Libri > Le Cronache di Narnia
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Autore: pIcCoLaKaGoMe92    15/05/2013    1 recensioni
Tutto ciò che Susan desidera è una vita all'insegna della normalità, ma a quanto pare il destino ha in serbo tutt'altro per lei. Dal testo : "«Non capisco cosa ti costi ammettere che ha qualcosa a che fare con il nostro passato. E’ così ovvio! Potremo essere delle principesse e per la tua voglia di normalità non lo sapremo mai!» «Suvvia Lucy non esagerare…va bene galoppare con la fantasia ma essere delle principesse!»" (Una rivisitazione in stile Narnia della fiaba di Biancaneve). PeterxSusan.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lucy Pevensie, Peter Pevensie, Susan Pevensie, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ciao a tutti!!! Sì, non avete le allucinazioni sono io e sono tornata con un nuovo capitolo! Mi scuso infinitamente per essere sparita per più di un mese, non ci sono davvero scuse, ma mi sono trasferita e con tutto quello che c’era da fare tra pulire, impacchettare e imbiancare non sono riuscita ad avvisarvi che non avrei avuto internet per un bel po’ di tempo! Ora sono con la chiavetta, che davvero non può farcela mi ispira troppa violenza, per caricare una pagina ci mette più o meno una vita! Quindi le risposte alle recensioni le inserisco nel capitolo in queste note prima che sventri la chiavetta e la lanci nel fiume xD

Rubarubina: ciao carissima!! : ) per prima cosa scusa per il ritardo, ma come avrai letto ero impossibilitata xD ma per fortuna non sono stata rapita dalla Strega Bianca e sono tornata! (anche se dopo taaanto tempo) p.s. il caro Ben è solo tuo tranquilla xD E non preoccuparti dei messaggi o delle recensioni, scrivi pure quanto vuoi perché mi fanno davvero tanto tanto tanto piacere :)


Ah, un altro avviso, probabilmente nel corso dei capitoli che mancano alla fine troverete qualche frase o azioni che avete già visto in qualche film (soprattutto quelli di Narnia).

Dunque dove eravamo rimasti? Ah, sì, i nostri eroi si ritrovano nei guai fino al collo, Edmund, Caspian, Lilliandil, Tumnus e Trumpkin sono prigionieri della Strega Bianca, ma ricevono un aiuto inaspettato da niente di meno che Ramandu, il padre di Lilliandil, che li mette al corrente del piano di Jadis ovvero: sposare Peter ed impadronirsi di Narnia, rapire Lucy e ucciderla nella Foresta Proibita e uccidere Susan donandole una mela che a detta sua le avrebbe rimosso la memoria, mentre in realtà avrebbe dovuto ucciderla. Lilliandil allora evade dalle prigioni grazie alla suo forma da stella e riesce a salvare Susan e a chiarirsi con la sorella, quest’ultima raggiunge Caspian ed Edmund che si trovavano alle prese con un Peter non proprio accondiscendete alle loro visite, e con il bacio del vero amore spezza l’incantesimo che lo aveva fatto innamorare della Regina. Ma i guai non finiscono perché proprio quest’ultima irrompe nella stanza mentre i suoi servi davano battaglia ai fuggitivi, ma grazie al segnale del corno di Susan suonato da Trumpkin e Tumnus i ragazzi riescono a scappare gettandosi dalle finestre dritti nelle zampe di due grifoni che li avrebbero portati al campo di Aslan. Parte quindi un inseguimento durante il quale Susan cade dal grifone sbattendo la testa e perdendo i sensi, il nano Nikabrik in uno slancio di follia si lancia su di lei per ucciderla definitivamente, ma l’intervento provvidenziale di Aslan e Lucy (che era stata messa in salvo dal Grande Leone grazie alla sua fede) li salva; Susan si sveglia, ma la botta le ha fatto perdere la memoria: ricorda la sua vita fino alla caduta nel fiume.
E dopo questo lunghissimo riassunto vi lascio finalmente al capitolo!



Peter fissava Susan ad occhi spalancati sconvolto incapace di parlare, mentre Edmund passandosi una mano tra i capelli disse «Fantastico, questo era proprio quello che ci voleva …»

Tumnus la fissò ancora una volta sospirando e mettendole le mani sulle spalle per placare la sua ansia e le sue domande «Biancaneve, questo non è il Re Frank …»

«Oh, mi sembrava troppo giovane in effetti ….» sussurrò all’orecchio del suo maestro credendo di non essere sentita.

«Quello è Peter, Re di Narnia, e quella signora è tua sorella Luce. »

«Ma è vecchia! Luce non ha più di tre anni!» Lucy si accigliò e a qualcuno scappò qualche risolino mentre il fauno sospirava non sapendo cosa fare. «Anche tu sei più grande Biancaneve, hai battuto la testa e lo hai dimenticato, ma hai venti anni.»

La ragazza lo fissò incredula e poi scoppiò a ridere. «Siete proprio un burlone, maestro Tumnus!»

