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Autore: sweetangel95    15/05/2013    4 recensioni
Una storia ispirata a MAMA. Al video. Alla storia. Alla canzone.
"Dobbiamo trovarli, prima che sia troppo tardi!"
"No. Non possiamo. Non è ancora arrivato il momento..."
"E invece lo faremo! Non possiamo continuare ad andare avanti così! Accadrà una catastrofe se non fermiamo tutto questo!"
"Accadrà una catastrofe se non teniamo fede al nostro patto! Andrà tutto in frantumi..."
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"Il tempo sfugge. L'oscurità avanza..."
Riusciranno a sconfiggere l'oscurità?
Genere: Fantasy, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Don't...















24/03/2008


"D-Dove mi trovo? Cosa ci faccio qui?"
Si sentiva vuoto, confuso, stordito. Non riusciva a pensare a nulla, non ricordava nulla. Cosa fosse successo e come fosse arrivato in quel luogo sconosciuto ma allo stesso tempo familiare.


Si guardò intorno: era in una piccola stanza, piccola ma accogliente, gli trasmetteva sicurezza. Le pareti bianche erano spoglie, l'arredamento, alquanto povero, si limitava a un tavolo in marmo bianco, una sedia e un letto, su cui era sdraiato, altrettanto immacolati. La stanza era molto luminosa e tranquilla, ma aveva qualcosa di strano... Qualcosa che non riusciva a percepire nello stato di smarrimento in cui si trovava.


"Siamo sulla Terra, Kai."

Si girò verso il ragazzo seduto accanto al letto. Era stato lì tutto il tempo, a guardarlo con dolcezza e... sollievo?


"Chi sei tu?"


"Come...?" il ragazzo sembrò non capire. Dal suo sguardo poteva leggere smarrimento, incredulità, preoccupazione.
Kai lo guardò ancora più confuso.


"C-Come chi sono... Non ti ricordi di me? Kai, sono io, D.O! Dai su, non scherzare, come puoi non ricordarti di me?" sorrise. Un sorriso tirato ed insicuro.


"Scusa, ma non ti conosco."


"Cosa...? No, non è possibile! cosa stai dicendo?" l'angoscia iniziò a farsi strada tra lo smarrimento. Non poteva essersi dimenticato di lui, non ora che lo aveva ritrovato.


Kai continuava a guardarlo come un estraneo, uno sconosciuto.
D.O non lo poteva accettare.


"Kai,  ti prego! Non farmi questo. Lo so. So che mi odi per averti lasciato da solo, per averci messo così tanto... Puoi odiarmi e detestarmi quanto vuoi, davvero, ti capisco, ma ti supplico, non fare così. Non lo potrei sopportare."


"Mi dispiace, veramente, ma non so di cosa stai parlando. Io... non ti conosco."


No, non ci credeva. Non voleva crederci. Non poteva succedere. Non a lui.


"No... No. No!" si alzò ed iniziò a indietreggiare sconvolto; lo sguardo vuoto e perso. Gli sembrava di essere caduto in un burrone senza fondo, non riusciva più a percepire il mondo che lo circondava; era come se fosse sospeso in aria, in uno spazio doloroso e straziante, che lo soffocava, strappandogli l'ossigeno dai polmoni.


"L-Lay... Laaaaay!" urlò con tutte le sue forze, fino a far tremare il pavimento.


Improvvisamente la luce scomparve e la stanza cadde nel buio più totale.


"BaekHyuuuun!"


"Scuuusa! Ma mi hai fatto prendere un colpo! Ora sistemo tutto." una voce rispose da un punto indefito... Forse fuori dalla stanza.


La luce si riaccese e Kai finalmente notò che non c'erano nè finestre nè lampadari, nessuna fonte di luce che potesse sprigionare tutta quella luminosità, sembrava quasi che la stanza brillasse di luce propria.


