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Autore: Take_Me_ Home    16/05/2013    2 recensioni
“Sei bella”.
“Cosa?!”.
“Quando sorridi, sei bella. Perché non lo fai più spesso?”, mi chiese ed io lo guardai son gli occhi spalancati.
“Perché poi la gente se ne esce con delle cazzate del genere, ecco il perché”, spiegai.
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cap 5 "Latin and explenations"

Ormai era una settimana che Harry veniva a casa mia dopo scuola per le ripetizioni ed io stavo migliorando tantissimo, tant’è che nell’ultimo compito di matematica ero riuscita a prendere un 7. UN 7! CAPITO? Ora ci stavamo concentrando sullo spagnolo, ma era difficilissimo rimanere seri con Styles che faceva suoni buffi con la bocca.
“Ma cosa ti ridi? E’ così che si pronuncia la ‘j’”, disse seccato.
“Ma sembra che ti sia andato di traverso qualcosa!”, dissi tra le risate.
“Senti, ci rinuncio. Passiamo al latino?”, chiese, probabilmente sperando di riuscire a porre fine a quella tortura.
“Cosa?! No no! Il latino proprio no!”.
“Ma se è lì che hai l’insufficienza peggiore! Dai, non fare storie e prendi di libri”. Sbuffando mi trascinai in camera, presi il libro di latino praticamente nuovo e tornai da Harry.
“Allora vediamo... ecco! Traducimi questa frase:  Mors et fugacem persequitur virum”.
 “Amen”.
“Ma cosa c’entra! Devi tradurre la frase!”, mi disse Harry accigliato.
“Uff! E va bene! Allora... i morsi e la fuga dopo cena perseguitano i virus.”, dissi sicura.
“Ma cosa stai dicendo?!”, chiese Harry con la bocca spalancata.
“E allora dimmela tu la traduzione!”.
La morte raggiunge anche l’uomo che fugge”.
“Sempre positivi questi latini, eh?”, dissi sarcastica.
“Che ci vuoi fare, tanto alla fine sono morti tutti”, disse sorridendo. No, ma tranquilli ippopotami, ballate pure la macarena nel mio stomaco, non mi date alcun fastidio.
“Che ne dici se torniamo a spagnolo? Ti prometto di non ridere”, dissi facendo gli occhi dolci.
“E va bene, ma se ridi un’altra volta ti farò studiare latino a vita”.
“Ci sto! Andale Andale!”. Dopo avermi guardata male riprese il libro di spagnolo e cominciò a sfogliarlo.
“Ecco, leggi questa parola”, disse porgendomelo.
Ciruela”.
“Ma no! La ‘c’ non si legge ‘ci’!”.
“E come si legge?”, chiesi e lui emise un suono strano, come quello che fanno i serpenti. Mi sforzai di non ridere e mi nascosi la faccia trai capelli.
“Ora prova tu”. Ok Sarah, ce la puoi fare.
ccccccciruela”, dissi cercando di imitare il suono che aveva fatto prima, ma evidentemente non mi riuscì tanto bene perché lo vidi asciugarsi tutto il viso.
“Ok... la prossima volta porterò un ombrello”. Bene, gli avevo appena sputato in faccia. Ma porc...
“Scusa”, dissi imbarazzata.
“Tranquilla, succede a volte. Direi che per oggi può bastare. Ci vediamo domani a scuola?”, chiese alzandosi.
“Sì”, risposi e lui fece la stessa cosa che aveva fatto il giorno del nostro primo incontro di ripetizioni. Ma gli piacevano così tanto gli abbracci?
“Ahi! E dai Sarah! Perché non ti fai mai abbracciare?”, chiese, un’altra volta con il culo per terra.
“Non mi piacciono gli abbracci! Dovresti piantarla di cercare di abbracciarmi ogni volta che vieni qui. Comprati un orsacchiotto!”, dissi alterata e lui si rimise in piedi.
“Sarah, Sarah, Sarah...”, si era impallato?
“Cosa c’è?”.
“La natura ti ha donato così tante belle cose! Gentilezza, bellezza, simpatia. Ma tu dimmi... perché le hai rifiutate?”.
“Brutto stronzo! Esci da casa mia!”, dissi prendendo un cuscino dal divano e lanciandoglielo addosso. Lui riuscì ad evitarlo e scappò all’ingresso.
