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Autore: Finitem_    15/05/2013    24 recensioni
La vita di Louis è uno schifo: suo padre ha tradito sua madre con l'insegnante di francese di sua sorella causando il divorzio, ha dovuto cambiare casa, scuola, città, nessuno lo vuole come amico, i soldi sono pochi, la casa è piccola, sua madre è appena uscita con un uomo per la prima volta dopo mesi e le sue sorelle non sono in casa.
E' solo, come sempre.
Decide allora di fare una scenata al padre, reo di tutto quello che sta passando, e per darsi coraggio si beve qualche birra di troppo, prima di salire in macchina diretto verso la sua vecchia casa.
Harry Styles si sta invece apprestando a tornare a casa dopo una giornata di scuola, lo stomaco gorgogliante, l'acquolina in bocca, il pensiero fisso sulle lasagne della mamma, che già in tavola attendono il suo arrivo.
Cala il buio e basta un attimo: uno schianto, una vita segnata dal senso di colpa, l'altra appesa a un filo.
Niente sarà più come prima...
*Larry Allert, don't like don't read, don't ship don't rompere i coglioni*
** Vagamente Punk!Louis&FlowerChild!Harry, se volete leggerla in quell'ottica**
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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L'ambulanza scivolava sulla strada, illuminando con la sua sirena di morte la notte.
Al suo interno gli infermieri si affaccendavano attorno al corpo del ragazzo, innaturalmente rigido, come una bambola di plastica.
I monitor suonavano impazziti, scandendo il ritmo dei medici che si affollavano nell'angusto spazio, intubando il paziente.
Una volta calmato il ritmo frenetico di morte, l'infermiera si sistemò una ciocca di capelli dietro l'orecchio, annuncinado:
"Dottore, le sue condizioni sono stazionarie adesso"
"Comunque non mi fido, prima arriviamo in ospedale, meglio è per lui"
Mentre la folle corsa verso la vita continuava, l'infermiera fissava il volto pallido e insanguinato del ragazzo, che conservava un' espressione spaventata e stupita insieme, gelata sul suo volto come una fotografia istantanea.
"Peccato" sospirò la donna, accarezzandogli il volto "Così un bel ragazzino..."
Chissà quanti anni aveva. Tredici? Quattordici?
Come suo figlio.
Il paragone la colpì ancora di più, spingendola a domandarsi che tipo di madre sedeva sul divano, in ansia per il figlio, mascherano il timore in rabbia, pregustando con veemente speranza il momento in cui sarebbe tornato a casa e lei, sollevata, avrebbe fatto una sfuriata per scaricare la tensione.
Chissà dove andava a scuola, se aveva una fidanzata, fratelli o sorelle, perchè il destino lo aveva portato su quella maledetta strada a quell'ora e perchè aveva lasciato che un ragazzino senza colpa venisse rovinato dalla follia di un pazzo ubriaco.
"Credo che dovremmo scoprire chi sia" aveva sussurrato la donna, rivolta più a se' stessa che al medico, che indicò lo zaino nero dell'eastpack sporco di terra e il bomber ormai ridotto a brandelli.
Eastpack. Un altro tuffo al cuore. Tutti i ragazzini ne avevano uno, andavano di moda quell'anno.
Se ne vedevano dappertutto quando accompagnava il figlio a scuola.
L'infermiera frugò nello zaino, estraendo libri di scuola, quaderni, astuccio, penne...
Del cellulare neanche l'ombra.
La sua attenzione venne catturata dal diario gonfio e spiegazzato, sulle pagine appunti come "Verifica di biologia" "Esercizi pag 969" " -34 alle vacanze"...
"Penso che l'abbiamo identificato" esclamò il medico, raccogliendo da terra il portafoglio ed estraendone la carta di identità: lo stesso ragazzo, il viso lucido senza tracce di sangue, sorrideva vivace al fotografo, mettendo in evidenza le fossette.
"Harry Styles, anni 14, studente"
L'infermiera alzò lo sguardo dal diario col cuore stretto, augurando a Harry tutta la fortuna del mondo.
