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Autore: Purple_Rose    15/05/2013    3 recensioni
Cosa succede quando si mettono insieme i personaggi di Inazuma Eleven, Inazuma Eleven Go e un gruppetto di OC in una città chiamata Inazuma?
Me lo chiedo anche io! Ed ecco una possibile risposta!
P.S. ho ricevuto tutti gli OC che mi servivano, grazie!
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il risveglio della Raimon
 

-Poveri ragazzi, che situazione…-. Il flash della macchina fotografica di Haruna fece sobbalzare Aki, facendole prendere contatto con la realtà. Il secondo tempo della partita sarebbe cominciato a momenti e lei, come giornalista ufficiale della Raimon, era lì per assistere e documentare una delle partite più promettenti del campionato. E accanto a lei una mora esagitata non perdeva tempo, scattando foto di continuo come per paura di dimenticare anche un solo secondo di quel momento. Ma per la verde c’era qualcosa di ben più importante della partita…
-… sei preoccupata per Endo?-. Aki annuì piano, stringendosi le mani come in muta preghiera. Quando lo aveva visto svenire le era sembrato di non sentire più il terreno sotto i piedi. Come se qualcosa si fosse rotto nel suo cuore. E quella ferita le doleva come fosse vera, alimentata dalla consapevolezza che il bruno non era sceso in campo per quella seconda fase della partita.
-Haruna, tu credi che Endo stia così male?-
-Dimmelo tu, sei tu che lo conosci da una vita!-. E nella semplicità di quella risposta Aki vide la vera essenza del ragazzo che amava: forte, volenteroso e pieno di voglia di fare. Sorrise rincuorata, sfoderando uno sguardo pieno di speranza.
-Credo… che la sua partita non sia ancora finita.-. Haruna le sorrise, tornando poi a concentrarsi sul campo, protagonista dei suoi scatti ovviamente il suo amato Gabriel, che nella sua impassibilità riusciva a mostrare almeno un filo di preoccupazione. Anche in quella posa era, a suo dire, piuttosto fico.
-Questo posto è libero?-. Aki scostò la sua attenzione distrattamente, venendo solo poi travolta dalla sorpresa: lunghi capelli ramati, occhi freddi e nobili, portamento elegante e principesco. Natsumi Raimon. Proprio accanto a lei.
-C… Certo…-. La rossa prese posto in tutta tranquillità accanto alla verde, portando la sua attenzione tutta sul campo da gioco e, quasi involontariamente, sul numero dieci della Raimon. Accanto a lei il suo solito maggiordomo sembrava essersi volatilizzato e così, con solo la divisa scolastica e vari tifosi sfegatati tutti attorno, dava davvero l’impressione di essere una semplice studentessa. Aki si sorprese molto nel constatarlo, cercando di mostrarsi il più rilassata possibile accanto a una specie di celebrità.
-Signorina Raimon…-
-Sì?-
-I-Io sono Aki Kino, del giornalino scolastico…-. Nemmeno il senso di soggezione per quella figura così importante riusciva tuttavia a distoglierla da quell’occasione unica per un’intervista. –Volevo chiederle se potrei farle qualche domanda circa la partita…-
Natsumi fissò a lungo Aki, mettendola un poco a disagio. Poi, senza alcun preavviso, quel viso altezzoso andò ad addolcirsi in un soave sorriso, che incluse nel suo raggio i tratti degli occhi che parvero illuminarsi di una nuova luce.
-Certo, fa pure.-. La mora scattò all’istante la prima foto, abbagliata come l’amica da quella nuova visione che aveva di Natsumi Raimon. Quella foto significava mostrare quella ragazza sotto una nuova luce, che forse anche le faticava a mettere in mostra. Praticamente aveva appena scattato lo scoop del secolo, e ne era estasiata.
-Bene, allora, lei è molto esperta di calcio?-
-Mio padre lo è, quindi ho inevitabilmente imparato le regole e ho iniziato ad appassionarmi.-
-E… che ne pensa della nostra squadra?-
-Non so che dire. Hanno sempre giocato molto bene, ma oggi hanno qualcosa di strano, non saprei dire come…-. Aki annuì, appuntando la risposta e ripromettendosi di chiedere i dettagli alle manager del club.
-Bene… poi… ha qualche interesse verso qualche giocatore in particolare?-
-… in effetti…-. La rossa lanciò uno sguardo sul campo, sospirando verso l’oggetto dei suoi pensieri. Lo indicò con un solo gesto, quasi a voler nascondere quel sentimento.
