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Autore: Arthea    16/05/2013    6 recensioni
''Draco fissò per un attimo Harry, poi guardò quello che restava del suo pasto e gli rivolse uno strano e lungo sorriso.
E Harry si sentì leggero: tutto quel cianciare attorno a lui era praticamente scomparso. Pareva che nella Sala Grande, ora, ci fossero solo lui e Draco.''
Non sono una scrittrice.
Sono solo una fan di Harry Potter che ha deciso di raccontare una bella ma triste storia.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Draco si svegliò di colpo. Spalancò gli occhi nel buio del suo letto a baldacchino e si girò su un fianco. Nessuna luce filtrava dalle tende. Doveva essere ancora molto presto.
Quando ci si sveglia al mattino in genere ci si sente riposati, leggeri e in forma. Draco invece portava dentro una bomba pronta ad esplodere; sentiva una gran pesantezza al cuore, lo stomaco era sprofondato, aveva il respiro affannato ed era sveglio da appena 2 minuti. E poi ricordò perché si sentiva così.

Tento di mettersi a sedere ma era dura: ogni muscolo del suo corpo chiedeva pietà, tutte le ossa sembravano ammaccate, come se un grosso troll di montagna avesse fatto delle prove di ballo su di lui. Ma il dolore fisico non era niente paragonato a quell'angoscia profonda che da lì a tutta la vita avrebbe dovuto sopportare.
Non voleva piangere. Non voleva scoppiare già in lacrime dopo neanche cinque minuti che s'era svegliato. Come avrebbe potuto affrontare la giornata scolastica se già ora gli veniva da scoppiare in un pianto isterico? Nel pensare ciò che quella giornata purtroppo prometteva, ricadde pesantemente sul letto, pregando che qualcuno gli conficcasse un coltello nel cuore cosìcché non avrebbe fatto più male. Per gran parte della sua vita aveva finto e nascosto molte cose, perché ora sembrava insopportabile fare questa cosa per l'ennesima volta? Stava nascondendo alla scuola intera e a tantissimi Auror lì presenti e simpatizzanti di Silente il fatto che fosse un Mangiamorte, che stesse complottando qualcosa ai danni della comunità magica all'interno di Hogwarts stessa e che stava rischiando di farsi uccidere e imprigionare. Ma per qualche assurda motivazione nascondere questo fattaccio non gli sembrava niente in confronto al dover nascondere l'amarezza e il dolore. Come poteva il mondo ancora andare avanti quando lui provava tutta questa disperata sofferenza? Perché tutti vivevano serenamente le loro misere vite mentre lui era lì, stanco, pieno di rimpianti? Dovevano per forza tutti quanti andare così veloce? Andare avanti? Draco sapeva che avrebbe avuto una qualche crisi quel giorno. Ma doveva farcela. Doveva affrontare quella giornata. Doveva fingere ancora una volta, per il bene della sua famiglia, per il suo bene, per il bene di Harry.

 

Quando salì a fare colazione nella Sala Grande, seppur conscio del fatto che Zabini e la Parkinson erano a pochi centimetri da lui, gettò uno sguardo avido sulla tavolata dei Grifondoro. Harry non c'era ancora. Scostò la pancetta di fronte a sé, deciso a non voler mangiare.
- Ma Draco, se non volevi fare colazione che sei salito a fare in Sala Grande? -
Malfoy la guardò. Quanto poteva starle sul cazzo, Pansy? Ma aveva ragione, non doveva sembrare diverso dal solito, doveva mangiare e condurre una vita da studente normale. Prese il piatto e la forchetta e cominciò con riluttanza a mangiare. Pansy parve soddisfatta e lo guardò sognante. Draco semplicemente la ignorò. Aspettava con ansia l'ingresso di harry nella Sala Grande. Doveva assolutamente vederlo e accertarsi che l'incantesimo lanciatogli la sera precedente aveva funzionato e che lui avesse veramente dimenticato tutto. Per ore Zabini gli aveva insegnato negli ultimi tempi l'incantesimo della memoria senza però spiegargli perché (essendo un incantesimo molto difficile e aldilà delle capacità di uno studente), e stava quasi sperando che non avesse funzionato; una parte di lui avrebbe voluto vedere entrare un Harry Potter che gettava uno sguardo ansioso ma genuinamente malizioso alla tavolata dei Serpeverde.
E se Harry non fosse sceso? Vuoi vedere che proprio quel giorno aveva deciso di non fare colazione? Sentì la zona dello stomaco scaldarsi e fare capriole all'indietro. No. Doveva calmarsi. Sapeva di aver fatto un lavoro discreto gettando l'incanto della memoria su Harry e quindi non doveva preoccuparsi, ma c'era una metà di lui che necessitava vederlo. Era come ossigeno per lui...
E alla fine Harry entrò. Era come al solito in compagnia della Mezzosangue e di quel Weasley. Parlavano normalmente e lui sembrava sereno: lo osservò per tutta la durata del pasto e mai una volta guardò dalla sua parte, neanche per una frazione di secondo. L'incantesimo aveva funzionato. Non ricordava niente di lui e di tutte le notti trascorse insieme. Se da una parte questa cosa lo rasserenò, dall'altra lo angosciò in una maniera inenarrabile. Gli girava lo stomaco. Sentiva di dover rimettere.
Si alzò dal tavolo dei Serpeverde, mugugnò qualcosa a Goyle sul non sentirsi tanto bene e si diresse verso l'uscita. Pessima idea. Era l'unico studente in piedi e sapeva che tutti lo stavano osservando e di sicuro, anche Harry.


