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Autore: Evan Wolf    16/05/2013    0 recensioni
Andrea è una ragazza italo-inglese al primo anno di università. Rimasta senza un alloggio a poco tempo dall'inizio delle lezioni, chiede di poter prendere in affitto una stanza in casa di Robert, un vecchio amico di infanzia, più grande di lei. Si ritrova così inserita in un contesto nuovo, che comprende anche i migliori amici del padrone di casa; nonostante differenza di età e opposti stili di vita, la cosa sembra funzionare, con annessi e connessi di una vita nuova...
Genere: Commedia, Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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L’indomani Robert è seduto all’ombra del suo gazebo in compagnia di alcuni amici: John, David e Mick.
La calura è stata sostituita da una brezza fresca, più tipicamente inglese e ciò permette ai ragazzi di godersi la mattinata; hanno appena finito una lunga disquisizione su quale sia la miglior marca di chitarra di sempre, John tira il suo pacco di sigarette a David che ha finito le sue, Robert guarda il suo orologio da polso, poi preme con due dita alla base del naso tra le sopracciglia, socchiudendo gli occhi.
 
-         Che ti piglia Rob? Hai mal di testa? – David si accende la sigaretta e tira l’accendino a Robert che gli fa segno con la mano.
-         No, niente, devo dare una risposta entro pranzo e non so come declinare!
I ragazzi si guardano complici:
-         Chi farai piangere questa volta? Louise?
-         Ma no, che c’entra non…
-         È Lane allora! Lo sapevo che ti aveva puntato!
-         Lane ha il suo appuntamento fisso – risatina – non c’è alcun problema! Riguarda la stanza.
-         Ah già, non avevi detto che doveva venire quel tuo amico li, Anthony?
-         Era ANDREA, scemo –David non perde occasione di correggere il fratello Mick.
-         E che ne so. È uguale…comunque, quello lì! –Mick si accomoda meglio, e inizia anche lui a fumare.
-         Ah ah ah, il mio amico ANDREA – pronuncia il nome per come si scrive – è una femmina!
-         Che cooosa? – John – una donna permanente a casa tua?
-         Non mi pare poi male come cosa… ad esempio le donne camminano nude per casa!
-         David, ma che ti inventi? Lo fanno solo se sono sole a casa, anche se non capisco allora perché lo facciano, boh!
-         Com’è, carina?
-         Mick, è una ragazzina! Ah ah aspetta… forse potrebbe andare bene per te allora!
-         Non trattarmi come un lattante solo perché sono più giovane di te!
-         Che ne so, tu hai degli strani usi!
-         Strani usi? Io? Solo perché sono un po’ più selettivo di voi? – Mick si guarda intorno, le facce degli amici non sono convinte, si accascia sulla poltrona aspirando la sigaretta – giusto un po’!
-         Se loro sono d’accordo a sparire l’indomani cosa vuoi? È un ottimo criterio!
-         Il migliore!
David e Robert battono un cinque, Mick sbuffa, David guarda il fratello con sguardo compassionevole:
-         È pur sempre il mio fratellino, che posso fare, lo accetto così, comunque com’è questa tipa?
-         Ti ho detto che è una ragazzina! Ed è … boh, bruna. –un urletto di “uuuhh” si alza dal pubblico- ma che cavolo! È Andrea! – Robert passa una mano davanti la faccia come a dire “siete matti?!”
-         Sì, questo lo abbiamo capito, ma non ci siamo cresciuti noi con questa Andrea! – John scandisce il nome rifacendo il gesto di Robert per sbeffeggiarlo – non l’abbiamo mai vista, e non sappiamo com’è. Comunque cosa ti turba?
-         Scherzi?!? – David – io t’ho capito Rob! – sguardo da vecchio saggio – hai paura che sia una seccatura, che insomma… ti sentiresti controllato, in dovere di trattenerti… due palle insomma!
-         Oppure puoi iniziare tu alla vita questa giovincella! Sei un grande maestro tu! – risa di compiacimento in sottofondo.
-         Grazie John, ma David ha ragione, e poi… io non potrei MAI! Cioè l’ho vista giocare con le bambole nel mio cortile!
-         Eh… chissà che giochi farebbe ora nel tuo cortile! –sghignazzi da stadio.
-         David! Sei un pervertito ti ho detto che è una bambina!
-         Quanti anni ha ‘sta bambina? 3?? – David guarda Robert come se fosse lui il matto, lui ci pensa:
-         18.
-         Ehy io ne ho 20!
-         Zitto pivellino, portandoti avanti come esempio non mi appoggi! – Mick alza “delicatamente” il medio al fratello, David gli scansa la mano con una botta facendo schioccare la lingua “nt” e continua indisturbato – e tu quando sei andato via di casa?
-         17 e mezzo, ma io che centro… io sono io, non sono lei, lei è più casa e chiesa, sì è proprio così, secondo me gioca ancora con le bambole! David, smettila di fare pensieracci!
-         Chi ti dice che io stessi pensando?
-         La tua faccia da pesce!
-         Oh…. Però, vuoi lasciare una povera amica d’infanzia senza tetto?
-         Ahahah ma cos’è ti sei preso la causa a cuore? Non sai nemmeno com’è!
-         Ahhh il problema è che è bruttina, poverina…
-         Ma no, non è brutta, che c’entra, io non lo so com’è! Comunque…
 
La discussione va avanti con Robert che racconta come si era svolto l’incontro il giorno prima, si diverte pure a ripensare al modo quasi isterico di parlare di lei, alle battute pronte, ai momenti di silenzio in cui lei si incespicava da sola nei suoi discorsi.
 
