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Autore: bells swan    15/05/2013    6 recensioni
Bella è innamorata persa di Edward. Edward è il cliente abituale della tavola calda dove lei lavora.
E se un giorno Edward si facesse avanti?
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Scusatemi per non aver postato nulla durante questa settimana, ma è l’ultimo mese di scuola e ci stanno sommergendo di compiti che mi impediscono persino di avvicinarmi al pc, la sera vado a letto stanca morta… proprio non ho avuto il tempo. Pubblico velocemente i capitoli delle mie storie ma senza rispondere alle vostre recensioni proprio per poter mandarmi avanti coi capitoli. Sappiate però che le apprezzo tantissimo.
 
Ah, prima di lasciarvi al capitolo volevo solo specificare una cosa che nello scorso alcune hanno frainteso: Edward NON è un dongiovanni, puttaniere, quello che volete voi xD Ha avuto le sue esperienze, ma non tanto da poter essere chiamato così. È Bella a pensarlo in quel momento perché gelosa xD
 
 
 
 
 
Sono passate due settimane da quando ho visitato l'azienda di Edward. Durante questi giorni Edward è stato talmente impegnato che abbiamo potuto stare insieme solo la mattina presto e la notte.
Ora capisco cosa significa il ruolo di "direttore aziendale". Mi mancava terribilmente, ma è il suo lavoro.
La cosa buona è che abbiamo finalmente deciso la data delle nozze. Eravamo in agosto e, anche se desideravo sposarmi al più presto con Edward, non volevo certo sudare dentro al mio abito da sposa, per cui avevamo deciso di sposarci fra tre mesi, a novembre.
A letto, alzo gli occhi per controllare l'orario. Sono le dieci e mezza. A Forks sarei già sveglia da ore, mentre qui succede il contrario: ozio deliziosamente a letto dopo una notte di sesso sfrenato con il mio fidanzato.
Sorrido a ripensare alla passione con cui io e Edward stiamo insieme. No, non mi posso proprio lamentare. Decido di alzarmi per poter fare una doccia e poi scendere a fare colazione. Indosso solo dei pantaloncini bianchi che arrivano poco sotto al sedere, infradito e un top giallo senza nemmeno mettere il reggiseno. Col caldo che c'è, non sopporterei questo peso.
«Buongiorno, Kate» saluto la domestica di Edward con un sorriso felice sul volto. Lo sono.
La prima volta che ho conosciuto Kate è stato il giorno dopo il mio arrivo. Edward le aveva lasciato il giorno libero per impegni personali, così ho dovuto aspettare un po' prima di vedere com'era. Piacevolmente, ho scoperto che Kate è una dolce signora di mezz'età sposata con un uomo che fa il negoziante e con due figli maschi ormai sposati.
È piacevole anche conversare con lei.
Notandomi, mi sorride indicandomi la sedia. «Buongiorno a te, Isabella. Ti preparo qualcosa da mangiare? Cosa vorresti?»
Ignorando le sue istruzioni, noto che sul tavolo dov'era lei c'è un cruciverba. «Niente, Kate, grazie. Mi basta solo un bicchiere di latte freddo con i cereali che posso benissimo preparare da sola.»
Non sembra essere d'accordo. «Il signor Masen...»
La interrompo sorridendole. «Il signor Masen non c'è, Kate, e so bene dove si trovano latte e cereali. Stai tranquilla» le dico.
Ricordo ancora come i primi tempi si è ostinata a darmi del lei chiamandomi signora. A ventuno anni!
«Va bene, Bella. Che ne dici di aiutarmi qui, allora?» mi chiede indicandomi il suo cruciverba e sedendosi.
Annuisco, facendomi da mangiare in tre secondi. Latte freddo in un bicchiere e un pugno di cereali: nulla di più semplice. «Ehi, Kate, sai se per caso oggi pomeriggio Felix è disponibile?» le chiedo in seguito.
Felix è un omone di trent'anni dedito solo al lavoro. Non è sposato, non è un padre single, ha solo una sorella e due genitori che abitano in città. È piuttosto silenzioso ma con me non funziona. Odio il silenzio, e Felix si è dovuto abituare a sentirmi parlare. E parlare, e parlare, e parlare... Tanto che alla fine ha cominciato a parlare anche lui. Incredibile, già. Talmente incredibile che pure Edward si è sorpreso.
«Sei una donna tenace», si è complimentato malizioso.
Ho scrollato le spalle fingendo che la cosa non fosse così importante anche se dentro gongolavo di piacere.
«Per te è sempre libero, Bella. È il suo lavoro accompagnarti dove vuoi» mi ricorda.
Sorrido, riconoscendo che ha ragione.
 
