata, come molte fan fiction, su una rivoluzione e come si è svolta…. Ma su la vita di questo ragazzo, largamente influenzata dai suoi tre coinquilini, dai suoi amici e da un certo Grantaire. Ovviamente nel suo cuore brucia la stessa fiamma patriottica dell’opera originale, ma cosa sarebbe successo se fosse nato con quasi cento ottanta anni di ritardo?
 
 
 

 
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Parte II – Bossuet: Un singolo giorno (S)fortunato.
 
 
 
 
 
 
“Guardala, Ras, è così bella e soave mentre porge il latte macchiato a quel tizio inquietante con l’impermeabile azzurro”
Enjolras alzò gli occhi dalle dispense di Diritto Internazionale, lanciando un’occhiata ad Eponine che stava, di fatto, servendo un tizio di dubbio gusto estetico “Courf, questo è il tavolo-studio. Se devi continuare a stalkerare Eponine, vai via. Grantaire, al bancone, ti ascolterà di certo più volentieri.”
Il tavolo-studio era una sorta di istituzione per i Les Amis. Si trattava, di fatto, del tavolo posto nell’angolo più remoto del bar, al piano terra, abbastanza grande per contenere almeno otto persone e sotto al modem della wifi. Perfetto quindi per studiare e aveva calma e silenzio, visto che in quella piccola saletta non andava quasi mai nessuno.  Non si poteva parlare di nulla che non fosse l’università o, all’occorrenza, la Causa (ovvero ciò per cui Enjolras tanto si prodigava; Un miglioramento della Francia), e soprattutto non si poteva parlare di intrallazzi amorosi.
Ovviamente, questa regola non toccava minimamente il ricciolino.
Courfeyrac mugugnò sofferente, accasciandosi contro all’amico che si irrigidì, infastidito “Non posso stare al bancone, c’è sempre lei o sua sorella. Oggi sono conciato peggio di un clochard* ubriaco sulle rive della Senna!”
Il biondo lo guardò male “Sei come sei sempre. E ti vestiresti meglio di Taire anche se fossi cieco e senza le braccia”
“Ogni scusa è buona per bullizzare Grantaire” lo ribeccò il ricciolino, drizzandosi di nuovo e sistemando gli appunti inutilizzati con non chalance “Lui ti vuole così bene….”
“Ma che fortuna, mi sento l’uomo più felice di Francia ora…”
“Che ci fa Courfeyrac al tavolo studio?” Joly arrivò seguito da un concentratissimo Jehan, prendendo posto di fronte al biondo “Non l’ho mai visto studiare in tre anni di conoscenza” affermò, estraendo il portatile dalla tracolla.
Il rosso alzò gli occhi dal libro di sonetti che stava leggendo, sorridendo a Courf “Beh, non è mai troppo tardi per tornare in corso…”
“Ma che studiare e studiare!” replicò il ragazzo, lanciando l’ennesima occhiata oltre una colonnina portante, cercando avidamente la siluette di Eponine “Io non so che fare?”
“Ancora Eponine?” domandò divertito Joly “Perché non vai da lei e le chiedi di uscire?”
“Figurati” disse Enjolras stizzito “Lei non vede nessuno se non Pontmercy. Ora, vi dispiacerebbe? Domani escono gli orari dei tirocini e io devo finire di studiare per l’esame di lunedì.”
“Devi regalarle dei fiori e chiederle di venire a cena con te” disse Jehan, chiudendo il libro ma ponendo l’indice tra le pagine per non perdere il segno, come se non avesse minimamente sentito Ras “Le donne adorano i ragazzi galanti e romantici. Beh, non solo le donne…”
Courf lo guardò, annuendo piano “Potresti avere ragione.”
Ras lo guardò, indignato “Io te lo dico continuamente di dichiararti! Dove sta la novità?”
“Tu non sei raffinato come Jehan.”
“Scusa se ho di meglio da fare che curarmi della tua vita sentimentale!”
Così presi da quel battibecchio, si accorsero della presenza di Bossuet solo quando scostò la sedia per prendere posto. Sorrideva come se gli fosse appena successa la cosa più bella del mondo, allarmando così tutto il tavolo. Non che fosse un ragazzo melanconico, per niente, era uno dei più solari…. Ma fuori pioveva a dirotto da ore e lui sembrava completamente asciutto, in totale antitesi con la sua proverbiale sfortuna.
“Oggi è un gran giorno!” esordi, appoggiando a terra lo zainetto e sorridendo ancor di più “Ho avuto una fortuna sfacciata per tutta la mattina!”
A quelle parole, Courf e Joly sgranarono gli occhi, sempre più allarmati.
Jehan ridacchiò, notando le loro facce, scambiando uno sguardo con Enjolras che si limitò a scuotere il capo “Che tipo di fortuna?” domandò il poeta all’amico.
