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Autore: Rixbob    15/05/2013    7 recensioni
[I Dannati di Malva]
Questa fan fiction è il continuo del libro "I dannati di Malva" di Licia Troisi.
Parte presa dal primo capitolo:
Quando sono sceso qua sotto ero Telkar, il mezzosangue cresciuto con gli umani, il primo mezzosangue che era diventato una Guardia, la spia che si era offerta per porre fine agli omicidi che infestavano Malva... ora sono Zeno, il Mezzosangue. Non mi vergogno più di esserlo. Voglio essere un mezzosangue, ne vado fiero.
La mia sarà una guerra di parole, di verità sussurrate, di ribellione silenziosa.
Darò vita a una rivolta, che porterà finalmente gli uomini e i Drow a vivere insieme, in pace, senza schiavi e padroni.
Questo è quello che voglio fare, questo è quello che farò.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Capitolo 3
Verità
Guardai il ragazzino con dolcezza, mentre continuavo a lavorare. Era proprio come Lavio, quando aveva cominciato ad uccidere. La frustata arrivò violenta ed inattesa. La stessa Guardia che aveva frustato me, adesso fustava quel ragazzino. 
Decisi d'impulso, senza pensare.
-Non frustarlo!- urlai alla Guardia -Non frustarlo! Sono stato io! Sono stato io a distrarlo dal lavoro! Non frustarlo!-
La Guardia mi guardò come se fossi pazzo, poi sorrise malevolo. Sapeva benissimo che non era colpa mia, ma perché non sfruttare un occasione così bella?
-Ah davvero? Sei stato tu, mezzosangue?- disse, mentre la frusta si tuffava velocemente sulla mia schiena, coperta solo da una sottile camicia. Il dolore fu atroce, ma lo accolsi come una carezza. Se non mi fossi offerto volontario, la vittima di quella tortura sarebbe statp un ragazzino indifeso, con la sola colpa di aver avuto un attacco di tosse.
La Guardia rise spudoratamente vedendo il mio dolore -Questo era per farti capire chi è che comanda qui!- si rivolse al ragazzino -E questo è perché non sei neanche capace di prenderti due frustate meritatissime!- rise, la frusta si abbetté sulle spalle nude del ragazzo per ben quattro volte. 
Poi la Guardi si allontanò, il suo turno era finito; mentre a noi toccavano ancora un numero indeterminato di ore di lavoro.
*****
Mi sorpresi quando rividi il ragazzino nel mio dormitorio, solo qualche "letto" più in là. In effetti erano già un paio di giorni che Dastio, l'anziano Drow che abitava quel letto, non si faceva vedere.
Mi si avvicinò poco dopo la cena, quando fummo tutti alla taverna, mi aveva riconosciuto.
Non appena mi arrivò davanti il suo viso si aprì in un gran sorriso .Ciao! Ti volevo ringrazioare per quello che hai fatto oggi, sei stato... gentile-
Gli sorrisi debolmente, possibile che non mi avesse riconosciuto? -Mi sembrava la cosa giusta da fare, non devi ringraziarmi. E poi, non sono neanche riuscito a evitarti le frustate...-
-Almeno ci hai provato! Non preoccuparti!- sorrise, poi cominciò a squadrarmi, era arrivato il momento -Ma io ti conosco...- Infatti - Ma si, ora ricordo! Tu sei Zeno! Sei venuto alla fornace del miravar qualche tempo fa! Ti ricordi di me? Sono Millo! Hai dormito vicino a me quando sei andato alle fornaci!-
Sobbalzai un attimo, si mi ricordavo: quando ancora mi costringevo a sentirmi come loro ero andato un paio di volte alle fornaci del miravar, una volta avevo anche dormito lì... era stato allora che avevo lo incontrato, era stato lui, inconsciamente, a darmi la soluzione al problema.
-Si, certo che mi ricordo! Ma come mai ti hanno spostato qua?- chiesi, anche se conoscevo già la risposta
-Dastio mi ha sostituito alla fornace... ma malato per com'è non durerà molto- disse
Non puoi neanche immaginare quanto hai ragione... pensai
-Tu invece? Hai raccolto altre informazioni sul miravar?- mi chiese all'improvviso. Alzai la testa di scatto e lo guardai fisso, lui sembrò riconoscere la mia agitazione, infatti disse -Quando sei venuto eri molto curioso, ho pensato che avresti voluto altre informazioni...-