-Lui lo conoscete?-
-Vuole dire Lance Kipling? È un ottimo giocatore, anche se un po’ solitario…-
-Solitario, eh?-. Lance… Lance… perché questo nome già mi piace per come suona? Certo che lui è così particolare… mi chiedo come sia di carattere, in fondo l’ho incontrato solo una volta… Kipling… beh, scoprirò chi sei, lo prometto!
-Bene, signorina Raimon, posso farle qualche altra domanda?-
-Certo, e…-. Natsumi sorrise dolcemente. –Chiamatemi pure Natsumi, grazie.-
Aki e Haruna si scambiarono sguardi dapprima sconcertati, poi piacevolmente sorpresi. Forse avrebbero scritto un articolo su di lei, col senno di poi: su Natsumi Raimon e la sua vera faccia.
-Okay… Natsumi!-
 
L’allenatore è sempre stato un tipo strano… ma con questo esagera!
Alexia non nascose le fiamme di rabbia che incendiarie puntavano dritte sul biondo neo-capitano, l’aria spaesata se non sconvolta aleggiante attorno a lui. Nemmeno era ripresa la partita e già non sopportava quella situazione, nonostante apparisse evidente che non avrebbero potuto mandare in campo un tizio svenuto: Endou non era in condizioni di stare in campo.
Anche prendere uno spettatore per caso e infilargli la fascia sarebbe andato bene! Ma lui no!
Inspirò profondamente, mentre la sottile barriera che conteneva il suo furente spirito andava col gonfiarsi e attenuarsi di continuo, minacciosa di rompersi da un momento all’altro. Goenji era riuscito a mandare a quel paese tutto il suo buon senso con il suo atteggiamento, certo non andava in visibilio per quella scelta. Sperava solo non fosse un’arma a doppio taglio.
Cercò di ignorare i suoi pensieri, mentre il gioco riprendeva in quel preciso istante sotto il calcio d’inizio della Kingdragon. Marcò in un attimo l’attaccante, l’ebbrezza del secondo tempo che si faceva viva.
-AURA INFUOCATA!!!-. Nemmeno il tempo di organizzarsi che già i valenti del dragone l’avevano sopraffatta, avanzando con furia cercando il raddoppio.
-DIFESA DI GHIACCIO!!!-. Provvidenziale fu l’intervento di Shirou, che sventò il pericolo e rilanciò in avanti. Alexia ebbe la palla con sua grande soddisfazione, avanzando come una guerriera in territorio nemico quasi sul punto di lanciare un grido di battaglia. Un botta e risposta con Kazemaru prima di vedere la porta sguarnita di fronte a lei.
-TIRO INFUOCATO!!!-
-SCUDO ALATO!!!-. Ma nemmeno le fiamme intense della Black poterono nulla contro il preparato portiere, vittorioso dietro alle sue ali di drago. Un grugnito fece emergere tutto il suo disappunto, ma nessuno ci fece caso: la palla già viaggiava nella direzione opposta.
Intanto Goenji sembrava dimostrare un po’ più di partecipazione rispetto al primo tempo, seguendo la palla ma non riuscendo a farsela passare. Stava correndo attorno a persone che avevano perso fiducia in lui, più come persona che come effettivo giocatore. Certo non poteva dire di essere rimasto sorpreso, anzi, quasi lo sollevava quella sorta di punizione. Ma il disagio maggiore era sentire la lieve morsa della fascia da capitano sul suo braccio. Era il fastidio del non essersela meritata, di averla senza una ragione e nel momento peggiore che si potesse avere. E il peggio era che forse proprio quel pezzo di stoffa rosso era la calamita che attirava gli sguardi gelidi dei suoi compagni. Quella era la vera ragione per cui sentiva un macigno sul cuore.
Ma perché l’allenatore ha voluto farmi capitano? Non ha il minimo senso!
I suoi occhi incrociarono per un attimo quelli cremisi di Willis, calmi e impenetrabili come sempre, forse velati di una lieve sicurezza che non riusciva minimamente ad interpretare. Che quell’uomo avesse un piano ben preciso nella testa?
-Non fare il morto vivente in questa situazione! Ci stanno attaccando!-. La voce di Lance lo riscosse, nemmeno fosse stato un secchio di acqua gelida a farlo. Sobbalzò, venendo sopraffatto dal veloce attacco di tre della Kingdragon, in corsa verso la porta come un carro armato.