Bossuet si voltò appena verso di lui “Prima di tutto, mi sono alzato in ritardo ed ero più che convinto di perdere l’autobus, ma arrivato alla fermata mi sono accorto che era a sua volta in ritardo! Senza contare che era quasi vuoto!”
“L’autobus delle otto e trenta vuoto?” domandò confuso Joly “Che diavoleria è mai questa?”
“Non lo so, ma ho trovato posto per sedermi e sono arrivato in orario a lezione! Ha iniziato a piovere solo una volta entrato in università! Poi ho conosciuto un ragazzo di nome Alain che mi ha passato tutti gli appunti di Inglese che Musichetta mi aveva passato  che io ho perso..”
“Alaine Dupont?!” domandarono all’unisono Enjolras e Jehan, prima di scambiarsi uno sguardo. Enjolras lo riabbassò rapido, arrossendo fino alla punta dei capelli e fingendosi immerso nel libro.
“Chi è Alaine Dupont?” domandò curioso Courf.
Jehan alzò gli occhi estasiato verso il soffitto “Solo lo studente più bello di tutta la Sorbonne. Sapevo che faceva lingue,  ma non sapevo che frequentasse il tuo corso…”
“Oh si, ed è simpaticissimo! Se vuoi posso presentartelo…”
Jehan lo fisso per qualche istante, in un silenzio meditativo, prima di sorridere nuovamente “No, grazie. È affascinante ma non è il mio tipo. Presentalo a Enjolras, sarebbero senza ombra di dubbio la coppia più bella di Francia.”
“Massì ,due persone stupende insieme a rovinare l’autostima collettiva” mormorò Courfeyrac.
“No, grazie non voglio conoscerlo” sbottò il biondo, cercando di non ascoltarli e fallendo in modo assai misero.
“Altro?” chiese Jehan a Bossuet.
“Si, hanno spostato un appello, così posso studiare con più cura filosofia tedesca del secondo dopoguerra…. Per il resto nulla di che. Ho preso l’altro autobus e sono venuto qui.”
“Una giornata fortunata di Bossuet significa una giornataccia per tutti noi…” disse sottovoce Joly, attirando così l’attenzione di Jehan.
“In che senso?” chiese il poeta, all’oscuro di tutto.
“Preparati per la stupidaggine del giorno” replicò Enjolras, mentre Courfeyrac si apprestava a rispondere.
“Quando Julien Bossuet ha un singolo giorno fortunato, per tutti gli altri è un giorno pessimo” disse sicuro “Quindi preparare i ferri di cavallo!”
“Che stupidità!” ringhiò Enjolras, irritato “Non si può essere così superstiziosi!”
Non fece quasi in tempo a finire la frase che il suo cellulare prese a vibrare, sul ripiano del tavolo “Pronto? Si sono io…. Si…. Cosa?!” schizzò in piedi, spaventando Courf e rischiando di far morire Joly, a cui andò di traverso il caffè “Ma sono le due e dieci! Farò il possibile, ma voi siete una massa di incompetenti!” riattaccò la chiamata, chiudendo il libro e ficcandolo con rabbia in borsa.
“Che succede?” chiese preoccupato Jehan, mentre Bossuet picchiettava sulla schiena del suo coinquilino, che tossiva furiosamente.
“Quell’idiota della segretaria universitaria ha perso la domanda di tirocinio mia e di Marius! Devo portarne una copia al professor Relevee prima delle tre!”
“Ma sono le due e dieci…” Azzardò Courf.
“Lo so!” fu la replica di Enjolras, mentre infilava la giacca. Sfrecciò via senza salutare e componendo il numero di Marius.
Bossuet si risedette, sospirando “Scusate. La mia fortuna è la sfortuna di Enjolras e Marius…”
Jehan scrollò le spalle “Non ci crede, quindi non preoccuparti. Ora possiamo parlare di Eponine” disse poi, rivolto verso il ricciolino moro.
Courf annuì “Quindi dovrei invitarla a cena? Per i fiori che mi consigli? Meglio le rose o… Non posso crederci!” tutti si voltarono verso il punto che Courf stava fissando con intensità, ovvero il bancone. Lì era Eponine, che rideva divertita mentre un ragazzo strano, con una cresta di capelli neri e almeno quattro piercing in vista le sussurrava a pochi centimetri dal viso “Cosa ci fa qui Montparnasse?? Non si erano lasciati??”
“Magari sono rimasti amici…” sussurrò vago Jehan.
“Tutti gli amici ti alitano in faccia per parlarti” fu la risposta piccata di Courf, guardando male Bossuet “Maledetto portatore di iella.”
“Non è igienico parlare così vicini” disse Joly, storcendo il naso.
“Dai vieni Courf, andiamo a prendere i fiori.” Jehan si alzò, facendo cenno al morettino che guardò di nuovo male l’amico sfortunato,anche se non quel giorno. Uscirono salutando Eponine (l’occhiata che Courf lanciò a Montparnasse rischiò di appiccare un incendio), lasciando soli i due migliori amici.
“Credo che scapperò a casa” disse Joly “Sai…. La sfortuna non va d’accordo con l’ipocondria”
“Ti accompagno, così bilanceremo fortuna e sfortuna!”
 