-Si, è così- disse, un po' più rilassato, ma non di molto -Non hai idea di cosa ho scoperto-
-Dimmi tutto- disse avvicinandosi con fare cospiratorio, probabilmente credendo che stessi scherzando
-Ai Piani Alti- cominciai, lanciando uno sguardo preoccupato al soffitto umido - lavorano il mir...-
-MILLO!- urlò Carea -Che stai facendo! Non devi ascoltare questo traditore!-
-Ma Carea, stavamo solo parlando!- ribatté il ragazzo
-Non mi interessa cosa stvate facendo!- mi lanciò un occhiata ostile -Non devi parlargli!-
-Invece io...-
Sentì la rabbia crescermi nel petto, quella non era la guerra di Millo, era la mia, ed ero io a doverla combattere -Non prendertela con lui- dissi
-Non osare proferir parola! A te ci penserò dopo!-
-Non prendertela con lui- ripetei, alzandomi in piedi e andando verso di lui. La taverna si zittì mentre mi avvicinavo a lui -Non prendertela con chi non fa niente di male- dissi
Ero a pochi centimetri da lui, il suo respiro sapeva di alcol. Caricò un pugno ma, forse per l'alcol, forse per la sua poca atleticità, non mi venne difficile fermarlo. Lo spinsi indietro, quello per poco non perdette l'equilibrio. 
Adocchiai uno dei pochi tavoli vuoti e mi ci avvicinai, tutti si spostavano al mio passaggio, impauriti; non ci feci caso, per fare quello che avevo in mente di fare avevo bisogno della massima sacralità possibile. Salì sul tavolo.
Dalla mia posizione sopraelevata vedevo tutti, mi guardavano tutti curiosi, Millo era scioccato, non capiva, Carea era livido di rabbia.
Feci un respiro profondo e cominciai il mio discorso -Sapete tutti chi sono. Sapete tutti la mia storia. Sapete tutti quello che ho fatto... MI avete affibbiato il nome di Traditore, e forse all'inizio lo sono stato- li guardai tutti, ad uno ad uno - Ma ora non sono più quella persona. Adesso sono dalla vostra parte-
-Menzogne- urlò qualcuno, seguito a ruota da molti altri. Li fermai tutti con un gesto della mano.
-Sono dalla vostra parte, perché ho visto e ho capito ciò che gli uomini vi fanno, ciò che gli uomini ci fanno. Per tutta la mia vita a Malva credetti che i Drow fossero esseri impuri, rozzi, che portandoli via dalla foresta li rendessimo civili, li rendessimo partecipi della nostra superiorità. Mi abituarono a pensare questo, fin da piccolissimo, mi resero cieco di fronte a una realtà evidente. Quando sono venuto qua, sono venuto sotto le vesti di spia,  vero, lo ammetto. Ho fatto cose orribili, ma non posso dire che me ne dispiaccia, perché se non fossi stato tale non avrei mai saputo la verità: su di voi, su Malva e sul miravar. 
-Il mio compito era quello di scoprire chi fosse l'assassino Drow che girava per Malva. Ci riuscì, ma scoprì una cosa ancora più importante- tutti i presenti pendevano dalle sue labbra. Perfetto -Qui ci fanno azionare ponti, fornaci, tutte le macchine che fanno funzionare Malva, ma ci fanno lavorare anche nella fornace peggiore di tutte: la fornace del miravar, una pietra molto di moda ai Piani Alti, quando andiamo in quelle fornaci azioniamo i macchinari che permettono agli uomini di lavorarlo. E questo, più o meno, lo sapevate tutti.
-Ciò che non sapete è che quelle macchine producono una polvere, simile a sabbia, ma molto pericolosa, che andrebbe smaltita per evitare che qualcuno rimanga ucciso. Ma smaltirla costerebbe molti soldi, e gli uomini non hanno voglia di farlo. - Vidi di sfuggita delle Guardie precipitarsi nella taverna, ma io continuai, imperterrito -Per questo! Per questo motivi gli uomini la buttano nelle nostre condutture! Facendocela respirare sempre! Ogni giorno! Anche adesso! Per questo molti di noi stanno male dopo aver lavorato alla fornace del miravara!- delle mani forti mi presero per le gambe, buttandomi giù dal tavolo. Mi trascinavano fuori dalla taverna, cercando di coprirmi la bocca mentre ancora urlavo a tutti la verità, di sfuggita, vidi qualcuno coprirsi naso e bocca con le braccia, poi mi portarono fuori dalla taverna. 
Un dolore sordo alla testa, e tutto divenne nero. 