Il piccolo Shinsuke non poté nulla contro i tre attaccanti alla riscossa, così come Shìn non fu abbastanza pronta ad accoglierli. La mora digrignò i denti, furiosa con la sua stessa debolezza. Non poteva negarlo: era la discussione avuta con Kidou ad averla traumatizzata a quel modo. Non riusciva ad ammetterlo nemmeno a se stessa: sentire quel velo denso di tensione tra lei e l’occhialuto dissolveva ogni sua sicurezza. Non poteva farcela senza il suo sostegno.
Lo stesso valeva per Kidou, che tra i due aveva le idee più chiare su quale fosse l’effettiva ragioen di quel legame. Per questo a mala pena reagì quando vide gli avversari. Dovette subentrare Gabriel:
-OMBRA LUNARE!!!-. Ma dalla coltre di nebbia nera poté emergere uno dei tre attaccanti, palla al piede e pronto ad affrontare Swan. Questa assottigliò lo sguardo, mentre un velo di ansia le caricava lo spirito. Rapidamente lanciò uno sguardo in panchina: Endou era ancora svenuto a terra. Batté le mani davanti a sé, pronta a ricevere.
Parerò ogni tiro in tuo onore, capitano!
L’attaccante della Kingdragon caricò il destro, mentre un imponente drago blu senza ali e arti seguiva il pallone fino in porta dietro ad un potente ruggito.
-DRAGON CRASH!!!-
-MORSO DEL LUPO!!!-. Nonostante una notevole fatica maggiore l’azzurra ne uscì vittoriosa, rilanciando in avanti e sospirando subito dopo.
Non era il Drago degli Inferi, ma era comunque molto potente. La Kingdragon è forte…
-Mia!-. Mizuka stoppò di petto in buona posizione, trovando Alexia subito pronta accanto a lei. Seguì una rete di passaggi tra le due per trovarsi poi esattamente davanti alla porta, più pronte che mai ad affrontare l’ostacolo. Si scambiarono un cenno di intesa e prepararono il loro tiro.
-LUPO INFUOCATO!!!-. E la loro belva in fiamme accorse, cercando rifugio nella porta avversaria. Ma nemmeno stavolta il portiere fu preso alla sprovvista. Con le mani poste come due mascelle aperte aspettò il tiro, chiudendolo tra esse mentre gli arti prendevano la forma delle fauci di un drago.
-MORSO DEL DRAGO!!!-. Il lupo scomparve, assieme alla potenza del tiro, tra le mani del portiere avversario. Le due attaccanti rimasero a bocca aperta, come il resto della Raimon e gli spettatori sugli spalti, tra i quali fan dei dragoni si alzò un coro festoso.
-Incredibile! Anche il Lupo Infuocato non trova conclusione in rete! Stiamo assistendo ad una vera e propria battaglia, amici ascoltatori! Nessuna delle due parti sembra pronta a mollare! Ma la Raimon è sempre sotto di una rete! Come faranno a recuperare i ragazzi del fulmine? E che cosa ha in mente l’allenatore Willis, le cui azioni ci hanno sorpreso tutti?-.
Tra i ragazzi in casacca giallo-blu nessuno lo sapeva.
 
-Ehm, mi scusi, allenatore Willis…-. Marie si fece titubante davanti allo sguardo perso dell’uomo, che nonostante tutto pareva davvero concentrato sulla partita in corso.
-Dimmi, Storm.-
-Ecco… non le sembra il caso di dire qualcosa ai ragazzi? Mi sembrano… come dire… un po’ sfiduciati…-. Haruhi annuì, così come Tsubomi e Eri accanto a lei. Decisamente era dura starsene in panchina tutto il tempo senza poter fare nulla di concreto per la squadra, ma loro era certe che il loro sostegno non sarebbe stato vano. Certo anche mettendola così il senso di impotenza non se ne andava, così come la certezza del vedere la loro squadra vagare depressa sul campo.
Willis non scostò lo sguardo dal campo, quasi dando l’impressione di non aver sentito nulla. Poi si drizzò sulla schiena, donando finalmente e evidentemente la sua attenzione alle ragazze.
-Non è mia intenzione deprimere la squadra, voglio solo sapere se è in grado di affrontare sfide più difficili di questa. E il solo modo che ho per saperlo è darle la possibilità di mostrarsi forte davanti alle avversità. Se non dovessero farcela, non credo che avrebbe senso continuare ad allenarsi.-. La rosa deglutì. Messo in quei termini dava l’idea che avrebbe diviso la squadra se non avessero vinto la partita. E per come si stavano mettendo le cose, sarebbe stata la cosa peggiore da fare.