«Che te ne pare di questo?» chiedo per l'ennesima volta a Felix posando su di me l'abito giallo adatto a una specie di scampagnata.
A me piace da morire.
«Bella, sei splendida.»
Sospiro stanca, gettandolo sulla pila di altri abiti provati. «Hai detto così anche per gli altri ventidue abiti. Ma non c'è niente che ti faccia dire un vero complimento, invece che di uno "splendida" solo per mettermi a tacere?» gli chiedo insoddisfatta.
Come fa a dire che sono splendida se nemmeno ha posato i suoi occhi su di me o se nelle poche volte che lo fa poi si gira immediatamente?
«Se il signor Masen venisse a scoprire che ti faccio dei complimenti, sarebbe capace di licenziarmi in tronco» mi spiega, lanciandomi una veloce occhiata.
Eh? Allora è questo il problema?
«Ma Felix, fare un complimento non è mica come uccidere una persona!» Mi volto a destra e a manca per osservare la gente e avere sott'occhio qualcuno per cui fare un esempio. «Ecco, lo vedi quel ragazzo? È stupendo, con un corpo che farebbe invidia al David di Michelangelo» mormoro.
Il ragazzo in questione è biondo, con occhi azzurri e i muscoli delle braccia che si contraggono nello stringere una bambina fra le braccia. Forse è il padre. I jeans e la maglietta nascondono una figura che farebbe sicuramente invidia a quella statua.
Mi rivolgo di nuovo a un Felix sconvolto dalle mie parole. «Tuttavia, i miei complimenti non significano nulla. Gli occhi per guardare ce li abbiamo tutti, non posso mica chiuderli per sempre. Quindi, il fatto che tu mi faccia dei complimenti non significa nulla. Che poi io ti chiedo solo di dirmi se un vestito mi sta bene, non di dirmi che sono bella o altro» lo rimprovero vagamente divertita.
Rassicurato dalle mie parole, Felix sorride. «Va bene. D'ora in poi...»
La suoneria del mio cellulare ci interrompe. Prendo in mano il mio telefono, rispondendo alla chiamata. «Pronto?»
«Bella, dove sei?» chiede la voce tranquilla di Edward.
«Volevo uscire e Felix mi ha accompagnato. Non sono sola» mi giustifico, pentendomene subito dopo.
Amo Edward e farei qualsiasi cosa per lui tranne che rinunciare alla mia indipendenza. E giustificandomi in questo modo è come se gli avessi chiesto scusa per essere uscita senza dirgli nulla.
Edward ride. «Lo so che sei uscita, non ti ho trovato a casa e quindi era più ce plausibile pensarlo. Volevo solo sapere entro quando pensi di ritornare, vorrei presentarti due persone» mi spiega.
Oh... be', allora va bene.
Do un'occhiata all'orologio. Sono quasi le sei del pomeriggio, quindi penso sia proprio l'ora di ritornare a casa. «Posso già mettermi per strada. Ma chi sono queste persone?» domando curiosa.
«Vedrai, vedrai...» mi risponde facendomi incuriosire di più. «Ci vediamo dopo» e chiude la chiamata prima che io possa dire altro.
Improvvisamente euforica, lancio il cellulare a Felix che lo prende al volo e prendo l'abito giallo. «Allora? Che te ne pare?»
Felix sorride. «Ti sta bene» risponde sincero.
Emetto un gridolino di piacere e salto sul posto. «Bene. Dobbiamo tornare a casa, Edward deve presentarmi delle persone. Allora, io prendo questo, questo e questo. Oh, e anche questo» annuncio raccattando alla svelta gli abiti che mi interessano.
Dieci minuti dopo, tra il sistemare i vestiti presi e la coda per pagare, siamo già per strada.
 