Bahorel si svegliò a causa di un fastidioso suono proveniente dal suo comodino. Si sedette sul letto, guardandosi attorno stordito, prima di aprire il cassetto ed estrarne il cellulare.
Si chiese perché il proprietario del supermercato in cui lavorava lo stesse chiamando così presto, prima di realizzare che non era presto per niente, era in ritardo di almeno venticinque minuti.
“Oh, merda!” Ovviamente non rispose, alzandosi di scatto e recuperando un paio di pantaloni  e una felpa “Jehan! Perché non mi hai svegliato?” sbraitò, vestendosi alla meno peggio e afferrando il portafoglio e il telefono che ancora squillava.
Peccato che stesse parlando da solo. Se ne accorse solo dopo aver corso da una stanza all’altra chiamando il coinquilino sempre più disperato. Non era a casa. Di solito passava al Musain e tornava per le due. Lo svegliava  e Bahorel andava al lavoro, alle due e mezzo precise.
Jehan non era rincasato per chissà quale motivo e lui era nello sterco.
Uscì di casa di corsa, scendendo le scale tra alla volta e rischiando di investire Grantaire che stava rincasando. Non si fermò a rispondere alle sue domande, aveva troppa fretta.
Arrivò in tempo al cancello per guardare l’autobus andarsene. Quello successivo ci avrebbe messo venti minuti ad arrivare. Imprecò al cielo, che stava riversando su di lui libri di acqua, prima di alzarsi il cappuccio sul capo e iniziare a correre. Arrivato fuori dai giardini di Lussemburgo fece un rapido calcolo, fermandosi per recuperare fiato: se li avesse aggirati ci avrebbe messo almeno altri dieci minuti….. ma se fosse passato attraverso il parco….
Prese un respiro profondo e riprese a correre.
Quella doveva essere davvero una giornataccia.
 