-         Quindi ti ha detto che se ci sono problemi o qualche altra cosa, se ne andrà? – chiarisce John.
-         E che è una gatta?
-         David! Comunque si, a tutti e 2, vedo che quando volete sapere essere attenti, bravi.
-         Potresti fare un periodo di prova, e vedi come va! – propone Mick.
-         Secondo me, caro Mick, lei scapperà da sola, e tu, non dovresti stare troppo a pensarci Rob! – John il saggio ha parlato – la piccola perderà il suo mondo dorato! Ahah e fuggirà a gambe levate dalla casa di un maniaco come te!
-         Senti da che pulpito! – David e Robert scoppiano a ridere di gusto.
-         Solo perché ora sei fidanzato da un po’ con Kate, non avrai dimenticato il tuo passato! – lo interroga David.
-         Dovevi venirci tu a vivere con me!
-         Due galli in un pollaio? Non si può, poi sai che tutte le ragazze si fermerebbero davanti la mia porta, e tu ci rimarresti male! E Kate mi romperebbe le scatole.
-         Sarebbe un duro colpo! – i due amiconi se la intendono.
-         Bene, ora vai a rassettare va! Fai la brava padrona di casa!
-         Col grembiule sto uno schianto!
-         Che immagine triste ca***, noi andiamo a casa!
-         Ci si vede Mick! David… fagli vivere un po’ il mondo, al fratellino!
-         Con calma! Sta imparando dal migliore!
-         Se vuoi ti teniamo un corso!
-         Che simpaticoni!
-         In caso ti facciamo pure una compagnetta di corso!
Mick dà una gomitata al fratello, si volta:
-         hai ragione John, quella poveretta scapperà, soprattutto dopo aver conosciuto David!
Detto questo mette in spalla il suo marsupio, si dirige nel parcheggio seguito dal fratello che all’ultimo lo supera e si siede sul al lato guidatore.
-         Fregato!
-         Non credo proprio, ho io le chiavi – faccia impassibile.
-         Ca****
-         Ti frego anche in questo caso! – Mick riceve un colpo in testa, ma almeno guida lui!
 
 
 







Un grande viale fiancheggiato da due distese verdi affollate di ragazzi, al di la dei prati si ergono maestosi gli edifici dell’università: c’è chi è sotto un albero con i primi libri in mano, chi fa la fila agli sportelli delle segreterie, chi si rilassa, chi rivede amici dopo lungo tempo, chi entra per la prima volta pieno di entusiasmo, belle speranze e buoni propositi.
Superando un piccolo ponticello e girando a destra si arriva alla facoltà di filologia e storia, un gruppo di ragazzi e ragazze stanno seduti sulla scalinata davanti il portone, entrando, subito a sinistra la caffetteria, sulla destra il corridoio che porta alle prime aule e agli uffici, di fronte le scale egli ascensori, accanto ad essi, sulla sinistra, la silenziosissima biblioteca dove Andrea ha appena ricevuto la sua tessera d’iscrizione. Finito il giro di ricognizione tra alti scaffali straripanti di vecchi libri si siede in un angolo appartato dove uno scaffale di libri filosofici fa da separé.
Poggia con un tonfo sordo i documenti ricevuti o portati con se quel giorno, accanto posiziona la sua grande borsa monospalla, si siede e inizia a rivedere tutto, immersa in una calma ovattata rasserenante.
Andrea apre la sua agenda alla pagina di una grande lista con già delle crocette segnate, i suoi promemoria. Dopo aver indagato una carpetta blu in plastica trasparente, vengono segnati con una crocetta i seguenti punti:
 
o       iscrizione
o       segreteria
o       tessera biblioteca
o       carta mensa
o       carta metro
o       registrazione al database dell’uni
 
 
‘Bene ora passiamo al piano di studi!’, Andrea prende un blocco di 5 fogli, sul primo c’è la descrizione del corso di laurea e la struttura per aree tematiche, il secondo foglio indica in alto le materie obbligatorie del primo anno ed in fondo quelle opzionali; gli altri fogli sono uguali, ma per gli anni successivi. Andrea dà un occhiata generale, si fa un’idea, inizia a segnare con un evidenziatore giallo le materie base, con uno verde quelle che probabilmente saranno la sua scelta, sembra abbastanza soddisfatta, richiude il blocco allegandolo ad altri fogli tra cui un modulo da compilare con il piano di studi definitivo per il primo anno ed un elenco con i nomi dei professori dei rispettivi corsi con varie informazioni su libri, orari, termini di iscrizioni e recapiti. Ferma tutto con una graffetta viola e posa i documenti in una seconda carpetta, in cartone rigido verde, poi infila entrambe le carpette nella borsa, con la sua agenda e la fidata penna irlandese che sua zia le aveva portato da un viaggio, si guarda intorno, ora la stanza è piena di gente che come lei cerca di raccapezzarsi in mezzo ai fogli, ma il silenzio era tanto che non se ne era accorta; decide che è il momento di inaugurare la tessera per la caffetteria.