Entrò nel bagno dei ragazzi e chiuse la porta sbattendola.
- Ma che modi! - disse una voce sconvolta di ragazza. Mirtilla Malcontenta, vagava solitaria tra un tubo di scarico e l'altro e osservava torva Malfoy.
- Vattene via! Sparisci! - urlò Draco. Mirtilla spalancò la bocca e, indignata, fluttuò leggera sul soffitto per poi scomparire. Gettò la borsa a terra, si precipitò in un bagno e cominciò a vomitare. Tossiva forte, i capelli scompigliati. Andò al lavandino, si sciacquò il volto e si guardò allo specchio. Che aspetto orribile che aveva. Occhiaie marcate, occhi stanchi, pelle ancora più pallida. Chissà se Harry lo aveva davvero notato mentre andava via a gran velocità dalla Sala Grande...
Scosse la testa, non doveva più pensare a Harry, doveva farsene una dannata ragione, lui si era dimenticato di tutto quello che era accaduto, dei suoi sentimenti e di tutto il resto. Doveva andare avanti con la sua vita e portare a termine quell'affare con l'armadio svanitore.

''...va bene, ho capito, vado un attimo al bagno e vi raggiungo.''
Un ragazzo stava per entrare nel bagno e per non farsi trovare in quelle condizioni, decise di uscire. Prese la porta e abbassò la maniglia ma dall'altro lato della porta, quel ragazzo stava spingendo per entrare. Era Harry.
Il cuore gli schizzò in gola così forte che si sorprese del fatto che riusciva ancora a respirare.
Harry, evidentemente sorpreso nel ritrovarselo davanti, entrò piano e lo guardò dritto negli occhi: aveva di nuovo riflessi nei suoi quei meravigliosi e fantastici occhi verdi...
Draco non riuscì a guardarlo per più di qualche secondo che uscì correndo dal bagno. Non sapeva dove stava andando, ovunque lui non fosse presente, andava bene.
Si ritrovò di fronte all'aula di trasfigurazione, una mano sul cuore, l'altra appoggiata al muro. Fece una smorfia di dolore e con tutta la forza che gli era rimasta, si sforzò di non cedere. Quanto poteva sopportare prima di lasciarci la pelle?

 

I giorni passarono.

Aveva incontrato Harry un miliardo di volte e come da copione, quando se lo ritrovava di faccia lui gli rivolgeva uno sguardo serio e colmo di odio quando invece Draco desiderava solamente abbracciarlo.
Vedeva Harry parlare allegramente con i suoi amici, andare agli allenamenti di Quidditch e impartire ordini alla sua squadra: era il migliore in Difesa Contro le Arti Oscure, ma Piton non voleva ammetterlo. Pranzava e cenava ai soliti orari, con le stesse persone di sempre. La sua vita, seppur segnata da tante disgrazie e perdite e dalla imminente e quasi certa guerra, andava a gonfie vele. Quella di Draco, invece, non poteva che andare peggio. Aveva avuto un qualche miglioramento con l'Armadio Svanitore, ma doveva ancora fare qualcosa per cercare di assassinare Silente. Era tutto così assurdo. Guardava Harry tutte le volte che ne aveva l'occasione e lui era semplicemente divino. Quanto poteva mancargli...

Ma lui non poteva saperlo. Non ricordava più nulla di lui. Niente di niente.