Sono da poco passate le sette di sera quando arriviamo alla villa. Felix tiene in mano il sacchetto con i miei acquisti e quando entriamo in casa sentiamo un vociare indistinto provenire dal salotto.
«Bella, io vi lascio soli. Vado a posare questi in camera tua, okay?» mi domanda Felix.
Annuisco. «Se hai fame puoi chiedere a Kate di preparare qualcosa.» Mi passo una mano sullo stomaco. «Anzi, chiediglielo a prescindere» mormoro facendolo sorridere.
Felix sale le scale e io vado a destra, entrando in salotto e scoprendo Edward e la figura di un uomo e una donna. Mi danno le spalle e non posso vederli, ma quando si voltano li riconosco all'istante.
«Ciao, Bella» mi saluta Carmen, più raggiante che mai.
«Carmen, che piacere vederti» la saluto entusiasta abbracciandola. Mi fa davvero piacere vederla. «Ciao, Eleazar!»
Eleazar mi sorride dandomi un frettoloso ma sincero abbraccio. «Tutto bene?»
«Sì.» Sorrido, posando il mio sguardo sulla pancia ormai enorme della ragazza. «A voi non chiedo nulla» dico ridendo, subito seguita da Carmen.
Si passa una mano sul ventre. «Dovrebbe partorire a inizio settembre, quindi siamo piuttosto agitati. Ma va tutto bene, non potremmo essere più felici.»
«Io e Eleazar dovremmo lavorare fino a tarda sera, quindi ho pensato di invitarli a mangiare da noi» mi spiega Edward affiancandomi.
Annuisco sorridendo in direzione di Carmen.
«Bene. Dai, amico, vieni nel mio studio» ordina tranquillamente Edward a Eleazar che lo segue annuendo.
Rimaste sole, Carmen mi sorride e ricambio il sorriso. Non c'è imbarazzo ed è bello così.
 
«Allora? Come ti è parsa Carmen?» mi chiede stanco ma soddisfatto Edward accarezzando con dita leggere la mia schiena.
E ci credo, dopo l'orgasmo appena raggiunto!
«Dolcissima e simpatica. La adoro» rispondo senza pensarci due volte.
«E lei adora te.»
«Mmh...» mugolo accarezzando il petto meraviglioso di Edward. «Ehi, Edward» lo chiamo, colta improvvisamente da un pensiero.
«Dimmi» mi invita sbadigliando.
«Quando incontrerò i tuoi familiari?»
Cala improvvisamente il silenzio nella camera da letto e mi sento improvvisamente a disagio. Noto però che lui non si è irrigidito...
«I miei sono morti, Bella. Scusami, pensavo di avertelo detto.»
Sento al posto del sangue il ghiaccio nelle vene. I suoi genitori... morti?
«Oddio... e quando?» chiedo trasalendo e alzandomi col busto per fissarlo.
«Qualche anno fa, Bella. Incidente stradale.»
Oh mio Dio... Chi cazzo me l'ha fatto fare di parlare dei suoi genitori? Perché una volta tanto non mi sto mai zitta?! Chissà come deve avermi odiato dopo quest'uscita di merda! E come mi odio io, ora!
«Ehi, Bella, tranquilla. Va tutto bene» insiste lui accarezzandomi una guancia. «Non è mica colpa tua» sussurra. «Non potevi saperlo e io ormai ho superato la cosa» continua.
Scuoto la testa. Non riesco a immaginare come debba sentirsi lui... mi sento male al pensare Charlie a Forks e Renèe in Florida, così lontano da me, figuriamoci se...
«Vieni qui» mi invita facendomi riappoggiare al suo petto. «È tutto apposto.»
È incredibile che sia lui a tranquillizzarmi. Dovrei essere io vista la situazione, invece è lui. «Oh, ho dimenticato di darti una cosa, questa sera. Ma se te l'avessi data con Eleazar e Carmen davanti, molto probabilmente saresti morta d'imbarazzo» mi dice divertito.
Prende da terra i pantaloni che gli ho tolto, estraendone un piccolo astuccio.
Capire di cosa si tratta non è difficile.
«Oh, Edward... non era necessario» lo rimprovero ma con gli occhi che brillano.
Perché sì: non era necessario, ma come può non farmi piacere?
«Sì, invece» afferma sbrigativamente prima di darmi un bacio veloce sulle labbra e poi solo in seguito l'anello di fidanzamento.
Mi riprende fra le sue braccia e io mi lascio accarezzare con tenerezza, osservando quant'è bello il mio anulare ora che ho l'anello del mio futuro marito.
Edward non mi ha preparato una cena, non mi ha bendato gli occhi e non mi ha dato l'anello inginocchiandosi davanti a me, eppure non riesco a immaginare questo stesso momento più romantico.
 
«Lui ha fatto come, ieri sera?!» esclama incazzata Jessica.
Con lei le cose non sono affatto cambiate: ci sentiamo ogni giorno quando possiamo, cercando di incontrarci in un orario decente. Fortuna che il fuso orario non è di molto...
Attraverso Skype, le cose sono più facili: oltre che ascoltare la sua voce, posso anche vedere la mia migliore amica.
«Hai capito benissimo» le dico divertita.
«Ma è assurdo! Io l'avrei lasciato, seriamente» sibila, bevendo poi un sorso dalla sua coca cola.
Scoppio a ridere sapendo che avrebbe risposto così. «Jessy, lui mi conosce, oramai. Sa che preferisco mille volte le cose semplici e spontanee a quelle classiche e organizzate. Davvero, il modo in cui mi ha dato l'anello l'ho considerato più romantico che se m'avesse portato al ristorante e me l'avesse dato lì davanti a tutti» la informo.
Jessica mi fissa senza dire nulla. Alla fine parla. «Tu sei tutta matta, credi a me» borbotta scuotendo la testa.
Ah, quanto mi manca...
 
