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Autore: Krixi19    15/05/2013    1 recensioni
"Alcune amicizie impiegano molto a maturare, [...] altre invece nascono e crescono spontaneamente. L’amicizia tra Chri e i gemelli Weasley apparteneva alla seconda categoria. [...] Forse era stata proprio l’imprevedibilità ad attrarla a loro, [...]. Erano come il vento, liberi, naturali, spontanei e senza regole, non sapevi dove ti avrebbero portato, ma non aveva importanza: l’unica cosa che potevi fare era chiudere gli occhi e lasciarti trasportare. E così lei aveva fatto, per tutti gli anni in cui erano stati insieme."
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La vita non è che l’insieme di momenti, più o meno significativi; questa storia si compone proprio di questo: momenti, aneddoti, episodi, alcuni più collegati tra loro, altri meno, ma che nel loro insieme vanno a comporre l’esistenza di Christine Harvey, di Fred e George Weasley. Un rapporto unico, quasi indescrivibile; una vita intera, tra gioie e dolori, alcuni più grandi di altri.
Perché se c’è una sola cosa certa, è che la vita è imprevedibile.
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«Io non permetterò che ti accada qualcosa. Né permetterò che accada qualcosa a George. E so che lui farà lo stesso con noi. E so anche che tu farai lo stesso con me e lui. Finché staremo insieme, non ci accadrà nulla».
Genere: Angst, Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fred, Weasley, George, e, Fred, Weasley, George, Weasley, Nuovo, personaggio
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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We were nothing like the rest

 

 

 

 

Giugno 1996 – Settimo anno

 

Chri aprì gli occhi, e un dolore lancinante le trafisse immediatamente la testa. Emise un gemito e cercò di mettere a fuoco tutto quel bianco che aleggiava intorno a lei, mentre delle voci le graffiarono le orecchie.

«Ehi, guarda, è sveglia».

«Era ora!»

Dopo qualche istante, finalmente distinse le due teste rosse che vedeva sopra di sé. Riuscì a riconoscere Fred e George, seduti ai lati del letto su cui si trovava lei; riuscì anche a riconoscere le orribili tende dell’infermeria; tuttavia, non capiva perché si trovasse lì lei, né come mai loro non fossero a Diagon Alley.

«Beh?» biascicò, passandosi una mano sulla fronte, umida di sudore. «Che ci fate qui?»

«Che ci fate qui» ripeté Fred. «Carino».

«E noi che siamo rimasti qui tutto il tempo» proseguì George, con fare melodrammatico.

«Mmm?» disse sagacemente lei.

George le posò una mano sulla fronte, come a sentirne la temperatura, e a Chri sembrò gelata; strano, non aveva mai le mani fredde lui. «Come ti senti?» chiese poi George, molto più serio.

«Bene... credo» rispose Chri, tirandosi a sedere lentamente, massaggiandosi la testa ai lati con pollice e indice, mentre alcune immagini ricominciavano a riaffiorare: il Ministero, l’Ufficio Misteri, le profezie, la battaglia, gli incantesimi che volavano ovunque, le maledizioni di Dolohov che la sfioravano, la maledizione di Rookwood che la colpiva in pieno petto, lasciandola senza respiro, e poi il nulla. Aveva l’impressione di aver dormito per giorni e giorni.

«Bene» disse Fred. «E non appena ti sarai ripresa del tutto, vedrai».

Chri lo guardò interrogativamente, mentre George continuava: «Già, parleremo della tua idea geniale: andare dritta incontro a Tu-sai-chi».

«Eh? E cos’avrei dovuto fare?»

«Smaterializzarti e venire a chiamare noi, per esempio» disse Fred con una smorfia.

«E lasciare i ragazzi andare da soli?» chiese lei, incredula. «Non avrei mai potuto farlo. Lo sai benissimo».

«Beh, perché invece la tua idea si è rivelata migliore» disse lui, ironico. «Quanto sei stata ridotta così? Tre giorni? Ottimo piano».

Chri lo guardò stupita, dimenticando ciò che stava per ribattere. «Tre giorni?» ripeté.

George annuì. «Sì, tre. Tu e Hermione eravate quelle messe peggio, ma lei si è ripresa da un po’. Invece tu, beh, no».