Un ragazzo magrolino, dalla media statura, entrò da una porta a cui Kai non aveva ancora fatto caso; non gli sembrava di averla vista prima...


"Che ti è preso D.O? Hai fatto tremare tutto!"


"Dov'è Lay?"


"È andato a fare un giro. Sai com'è, è sempre stato molto affascinato da qualunque tipo di forma di vita..."


"Contattalo. Digli di tornare subito."


"Ma..."


"Ho detto subito!"


"Cosa è successo?" una leggera preoccupazione iniziò ad avvolgere il volto del nuovo arrivato. Non capiva la causa di tutta quell'agitazione.
Seguì l'amico che si trascinò frustrato e tremante fuori dalla stanza.


"Ehi! Cosa c'è?"


".... Non lo so." il tremore divenne più forte, le gambe sembravano cedere al peso oscillante del corpo. BaekHyun corse a reggerlo, tenendolo stretto per le spalle. Lo guardava terrorizzato. "Qualcosa... Qualcosa è andato male nella rigenerazione."


"Cos... Ma che dici?" un lieve sorriso a curvargli le labbra. "L'abbiamo tenuto d'occhio Lay e io per tutto il tempo. Non c'è stato nessun problema, di alcun tipo, è andato tutto bene!"


"Forse è stato qualcosa che non conoscevate..."


"L'abbiamo sempre seguita noi la rigenerazione!"


"Ma questa volta era diverso!"


"No, era tutto nella norma..."


"Ma non si ricorda!" si accorse di aver gridato. Cercò di controllarsi "Non si ricorda. Mi ha dimenticato..." si portò una mano tremante davanti al viso per nascondere l'esplosione emotiva che stava avvenendo dentro di lui "Come lo puoi spiegare questo? Ha perso la memoria!" calde lacrime di disperazione iniziarono a rodergli le guance rosee.


"Sarà per lo shock che ha subito, hai  visto anche tu in che stato l'abbiamo trovato. Oppure non si è ancora ripreso completamente..."


"Chiama Lay! Ora! Ti prego!" lo stava supplicando. Era disperato. Non osava immaginare cosa sarebbe successo se Kai lo avesse veramente dimenticato, per sempre.


La rigenerazione era sempre stata una loro capacità naturale. Normale come il respiro e il pulsare del sangue nelle vene. Finchè le loro fonti vitali fossero state intatte, avrebbero potuto rigenerarsi ogni qualvolta avessero perso le energie vitali, "rinascendo" vigorosi e belli come prima.


Quando l'avevano ritrovato, Kai era in pessime condizioni. L'oscurità l'aveva attaccato più volte mentre lui aveva continuato a scappare. Si era teletrasportato da un posto all'altro, senza sosta: non c'erano più luoghi sicuri in cui potesse nascondersi, il male aveva avvolto tutto. Dopo la scomparsa del suo compagno, la massa oscura era diventata sempre più potente, non c'era più niente che la potesse tenere a bada e i poteri di Kai di sicuro non lo aiutavano a fermare l'avanzata del buio: poteva solo scappare, ma ogni volta che lo faceva diventava sempre più debole, finchè non consumò tutte le energie e cadde sfinito a terra.


Quando crearono l'Albero della Vita, 
le forze posero in esso tutto il loro potere rigenerativo, in modo che potesse infondere di vita i due mondi. Così facendo, però, persero la capacità rigenerativa e Kai rischiava di non svegliarsi più. Fortunatamente, BaekHyun e D.O lo trovarono in tempo e lo portarono dalla forza della vita. I poteri di Lay provenivano direttamente dell'Albero: era strettamente in contatto con esso. Erano legati dal filo scarlato della vita che inffondeva di quella stupefacente sostanza, in grado di differenziare gli esseri animati da quelli innanimati, tutto ciò che benediva col suo tocco generativo: il respiro.














