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Autore: Selenis    15/05/2013    2 recensioni
Salve a tutti voi che siete stati rapiti dal titolo di questo, a mio parere, strampalato groviglio di storie. Questa storia racconta la vita di alcune persone, vite che a mano a mano si sfioreranno tra loro. Scriverò una storia alla volta, una per ogni personaggio protagonista e ringrazio già in anticipo le anime pie che leggeranno. Buona Lettura!
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Vi siete mai chiesti che vita abbiano le persone che quotidianamente sfiorano la nostra esistenza? Magari quella ragazza che là in fondo al vagone della metro fissa il finestrino con gli occhi lucidi, quella vecchietta che dorme nella sala d’attesa dell’ambulatorio, quel bambino che piange e quella madre che lo tira con violenza. Io si, e tutto parte da questa domanda, che vita hanno gli altri? Adesso mi trovo davanti alla scuola del quartiere, la ricerca inizia. Vedo non lontano da qui una ragazza, sta camminando velocemente verso il cancello d’uscita. Iniziano i giochi. Camilla. Camilla è il mio nome e pagherei con l’anima per non essere io. Mi sento la gola acida e il respiro corto, non so se mi venga più da vomitare o da piangere, ma sento bruciare sia stomaco che occhi per cui penso tutti e due, con le lacrime agli occhi non riesco a vedere bene la strada davanti a me “Ehi, guarda dove vai ragazzina!” mi sento le ginocchia tremare “S-scusi” i singhiozzi si stanno facendo sempre più forti, quasi non respiro. Continuo a strofinare il viso con la mano, ma sono un fiume in piena. Vorrei prendere almeno il cellulare e chiamare qualcuno, ma le mie mani tremano troppo. Non riesco a pensare, non riesco a parlare, mi sento morire dentro. Andare a casa sarebbe la soluzione peggiore, mio padre protettivo com’è andrebbe fuori a sparare a tutti i ragazzi nella scuola solo per avermi visto in queste condizioni. Il verbo “scappare” è il solo motivo per cui le mie gambe stanno continuando a camminare, vorrei volare e chiudermi in una coperta di nuvole con i raggi del sole a seccare ogni piccola lacrima, ma non è possibile, quindi vado nell’unico posto dove “restare” diventa l’unico desiderio. La sabbia è fresca oggi, finalmente inizio a tremare di meno a mano a mano che inalo l’aria di mare. La spiaggia è il mio rifugio segreto, non giudica, ti accarezza i sensi e ti illumina con quei meravigliosi dipinti che crea nel cielo, e poi non cambia mai. C’è sempre la stessa sabbia, le stesse onde che ti sfiorano le dita dei piedi e la stessa acqua salata. E’ tutto quello di cui ho bisogno quando capisci che niente può darti pace. Sola, a camminare lungo la riva del mare, a scappare da tutto, anche da me stessa ecco in che situazione sono finita, anche se mi chiedo disperatamente..come ci sia finita. A volte è incredibile la facilità con cui la vita possa strapparti dal petto le piccole briciole di felicità che tieni strette come fossero parte del tuo sangue. Eccomi, sono viva in questo momento, ma fredda come un cadavere e ora più che mai quelle onde vorrei sentirle nei miei polmoni, tutto di me è morto a parte la pelle che abito. Ho avuto la mia solita giornata, nulla di particolarmente diverso da solito, e adesso invece segnerò sulla pelle ogni minuto di questa maledetta giornata. Prima di scappare via di corsa, stavo parlando con Giorgio, un mio compagno e quella conversazione ha cambiato per sempre la mia vita. “Riccardo sta peggiorando” ecco le parole che sento ancora bruciare in ogni piccola fibra del mio corpo. Sto cercando in un cumulo di polvere, qualcosa che mi dica cosa devo fare, sto cercando la forza di andare in quelle quattro mura bianche a tenere stretta la sua mano e combattere con la persona con cui voglio passare il resto della mia vita, ma non posso. Vorrei arrivare con lui a passeggiare lungo la riva come questa anziana coppia che dolcemente sta passando davanti a me, sono così leggeri e tranquilli nel loro camminare e si tengono la mano come se le loro mani fossero nate unite, come fossero una sola anima, ma la mia metà è distesa su un letto d’ospedale. Il mio corpo non riesce a sopportare questo dolore, sto crollando di nuovo, la signora mi ha appena sorriso.
  
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