“Ci vediamo domani”, disse per poi scomparire dietro la porta di casa. Era una cosa incredibile quel ragazzo! Si comportava come un essere umano normale... e poi si trasformava nella persona più idiota che avessi mai conosciuto. Va beh, dopotutto era merito suo se ero migliorata nello studio. Forse recuperare quelle insufficienze non sarebbe stato poi tanto difficile. Approfittai dell’attimo di pace per mettere un po’ in ordine il salotto. Portai i libri di sopra, raccolsi il cuscino, misi a lavare i piatti con cui avevamo fatto merenda e, finalmente, mi sdraiai sul divano. In una situazione normale avrei chiamato Carol per raccontarle la mia giornata, ma ormai era una settimana che non ci parlavamo. Ci avevo provato, ma lei sembrava evitarmi ogni qualvolta cercassi di parlarle. Avevo deciso di non provarci più finché lei non mi fosse venuta in contro. Ma mi mancava tantissimo! Quella sera sarei dovuta rimanere da sola perché papà doveva restare alla pizzeria, ma proprio non mi andava di restare a casa. Decisi di uscire un po’, tanto per prendere un po’ d’aria. Così indossai qualcosa di più decente, presi la borsa e uscii, senza neanche sapere bene dove andare. Alla pizzeria? No, poi papà avrebbe rotto le scatole per sapere dove stavo andando. Al cinema? Dopo quello che era successo l’ultima volta avevo deciso di non metterci più piede, almeno per un po’. Al parco? Ecco, quella mi sembrava un’idea più accettabile. C’era anche una gelateria lì vicino, così avrei potuto anche prendere un gelato. Indossai le cuffiette e cominciai a camminare fischiettando a ritmo della canzone che stavo ascoltando. In poco tempo arrivai al parco e mi avvicinai alla gelateria.
“Buongiorno signorina. Dica pure a me”, mi accolse l’uomo panciuto dietro al bancone.
“Ehm... vorrei un cono”.
“Come?”. Cavolo però così mi metteva ansia!
“Medio”.
“Che gusti?”.
“Melone, fragola e limone”.
“Mi dispiace, ma non abbiamo il melone”. Cosa?! Non avevano il mio gusto preferito?!
“Ah, ok. Allora mi dia... menta”.
“Spiacente, non abbiamo neanche quella”. E vaffanculo!
“Allora pistacchio”.
“E’ finito”. Grrrrr.
“Facciamo così, lo scelga lei, d’accordo?”, dissi brusca. L’uomo mi guardò male e poi si chinò per raccogliere qualcosa di rosa con quella strana palettina. Sperai solo che avesse scelto qualcosa di buono. Dopo aver pagato uscii dalla gelateria e decisi di assaggiare il gusto misterioso. Lo leccai e...
“Bleah!”. Mi aveva davvero dato il gelato al gusto di chewingum? Ma cosa si era fumato? Ora mi era passata anche la voglia di gelato.
“Ma guarda chi si vede!”, sentii dire dietro di me. Riconobbi all’istante quella voce e sorrisi tra me e me, pianificando la mia prossima mossa.
“Bene, sono contenta di sapere che ci vedi ancora, Fryn”, dissi e i ragazzi dietro di lui ridacchiarono, per poi bloccarsi di colpo dopo un segno del loro “capo” visibilmente irritato.
“Cosa vuoi Fryn? Sbrigati a dire le tue quattro stronzate così posso tornare a casa”.
“Non sei simpatica, sai? Ora hai pure un angelo custode?”, mi chiese avvicinandosi. Angelo custode?!
“Che minchia stai dicendo?”.
“Styles. Che c’è, non puoi più difenderti da sola? Hai bisogno di uno sfigato come lui adesso?”. Scoppiai a ridere.
“Lui sfigato? Non sai che ha quasi tutte le ragazze della scuola ai suoi piedi? Prima di parlare informati, anzi, non parlare proprio, fai un favore a tutti”, dissi spostando il peso da un piede all’altro. Volevo andare a casa, subito.
“Resta il fatto che tu non sappia più difenderti da sola. Gira voce che sia stato Styles a tirarti fuori dal bagno, al cinema. Il che mi fa pensare: che cosa ci faceva Styles nel bagno delle donne in un cinema? Ci sta forse nascondendo qualcosa?”, chiese ghignando, seguito a ruota dal gruppetto dietro di lui.