-Allenatore… ma noi abbiamo qualche speranza di vincere?-
-Se vuoi la mia opinione, Marie, temo che dovremmo trovare altri impegni il giorno della finale.-. La rosa fece cadere la mascella con l’affermazione di Eri, distaccata e acuta come sempre. Stava appoggiata al lato della copertura che rivestiva la panchina, le braccia conserte e lo sguardo serio. Haruhi e Tsubomi si scambiarono uno sguardo sconsolato, portandolo successivamente sulla bruna.
-Che intendi, Eri-san?-
-Intendo che per quando siano promettenti questi ragazzi, hanno di fronte a sé un muro troppo alto e robusto per poterlo attraversare con le solite tecniche. Se continua così, il Football Frontier possiamo anche scordarcelo.-. Calò il silenzio in panchina. Certo era la conclusione più ovvia da fare visto come la partita si stava mettendo, ma mettere in chiaro la cosa era davvero dura da accettare. Tsubomi guardò Tenma tristemente, il quale non scostava minimamente lo sguardo dalla partita con i pugni tesi, del tutto impotente di fronte a quella scena. Il cuore le si strinse a vederlo così, così come Haruhi si morse il labbro nel vedere Shirou grondante di sudore ma totalmente in balia degli avversari.
La partita stava procedendo davanti ai loro occhi: la Kingdragon attaccava furiosamente come se fosse l’ultimo giorno della loro vita, mentre i difensori in casacca giallo-blu si difendevano con coraggio e forza d’animo, intervenendo sul filo del rasoio per impedire il raddoppio. Gli attaccanti potevano fare ben poco con le poche palle che venivano rinviate a loro; e in ogni caso ogni volta c’erano le ali del portiere a bloccare la via, o il violento morso del suo drago.
Le manager abbassarono tristemente il capo quasi contemporaneamente, rassegnate davanti a quel destino.
-Allora, è così che finisce?-
-… non è detto.-. Un minimo barlume di speranza si accese nei loro cuori. Il mister Willis aveva parlato nuovamente e, sebbene fosse effettivamente in grado di traumatizzarle nuovamente, loro erano aperte ad ogni possibilità.
-Che intende?-
-… Kanzaki, hai detto che la squadra è di fronte ad un muro adesso, giusto?-. Eri alzò il sopracciglio, perplessa.
-Veramente la mia era solo una metafora…-
-Ma è piuttosto azzeccata. Come se si trovassero di fronte a… non so… il muro di un castello, che cela al suo interno qualcosa di prezioso. Per entrare hanno provato di tutto: hanno forzato il muro, lo hanno bombardato, lo hanno preso a bastonate… ma niente sembra funzionare. Cosa si potrebbe fare a questo punto?-. Le ragazze rimasero allibite. Non erano effettivamente certe che quell’uomo stesse effettivamente parlando di calcio. Del resto non aveva mai parlato particolarmente chiaro con loro, su questo non vi era dubbio.
Haruhi pensò ironicamente alla risposta più ovvia.
-Si potrebbe aprire la porta?-
-Esattamente.-. La blu sbarrò gli occhi.
-No, un momento, scherzavo!-
-Ma è così. Basta aprire la porta e il gioco è fatto. Facile, no?-. Marie allontanò lo sguardo dal fratello a terra solo per rivolgerne uno interrogativo sulle altre. Uno scambio di occhiate perplesse rimbalzò in quel gruppetto, fino a trovare conclusione nel vuoto.
-Ehm, potrebbe spiegarlo meglio?-
-Diciamo pure che la Kingdragon è il muro, e la Raimon vuole attraversarlo. Hanno cercato di forzare al massimo la loro difesa, ma non ha funzionato. Hanno attaccato, ma sono stati ripagati con la stessa moneta. Non resta che trovare la chiave.-
-… potrebbe rispiegarlo ancora meglio?-. Willis sorrise furbamente, indicando prima Goenji, poi Kidou.
-Loro. Loro due sono la chiave per aprire la porta. Devono solo rendersene conto.-
 
Dannazione!
Goenji si fermò a riprendere fiato, il viso imperlato di sudore e il respiro affannoso. Attorno a lei i suoi compagni erano nelle medesime condizioni, tanto che alcuni a fatica si reggevano in piedi. Gli attacchi avversari si erano fatti feroci, devastanti, tanto che si chiedeva come avesse fatto Endou a resistere fino alla fine del primo tempo. Ma ciò che la infastidiva, o addirittura riusciva a mandarla in bestia era la consapevolezza che Drake era lì. Fermo. Dall’inizio.