 
La settimana prima dell’inizio degli appelli significa una cosa sola: studenti tremendamente agitati che si riversano per l’università in cerca di un miracolo. Enjolras iniziava ad odiare il mondo.
Mancavano cinque minuti alle tre e del professor Relevee nemmeno l’ombra. Marius iniziava ad ansimare pesantemente a causa della corsa continua. Avevano girato tutto il dipartimento di legge prima di scoprire che insegnava anche Teorie del Diritto Internazionale a Lingue. Corso che contava forse due o tre persone.
“Dove sarà l’aula sei?” domandò il biondo, guardandosi attorno. Lingue era collocata in un’ala della Sorbona molto bella, certo, ma difficile da capire. Le aule erano poste sul perimetro di un palazzo con un bellissimo cortiletto interno. Peccato che le aule non fossero in ordine alfabetico “Questo posto non ha senso” sbuffò scocciato Ras, allargando le braccia “Ora so perché è la facoltà di Chetta, Bahorel e Bossuet. Passano le giornate a prendere il sole in cortile e a fumare invece che a lezione?!”
“Probabile” disse Marius, scuotendo piano il capo. Poi ebbe un’idea “Scusa” disse, fermando un ragazzo moro “Potresti dirmi dov’è l’aula sei?”
“Certo” replicò lui sorridendo e guardando attentamente Enjolras, accanto a Marius, prima di rispondere “Dall’altra parte del cortile, in angolo sulla destra.”
“Grazie mille” rispose Pontmercy, prima di salutare. Poi si voltò lentamente verso l’amico “Ma lo conoscevi?” chiese stranito.
“So solo che si chiama Alaine” rispose velocemente Enjolras, prima di strappargli dalle mani la sua domanda e metterla insieme alla sua, mentre Pontmercy si voltava nuovamente verso il corridoio per  vedere se quel tizio era ancora lì. Quello che fece poi, per Marius, non aveva alcun senso. Si alzò il cappuccio sul capo e partì di gran carriera, lasciandolo lì.
“Ras!”
Si era distratto il tempo di un battito di ciglia e il biondo era sparito, inghiottito dalla folla. Marius sbuffò, sistemandosi il collo del cappotto pronto a correre dall’altra parte del cortile di pietra dell’università per recuperarlo. Peccato che il destino ci mise lo zampino.
Qualcosa attirò la sua attenzione, facendolo bloccare quando non si trovava nemmeno a metà del percorso. Una ragazza, con lunghi capelli biondi e occhi grandi e celesti apparve davanti a lui, anch’essa persa a guardarlo a sua volta.
Stringeva in mano l’ombrello bianco a pois blu, tenendo le labbra lievemente socchiuse mentre osservava con attenzione mista a stupore il giovane.
Marius, dal canto suo, era partito totalmente per la tangente. La guardava come solo un ottimo stalker potrebbe fare, totalmente smarrito nei meandri della sua mente. Si riprese dopo un paio di minuti abbondanti, quando il ciuffo di capelli fu così zuppo di pioggia da ricadergli sugli occhi, accecandolo parzialmente.
Marius Pontmercy, meglio conosciuto come ‘la pozza vagante’. Aveva imbarcato più acqua del Titanic solo per poter fissare una sconosciuta. Bella figura.
Portò una mano alla fronte per rimediare al danno, non accorgendosi che la ragazza lo aveva raggiunto e ora lo stava schermando dalla pioggia.
Erano troppo vicini, per essersi appena incontrati.
“Oh, grazie. Io, uhm….” Marius si bloccò, sorridendole imbarazzato mentre le guance lentigginose si coloravano di rosso vermiglio “Sto facendo tutto sbaglio. Che vergogna, scusa. Non so nemmeno come ti chiami” Si mordicchiò il labbro, guardandola arrossire e abbassare il capo. Dannazione, era bellissima.
Quando la ragazza ritornò a puntare gli occhi su di lui, abbozzò un sorriso “Beh, potremo prenderci un caffè.”
“Sarebbe fantastico” ripose Marius, afferrando grato il fazzolettino che la ragazza gli stava porgendo, mentre insieme si avviavano al riparo sotto ai porticati.
 