BeiJing era sempre stata una città molto affollata.
Una città dalla storia millenaria.
Una città piena di vita, forse malsana, ma intensa.
Una città gremita di persone ingarbugliate nel reticolo degli affari.
Una città di strade che si diramavano per chilometri e chilometri, intricandosi  come i fili di una rete da pesca.
Una città di automobili sempre in corsa.


La cosa che Park ChanYeol odiava di più della capitale cinese erano le tante, troppe automobili. Era pur sempre vero che le strade di BeiJing erano larghe e scorrevoli come quelle di poche altre città al mondo, ma bastava un solo piccolo incidente per bloccarle.


Era da 20 minuti che si trovava intrappolato nel traffico mattutino di BeiJing e la cosa non lo aiutava ad affrontare la stressante giornata che aveva davanti.


L'aereo stava per decollare e lui doveva fermarlo, non poteva permettergli di partire, mettendo a rischio la sua vita e il suo futuro. Ancora 8 km di strada lo separavano dall'aereoporto e il traffico non accennava a sciogliersi; non aveva scelta, anche se odiava la pioggiarella mattutina di marzo, scese dal taxi e iniziò a serpeggiare tra le auto in coda.


Il cielo era coperto da spesse nubi grigie, sarebbe potuto scoppiare un temporale da un momento all'altro, ma in quel momento non poteva preoccuparsi dell'ombrello che non aveva portato con sè: doveva correre.


Se fosse andato alla Hefei probabilmente non avrebbe più fatto ritorno. Se avesse fatto quegli esperimenti, sicuramente avrebbe messo a rischio la propria vita. Se, per pura folle casualità, l'avesse trovato, sarebbe stato l'inizio di un nuovo incubo. Doveva fermarlo. Non poteva permettergli di rischiare in quel modo. L'aveva promesso, non tanto a JiaQi, quanto a se stesso: l'avrebbe protetto da quella persona che l'aveva già rovinato una volta.




"LuHan! Cos'hai? Che è successo?"


"..."
Il più grande  non rispondeva.


Era seduto perterra, contro il muro sporco e sudicio della loro stanza. Gli occhi sgranati e le gambe strette al petto, in una morsa ferrea delle braccia, quasi a stritolarsele. Le mani, chiuse a pugno, erano sanguinanti per le unghie che laceravano i palmi.


"Luhan! Smettila!"
Cercò di liberare la morsa letale delle sue braccia per riportarlo in piedi, ma niente. Una forza sconosciuta aveva sigillato quelle braccia intorno alle sue gambe e non accennava ad abbandonarlo: l'aveva inghiottito e rinchiuso nella sua fredda gabbia di angoscia.


"Ti prego! Alzati! Non fare così! Dov'è Lay?!?"


"L'hanno portato via..."


Fu un soffio leggero, un impercettibile movimento delle labbra, ma lui lo sentì.
Furono le parole più chiare e pesanti che ebbe mai sentito in tutta la sua vita. Sembravano pesare di piombo. Stagnavano nell'aria umida, per infiniti millesimi di secondi, per poi precipitare al suolo, in un silenzio sordo e rimbombante.




Corse a perdifiato. Corse con ogni briciolo di forza che aveva in corpo. Corse come se non ci fosse più un domani. Corse contro il tempo.
Le 07:25. L'aereo sarebbe decollato entro 35 minuti. Era un'impresa impossibile, ma doveva farcela.


"Tsk! Che fregatura! Quello se ne va in aereo e io mi ritrovo qui a correre come un forsennato! Vorrei volare anche io!"


"Vuoi volare?"
Qualcosa tagliò l'aria a velocità fulminea, alzando un vento fortissimo che lo disorientò, offuscandogli la vista.


"Cos..? Questo vento..." non mi dire che...


Un giovane ragazzo, alto almeno quanto lui, dai capelli dorati e lo sgurdo impenetrabile, era ritto, in una posa composta e solenne, sull'asfalto bagnato, davanti a lui. Lo perlustrava, soffermandosi sul suo volto e sulle mani, attraverso le iridi glaciali e distratte.