Peter allungò la mano e la prese per un braccio dolcemente «Su, non ti ricordi di me?» lei lo guardò curiosa e disse «Mi dispiace signore, ma ve l’ho già detto, il mio nome è Biancaneve!»
>br>Lucy si rivolse al Leone disperata con gli occhi lucidi « Aslan ti prego, non c’è niente che tu possa fare? »

Lui sospirò, rivolgendo i suoi occhi a Susan che con l’aiuto di Tumnus si era alzata e si stava guardando entusiasta «Wow! Guarda come sono alta! Oh, ho le tette!»

«Biancaneve!» disse il fauno severo mentre tutti ridevano.

«Scusami Tumnus …» disse facendosi piccola piccola.

Lilliandil tra le risate intervenne «Oh, vi prego lasciamola così, è uno spasso!» ma ottenne solo occhiatacce, specialmente da Peter.

Aslan intanto si stava avvicinando con andamento lento e possente e, guardandola direttamente negli occhi, la chiamò. Lei si girò e rimase incantata dal suo sguardo, mentre tutti intorno si aprivano per lasciar passare il leone. Arrivato a qualche centimetro da lei, con gli occhi ancora incatenati le soffiò sulla faccia.

Il suo respiro caldo la investì e cominciò a sbattere gli occhi stranita. Poi si guardò intorno e disse «Cos- come?» era sconvolta. Lucy con un enorme sorriso si alzò e le corse incontro abbracciandola.

«Lucy! Oh, per fortuna stai bene! » anche Susan la abbracciò stretta a sé.

«Forza, ora dobbiamo andare all’accampamento, prima che altri servi ci trovino.» disse Aslan serio.

Le due stelle presero forma, mentre tutti risalirono sui grifoni a parte Lucy che ritornò in groppa al Leone che guidava il gruppo dritto al suo accampamento.

* * *

Una volta arrivati al seguito di Aslan sembravano tutti dei pulcini impauriti, ignari di quello che stava accadendo intorno a loro, sotto lo sguardo curioso dei soldati e delle loro famiglie.

Aslan li aveva portati alla propria tenda ed adesso li osservava compiaciuto con Lucy al proprio fianco sicura come non mai. Il Grande Leone li studiò uno per uno prima di cominciare a parlare.

«Sono felice di avervi qui sani e salvi. Adesso può finalmente finire il terrore di Jadis.»

Edmund si intromise «Mio signore … come avete fatto a radunare un esercito in così poco tempo? E con quali motivazioni?»

«Forse dimentichi Re Edmund che Narnia e Ettinsmoor un tempo erano terre amiche. E la minaccia della Strega Bianca non riguarda solo quel regno, va ben oltre, e ultimamente lo ha dimostrato cercando di sposare Peter e di conseguenza impossessarsi anche della nostra amata terra. Inoltre il suo gelido inverno era arrivato fino oltre Cair Paravel; non ho più potuto ignorarla.»

«Ma oltre Cair Paravel? Come è possibile? Venendo qui ho notato che il potere di Jadis si era affievolito, qui intorno sembra piena primavera.» osservò Caspian confuso.

Fu Lucy a rispondere «Questo è grazie ad Aslan, ha portato la speranza nei cuori della gente.»

Il Leone la guardò dolcemente e poi sempre con garbo le disse «Non è solo grazie a me, bambina. È soprattutto grazie a tutti voi. I tempi sono maturi, è ora di assumervi le vostre responsabilità e fare ciò che è giusto, ciò che siete stati chiamati a fare.»

Tutti rimasero scossi e perplessi a queste parole e Aslan continuò con voce calma placando i loro animi «Queste possono sembravi parole strane, responsabilità che non avreste mai pensato di avere, ma posso assicurarvi che nessuno potrebbe farlo al posto vostro. C’è un motivo ed un disegno per ognuno di noi, ed il vostro è questo» Susan deglutì nervosamente. Sapeva che queste parole erano rivolte in special modo a lei. Con voce tremante parlò «E se dovessimo fallire?»

Tutti la guardarono, ma lei teneva lo sguardo fisso nei grandi occhi dorati di Aslan che presto le rispose «Abbi fede Susan. Nei tuoi compagni, in me e soprattutto in te stessa. So quel che dico.»

Lei annuì e sentì la mano di Lucy stringere la sua. Poi il Leone parlò ancora «Adesso uscite tutti cari. Voglio parlare con ognuno di voi in privato.»

* * *

Quel che Aslan disse nei colloqui privati rimase un segreto tra il Leone e ciascuno di loro. Nessuno chiese mai di cosa avessero parlato, non ce n’era bisogno, quello che importava era che quelle parole erano impresse come un marchio nei loro cuori e che li avevano resi persone migliori.

Sembrava infatti di vedere delle persone totalmente diverse. Questa era l’impressione che Susan, uscita dalla tenda di Aslan, ebbe di sé e dei propri compagni osservandoli. Peter ed Edmund avevano ritrovato molti dei loro generali e soldati, tra cui il fidatissimo centauro Oreius, e stavano preparando con lui e gli altri il piano d’attacco per la guerra imminente.

Anche Caspian aveva ritrovato alcuni soldati telmarini e si allenava insieme a loro insegnando anche a chi non sapeva come tenere una spada, ma aveva scelto la loro causa, come duellare.