Da quando abbiamo ripreso non si è mosso da centrocampo, non sta facendo nulla! Stiamo letteralmente cedendo sotto i loro piedi e lui non ha ancora mosso un dito! È assurdo!
Posò nuovamente lo sguardo sulla fascia, serrando le labbra. Era ancora insopportabile sentire quel peso, tanto più che nemmeno se avesse avuto davvero le effettive capacità per fare il capitano gli altri lo avrebbe ascoltato. Stava giocando da solo, completamente da solo. E non poteva fare nulla per impedirlo.
Perché… perché sono io il capitano? Non capisco!
Un moto di rabbia salì di colpo dal fondo del suo cuore. Strinse i pugni, sentendosi avvolgere da quel senso d’ira focosa. Era il rancore per quella situazione, per il ruolo immeritato, per il suo comportamento senza scuse, per la sua debolezza, e soprattutto per l’aver tradito la fiducia di chi credeva in lui.
Sono uno stupido! Stupido, e anche codardo per essermi spaventato solo dopo aver visto che Drake sarebbe sceso in campo! Non ho scusanti! Sono stato codardo e traitore! Non mi merito il ruolo di... capitano?... io sono il capitano…
Una strana quanto ovvia consapevolezza colmò qualcosa dentro di lui, un vuoto che non credeva di avere. Alzò lo sguardo in tempo per vedere l’attacco dei dragoni all’opera. Inspirò profondamente, chiuse gli occhi per un istante e li riaprì di colpo, sentendo una nuova energia fluire per tutto il corpo. Lanciò un urlo d’impeto, si lanciò verso l’avversario senza esitazioni e gli rubò il pallone in scivolata, un gesto imprevisto che nessuno in quel campo si aspettava.
-Ma cos…?-
-Dobbiamo segnare, ragazzi!-. Mise un piede sulla palla e assunse uno sguardo deciso, che dal tranquillo e ultimamente intimidito Goenji nessuno si aspettava. Per la prima volta da quando era sceso in campo finalmente gli altri ne avvertivano l’effettiva presenza: il suo carisma, la sua carica, il suo talento. E con la fascia addosso aveva davvero tutta un’altra forma.
-Goenji, ma che ti prende?-. Lance lo guardò senza capire. Il biondo gli sorrise furbo, e allora capì: era tornato l’attaccante formidabile che conosceva. Quindi dovevano agire. -… ho capito. Era anche ora, aveva il cervello spento per problemi tecnici?-
-Zitto e muoviti, che non hai ancora segnato durante questa partita!-. L’albino sorrise maliziosamente, lanciandosi in avanti di colpo e facendosi seguire palla al piede dall’altro. I ragazzi in casacca viola si ripresero dalla sorpresa, riorganizzando la difesa. Ma in quel momento nessuno poté nulla contro quei due, quasi il biondo avesse risvegliato il fuoco che c’era in lui: insieme si tuffarono nel reticolato difensivo scambiandosi rapidi e perfetti passaggi, districandosi con incredibile abilità in quello che sembrava un muro insormontabile.
Davanti alla porta il portiere non sembrava intimidito, ma non sapeva cosa gli sarebbe arrivato contro. Aveva di fronte ghiaccio e fuoco, due diversi poteri, quale avrebbe dovuto parare? Uno scambio di intesa perfetta tra i due attaccanti prima di esplodere nella loro potenza. Il biondo allungò la palla e i due la raggiunsero in contemporanea, calciandola e alzandola in aria. E mentre Lance caricava il destro, Goenji si esibiva in una rovesciata, generando assieme al compagno un tiro dalle fiammanti ali ardenti e indirizzate verso la porta.
-ALI DI FUOCO!!!-. La Raimon guardò estasiata il tiro, già certa del goal. Ma non aveva fatto i conti con la fila di difensori che si allinearono davanti alla porta. Essi furono avvolti da un’aura violacea dal potere antico, e dietro di loro si innalzò un muro di pietra con in cima l’imponente statua di un drago con le corna.