"Tu... Chi sei? Cosa vuoi? "


Era impassibile. Fermo e risoluto nella sua rigida posizione. Non accennava a voler abbandonare lo sguardo magnetico dalle sue dita.


"Dov'è il tuo anello?"


"Cosa?"


Anello? Lui? Non era di certo il tipo che si curava di accessori inutili come gli anelli, del resto non era nemmeno fidanzato. Non ne aveva mai portati, ritenendoli superflui e non desiderava ricordare di essere assolutamente single quando ne scorgeva uno tra le dita. Ma, soprattuto, la domanda che gli aveva posto quel tipo strambo, di per sé non aveva proprio senso.


"Che anello?" chiese perplesso, guardandolo con un sopracciglio alzato.


"Spero che tu ce l'abbia ancora."


"Eh?" lo guardò ancora più confuso: riteneva davvero che avesse un anello? Non vedeva la nudià delle sue mani?


Che avesse sbagliato persona? O era solo un modo alternativo di approcciare, ancora sconosciuto alla sua mente?
La conclusione era solo una: non era un tipo affidabile. Meglio darsela a gambe e fare finta di niente.


"Dov'è l'anello?"
Ma è serio?


"Non so di cosa tu stia parlando, ma non ho tempo da perdere. Ciao."


"Dove credi di andare?" con un balzo fulmineo arrivò istantaneamente davanti a ChanYeol, a qualche centimetro dal suo viso


Era più alto di quello che si aspettava, lo superava di un paio di centimetri, ma giusto un paio.
No, ChanYeol, non è il momento di lasciarti trasportare dalla tua ossessione per l'altezza. Questoo è arrivato a cinque centimetri dalla tua faccia con un balzo di dieci metri. Qui c'è qualcosa che non quadra.
 

"Ma chi sei tu?"


"Tsk. Non ti ricordi più? Non dirmi che hai perso la memoria, Park ChanYeol."


Ah, bene, sa anche il mio nome...












Dling Dlong~


"Happy Birthday Lulu!!"



"Oh. Wow. Grazie."


Park ChanYeol comparve sulla soglia del suo appartamento con un pacchetto in carta dorata e... un mazzo di rose rosse? Romantico, ma di sicuro non del suo genere. Quel ragazzo era decisamente fuori dalla righe.


20 aprile 2008. Il suo diciottesimo compleanno.


Aveva passato l'ultimo mese a preparare documenti e carte per la partenza verso la sua meta: il Hefei National Laboratory for Physical Sciences. Tra le varie pratiche e i viavai tra l'università, le poste e gli uffici amministrativi, si era completamente dimenticato di quel giorno.


"Lu, sei uno stupido! Scommetto che ti sei dimenticato del tuo compleanno!" gli gettò il malloppo che aveva portato tra le braccia e dallo sguardo sorpreso del più grande non ricevette altro che conferme.
"Fortuna che la gente ti considera un genio dal quoziente intelletuale lontanamente superiore alla media umana. Mi spieghi cosa devo fare con te? Sei quasi più smemorato di me!"


"Non ti ho chiesto nulla."


"Dai, non fare il cinico e vieni con me! Andiamo a festeggiare questo grande giorno!"


"Dove?"


Non riuscì a ricevere una risposta che erano già in macchina.



"Si può sapere dove mi stai portando?"


"SE. GRE. TO!" aveva un inquietante sorriso, fottutamente bianco, a trentadue denti stampato in faccia che lasciò il povero LuHan allibito.


"Posso denunciarti per rapimento."


"Pff... Sono il tuo migliore amico, il ragazzo più bello e simpatico del mondo! Nesssuno ti crederebbe."
Non sapeva perchè, ma quelle "sss" gli fecero accapponare la pelle...