Lilliandil aveva ritrovato il padre e com’era giusto che fosse passava il tempo cercando di conoscerlo meglio.

Lucy invece, che era ormai già conosciuta ed amata presso l’accampamento, svolgeva il perfetto ruolo da principessa, offrendo cibo, ridendo e scherzando con tutti.

Vedendola poco distante da dove si trovava lei intenta a leggere un libro a dei bambini, Susan decise di avvicinarsi per farle compagnia.

Inaspettatamente, avevano trovato all’accampamento anche molte famiglie di Ettinsmoor riuscite a scappare alla gogna; con loro si trovavano quindi molti bambini, che però passavano la maggior parte del tempo alla diga dei Castori; Aslan non voleva contaminare il loro animo puro con la guerra.

Non era raro però vederne qualcuno scorazzare durante il giorno in cerca dei propri genitori o in compagnia di Lucy.

Poco dopo essersi unita a lei e ai piccoli arrivò la mezza stella trafelata che chiese ai bambini di lasciarle sole. Quando si furono allontanati Lucy la guardò preoccupata «E’ successo qualcosa di grave?»

Lilliandil scosse la testa «Volevo solo salutarvi … sto per andare in missione con mio padre …»

«Missione?» chiese Susan impaurita. Perché non potevano avere un momento di respiro?

«Non è niente di pericoloso Su, solo controllare le mosse della Strega. Noi stelle possiamo farlo tranquillamente senza farci notare.»

Le due annuirono non del tutto convinte. Anche in qualcosa di poco pericoloso Lilliandil riusciva a cacciarsi nel guaio peggiore.

La mezza stella prese posto vicino a Susan e guardò per terra, timida e imbarazzata per la prima volta in vita sua. «Volevo anche sapere se … insomma se … tra di noi è tutto ok …»

Lucy le guardò attenta. Forse questo era il giorno della riappacificazione?

Susan le diede uno dei suoi migliori sorrisi «Certo!»

Lilliandil si illuminò e poi aggiunse «Mi dispiace sai, per Caspian e Peter … avrei dovuto dirtelo subito ..»

«Non ha più importanza ora, va tutto bene» le disse mettendole una mano sulle sue rassicurante.

Poi Lucy, commossa e contenta che avessero finalmente chiarito, le strinse in un abbraccio facendole cadere a terra ridenti, insieme felici come non lo erano mai state.

* * *

Al castello regnava il caos più totale. I soldati erano partiti a perlustrare la città per trovare i fuggitivi, mentre la Regina girava avanti e indietro nelle sue camere.

Un corvo planò alla finestra e Jadis subito si girò ad affrontarlo «Parla avanti!»

«Mia Regina, mi dispiace dirle che il suo fedele servo Nikabrik è mort-»

«Non me ne frega un accidente di quello scansafatiche! Dimmi dove sono i fuggitivi!» sbraitò.

Il corvo si ritrasse allo sfogo della Strega, poi riprese compostezza e disse «Sono andati. Aslan in persona è intervenuto a salvarli. »

Il suo volto diventò una maschera di panico e di rabbia. Con un violento urlo prese la sua bacchetta e la rivolse al corvo. Questi capendo le sue intenzioni si alzò in volo, ma fu troppo lento, l’incantesimo lo colpì e precipitò al suolo rompendosi in mille pezzi.

Jadis cominciò ad urlare come un ossessa lanciando incantesimi per tutta la stanza trasformando qualsiasi cosa in pietra e poi rompendola a terra.

«Se continuerai così ti verranno le rughe, Jadis.»

Furiosa si rivolse alla sua collana in cui era riflessa l’immagine del demone. «Non prenderti gioco di me Tash!»

Gli occhi da rapace brillarono maligni «Sei tu a non doverti rivolgere a me in questo modo, mia cara Jadis. O forse dimentichi chi ti ha creata? »

La Regina non rispose, e lo specchio divenne di un nero profondo. Poi come se fosse un portale ne uscirono due mani artigliate, seguite da altre due, che spinsero fuori la testa d’uccello e poi tutto il corpo.

Un puzzo mortale si diffuse in tutta la stanza, e circondato da un alone di fumo stava Tash in carne ed ossa, immenso davanti alla Strega.

La sicurezza di Jadis vacillò, cadde a terra davanti all’immensità ed alla paura di quella visione.

Tash le si avvicinò con un sorriso maligno e con una mano artigliata le strappò la collana dal collo.

Gli occhi della Strega si spalancarono per il terrore, e subito allungò le mani per riprendersela, ma il demone la alzò dalla sua presa «Oh, no, no, no, Jadis. » cantilenò maligno.

Poi lentamente, calò lo specchio davanti alla sua faccia, in modo che vi fosse riflessa completamente.

Un urlo di puro terrore uscì dalla bocca della donna.

«No! No! No! Tash ti prego fammi ritornare com’ero! » le sue mani grinzose volarono al suo volto. Nello specchio stava riflessa l’immagine più ripugnante che potesse esistere. Volto pieno di bubboni, pelle grinzosa, flaccida a tratti rossa a tratti grigia, testa pelata se non per qualche sopradico ciuffo di paglia bianca. Occhi piccoli e gialli, naso arcuato.