-MURA DI NIDHOGGR!!!-. Lo scontro generò energia, che fece tremare entrambe le squadre. Con grande gioia del fulmine il tiro passò, con grande gioia del dragone il tiro perse potenza e finì tra le mani del portiere. Una palla persa. Ma quella giocata aveva messo entusiasmo a tutta la platea e a tutti i giocatori della Raimon. Non era il tabellone ad averci guadagnato, ma certo l’umore sì.
-La Raimon manca per un soffio! Un tiro eccezionale da parte di Kipling e Goenji viene fermato dalla difesa della Kingdragon, che hanno dovuto sudare sette camicie! Quali altre sorprese ci riserverà questa squadra dalle mille facce? Senza contare il risveglio di Goenji, che come una furia si è lanciato per trovare il punto! Che abbiamo finalmente visto l’entrata in partita di questo formidabile attaccante?-. In panchina riserve e manager esultarono, sugli spalti la folla non nascose la propria gioia e in campo i giocatori finalmente vittoriosi si riunirono. Goenji non sembrava più totalmente in balia delle occhiate dei suoi compagni, al contrario alzava fieramente lo sguardo e sosteneva quello degli altri. Questi lo fissavano in un misto di interesse, indifferenza e perplessità, che avvolgeva tutti attorno a lui.
Il biondo inspirò profondamente, prima di fare un inchino destando lo stupore generale.
-Mi dispiace.-. Alexia batté le palpebre senza capire, scambiando quel sentimento con Mizuka e Shìn.
-Ma… ma dai, non dire così, c’è mancato poco! Per un pelo non riuscivi a…-
-Non è per quello. È per ciò che ho fatto nel primo tempo.-. L’attaccante si drizzò, finalmente pronto a dire ogni cosa. –La verità è che conoscevo Drake fin da quando eravamo piccoli, ed è sempre stato un vero fuoriclasse. Il suo tiro era talmente potente che a soli otto anni dava già del filo da torcere ai più grandi. Pensando che non avevo alcuna speranza contro di lui ero convinto che non avesse nemmeno senso combattere. Così mi sono arreso, e ho sbagliato. Mi dispiace. Capisco se ce l’avete con me.-. I membri della squadra si guardarono tra loro, mentre Goenji teneva gli occhi bassi in attesa della sua “sentenza”. E proprio la persona che più di tutte sembrava avercela con lui gli mise una mano sulla spalla, facendogli alzare lo sguardo.
-Guarda, non è che io ce l’ho con te.-. Alexia gli sorrise sincera. -Certo, mi hai fatto incavolare di brutto, lo ammetto, ma se una persona che ha commesso un torto lo ammette e cerca di porvi rimedio per me è okay. Hai fatto un’entrata spettacolare, da vero campione, quindi direi che sei pulito!-. Il biondo rimase a bocca aperta, vedendo anche come attorno a lui si aprivano sorrisi concordi e veritieri. Tutti la pensavano allo stesso modo. Sorrise anche lui, finalmente libero da quel peso opprimente.
-Grazie, ragazzi.-
-Era ora! Finalmente abbiamo il capitano!-
-Questo no.-. Il biondo accennò con la testa alla panchina. Un bruno dall’aria stravolta si apprestava finalmente a rialzarsi, con sommo sollievo della sorella accanto. La squadra si unì in un sospiro di sollievo. –Il nostro capitano è ancora lì. Io sono solo un sostituto temporaneo.-. I ragazzi sorrisero, annuendo in coro. Goenji poteva percepirlo: finalmente erano di nuovo uniti, finalmente non lo guardavano più con disprezzo. Erano tornati ad essere una squadra.
Quasi tutti, almeno…
-Bene, ora che siete di nuovo pappa e ciccia, non è che potremmo tornare alla partita? Vi ricordo che siamo solo al pareggio!-. Sebbene con il suo solito tono Lance aveva ragione. La squadra riprese nuovamente posto in campo con un nuovo spirito, che sembrava palpabile in aria.
Tanto che anche Drake lo percepì. Sospirò seccamente, fissando gelido il biondo ora sorridente che riprendeva posto in campo.
Tanto non vincerai! Quel portiere insulso non batterà il mio Drago degli Inferi!
 
-Niisan!!!-. Come vide quei due occhi spalancarsi Marie non poté trattenersi dal saltare al collo del fratello. Questo trattenne un mugolio di dolore, stringendo la sorella e cercando di ignorare che praticamente tutto il corpo gli faceva male.