La vita non potrebbe andare meglio di così.
Dopo quella rivelazione sulla famiglia di Edward, per rispetto al suo dolore, non ho più preso l'argomento. Non sopporto quelle persone che, anche se con la convinzione di far del bene, insistono per farci sfogare. Io, per esempio, se devo piangere devo essere sola. Non voglio nessuno accanto, sola. Edward sicuramente è come me, ho imparato a conoscerlo. E se anche così non fosse, sarebbe scoppiato già fin da subito.
Sono passate quasi due settimane da quando mi ha dato l’anello e se ripenso al modo in cui me l'ha dato sorrido come una scema per strada. Già più volte la gente mi ha fissato come se fossi pazza.
Il telefono squilla e lo prendo senza guardare chi mi chiama. «Pronto?»
«Bella, dove sei?» È Edward e sembra parecchio agitato.
«In giro, perché?» gli chiedo più confusa che mai.
«Dimmi che sei con Felix» mi prega ancora.
Okay, ora sono preoccupata. «Sì, certo che sono con lui. Ma perché, cosa c'è?»
«Digli di portarti al New York Hospital, Carmen sta per partorire» mi informa infine.
«Come?!» esclamo quasi isterica prima di sorridere e annuire come se lui potesse vedermi. «Oddio, sì, ci vediamo lì.» Blocco la chiamata prima che lui possa dirmi altro.
Sono così contenta per Carmen che quasi la invidio! Un bambino, accidenti! Ma c'era qualcosa di più bello?
«Ehi, Bella, perché stai sorridendo?» mi domanda un confuso Felix uscendo dal locale dove era entrato per andare un attimo al bagno.
Velocemente, riesco a spiegargli il tutto pur con frasi sconnesse. Sono la prima a raggiungere la macchina, lui è ancora sotto shock ma fortunatamente si decide a svegliarsi e ad accompagnarmi in ospedale.
Il resto, succede tutto così velocemente che non ricordo nulla. L'unica cosa che ricordo è quella importante, e cioè la nascita di Irina, la più bella bambina che io abbia mai visto. E, ovviamente, i volti felici e sorridenti dei nuovi genitori. La bambina non è nata prematura perché è nata tra trentasettesima e la quarantaduesima settimana di gestazione.
È stata un piacevole regalo per i genitori e una piacevole sorpresa per Edward e me, alla fine.
 
«Sai quando Carmen ha intenzione di fare il battesimo?» chiedo a Edward, la testa sulle sue gambe quella sera stessa.
Osservando interessato la televisione, mi accarezza i capelli pensieroso. «Tra due settimane. »
«Ma non è presto? »
«No, anzi. Eleazar avrebbe voluto battezzarla oggi stesso nella cappella dell'ospedale ma Carmen vorrebbe organizzare un pranzo a bordo piscina a casa loro» mi spiega.
Ovviamente vince sempre la donna.
Sorrido e mi inginocchio sul divano salendo sulle sue gambe. Sorpreso, Edward mi asseconda circondandomi i fianchi con un sorriso confuso sul bel volto. Ma che dico bello?, bellissimo.
Gli circondo il collo con le braccia e gli accarezzo quei morbidi capelli che si ritrova in testa. «Cosa si prova a fare il padrino della bambina del tuo migliore amico?» chiedo divertita.
«È bello. Ma niente in confronto all'avere la tua promessa sposa sulle gambe mezza nuda» sussurra avvicinando le sue labbra sempre di più al mio collo.
Sento la sua bocca mordicchiarmi piano la base e poi farlo con più forza, facendomi emettere un gridolino di eccitazione mista a sorpresa. Senza che io potessi averne la più pallida idea, Edward inizia a farmi il solletico facendomi dimenare sopra di lui urlando.
«Soffri il solletico, allora» osserva senza avere la minima intenzione di smetterla.
«No, ti prego, non lo soffro è che... oddio, lì no! Edward, dai, smettila!»
Parlo e rido, rido e urlo, urlo e penso a quanto sia bello stare fra le sue braccia anche solo in quel modo, senza fare nulla di malizioso o altro. Arrivata a questo punto, mi invidio da sola...
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
   
 
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