“Prima di mettere in discussione la sessualità di Styles, perché non ti preoccupi del colore dei tuoi capelli? Sai, il rosa non è poi così virile”.
“Ma io non ho i cap...”. Velocemente mi avvicinai a lui buttandogli il gelato in testa. Ora aveva la testa rosa per via della fragola e del chewingum, con qualche chiazza bianca dovuta al limone.
“Ecco ora ce l’hai. Ora, se non ti dispiace, dovrei tornare a casa. Comunque è molto buono l’odore del tuo nuovo shampoo! E’ alla fragola, vero?”, dissi prima di correre via. Mi girai giusto un attimo quando fui fuori dal parco e lo vidi ancora fermo lì, con le mani strette a pugno e rosso in viso. Ridacchiando mi incamminai verso casa. Ripensai alle parole che aveva detto Nick. Un attimo... come sapeva che era stato Harry a tirarmi fuori dal bagno? L’unica persona che lo sapeva, oltre Harry, era... Carol! Ma non poteva averlo raccontato a tutti, no? Insomma, sapeva quanto ci tenessi che il mio problemino rimanesse segreto, non poteva spifferarlo al mondo intero solo perché avevamo litigato per motivi sconosciuti. Ma lei era l’unica a saperlo. Di certo Harry non si sarebbe messo a raccontarlo a Fryn, no? Da quello che avevo visto, trai due non c’era poi questa grande simpatia. Ma se Harry lo avesse detto a qualcuno, come uno dei suoi amici, e poi questo lo avesse raccontato a qualcun altro e via così? Era un liceo, le notizie giravano in questo modo! Decisi di non pensarci più di tanto e, una volta arrivata a casa,  mi buttai sotto le coperte, per poi addormentarmi subito.

***

Ma dico io, il Sole si trovava a 8,33 anni luce di distanza dalla terra e dove doveva venire a rompere di prima mattina? Sulla mia faccia!
Sbuffando mi alzai dal letto e, dopo essermi lavata e vestita, scesi a fare colazione. Come al solito ero sola perché papà doveva uscire presto la mattina per andare ad aprire il locale. Che poi io non ho capito, chi potrebbe mai mangiare una pizza alle 7 di mattina? Boh. Uscii da casa con lo zaino in spalla e... pioveva! Ma certo! Facciamo splendere il sole giusto per puntarlo in faccia a Sarah e poi facciamola camminare sotto la pioggia! Mi alzai il cappuccio e mi avviai correndo verso la scuola. Quando arrivai ero fradicia e incazzata. Per fortuna la campanella non era ancora suonata, così avevo un po’ di tempo per riscaldarmi prima che iniziassero le lezioni. Mi avvicinai al termosifone ma il quel momento vidi Carol entrare dalla classe. Così mandai a quel paese l’idea di riscaldarmi e mi avvicinai alla mia migliore amica... o quasi.
“Carol? Posso parlarti?”. Fanculo la promessa di non cercarla più. Lei era la mia migliore amica e se davvero si tiene ad una persona si mette da parte l’orgoglio.
“Devo ripassare”.
“Ehm... Carol? Ora abbiamo educazione fisica”, le feci notare. Lei si irrigidì e sbuffando si voltò verso di me.
“Ok, cosa vuoi?”, chiese fredda.
“Perché mi tratti così? Cosa ti ho fatto?”, le chiesi triste. Lei sembrò addolcirsi e, dopo essersi guardata intorno, mi prese per un braccio trascinandomi fuori dalla stanza.
“Dove mi porti?”, chiesi, ma lei non rispose. In poco tempo ci ritrovammo nel bagno.
“Si può sapere cosa ti passa per la testa? Vuoi spiegarmi perché mi hai portata qui o no?”, le chiesi alterata. Non solo quel posto mi faceva schifo, ma era anche puzzolente, poco igienico e, soprattutto, piccolo. Cominciai a sudare, ma cercai di rimanere calma.
“Volevi che ti rispondessi? Ti sto rispondendo. Tu non hai fatto niente, ed è quello il problema!”.
“Non capisco”.