Ne avrebbe avuto bisogno.













Fissava il bianco asettico della parete della stanza dell'ospedale, cercando di ignorare i singhiozzi soffocati di sua madre, che sedeva di fianco al letto.
Se da brillo aveva trovato il pianto disperato di sua madre irritante e fuori luogo, in quel momento, dolorosamente lucido, gli veniva voglia di unirsi a lei.
Aveva ucciso una persona.
Se lo ricordava, anzi, l'immagine non voleva andare via: due enormi occhi verdi che fissavano spenti la luna, nascosti da una maschera di sangue e dolore.
Ed era tutta colpa sua.
Se in primo luogo non avesse bevuto, se non avesse preso la macchina, se non fosse stato così idiota e immaturo...
Il dolore alla testa raggiunse l'apice con delle fitte che lo fecero gemere dal dolore e dal rimorso.
"M-Mamma!"
La donna prese la mano del figlio.
"Come stai? Senti dolore?"
"Mi fa male la testa" disse il ragazzo con una smorfia, cercando di girarsi su un fianco per guardare la sua interlocutrice.
"Stai fermo" lo aveva rabbonito lei "Hai una commozione celebrale, non devi fare sforzi"
Nella stanza era calato il silenzio, rotto solo dai passi felpati delle infermiere che facevano su e giù nel corridoio.
"Mi hai fatto così tanto preoccupare!"
"Mi dispiace"
"Ma cosa diavolo volevi fare eh?!" il tono della ex signora Tomlinson da compassionevole era diventato furente " Se non avessi pestato la testa ti prenderei a sberle!"
"Non lo so... Volevo..."
Sua madre lo fissava con un aria famelica: era affamata di giustificazioni, di spiegazioni... Voleva capire cosa avesse spinto il figlio, così maturo, giudizioso e assennato a compiere un gesto così sconsiderato e scellerato.
Soprattutto alla luce delle conseguenze.
"Volevo... Andare da papà. E fargli una scenata. E' tutta colpa sua: è colpa sua se fai i doppi turni, se a casa non ci sei mai, se le gemelle devono mettersi i vecchi vestiti di Lottie, se la mia nuova scuola fa' schifo..."
La donna aveva ricominciato a singhiozzare.
"Volevo solo che lo sapesse"
Poi improvvisamente, il pensiero che aveva cercato di tenere fuori dalla sua testa e l'angoscia che l'accompagnava l'aveva soffocato, impedendogli di parlare e perfino di respirare.
Doveva sapere.
Cosa aveva fatto.
"Mamma... Credo di aver... investito un ragazzo. Non volevo, t-te lo giuro. N-non l'ho visto... Io..."
Sua madre si era coperta il viso con le mani, sovrastando le sue parole col suo pianto, impedendogli di continuare.
Sembrava così vecchia, nonostante fosse ancora vestita elegante per l'appuntamento.
Così stanca.
"C-come sta?"
"N-Non lo so..."
"Ma è... Vivo?"
La donna aveva annuito, parlando attraverso gli spiragli tra le dita.
"Lo hanno portato in rianimazione poco fa'. Dio Louis, era solo un bambino..."
Lo stomaco del ragazzo si contorse violentemente.
Era un potenziale assassino, adesso.
Un criminale.
"Dovrai essere processato. Dobbiamo trovare un buon avvocato, chiamare tuo padre..."
"Non m'importa. E' colpa mia. Mi merito qualunque posizione vogliano darmi. H-ho ucciso una persona..."
La gravità dell'accaduto colpì Louis in pieno petto, mozzandogli il fiato e opprimendogli la gola.
Si sciolse in singhiozzi, unendosi alla madre in un abbraccio affranto, in cerca di una rassicurazione che un unico gesto sciagurato aveva spazzato via.
E in mezzo a tutta quella desolazione , un unica speranza illuminava i loro cuori.
Il ragazzo era ancora vivo, non era morto. Per ora.