Si tenne forte al sedile, con le unghie infossate nella pelle rivestente: quel pazzo indemoniato guidava a 150 all'ora! LuHan si stava maledicendo mentalmente per avergli dato il permesso di mettere quelle folli mani sul volante della SUA auto!

 

No, LuHan non aveva paura della velocità, anzi! Altrimenti non avrebbe comprato una macchina da corsa, ma quando si trattava di mettere la sua vita in mano a quell'essere che si considerava il suo migliore amico, era sempre meglio essere il più diffidente possibile.


"Ecocci! Siamo arrivati!"
Quando l'auto inchiodò davanti al cancello di un vecchio edificio abbandonato, LuHan non poteva crederci di essere ancora vivo. Aveva sudato freddo per tutto il viaggio, rimanendo quasi in apnea, e sentiva che il cuore gli sarebbe saltato fuori dal petto da un momento all'altro.


"Ma che sei, un imbecille?!? Chi ti ha dato il permesso di guidare così, per di più con la MIA auto!!?"


"Lu~ non ti facevo così fifone!" aveva anche la sfacciataggine di prenderlo in giro.


"No, qui la questione è leggermente diversa: non sono pazzoide come te! Stavi per mettere sotto quella povera nonnina!"


"Ayo! La questine è che tu non ti fidi di me! Mi hai offeso." incrociò le braccia al petto facendo finta di mettere il broncio.


"Smettila, con quella faccia sei solo da pestare."


"Gne gne, dolce come sempre mi dicono..."


Si guardò intorno, ignorandolo "Perchè mi hai portato qui?"
Quel luogo. Quell'edifico. Quei ricordi...

"Perchè questo è l'inizio di tutto."




Beep Beep Beep Beep

Le 05:30. Il cielo era ancora buio quando LuHan si alzò dal letto per prepararsi: era giunto il momento.


L'appartamento, che da sempre era abituato alla sua unica presenza, fatta eccezione per le visite di ChanYeol che si erano fatte sempre più rare nelle ultime settimane, era deserto. Due valige color caramello facevano capolino nel soggiorno, tra le montagne di lenzuola bianche che coprivano i mobili. Una volta valicata quella soglia, probabilmente non avrebbe più fatto ritorno.
Sul tavolino c'era un biglietto che riportava, stampati a caratteri neri:


LuHan
Pechino - Hefei
30-04-2008 08:00
volo LS4A91


Niente rimpianti. Niente indugi. Doveva partire.
Prese i bagagli ed aprì la porta di quella che era stata la sua casa per 6 anni.


"Ciao"


"JiaQi..? Cosa ci fai qui?" la guardò sbalordito. Da quando era là?


"Ah! Ehm... si, ecco, sono venuta a salutarti... S-Stai partendo?" i suoi occhi, tristi e disperati, lo stavano supplicando. Lo pregavano di non andare, di restare, bramavano di sentire un "no" come risposta, un "no, non vado da nessuna parte". Ma le valige che teneva in mano distruggevano ogni sua fragile speranza costruita su torri di cristallo.


"Già." le regalò uno dei suoi bellissimi sorrisi, nell'inutile tentativo di tirarla un po' su. "Mi mancherai."


Le lacrime iniziarono ad affiorare ai bordi degli occhi scuri, per poi straripare, tracciando scie bollenti sul viso bianco perlato.
"Sei crudele" riuscì a dire trattenendo un singhiozzo.


"Mi dispiace." Era davvero straziante vederla così, ma cosa doveva fare? "Devo andare."


"Posso... Posso accompagnarti? Lo so che non vuoi vedere ChanYeol... E tranquillo, lui non sa che sono qui... Ma non vorrei che te ne andassi da solo... Insomma, sarebbe triste e..."


"Daccordo. Va bene." le sorrise dolcemente.


"Grazie."


L'auto da corsa sfrecciava sulle strade mattutine di BeiJing, strade che non rimanevano mai deserte.

  
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