«Lo sai che in realtà sei vecchia dentro e non hai il fisico» continuò Fred. «Non...»

«Senti» lo interruppe Chri, mentre le forze cominciavano a tornare in lei. «Sto bene, no? Non è successo niente».

«Sentito, George? Sta bene, lei» disse Fred con sarcasmo.

«Già, e noi che ci siamo preoccupati. Mi chiedo perché ci siamo precipitati qui».

«Me lo chiedo anche io. Ah, no, aspetta, lo so: perché hai rischiato di morire» ribadì Fred, rivolgendosi di nuovo a lei.

«Una cosa da niente, insomma» aggiunse George.

Chri sospirò, sentendosi nuovamente debole. «Mi dispiace avervi fatto preoccupare» disse, andando dritta al punto.

«Non ci hai fatto preoccupare» dissero velocemente entrambi.

Chri inarcò un sopracciglio, sorridendo per la prima volta da quando si era svegliata.

«Okay, forse un pochino» ammise George, sorridendo divertito.

Il sorriso di Chri si allargò. «Ecco. Beh, insomma, scusate, okay?»

Fred e George sorrisero. «Scuse accettate».

«Ma non farlo mai più» aggiunse George.

«Va bene, mamma» ridacchiò lei, poi tornò seria: «Davvero, mi dispiace. Ma non avevo scelta».

«Lo sappiamo» disse George.

«Lo sapete?»

«Già» disse Fred, giochicchiando con noncuranza con le sue dita.

«Continuo a pensare che saresti dovuta venire da noi» continuò George, «ma lo sappiamo».

«Noi avremmo fatto lo stesso» aggiunse Fred.

«Non stento a crederlo» disse Chri, ridacchiando. «Allora» disse poi cambiando argomento, «da quando siete qui?»

Li colse lanciarsi un’occhiata veloce, prima che Fred rispondesse vagamente: «Un po’».

«Un po’ quanto?» insisté curiosa lei.

«Beh, diciamo, all’incirca... tutto il tempo» ammise George.

Chri li guardò, ancora lenta a connettere informazioni e pensieri. «E il negozio?»

Fred scrollò le spalle, mentre George rispose: «Chiuso».

«Come chiuso?»

«L’abbiamo chiuso» ribadì Fred.

«Temporaneamente» aggiunse George. «Il tempo in cui tu ti fossi ripresa».

«Ma...» obiettò Chri. «Non dovevate, non c’era bisogno».

Fred e George sbuffarono.

«Ma, dico, la senti?» disse Fred.

George annuì. «Deve aver proprio dato una botta forte».

«Secondo te» riprese Fred, «dove avremmo dovuto essere, se non qui?»

Chri sorrise senza rispondere: non c’era nulla da dire, avevano già detto tutto loro. Si lasciò scivolare nel letto, sdraiandosi, la mano di Fred ancora stretta nella sua; allungò l’altra mano verso quella di George, poggiata accanto a lei, e la strinse.

«Sapete» esordì, guardando il soffitto bianco; le era sempre difficile esternare i suoi sentimenti, se non nei suoi “sprazzi emotivi” – come li chiamavano i gemelli – che tuttavia spesso la imbarazzavano lo stesso, «mi siete mancati».

Chri non ebbe bisogno di guardarli per sapere che stavano sorridendo.

«Vorremmo ben vedere» rispose George.

«Tu e Lee avevate due musi tanto lunghi!» aggiunse Fred, ridacchiando; si riferiva a quando, il mese prima, lei e Lee erano sgattaiolati ad Hogsmeade attraverso il passaggio della strega orba per incontrarsi con loro.

Chri spostò lo sguardo dal ragno che zampettava sul soffitto agli occhi di Fred. «Beh, certo, senza di voi ci si annoia parecchio» tentò di minimizzare lei.

La verità era che da quando Fred e George erano partiti, le giornate si erano trascinate lente, il tempo pareva non passare mai. Lei e Lee si erano fatti compagnia, tirandosi su a vicenda, ma la tetraggine nell’aria era stata dissipata solo a tratti.

Fred sorrise sghembo. «Sicura che fosse solo per la noia?» la provocò.