La regina cominciò a piangere disperata e si aggrappò alle zampe di Tash. «Ti prego! Ti prego! Non ti mancherò mai più di rispetto! Fammi tornare bella com’ero ti prego!»

«Ti avevo dato tutto, Jadis. Bellezza, poteri, gloria, fama, un regno ed un titolo. Una vita di cui molti sarebbero stati invidiosi. Ma tu con la tua sete di potere e con la tua superbia hai rovinato tutto : Biancaneve non sarebbe stato un problema prima che tu la obbligassi a diventarlo. »

Tash si abbassò al suo livello, alzandole il mento con la mano. «Io ti ho dato tutto, Jadis, ma l’hai buttato al vento. Tempo fa ti avvertii, quando facemmo il nostro contratto : in qualunque momento avrei potuto riprendermi ciò che ti avevo donato. Ed oggi sei stata oltremodo insolente e selvaggia nel rivendicare qualcosa che non è tuo di diritto. » la lasciò andare lanciandola al pavimento, ancora singhiozzante.

«Sono molto adirato con te, e mi riprenderei seduta stante quel che ti ho dato. Ma voglio offrirti un'altra possibilità. Della ragazza non mi importa niente, ma è la morte di Aslan, ciò che voglio. »

Jadis lo guardò senza capire.

«Mia stolta amica, quello che ti offro è un patto. Donami il completo possesso del tuo corpo e riavrai la tua bellezza e la tua vendetta. »

Una risata isterica percosse il corpo della Regina. «Sì, sì, sì, sì! Mille volte sì! Prendi tutto quello che vuoi! Questa sera ceneremo mangiando il loro cuore!»

Tash sorrise maligno inclinando la testa. Le si avvicinò lento e le rimise lo specchio al collo. Poi alzò la testa della strega fino a portarla alla sua altezza e venne completamente aspirato dalla sua bocca.

Jadis cadde a terra ansante, con una mano sul petto e gli occhi chiusi. Ci fu un lieve bussare alla sua porta prima che entrasse il suo Generale Otmin.

Aprì gli occhi che si rivelarono di un rosso sangue inteso ed alzandosi lentamente scoppiò in una fragorosa risata. Il minotauro spaesato arretrò un attimo prima che lei lo fermasse «Fermo dove sei Otmin. Raggruppa l’esercito. Andiamo in guerra.»

* * *

Nella tenda di Peter, lui, Caspian, Edmund, i generali ed Aslan avevano appena concluso il piano, che si sarebbe svolto entro una settimana, brillantemente. Tutti li lasciarono, per permettergli di riposare considerata la lunga notte che avevano avuto, tranne il principe telmarino che rimase a tormentarsi le mani sul ciglio della tenda.

Quando se ne accorse il Re Supremo lo guardò interrogativo. «C’è qualche problema Caspian?»

Lui continuò con i suoi gesti nervosi e dopo un po’ sussurrò «Ecco io … per Lilliandil … mi dispiace di non avertelo detto … e mi dispiace anche di averti colpito nella foresta proibita …»

Caspian avrebbe continuato con le sue scuse se Peter non lo avesse interrotto «E’ tutto ok, davvero, non ha più importanza adesso, tu ami Lilliandil e lei ama te, io amo Susan e lei … emh … comunque è tutto ok!»

Caspian annuì e si voltò per andarsene, ma a metà strada si voltò e sorridendo disse «Lei ti ama.»

«Cosa?»

«Susan dico. Ti ama molto.»

Peter gli sorrise riconoscente prima che si voltasse per andarsene definitivamente dalla sua tenda.

* * *

Susan vagava per l’accampamento aspettando che Peter finisse con la riunione. Aver parlato con Aslan l’aveva rincuorata, ora sapeva cosa fare.

Aveva trovato una fede ed una forza che non pensava di poter mai possedere.

Gironzolando aveva riconosciuto molti compaesani, tra cui l’oste con tutta la sua famiglia che li avevano ospitati ed anche Sveva e suo padre. Vederla era stato un po’ uno shock per lei inizialmente, ma la ragazza l’aveva subito raggiunta e in lacrime le aveva spiegato le sue ragioni.

«Va bene così, non avevi scelta Sveva.» disse Susan.

«No invece, abbiamo sempre una scelta, che sia giusta o sbagliata una scelta c’è sempre. E io ho fatto quella sbagliata.»

Susan sospirò tristemente. Doveva essere molto difficile perdonarsi un errore di quella portata, soprattutto dal momento che lei le aveva invece precedentemente salvato la vita mettendo in pericolo la sua.

In ogni caso non ce l’aveva con Sveva, probabilmente in una situazione simile anche lei avrebbe fatto lo stesso se fosse stata messa in pericolo la vita di una persona a lei cara. Ma la risposta di Sveva l’aveva fatta riflettere. Non voleva più sbagliare, non voleva più fare scelte stupide: avrebbe parlato con Peter e gli avrebbe confidato i suoi veri sentimenti.