Due reparti più in la' Gemma ed Anne Styles si stringevano in un abbraccio che sapeva di morte e distruzione.
Medici facevano avanti e indietro dalla sala operatoria, la luce rossa brillava sulle piastrelle opache, pesando sulle loro teste come un macigno.
Era stato uno shock.
Anne era sotto la doccia, mentre la figlia in salotto, china sui libri, intenta a prepararsi per un importante esame.
Era squillato il telefono, e la ragazza, irritata dall'interruzione, si era alzata per rispondere.
"Pronto?"
"Buonasera, sono il dottor Collins, chiamo dal St Barbara Hospital. C'è stato un incidente automobilistico e il signor Harry Styles è ricoverato presso di noi. Al momento si trova in camera di rianimazione. Lei è una parente?"
La ragazza aveva sentito le dita, ancorate attorno alla cornetta, diventare gelide e scivolose, e la stanza era diventata sfocata sotto i suoi occhi, spalancati per la paura.
"La sorella"
"Recatevi qui appena possibile, grazie"
Sentiva il cuore che le pulsava il sangue nel petto, che le rimbombava nelle orecchie, impedendole di sentire alcunchè.
Aveva riattaccato, appoggiandosi al muro per raccogliere le forze e realizzare, prima di spiccare una corsa disperata al piano di sopra a informare la madre.
Un dottore era venuto verso di loro, facendole entrambe scattare in piedi all'istante, come due soldati davanti al caporale.
Non erano riuscite a formulare neppure una domanda.
"Ha appena superato un arresto cardiaco, ed ora è stabile. Purtroppo dalla risonanza magnetica si è evidenziata la presenza di un ematoma cerebrale, da tenere sotto controllo. Per questo motivo abbiamo proceduto alla sedazione farmatologica e invitiamo alla massima cautela"
La madre si era lasciata cadere sulle seggioline di plastica, una mano premuta sul cuore e i singhiozzi ormai intrattenibili.
"Mi dispiace"
Il dottore le aveva stretto la mano, prima di allontanarsi per la corsia, tutto affaccendato e curvo per le troppe ore di lavoro.
Avevano aspettato un' ora, un'ora intera, passata nel limbo, terra dei vivi e dei morti, per sapere così poco.
Non sapevano che l'attesa sarebbe diventata, da quella sera in poi, una costante della loro vita, che si sarebbe insinuata lentamente, subdolamente, come l'acqua che erode le montagne, dentro i loro cuori, rinchiudendole in una prigione a metà strada tra la speranza e la disperazione.
Intanto, come in una favola, Harry Styles, ignaro dei drammi che si svolgevano a pochi metri da lui, riposava in un lettino morbido e bianco, come la principessa vittima di un crudele incantesimo, condannata a un sonno lungo 100 anni che aspettava solo il bacio del suo bel principe, per svegliarsi.






Angolo Autrice *-*
Ho deciso dopo molto tempo e soddisfacenti recensioni positive, di continuare la storia :)
Vorrei quindi ringraziare larrjshug che era convinta che Harreh fosse morto (non istigare il mio angst please lol) maybepunky che è sotto shock e le ho fatto guadagnare almeno 2 anni di analisi, 2directioners, onedpassjon e OneDlover entrambe molto impazienti per il seguito e io le ho fatte attendere tipo tre mesi ( shame on me) la mia mogliettina Ellie che mi segue in trasferta ovunque (olè olè olè olèèèèèè olèèèèè olèèèèè XD) Vivian, Erica e Domenico ( che non so come abbreviarlo XD Dome? Nico? Meni? Mimmo?) che mi hanno spronato a far diventare questa FF da un OS a una long e quindi ve la dovete prendere con loro, My heart is broken che non ha idea di come questa FF andrà avanti, ma nemmeno io se è per questo, e Lola, che presto avrà le sue scene Larry, deve solo aspettare :)
Spero sarete soddisfatte da questo secondo capitolo e che recensirete nonostante il mio COLOSSALE ritardo.
#muchlove
Cami
  
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