-Bentornato, capitano!-. Le riserve si unirono in un coro festoso, così come le manager. Endou sorrise impacciato, quasi in imbarazzo da quella premura. Non che ricordasse granché del momento in cui era svenuto; era solo certo di averle prese di santa ragione da Drake, il resto era nebbia. Diede uno sguardo al campo, riuscendo a trovare un motivo ulteriore per sorridere: Goenji sembrava tornato in piena forma per come si muoveva, e la squadra si muoveva secondo i suoi ordini sebbene non precisi come quelli di un vero regista. In fondo non era importante ciò che era successo mentre era svenuto: la squadra era in forma, quello per ora bastava.
-… Kidou e Shìn, invece…-
-Niente da meno dal loro capitano. Hai centrato subito il problema.-. Sobbalzò lievemente. L’allenatore Willis non gli era mai parso un tipo particolarmente loquace, perciò quella frase stranamente lunga e quasi ironica lo aveva sorpreso. Ma gli occhi gelidi dell’uomo tradivano una certa premura: sembrava che si fosse messo in moto per la squadra già da un po’. Non lo aveva mai visto così attento prima d’ora.
-Loro non hanno fatto progressi, è un peccato.-
-So che è successo qualcosa che li ha divisi, per questo lo schema non funziona. Goenji se la cava, per il momento, ma è un attaccante e non un regista. No, ci serve la loro azione combinata per uscirne fuori.-
-Che cosa ha in mente, Allenatore Willis?-. L’uomo sorrise, forse per la prima volta da quando Endou lo conosceva.
-Direi che è ora di scendere in campo, capitano.-
 
-La partita prosegue più accesa che mai, signore e signori! La Kingdragon attacca feroce come sempre, ma sembra che la Raimon abbia trovato un equilibrio per respingerla! Mancano ormai venti minuti alla fine della partita e i ragazzi del fulmine hanno ancora un punto dietro di loro! Ce la faranno?... sostituzione per la panchina della Raimon! Vediamo che si avvicinano il neo capitano Goenji e Nishizono, che vogliano cambiare membri così importanti?!... Goenji torna ora in campo e al posto di Nishizono entra… Endou!!! Come libero?!-
-Endou!-
-Capitano!-
-Sei tornato!-. Fu come sentire un vento di aria fresca durante una giornata torrida. Visi gioiosi e pieni di speranza accoglievano il difensore, calzante nella divisa da difensore numero 20 e finalmente pronto a tornare in campo. E poco importava in quale ruolo giocasse, poco importava se non avrebbe potuto giocare al massimo per via delle sue condizioni fisiche: bastava solo che fosse lì assieme a loro.
Goenji posò una mano sulla spalla destra ora completamente libera, sospirando. Il suo ruolo era l’attaccante, non avrebbe potuto prendere il posto di Endou.
Il bruno sorrise nel suo modo ormai solito, fissando uno per uno i suoi compagni di squadra.
-Ragazzi, scusate se vi ho fatti aspettare. Ora che sono tornato, vedrete, riusciremo a vincere!-
-Sì!!!-
-So che è successo qualcosa mente ero svenuto. Dei diverbi, incomprensioni, o cose simili…-. Goenji annuì ormai rasserenato, mentre Kidou si sentì punto nel vivo come Shìn, i quali ancora non si degnavano di uno sguardo. Il capitano fu furbo a non fare nomi, facendo immaginare a chi si riferisse. –Non dirò che cosa è importante o chi ha ragione, e nemmeno qualcosa che vi tiri fuori dai guai. Vorrei solo che ricordaste chi sono per voi le persone che ora vi sanno accanto, che vi apprezzano per ciò che siete e che vi hanno sempre sostenuto. Tenete a mente questo: le persone a cui volete bene sapranno ricambiare questa premura.-. Lasciò qualche secondo di silenzio, in modo che ognuno assimilasse bene le sue parole. Sapeva che Goenji aveva ormai la coscienza pulita, che Kidou era una persona intelligente e che Shìn era un tipo in gamba almeno quanto l’occhialuto. Non c’era bisogno di altro.
Allora alzò il pungo al cielo, gli occhi brillanti. Ora contava solo la vittoria.
-Ragazzi! Vinciamo!!!-
-Sì!!!-. E così la Raimon si rimise in moto, pronta come non mai a contrastare i dragoni in arrivo. Questi si prepararono ad attaccare come sempre, avanzando sempre con maggiore fatica. Come biasimarli: Mizuka e Kazemaru si erano messi in coppia per marcare strettamente ogni attaccante in vista, in modo da impedire il passaggio. E con la stessa grinta messa per il goal Goenji rubava palla, avanzando in cerca del goal della vittoria. Tuttavia ogni volta veniva messo k.o. dalla difesa avversaria. Qualcosa ancora non andava nel loro meccanismo d’attacco, e la cosa gli rodeva il fegato. Pure Lance tentava di avanzare, ma nemmeno uno con la sua abilità ce la faceva da solo contro tutti quei giocatori allenati. Serviva un’azione precisa e programmata. E tutti sapevano chi poteva darla.