Capitolo 3

Verità

Guardai il ragazzino con dolcezza, mentre continuavo a lavorare. Era proprio come Lavio, quando aveva cominciato ad uccidere. La frustata arrivò violenta ed inattesa. La stessa Guardia che aveva frustato me, adesso fustava quel ragazzino. Decisi d'impulso, senza pensare.

-Non frustarlo!- urlai alla Guardia -Non frustarlo! Sono stato io! Sono stato io a distrarlo dal lavoro! Non frustarlo!-

La Guardia mi guardò come se fossi pazzo, poi sorrise malevolo. Sapeva benissimo che non era colpa mia, ma perché non sfruttare un occasione così bella? -Ah davvero? Sei stato tu, mezzosangue?- disse, mentre la frusta si tuffava velocemente sulla mia schiena, coperta solo da una sottile camicia. Il dolore fu atroce, ma lo accolsi come una carezza. Se non mi fossi offerto volontario, la vittima di quella tortura sarebbe stato un ragazzino indifeso, con la sola colpa di aver avuto un attacco di tosse.

La Guardia rise spudoratamente vedendo il mio dolore -Questo era per farti capire chi è che comanda qui!- si rivolse al ragazzino -E questo è perché non sei neanche capace di prenderti due frustate meritatissime!- rise, la frusta si abbetté sulle spalle nude del ragazzo per ben quattro volte. 

Poi la Guardi si allontanò, il suo turno era finito; mentre a noi toccavano ancora un numero indeterminato di ore di lavoro.

*****

Mi sorpresi quando rividi il ragazzino nel mio dormitorio, solo qualche "letto" più in là. In effetti erano già un paio di giorni che Dastio, l'anziano Drow che abitava quel letto, non si faceva vedere.

Mi si avvicinò poco dopo la cena, quando fummo tutti alla taverna, mi aveva riconosciuto.

Non appena mi arrivò davanti il suo viso si aprì in un gran sorriso .Ciao! Ti volevo ringrazioare per quello che hai fatto oggi, sei stato... gentile-

Gli sorrisi debolmente, possibile che non mi avesse riconosciuto? -Mi sembrava la cosa giusta da fare, non devi ringraziarmi. E poi, non sono neanche riuscito a evitarti le frustate...-

-Almeno ci hai provato! Non preoccuparti!- sorrise, poi cominciò a squadrarmi, era arrivato il momento -Ma io ti conosco...- Infatti - Ma si, ora ricordo! Tu sei Zeno! Sei venuto alla fornace del miravar qualche tempo fa! Ti ricordi di me? Sono Millo! Hai dormito vicino a me quando sei andato alle fornaci!-

Sobbalzai un attimo, si mi ricordavo: quando ancora mi costringevo a sentirmi come loro ero andato un paio di volte alle fornaci del miravar, una volta avevo anche dormito lì... era stato allora che avevo lo incontrato, era stato lui, inconsciamente, a darmi la soluzione al problema -Si, certo che mi ricordo! Ma come mai ti hanno spostato qua?- chiesi, anche se conoscevo già la risposta

-Dastio mi ha sostituito alla fornace... ma malato per com'è non durerà molto- disse

Non puoi neanche immaginare quanto hai ragione... pensai

-Tu invece? Hai raccolto altre informazioni sul miravar?- mi chiese all'improvviso. Alzai la testa di scatto e lo guardai fisso, lui sembrò riconoscere la mia agitazione, infatti disse -Quando sei venuto eri molto curioso, ho pensato che avresti voluto altre informazioni...-

-Si, è così- disse, un po' più rilassato, ma non di molto -Non hai idea di cosa ho scoperto-

-Dimmi tutto- disse avvicinandosi con fare cospiratorio, probabilmente credendo che stessi scherzando

-Ai Piani Alti- cominciai, lanciando uno sguardo preoccupato al soffitto umido - lavorano il mir...-