Sovrappensiero si ritrovò davanti alla tenda di Peter. Sentiva ancora delle voci dentro, quindi entrare era fuori discussione.

Prima che potesse andare via però i generali cominciarono ad uscire, seguiti da Aslan ed Edmund. Imbarazzata sperò che non l’avessero vista e si girò svelta facendo finta di sistemare dei mantelli stesi lì vicino. La fortuna però non era dalla sua perché Caspian, uscito ora dalla tenda urlò «Susan!» attirando l’attenzione di tutti i presenti, in special modo di Edmund, che ghignò.

Cercò di non assumere un espressione da ladra beccata in flagrante, ma non era sicurissima di esserci riuscita. Li raggiunse e con il tono più disinteressato possibile disse «Emh … Peter è dentro?»

Il ghigno di Edmund crebbe così tanto che Susan pensò gli si potesse spaccare la bocca da un momento all’altro.

Caspian le diede una pacca sulla spalla «Oh, sì! Mi raccomando fate i bravi!»

E con un occhiolino malizioso la lasciarono imbarazzata più che mai. Susan fece qualche respiro per calmarsi prima di aprire le porte della tenda.

Ma appena la tirò indietro si trovò Peter a due centimetri dalla faccia probabilmente intendo ad uscire.

Si guardarono per un secondo prima di diventare rossi come peperoni e Susan cominciò a blaterare cose senza senso mentre indietreggiava lentamente, ma Peter la prese per un braccio e la trascinò dentro con sé.

Rimasero ancora a fissarsi senza dire niente, Susan sempre più imbarazzata con le guance che andavano a fuoco. Le lasciò andare la mano rendendosi conto che la stava ancora tenendo prima di parlare «Emh … ecco … io stavo venendo a cercarti … volevo emh chiederti scusa, sì sai, per quello che è successo con la Regina …»

Susan strabuzzò gli occhi. «Oh no! Insomma non era colpa tua, eri sotto incantesimo dopotutto!»

«Sì, ma ho accettato il suo invito a bere qualcosa! – si sedette sul letto frustrato- sapevo che qualcosa non andava nel suo tono di voce, e avevo notato da tempo che cercava sempre delle scuse per stare da sola con me … il fatto è che ero così arrabbiato per quello che era accaduto prima …» lasciò la frase a metà.

Susan sapeva bene a cosa si riferiva. Prima lei lo aveva rifiutato per la seconda volta, senza ascoltare quello che aveva da dirgli e giudicando il suo amore falso.

«In realtà, dovrei essere io a scusarmi.»

Lui la guardò interrogativo. Susan lo fissò dritto negli occhi e si sedette vicino a lui sul letto prendendo un profondo respiro.

«Avevi ragione, Peter, avevo paura. Provo qualcosa per te, ma tutti questi sentimenti, tutte queste novità mi hanno spiazzata. Insomma fino a poco tempo fa il momento più eccitante della mia vita era buttare fuori dall’osteria un ubriacone!»

Entrambi risero spezzando la tensione. Susan lo guardò e poggiò le sue mani su quelle di lui. «Quello che sto cercando di dirti è- la ragazza fece una pausa fissandolo intensamente negli occhi mentre Peter tratteneva il fiato in ansia- che tengo a te.» in realtà avrebbe voluto dirgli altre parole, ma per quelle non si sentiva ancora pronta.

«Io tengo davvero molto a te.» ripeté ancora una volta.

Lui le sorrise. Si aspettava qualcosa di più probabilmente, ma conosceva lei e i suoi timori e per il momento quello era tutto ciò che importava. La strinse a sé e la baciò appassionatamente.

Questa volta Susan non si scansò e nemmeno lo respinse, ma anzi approfondì il bacio mettendoci tutti i sentimenti che non riusciva ad esprimere a parole.

Quando si staccarono per riprendere fiato lui sussurrò «Ti amo. Ti ho sempre amata, fin da quando eravamo bambini …»

Lei sorrise maliziosamente «Non mi liberavi contro i cani quando avevo sei anni? »

Lui sospirò e disse quasi stancamente «Per la milionesima volta, lo facevo perché volevo esse- si bloccò guardandola sorpreso - Aspetta … e tu come lo sai? Te l’ha detto Tumnus? O Ed? scommetto che è stato lui, quel piccolo maledetto-» si fermò ancora quando la vide cercare di trattenere un sorriso gioioso mordendosi le labbra. «Tu … ti ricordi?»

Lei annuì sorridendo e saltandogli addosso abbracciandolo stretto. Anche Peter ricambiò la stretta incredulo «Ma cos- come è possibile?»

«Io non lo so, credo sia stato Aslan. Insomma il minuto prima pensavo di avere sette anni, e il minuto dopo ricordavo tutto. Tutta la mia vita, per intero!»

Peter sorrise, sinceramente contento per lei. Rimasero nella tenda a parlare per molto tempo, ridendo e scherzando su molte cose, finché la stanchezza della notte precedente li invase e si addormentarono insieme l’uno nelle braccia dell’altro.