Intanto Kidou era ancora fermo in difesa, come scosso dalle parole di Endou. Certo non l’aveva specificato, ma era evidente che si stava riferendo a lui con quel discorso. Quel muro che lo separava da Shìn era insopportabile, qualcosa di quasi soffocante, e lui voleva davvero fare la pace con lei. Ma temeva di peggiorare la situazione com’era successo all’intervallo del secondo tempo. Quel “Kidou, sei uno stupido!” era stato più doloroso di essere trapassato da un pugnale in pieno petto, e faceva ancora tremendamente male. Non avrebbe potuto sopportarne un altro.
… però… però, anche se ho paura, non posso lasciare le cose come stanno. È meglio sperare che mi perdoni e buttarmi, piuttosto che rimanere nella certezza che tentare porta dei rischi! E poi… se quello che Endou ha detto è vero… “le persone a cui volete bene sapranno ricambiare questa premura.”…
Prese un’enorme boccata d’aria, cercando di segregare la paura in fondo al cuore e tirare fuori un coraggio che non possedeva. Percorse quella breve distanza con il cuore in gola, approfittando di Alexia che tentava l’assalto nella metà campo opposta. Avvicinò la mano con cautela, picchiettò appena sulla spalla e, appena si assicurò la sua attenzione, abbassò lo sguardo.
-Mi dispiace. È vero, hai tutte le ragioni del mondo per essere arrabbiata, ho usato parole ingiuste con te! Non è affar mio giudicare le persone con cui ti piace uscire o con cui ti vedi, anzi, tu sei libera di fare solo ciò che vuoi! Mi fido di te e del tuo giudizio, e se hai scelto quel Mark allora sono certo che sia una persona meravigliosa! Sono uno stupido, proprio come dici tu, e credo che…-. Non riuscì a dire altro. Ogni parola gli era morta in gola quando aveva sentito il corpo della ragazza in contatto con il suo, in un caldo abbraccio. Avvampò di colpo, cercando di nasconderlo al meglio delle sue possibilità e godendosi per un istante quel momento, in cui la percepiva così vicina.
Shìn si allontanò poco dopo, radiosa come non mai. Bella come non mai.
-Anche io sono stata ingiusta con te! Eri solo preoccupato per me, sei stato davvero carino! Grazie Kidou!-
-Allora… pace fatta?-. Batterono i pugni, finalmente sorridenti.
-Pace fatta!-. Con un solo gesto la mora attirò l’attenzione dei difensori e dei centrocampisti, parlando rapidamente di qualcosa. Fu una gioia ascoltarla: era uno schema. E anche preciso come solo lei e Kidou sapevano farne. Finalmente erano tornati in partita.
Shìn fulminò gli avversari con gli occhi, tirando fuori uno spirito combattivo che per troppo tempo aveva oppresso. Ora che aveva il suo geniale compagno regista, nessuno poteva fermarla.
-Andiamo a vincere!-
 
Okay, okay, ho diversi punti di cui parlare
-ho di nuovo aggiornato con un ritardo colossale, gomennasai! Giuro che mi dispiace da morire, e per essere tornata ringrazio Light Blue per avermi esortata a continuare questa fic! Grazie! Questo capitolo lo dedico a te!
-il titolo è identico a uno degli episodi dell’anime. Me ne sono accorta solo a capitolo finito, ma mi pareva calzante e non me la sono sentita di toglierlo! ^^”
-sto tirando questa partita molto per le lunghe, e dire che mancano venti minuti! Beh, vedrò di organizzarmi! In ogni caso spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento!Okay! La Kingdragon è forte, ma ora tornano in campo Goenji, Kidou, Shìn e pure Endou! Per la mia cara squadra del fulmine ho in serbo altro ancora, state a guardare! Mi sa che questa fic la finirò tra mille anni… pazienza! ^ ^
Grazie a tutti coloro che recensiranno e a quelli che seguon la storia nonostante i miei ritardi assurdi! Vi ringrazio!
Alla prossima! Ciao!
Purple_Rose 

  
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