-MILLO!- urlò Carea -Che stai facendo! Non devi ascoltare questo traditore!-

-Ma Carea, stavamo solo parlando!- ribatté il ragazzo

-Non mi interessa cosa stvate facendo!- mi lanciò un occhiata ostile -Non devi parlargli!-

-Invece io...-

Sentì la rabbia crescermi nel petto, quella non era la guerra di Millo, era la mia, ed ero io a doverla combattere -Non prendertela con lui- dissi

-Non osare proferir parola! A te ci penserò dopo!-

-Non prendertela con lui- ripetei, alzandomi in piedi e andando verso di lui. La taverna si zittì mentre mi avvicinavo a lui -Non prendertela con chi non fa niente di male- dissi. Ero a pochi centimetri da lui, il suo respiro sapeva di alcol. Caricò un pugno ma, forse per l'alcol, forse per la sua poca atleticità, non mi venne difficile fermarlo. Lo spinsi indietro, quello per poco non perdette l'equilibrio. 

Adocchiai uno dei pochi tavoli vuoti e mi ci avvicinai, tutti si spostavano al mio passaggio, impauriti; non ci feci caso, per fare quello che avevo in mente di fare avevo bisogno della massima sacralità possibile. Salì sul tavolo.

Dalla mia posizione sopraelevata vedevo tutti, mi guardavano tutti curiosi, Millo era scioccato, non capiva, Carea era livido di rabbia.

Feci un respiro profondo e cominciai il mio discorso -Sapete tutti chi sono. Sapete tutti la mia storia. Sapete tutti quello che ho fatto... MI avete affibbiato il nome di Traditore, e forse all'inizio lo sono stato- li guardai tutti, ad uno ad uno - Ma ora non sono più quella persona. Adesso sono dalla vostra parte-

-Menzogne- urlò qualcuno, seguito a ruota da molti altri. Li fermai tutti con un gesto della mano.

-Sono dalla vostra parte, perché ho visto e ho capito ciò che gli uomini vi fanno, ciò che gli uomini ci fanno. Per tutta la mia vita a Malva credetti che i Drow fossero esseri impuri, rozzi, che portandoli via dalla foresta li rendessimo civili, li rendessimo partecipi della nostra superiorità. Mi abituarono a pensare questo, fin da piccolissimo, mi resero cieco di fronte a una realtà evidente. Quando sono venuto qua, sono venuto sotto le vesti di spia,  vero, lo ammetto. Ho fatto cose orribili, ma non posso dire che me ne dispiaccia, perché se non fossi stato tale non avrei mai saputo la verità: su di voi, su Malva e sul miravar. 

-Il mio compito era quello di scoprire chi fosse l'assassino Drow che girava per Malva. Ci riuscì, ma scoprì una cosa ancora più importante- tutti i presenti pendevano dalle sue labbra. Perfetto -Qui ci fanno azionare ponti, fornaci, tutte le macchine che fanno funzionare Malva, ma ci fanno lavorare anche nella fornace peggiore di tutte: la fornace del miravar, una pietra molto di moda ai Piani Alti, quando andiamo in quelle fornaci azioniamo i macchinari che permettono agli uomini di lavorarlo. E questo, più o meno, lo sapevate tutti.

-Ciò che non sapete è che quelle macchine producono una polvere, simile a sabbia, ma molto pericolosa, che andrebbe smaltita per evitare che qualcuno rimanga ucciso. Ma smaltirla costerebbe molti soldi, e gli uomini non hanno voglia di farlo. - vidi di sfuggita delle Guardie precipitarsi nella taverna, ma io continuai, imperterrito -Per questo! Per questo motivi gli uomini la buttano nelle nostre condutture! Facendocela respirare sempre! Ogni giorno! Anche adesso! Per questo molti di noi stanno male dopo aver lavorato alla fornace del miravara!- delle mani forti mi presero per le gambe, buttandomi giù dal tavolo. Mi trascinavano fuori dalla taverna, cercando di coprirmi la bocca mentre ancora urlavo a tutti la verità, di sfuggita, vidi qualcuno coprirsi naso e bocca con le braccia, poi mi portarono fuori dalla taverna. 

Un dolore sordo alla testa, e tutto divenne nero. 

 

   
 
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