“Oh andiamo Sarah! Quanti anni sono passati, 10? Non puoi continuare così! Io ti sono stata accanto per tutto questo tempo sperando in un tuo cambiamento, cosa che non è mai avvenuta. Facendo così ti sei isolata da tutto e da tutti ed io, per stare con te, ho fatto lo stesso. Ora mi sono stancata. Mi serve che tu mi risponda sinceramente: hai intenzione di cambiare o no?”, disse seria.
“Continuo a non capire! Cosa c’è che non va in me?”.
“Tutto! Sei sciatta, maleducata, vai male a scuola, non ti importa di niente e di nessuno!”.
“Non è vero! E se tu mi conoscessi davvero bene sapresti che questo non è affatto vero! Sono quelle 4 oche che ti hanno fatto il lavaggio del cervello?”.
“Cosa dici? Ecco, lo vedi il tuo problema? Pensi sempre che siano gli altri a sbagliare. Sei egoista, pensi solo a te stessa! Ti sei mai chiesta se anche io stessi soffrendo per qualcosa? No! Non te n’è mai importato! Mi sono stufata di starti dietro, ora veditela da sola”, disse e fece per andarsene, ma la bloccai.
“Ora stai a sentire me. E’ vero, spesso penso solo a me stessa, ma non lo faccio apposta! Io ti voglio davvero bene, Carol!”.
“No, non è vero. Se mi volessi bene non ti comporteresti così”.
“Così come?”.
Non mi metteresti sempre in imbarazzo!”. No, non poteva averlo detto.
“C-cosa?”.
“E’ la verità! Ormai mi vergogno di uscire con te!”.Disse incrociando le braccia al petto. Ed eccole qui, le lacrime che dovevano sempre venire a rompermi le scatole nei momenti meno opportuni. Aveva detto che i vergognava di stare con me. Mentre io provavo a fare pace lei usciva con quelle 4 oche, magari parlandomi alle spalle e dicendo loro quanto fossi “sciatta, maleducata ed egoista”.

“Sai che ti dico? Puoi tornartene dalle tue amichette. Sì, torna da loro, visto che con me ti senti in imbarazzo. Però ricorda una cosa: io non ho mai preteso nulla da te e non ho mai voluto che tu cambiassi qualcosa di te stessa perché non mi piaceva. Ti ho sempre voluto bene per quello che eri. Ma ora vai, butta pure quest’amicizia al cesso, e scusami se sto male perché devo sempre stare sola come un cane dalla mattina alla sera. Scusa se mi manca mia madre, dato che è morta quando avevo 8 anni proprio davanti ai miei occhi. Mi dispiace di averti messo in imbarazzo. Non succederà mai più, puoi starne certa”, dissi mentre alcune lacrime silenziose mi bagnavano il viso. Lei mi guardò un’ultima volta, indecisa, per poi allontanarsi e uscire dal bagno. Mi lasciai scivolare lungo il muro e mi inginocchiai a terra. Ecco, avevo perso un’altra delle persone più importanti della mia vita. Ma non era stata colpa mia. Era stata lei a sbagliare e non era giusto che io stessi male per un suo errore. Mi alzai e mi diressi verso il lavandino. Mi sciacquai la faccia e mi avvicinai allo specchio. Sembravo davvero uno zombie, con le occhiaie e il volto pallido a causa del posto troppo stretto. Presi un bel respiro profondo e, fingendo un sorriso, uscii dal bagno.


ZAN ZAN ZAN ZAAAAAAAAAN
E rieccomi con un capitolo insensato, idiota e merdoso!
YEAAAAAAAAAAAAH!
Va beh, lasciamo stare i commenti che ho poco tempo perchè sto rubando la connesione ai vicini.
Che ci posso fare se la mia si è presa una vacanza? Oh...
Coooomunque, finalmente si fanno dei passi avanti nella questione Sarah-Carol.
Che stronza Carol però .-.
Sono troppo felice perchè ieri sera ho fatto uno spettacolo ed è andato tutto bene.
Mio padre ha detto che era fiero di me!
cujvbeibjasdkvbweuin
Ok basta, non ve ne frega un cazzo.
Ah, sto scrivendo un'altra storia, un po' strana e... boh, non è proprio il mio genere,
ma mi era venuta l'ispirazione e quindi ho deciso di provare a scriverla.
Potreste passarci? La trovate nella mia pagina, si chiama "Dream or Reality".
ncjdibvcwuebwui vado che sennò i vicini si incazzano.
Sciau beli!

  
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