 
Quando Enjolras tornò al Musain, trovò almeno due cose che non apprezzò per niente. Tanto per iniziara Courf stava scrivendo qualcosa, tenendo davanti a se una rosa rossa bella infiocchettata. Poi, di lato al tavolo, c’era Bahorel, avvolto da una copertina e con il viso affondato tra le braccia. Jehan stava accarezzandogli la schiena, mentre parlava con Courf. Joly fissava un punto imprecisato del muro e lasciava che Chetta gli accarezzasse i capelli, come scioccato, mentre accanto a lui Bossuet guardava tutti con l’aria sconfortata di un bambino che l’ha fatta grossa. Infine, Feuily teneva davanti a sé un bicchiere ricolmo di vino rosso, fissandolo come la sua sola via di  salvezza. Lui non beve mai.
“Che cosa è successo?” domandò il biondo, sedendosi accanto a Grantaire, il quale abbassò immediatamente la lattina di birra per poter rispondere.
“Sfortuna collettiva” rispose divertito.
“Ovvero?” chiese Enjolras senza capire.
“Bahorel è stato licenziato, Feuilly ha dovuto archiviare mille e duecento volumi in ordine alfabetico e Joly ha pestato una cacca di cane.”
Bossuet roteò gli occhi “Io una volta sono affondato nella cacca fino al ginocchio, al circo…”
“Dicono che porta fortuna” replicò ricolmo di ottimismo Jehan, abbracciando le spalle di Bahorel che stava mugugnando sconfortato ‘Come pagherò la birra e l’affitto?’.
“Mi sono perso per i giardini di Lussemburgo e sono arrivato con un’ora e venti di ritardo” disse Andrè, disperatissimo “Ho scoperto posti che mai avevo visto, mi sembrava di essere arrivato a Narnia.”
“Per me invece è stata una giornata fortunata” disse Ras, accavallando le gambe e facendo cenno a Ponine di preparargli il solito latte macchiato.
“Ah si?” domandò curioso R.
“Sì, ho perso Pontmercy”
“Oh, bella notizia” disse Courfeyrac alzando gli occhi dal foglio che stava arrotolando e legando con un pezzo di spago rosso “Non gli abbiamo fatto mettere il cip dal veterinario. Se non si ricorda la strada di casa, è fatta. Ok, sono pronto.”
“Pronto per cosa?” chiese il suo coinquilino.
“Per dichiararmi a Ponine.” Rispose veloce Jean-Claude, alzandosi in piedi e dopo aver assicurato il foglio arrotolato al gambo della rosa. “Auguratemi buona fortuna”
“Non ne avrai bisogno” gli disse con tono rassicurante Jehan, mentre Feuilly alzava il pollice e Grantaire proponeva un brindisi, passando un braccio sullo schienale della sedia di Enjolras – che, manco a dirlo, non apprezzò.
Courfeyrac si sistemò alla meno peggio i capelli troppo gonfi a causa dell’umidità e lisciò le pieghe della camicia che aveva messo per l’occasione, prima di farsi coraggio e avvicinarsi.
“Ponine, ciao…” il giovane si appoggiò al bancone, sorridendo alla ragazza “Scusami, dovrei parlarti di una cosa…”
La brunetta gli sorrise, sistemando uno straccio nella mano per poter asciugare nel contempo qualche boccale “Spara, straniero…”
“Ecco, io mi chiedevo se-”
“PONINE!” Marius entrò nel bar, scivolando sulle mattonelle lucide e sbattendo contro il bancone “Eponine non sai cosa mi è appena successo!”
Courfeyrac lo guardò apatico “Noi stavamo parlando…”
“Scusa Courf, è un’emergenza!”
Il ricciolino assottigliò gli occhi “Se vuoi un’emergenza ti chiamo un’ambulanza…”
Peccato che l’altro non stava più ascoltando e Eponine pendeva dalle sue labbra “Tu che sei la mia migliore amica devi essere la prima a saperlo! Ho conosciuto la donna della mia vita!”
Grantaire, che stava fissando la scena a dovuta distanza insieme agli altri, lasciò cadere la testa sul tavolo. Enjolras si limitò a scuotere il capo con insofferenza.
“Mi è apparsa come la Madonna per colmare le mie sofferenze!” stava intanto proseguendo Pontmercy, camminando per il locale e strepitando frasi folli mentre allagava la stanza “La mia anima solitaria ha finalmente trovato la sua gemella! Oh Enjolras, capisci??!” si appoggiò al tavolo dei due amici, bagnando così il tavolo davanti al biondo.
“Ma chi se ne frega della tua anima solitaria!” sbottò Enjolras, prendendo un fazzoletto dalla tasca della giubba rossa. Questo non scoraggiò Marius.
“Tu conosci moltissime persone dell’università” proseguì Pontmercy tornando dalla brunetta, che lo guardava con il cuore in pezzi “Potresti trovarla per me?”
“Come diavolo potrei mai trovare una persona che hai visto di sfuggita??” chiese di nuovo, più delusa che arrabbiata.