* * *

Qualcun altro però non aveva tutta questa fortuna. Edmund era riuscito a dormire solo poche ore, ma talmente male che erano servite solo a renderlo ancora più suscettibile. A renderlo così nervoso era il pensiero di una certa ragazza di nome Lucy.

Quando l’aveva vista con Aslan era stato così fiero di lei. Con la sua fede era riuscita a salvare se stessa e tutti gli altri. Era sicuro dei suoi sentimenti per lei, proprio come Peter era sicuro dei suoi per Susan, ma per lui era molto più difficile esprimerli.

Si rotolò nel letto ancora un po’ prima di alzarsi definitivamente ed andare a schiarirsi un po’ le idee facendo un giro. Era ormai pomeriggio inoltrato e in giro i soldati stavano tutti avendo un periodo di riposo, chi dormendo, chi passandolo con la propria famiglia, chi con i propri amici.

Sovrappensiero si diresse al fiume, dove incontrò proprio colei che affollava i suoi pensieri. Lucy era di spalle, la sua risata melodiosa riempiva l’aria, probabilmente stava parlando con qualche nereide, così deciso a far finta di niente cercò di indietreggiare il più silenziosamente possibile senza farsi notare.

Ma una pietra piuttosto grossa intralciò il suo cammino e nel disperato tentativo di recuperare l’equilibrio si aggrappò ad una fila di lenzuola stese lì vicino aggrovigliandosele addosso e cadendo su delle brocche d’acqua che andarono inevitabilmente in frantumi. Il risultato non era stato ovviamente dei più silenziosi, e Lucy si avvicinò subito per constatare se si fosse fatto male.

«Oh, Ed …» appena la ragazza si accorse di chi aveva davanti restò bloccata sul posto, inginocchiata al suo fianco con la bocca spalancata.

Edmund non era da meno, steso a terra con una faccia da pesce lesso. Fu il primo a riprendersi dei due però e disse «Oh, emh, ciao Lucy!»

La ragazza sorrise imbarazzata. «Emh, c-ciao …»

Dopo un imbarazzante silenzio Lucy parlò «T-ti sei ferito?»

«Solo nell’orgoglio…» provò a scherzare Edmund, causando risolini nervosi in entrambi.

Rimasero a fissarsi in imbarazzo, lei torcendosi le mani e lui grattandosi la testa, prima di cominciare a parlare in contemporanea.

«Senti Lucy …»

«Ed io …»

Si fissarono e dissero di nuovo in coro «Prima tu!»

Edmund sospirò «P- prima tu Lucy …»

«No no, prima tu …»

Entrambi sospirarono guardandosi, poi Edmund aprì la bocca per parlare, infondo era lui l’uomo e doveva fare l’uomo, dichiararsi non poteva essere più difficile di una battaglia, no? Fece per parlare ma venne interrotto dall’arrivo tempestivo di una Lilliandil agitatissima.

«Edmund, Lucy! Muovetevi alla tenda di Aslan!»

I due la fissarono scocciati e la ragazza sibilò «Stiamo parlando …»

«Bhè, non vi servirà a molto se la Strega vi farà fuori quando attaccherà il campo.»

* * *

Susan si svegliò improvvisamente per colpa di un gran vociare al di fuori della tenda, ma si sorprese di non trovare Peter al suo fianco. Era ancora nella sua tenda, proprio come si erano addormentati, ma di lui nessuna traccia. Il rumore di fuori non accennava a smettere così decise di uscire.

Appena mise naso fuori dalla tenda però rimase sbalordita, c’erano soldati che correvano a destra e a manca urlandosi addosso comandi a vicenda nel più totale caos.

Vide una folla radunata davanti alla tenda di Aslan, così decise di chiedere cosa stesse succedendo. Avvicinatasi ad una donna con un bambino neonato in braccio, chiese «Mi scusi signora, che cosa sta succedendo? Qual è il motivo di tutto questo chiasso?»

«Ma dove sei stata finora ragazzina? La Regina sta per attaccare!» le rispose questa burbera.

Poco più in là un soldato urlò «Non siamo pronti per una battaglia adesso! Moriremo tutti!»

Il vociare ed il panico si spensero di colpo quando Peter uscì dalla tenda in armatura urlando con voce ferma in modo che tutti lo sentissero «Nessuno morirà.»

Susan catturò il suo sguardo per un attimo e vi lesse la preoccupazione pura, ma nonostante questo la sua voce non trasmetteva alcuna paura, anzi tutt’altro.

«Vi siete allenati per questa battaglia da settimane, state aspettando questa battaglia da anni. È vero, la Strega Bianca sta attaccando, ma non ci coglierà impreparati : noi combatteremo. Combatteremo e vinceremo, perché questo è il nostro momento, questo è il giorno in cui libereremo per sempre il mondo dalla maligna Jadis, niente più soprusi, niente più morti ed ingiustizie. Popolo di Ettinsmoor, oggi vi riprendete ciò che è vostro di diritto, la vostra vita, la vostra casa, la vostra libertà. Combattiamo insieme uniti per Narnia, per Ettinsmoor, per coloro che amiamo e proteggeremo al costo della vita, per coloro che sono morti facendolo, e per Aslan! »

Un boato di applausi ed urla di assensi si alzò dalla folla. Susan guardò luccicante di orgoglio Peter che alzava la spada incoraggiando ancora di più i suoi soldati prima di ritirarsi ancora nella tenda di Aslan.