Quando sorrideva era ogni volta un piccolo infarto. La sua risata, il suo volto gioioso erano qualcosa di magico: la sua andatura, la sua stazza, il suo collo, erano una meraviglia da osservare, il modo in cui si scompigliava i capelli con la mano, gli occhiali spesso storti a causa dei bolidi presi in campo, quella piuma d'oca infilata dietro l'orecchio mentre leggeva in biblioteca... amava tutto di lui. Una volta nel cortile della scuola Harry lo sorprese a guardarlo: stranamente però quella volta non lo fissò male e non lo ignorò. Lo osservava apparentemente confuso. Come se volesse... dirgli qualcosa.

Draco fantasticò su questo fatto per giorni interi. Ma Harry non poteva ricordare.

Lo amava disperatamente. E si pentì come non mai in vita sua di avergli cancellato la memoria.
Più continuava a bearsi della sua immagine, più dimenticava i suoi doveri.

Ci aveva pensato così a lungo che ormai non trovava più alcuna soluzione possibile.
Doveva di nuovo agire.


- Blaise? -
Draco era appena entrato in Sala Comune e c'era Zabini seduto su una poltrona a leggere un libro di Pozioni. Si voltò di scatto verso Draco ma poi posò di nuovo lo sguardo sul libro.
- E' il mio nome - disse Blaise con aria noncurante.

- Devi farmi un piacere - disse Draco avvicinandosi piano a lui.
- Dipende - rispose Zabini voltando pigramente una pagina.
- Lo farai e zitto. Andiamo nel dormitorio, svelto. -
Zabini inarcò le sopracciglia e guardò torvo Draco per il comando appena ricevuto. Lo fissò per un po' ma alla fine mise il libro di Pozioni sotto al braccio e si diresse lentamente al dormitorio seguito da Draco.
Malfoy chiuse la porta a chiave.
- Cosa vuoi? - chiese Blaise osservandosi le unghie.
- Senza chiedere perché e senza domandarmi niente, voglio che tu cancelli una parte della mia memoria. -
Zabini guardò Draco con un'aria intensa.
- Senza domande, senza perché - ripetè Draco.
- Così? Improvvisamente? E cosa dovrei cancellare? - domandò Zabini molto interessato.
- Devi cancellare dalla mia memoria tutte le notti che ho passato fuori dal dormitorio e inculcarmi nella testa che in quelle notti anziché uscire, ero a letto a dormire -
- Voglio sapere perché -
- Fallo e basta. O vuoi che racconti a tutti di come hai imbrogliato illegalmente a quasi la metà dei tuoi G.U.F.O.? -
Blaise rimase di stucco. Dapprima il suo suo sguardo era furente ma poi, forse pensando che quella di Draco era una mossa da vero Serpeverde, fece un ghigno malvagio e soddisfatto.
- Come vuoi. Siediti. -
Posò con delicatezza il libro di Pozioni sul letto e estrasse la bacchetta.
Draco andò a sedersi sul letto sprofondando in esso. Presto. Presto tutto quel dolore sarebbe sparito.

Blaise gli puntò addosso la bacchetta.

Non voleva dimenticare Harry, ma doveva farlo. Dovere. Il dovere. Il fardello che si portava sulle spalle era troppo grande ma quello che si portava nel cuore era insostenibile. E se non poteva voltare le spalle alla sua famiglia e all'Oscuro Signore... doveva farlo con Harry.

Zabini agitò la bacchetta.

Stava per farlo.
Prima che gli sconvolgesse la memoria, Draco tornò con la mente un'ultima volta alle notti passate con Harry, alla felicità che aveva provato nello stare con lui, all'amore che gli pervadeva e tuttora gli pervade l'animo, alle dita intrecciate, ai baci più dolci a quelli più intensi.
Qualcosa dentro di lui gli diceva che non l'avrebbe mai veramente dimenticato del tutto. Poteva dimenticare del tempo trascorso insieme, ma forse i sentimenti puri e veri che aveva provato per lui non sarebbero mai spariti del tutto. E forse è stata la stessa cosa per Harry.

Quella volta in cortile...

Sorrise. Portò la mano destra sul petto, nella zona del cuore.

''Sempre qui'' sussurrò.

Blaise stava per lanciare l'incanto.
Draco sorrise ancora più intensamente. Non avrebbe mai dimenticato lo sguardo di Harry. I suoi occhi. Il grigio nel verde.

''OBLIVION!''



 

  
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