Lui scosse velocemente il capo “Ma no, ci ho parlato! Abbiamo anche preso un caffè velocemente, ma lei aveva lezione e non so come contattarla!Ponine, nel nome della nostra lunga amicizia, devi trovare quella ragazza per me!”
Lei lo guardò male, arrabbiandosi “Ma cercatela da solo.”
“C’è Facebook” consigliò Courf “Tanto le hai chiesto il nome, no? Se ci hai preso anche un caffè insieme”
Silenzio.
“Marius?”
“….No, non le ho chiesto il nome.”
Enjolras sbuffò una risata, alzandosi in piedi per infilarsi la giubba “Imbecille.”
Bahorel lo guardò stranito, alzando il capo dalle braccia “Di che diavolo avete parlato, se non vi siete presentati?!”
“….Non abbiamo parlato molto. Ci siamo guardati molto e, lei mi sorrideva così dolcemente. Oh, è bellissima!”
Mentre parlava, Marius aveva uno sguardo da pesce lesso impagabile. Gli occhi persi, le guance leggermente arrossate e i capelli spettinati. Poteva anche sembrare adorabile, se non fosse per il piccolo dettaglio che nessuno lo aveva mai visto così.
“Sono scioccato! Sono traumatizzato! Marius si è innamorato alla fine! Non l’ho mai sentito fare ‘ooh’ e ‘ahh’ dietro ad una donzella” esordì di punto in bianco Grantaire, alzandosi in piedi. Appoggiò una mano sulla spalla di Enjolras che non alzò il viso per guardarlo “Mentre tu parli di nobili valori che potevano funzionare nel 1830, lui entra in scivolata come un Don Giovanni! Cavolo, è meglio di una soap opera.”
“Questo è il momento giusto per decidere chi è dentro o fuori dal progetto. Voglio occupare l’università e poi tutta Parigi per permettere ad una persona inutile come te di continuare a bere e vedere della soap opera.” Enjolras si alzò a sua volta, mentre Joly guardava la scena sconvolto “Non so se avete capito bene qual è il prezzo che siete disposti a pagare. Ma forse è solamente un gioco divertente per un giovane ragazzo borghesotto.” Lanciò uno sguardo a Marius che si sentì a disagio “La scena politica cambia di giorno in giorno! Se Lamarque non verrà eletto premier, allora non oso nemmeno immaginare cosa potrebbe succedere….” Si interruppe, prima di recuperare le sue cose e andare a sedersi al bancone, dove Eponine gli passò sconsolata il suo latte macchiato.
“Eddai non fare così.” Lo esortò Taire, tornando a sedersi “Anche a te non farebbe male un po’ di amore.”
“Ma per piacere, non ne ho bisogno!”
Jehan sospirò, guardando rammaricato Enjolras. Lui era il primo a sostenere che Enjolras era perfetto così com’era, un vero condottiero. Peccato che nessuno potesse stare senza amore. Scrollò le spalle rassegnato, rivolgendosi a Marius “Davvero non sai nulla di questa ragazza?”
Lui parve rianimarsi “No, io non…. Aspettate!” prese a frugare nelle tasche del cappotto grigio, estraendo un fazzoletto appallottolato. Lo aprì, prima di porgerlo a Jehan che lo prese, curioso “Vedi nell’angolo? Quelle iniziali? Le ho notate quando me l’ha dato”
Il rosso passò un dito sulle due lettere ricamate in blu sul bianco del fazzoletto.
“U.F., potrebbero voler dire qualsiasi cosa.” Disse pensieroso.
Bahorel le guardò a sua volta, da sopra le spalle del suo coinquilino “Non ci sono molti nomi femminili che iniziano per U.”
“Ursula!” strillò Marius, recuperando il fazzoletto e stringendolo al petto “Sì, deve chiamarsi così! devo assolutamente trovarla! Torno a lingue e faccio un giro!” e detto questo uscì di corsa.
“Conoscete un’Ursula a Lingue?” chiese Feuilly, guardando Musichetta, Bahorel e Bossuet. Tutti scossero il capo.
“Chiederò dopo a Cosette, la mia coinquilina.” Disse Chetta, prendendo un sorso di tè caldo.
Courf decise che era meglio ritentare. Strinse la rosa dietro alla schiena, avvicinandosi al bancone. “Ponine… Possiamo parlare ora?”
“Solo un attimo, Courf” disse la giovane, più abbattuta che mai “Prima fammi chiamare Montparnasse. Ho decisamente bisogno di uscire a bere e distrarmi!”
Detto questo sparì nel retro.
Il ricciolo moro si voltò lentamente, guardando con gli occhi ridotti a due fessure Bossuet.
“Io ti maledico, bastardo.”
 
 
 
 
 
 
*barbone
 
 
Nda.
Ringrazio tutti coloro che hanno letto lo scorso capitolo e in particolare Nessie_Jonas che ha recensito.
Spero che apprezziate anche questo.
 
Al presto^^
Jessy 
  
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