I suoi occhi blu incontrarono di nuovo quelli azzurri di lei, e la guardarono con una angoscia tale da spaventarla. Com’era possibile che avesse fatto quel discorso incoraggiante se dentro non pensava nemmeno lontanamente di vincere?

Lo seguì con lo sguardo per un attimo prima di cominciare a correre per raggiungere le porte della tenda cercando di farsi spazio tra i soldati che si disperdevano per prepararsi alla guerra.

Spalancò le tende per trovarsi tutti i suoi amici con uno sguardo affranto sul volto. Un tavolo centrale con una mappa aperta e dei soldati per simulare l’esercito, era studiato da Peter, Edmund e Caspian. Il loro generale Oreius illustrava le alternative che avevano sotto lo sguardo attento di Aslan.

Accanto al grande Leone stava rannicchiata Lucy estremamente triste ed aggrappata a lui come se ne dipendesse la vita. Lilliandil era seduta vicino a suo padre con lo sguardo fisso al pavimento, ma senza in realtà vederlo.

Il centauro si interruppe quando la vide e sbatté gli zoccoli a terra infastidito dall’interruzione. Tutti alzarono lo sguardo su di lei e Caspian disse «Puoi continuare Oreius, è la principessa di Ettinsmoor.»

Il generale le fece un cenno del capo e poi riprese «Le nostre uniche possibilità sono quelle di portare donne e bambini alla diga dei Castori il prima possibile, e cercare di guadagnare del tempo rimanendo vivi in attesa dell’aiuto delle stelle.»

«Lilliandil, Ramandu, correte subito a cercare più aiuto che potete.» ordinò Peter senza nemmeno staccare lo sguardo dalla mappa terribilmente concentrato, le braccia agli angoli del tavolo lo stringevano talmente tanto che avrebbe potuto rompersi in pochi secondi.

Le due stelle annuirono serie e, dopo un veloce bacio sulle labbra e un augurio di buona fortuna a Caspian da parte di Lilliandil, partirono veloci.

«Oreius, Caspian, preparate le truppe, Edmund raggruppa donne e bambini. » i tre si fiondarono fuori dalla tenda, poi Peter si rivolse al Leone «Puoi promettermi quegli alberi, Aslan?»

Il leone annuì serio e lasciò la tenda come tutti gli altri.

Rimasti solo loro tre Peter chiuse la mappa e fece per uscire senza degnarle neanche di uno sguardo, quando Susan lo fermò per un braccio «E noi? Cosa possiamo fare?»

Di nuovo lesse sul volto di Peter quel misto di angoscia e nemmeno lei sapeva bene cosa, che le procurò una morsa allo stomaco talmente forte da mozzarle il fiato.

«Voi … voi verrete con me ed Edmund, ci assicureremo che donne e bambini siano al sicuro alla diga.»

Susan gli lasciò il braccio ancora scossa dal suo sguardo e lui uscì in tutta fretta.

* * *

Sul suo cavallo Susan osservava ogni mossa di Peter. Non capiva quale fosse il problema con lui. Strinse la presa sulle redini e ordinò al cavallo di andare più veloce.

Sia lei che Lucy si erano preparate per la guerra, Lucy aveva preferito un armatura molto leggera ma maschile, per essere più libera nei movimenti, Susan invece aveva indossato un vestito narniano rosso con corpetto e una cotta di maglia sopra. Entrambe avevano avuto una spada, Lucy aveva fatto della pratica nello scherma in quei giorni, mentre a Susan sarebbe servita solo se avesse finito le frecce nella sua faretra stracolma.

I Castori non abitavano molto lontano dall’accampamento, e in venti minuti fecero due viaggi portandoli tutti al sicuro. Peter, Susan e Lucy erano all’interno della diga dando le ultime raccomandazioni, mentre Edmund era già pronto a cavallo con gli altri soldati per tornare al campo.

«Mi raccomando, non uscite per nessun motivo, se doveste essere attaccati suonate il corno della principessa, e fuggite verso gli alberi, sono nostri amici.» tutti annuirono e Peter con un ultimo sguardo di sostegno ai signori Castori si girò camminando deciso per uscire.

Susan lo seguì, ma lui si bloccò di colpo arrivato alla porta, e se non fosse riuscita a fermarsi in tempo gli sarebbe sicuramente caduta addosso.

Peter si girò, in ansia, e con mani tremanti le prese il viso facendo in modo che lo guardasse negli occhi.

Susan si preoccupò, aveva di nuovo quello sguardo, angoscia, preoccupazione, dolore, e forse, rammarico?

A quella vista il cuore le saltò un battito e trattenne il respiro.

Peter non lasciò mai il suo sguardo, avvicinò i loro visi fino a che le fronti si toccarono e le disse «Susan, Susan, ti prego perdonami. »

Le diede un bacio veloce sulle labbra che lei non riuscì a ricambiare, ma per quanto rapido fosse stato Peter era riuscito a passarle tutti i sentimenti che doveva, e a dirle addio.