Chri sbuffò, distogliendo lo sguardo. «Ovvio che non fosse solo per la noia. Te l’ho detto anche prima».

«Che cosa?» chiese George, con tono innocente, ma Chri sapeva che aveva stampato in faccia lo stesso ghigno del fratello.

Chri sbuffò nuovamente. «Che mi siete mancanti».

«Ma quanto, esattamente?» insisté George, infierendo.

Chri alzò gli occhi al cielo. «Non potete accontentarvi?» disse, spostando lo sguardo su George, poi proseguì, consapevole che si stavano divertendo un mondo, quindi tanto valeva accontentarli e farla finita: «Mi siete mancanti un sacco. Senza di voi non è lo stesso».

«Ci voleva tanto ad ammetterlo?» disse Fred, ghignando.

Chri alzò gli occhi al cielo, poi disse, cambiando intenzionalmente argomento: «A proposito di questo, George, hai visto Frida?»

«Lei e Cat erano qui fino a qualche momento fa» disse lui, «ma immagino non sia questo quello che vuoi sapere».

Chri scosse la testa, sorridendo, consapevole che questa volta era il suo turno di fare domande e farlo sbottonare; sapeva da Frida che si erano tenuti in contatto via gufo, il che, conoscendo George, voleva senz’altro dire qualcosa. Ma Madama Chips decise di interrompere i suoi piani diabolici, con grande soddisfazione di George, e disse ai gemelli di andarsene e lasciarla riposare. Chri oppose resistenza, dicendo che non era affatto stanca, ma il fatto che lo disse sbadigliando non convinse affatto Madama Chips a desistere; intimò loro altri due minuti e se ne tornò nel suo ufficio.

«Ci vediamo presto, okay?» le disse Fred, rassicurandola, come se sapesse esattamente quello che Chri stava pensando – e forse era così.

«Pochi giorni» aggiunse George, sorridendole, poi si sollevò dalla sedia e le sfiorò la fronte con le labbra; Chri gli mormorò un saluto triste, e lui uscì dall’infermeria lanciandole un ultimo sorriso, lasciandosi Fred alle spalle.

«Allora, ti veniamo a prendere in stazione, okay?» le disse, passandole una mano tra i capelli, e lei annuì; Fred sorrise, poi si chinò su di lei e depose un bacio sulle sue labbra. Chri gli passò una mano dietro la nuca, come a trattenerlo, tirandolo a sé; adesso che l’aveva rivisto, non sopportava di lasciarlo andare. Lo sentì sorridere sulle sue labbra, prima che approfondisse il bacio, saggiandola e assaporandola, come se fosse aria.

«Ripensandoci» le soffiò Fred sulle labbra, «penso ci incontreremo prima, a Hogsmeade».

Chri sorrise, poi lo tirò di nuovo a sé, finché Madama Chips non tornò fuori a rimproverarlo e ad allontanarlo.

 

 


Scusate, scusate: sono di nuovo in ritardo. E' che evidentemente non posso avere un attimo di pace. Ma veniamo subito a noi e alle note sul capitolo.

Ho preferito evitare di descrivere nuovamente la battaglia al Ministero: è descritta perfettamente dalla Rowling nel quinto libro e, in questo caso, l'aggiunta di un personaggio non avrebbe cambiato di molto le vicende, dunque ho evitato di essere ridondante, limitandomi al post-battaglia. Anche perché, e sarà importante per il seguito, volevo sottolineare come ancora la pericolosità della guerra non abbia ancora fatto breccia del tutto nella mente di Chri, liitandosi ad essere ancora un concetto quasi astratto, che viene comunque affrontato con coraggio - non sarebbe Grifondoro, altrimenti; ecco perché, ironicamente, sono più preoccupati i gemelli: dopotutto sono loro che l'hanno vista stare male per tutto quel tempo.

Altra cosa: dal momento in cui Fred e George lasciano Hogwarts fino alla fine dell’anno non ci sono uscite ufficiali a Hogsmeade, quindi, quando dico che s’incontrano, è ovvio che lo facciano illegalmente, attraverso il passaggio della Strega Orba.

E direi di aver detto tutto: al prossimo aggiornamento, sperando di essere puntuale.

   
 
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