Lei lo guardo non capendo quello che stava accadendo, ma lui la spinse per terra facendola cadere, poi corse via chiudendo la porta a chiave dall’esterno e bloccando la maniglia con un tronco.

Susan incredula si alzò velocemente arrancando nei suoi stessi passi e prese a pugni la porta guardando ferita Peter dal tondo di vetro.

«Peter! Aprimi! Cosa pensi di fare?»

Lui la guardò tristemente e si allontanò un po’ dalla porta, mimando le parole «Ti amo.»

«Peter!» urlò, Lucy corse al suo fianco accorgendosi che qualcosa non andava e quando capì che la porta era bloccata cominciò anch’ella a prenderla a pugni.

Con un ultimo sguardo Peter si voltò e saltò sul cavallo senza guardarsi indietro.

Edmund vicino a lui aveva visto tutta la scena, e guardava il fratello incredulo. «Peter cos-»

«Muoviti, Ed. Andiamo.» non gli diede tempo per replicare, premendo i tacchi nei fianchi del suo unicorno partì diretto al campo.

«Edmund! Aprimi ti prego!» si voltò verso la porta e vide Lucy con gli occhi umidi pregarlo con forza.

Si mosse nervosamente sul suo cavallo, guardando da Peter a Lucy e viceversa, ma con un ultimo sguardo di scuse sussurrò «Perdonami, Lucy.»

Poi si voltò incitando il cavallo «Forza Philip, corri più veloce che puoi! Abbiamo una guerra da vincere!»

* * *

Peter arrivò in un lampo al campo, spingendo il suo unicorno al massimo. Oreius e Caspian arrivarono al suo fianco. «Siamo pronti, Sire.» disse il centauro serio.

Peter annuì, scorgeva in lontananza le file nemiche. I tamburi di guerra ruggivano scandendo il loro passo.

Corse con Oreius nella sua posizione di punta. I soldati credevano in lui, e non poteva deluderli. Avevano avuto solo una settimana per prepararsi alla guerra, alcuni erano talmente giovani, altri talmente vecchi, alcuni sapevano a mala pena tenere in mano una spada.

Diede uno sguardo a sinistra, dove Caspian guidava il suo plotone, e poi alla sua destra dove era appena arrivato Edmund a prendere il comando.

Poteva vedere la Strega arrivare sul suo carro da guerra. Si scambiarono un’occhiata di fuoco.

Infine guardò Oreius al suo fianco. «Tu sei con me?»

«Fino alla morte.»

Peter deglutì. Alzò la spada ed il suo unicorno impennò preparandosi alla corsa. «Per la libertà e per Aslan!»

* * *

Le due ragazze erano rimaste a fissare i Re finché non sparirono all’orizzonte. Lucy continuava a prendere a pugni e calci la porta, mentre i Castori cercavano invano di calmarle.

«Cosa facciamo adesso, Susan? » Lucy si accasciò a terra. Susan invece teneva lo sguardo fissò all’orizzonte con rabbia, benché Peter fosse sparito da ormai un bel po’.

Quando finalmente distolse lo sguardo e lo posò su Lucy disse «Alzati. Andiamo in guerra.»

La sorella la guardò sorpresa. Non l’aveva mai vista tanto decisa. «E come faremo? Siamo chiuse dentro!»

«Deve esserci un altro modo per uscire!»

I due castori guardarono le ragazze disperate. Il Re Peter gli aveva fatto promettere di tenerle al sicuro, ma questa era soprattutto la loro di battaglia, tenerle lontano sarebbe stato sbagliato.

«In realtà un altro modo c’è.» le due si voltarono verso il Signor Castoro che aveva parlato. Anche la Signora Castoro lo guardò interrogativa, il Re aveva preso la chiave con lui, non potevano uscire e non ne avevano una di riserva in casa.

Il castoro continuò «Bhè, è una specie di segreto, un passaggio che uso per sgattaiolare fuori quando la Signora Castoro diventa troppo tediosa … »

«Cosa!?» cominciò a rimproverarlo, ma Susan urlò «Per favore! Non è il momento per una crisi matrimoniale!»

I due annuirono e il Signor Castoro le accompagnò per il passaggio, uscendo sul retro della diga. «Da qui dovrete proseguire da sole ragazze. Dovrete attraversare il fiume, ma più avanti c’è un sentiero di sassi che vi permetterà di passarlo facilmente.»

«Grazie Signor Castoro.» le due lo ringraziarono e Lucy lo abbracciò.

Arrivate al sentiero di massi che passava il fiume sentirono i tamburi di guerra. Lucy si voltò verso Susan «Sta iniziando!»

«Lo so. Dovremo correre per un bel pezzo Lucy, perché non abbiamo più i nostri cavalli. Sei pronta?» il suo sguardo era mortalmente serio, ma la sorellina lo restituì fiera.
«Sì, questa è la nostra battaglia Susan. Riprendiamoci ciò che è nostro e salviamo il nostro popolo.»
  
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