 
Sta per finire un toast quando una voce da sopra la sua testa le chiede se il posto al suo tavolo è libero, Andrea annuisce alzando lo sguardo, trovandosi davanti un ragazzo con i capelli castani, un paio di occhi chiari che la guardano interrogativi, accenna un sorriso imbarazzato e finisce si masticare, butta giù. Lui si siede contento appoggiando subito il vassoio con un bicchiere di caffè sopra, poi appoggia il mento sul palmo di una mano, mentre inizia a sorseggiare.
 
-         scommetto che sei nuova!
-         È così palese?
-         Conosco tutti qui, sono Brendan! – porge la mano sorridendo.
-         Ciao, io sono Andrea. – lei ricambia la stretta, sorride a labbra chiuse.
-         È un nome straniero? Cioè perché lo pronunci così… all’italiana direi.
-         Oh bravo! Sono italo inglese, mia madre mi ha sempre chiamata così.
-         Oh wow, io sono tristemente inglese e basta.
-         Non direi che è una brutta cosa – Andrea nota il suo toast che giaceva dimenticato sul piatto – quindi io sono nuova e tu sei un veterano?
-         Sono al dottorato.
-         Cavolo! Ahm, cioè, in senso buono, che bello hai già finito!
-         Ah ah non mi sembra lo spirito giusto per una che ha appena cominciato.
-         Sì, cioè, no! Non è il mio spirito, voglio dire, sono contenta… di dove sono, ecco! Però… l’invidia per uno che è già 10 passi avanti a te… ci sta, sai, è motivante, spinge a lavorare di più!
-         Oh, sì, brava in questo senso è molto bello come ragionamento.
-         Ecco!  - Andrea che cade sempre in piedi modalità on.
-         Forse quel toast lo dovresti mangiare, non volevo interromperti, è che c’è tanta folla, e non ci sono tavoli liberi.
Andrea si guarda intorno, lei che forse aveva pensato che quel tipo aveva scelto il suo tavolo per chissà quale motivo, ride di se stessa per essere stata tanto vanitosa, la realtà era che non c’era un buco libero. Mentre nella sua mente si formulava tutto ciò, esternamente aveva ripreso il toast, aveva sorriso un “hai ragione!” e mangiava il resto del toast che si sbriciolava ad ogni morso.

Ad un tratto squilla il suo telefono, esce dai suoi pensieri quasi di soprassalto, sbatte gli occhi, lo afferra, sullo schermo lampeggia la scritta “Robert”.
-         Scusa un attimo! – risponde affogandosi e riprendendosi con due colpi di tosse – Rob…- tosse - Robert, scusa, stavo mangiando e mi è andato di traverso.
-         Addirittura! Ho una voce così spaventosa?
-         Ma no! La tua voce è una meraviglia, sono io l’imbranata, novità? Hai riunito il consiglio? –Robert si sorprende, come fa a sapere che ne ha parlato con gli amici? E sa anche i termini in cui ne hanno parlato? – la giuria è arrivata al verdetto?
Giuria, ma certo, era la battuta del giorno prima, ‘ e io sono un cretino’ pensa Robert:
-         beh direi che se sei ancora convinta, e tutto quello che mi hai detto è vero, sei parte del clan!
-         Ohh grazie!!!- Andrea scalpita, Brendan è li di fronte a lei che nasconde il suo essere in ascolto nel bicchiere del caffè – grazie grazie bobi *_*, vedrai andrà tutto bene, appena torno… - Andrea si blocca, non sa se si vergogna di più per quello che ha detto, o per averlo detto in pubblico, il ragazzo di fronte sogghigna sempre nascosto dal suo bicchiere; al telefono anche Robert sogghigna:
-         Appena torni cosa?! – pensa che le è successo di nuovo, dire ingenuamente frasi facilmente fraintendibili.
-         Beh… torno…e sistemo – livelli di imbarazzo alle stelle, Andrea potrebbe giurare di aver visto quel Brendan affogarsi col suo stesso caffè.
-         Eh eh quanta fretta! – Robert rincara la dose di imbarazzo.
-         Dai!! Lo sai che intendo!
-         Certo! Ah ah ah.
La chiamata è chiusa, Andrea rimette a posto il telefono congratulandosi con se stessa della figuraccia che aveva fatto; decide di scacciare l’imbarazzo con quello che sapeva fare meglio, parlare a macchinetta!
-         Scusa, era Robert, un mio amico, lui… ho trovato una casa! Un pensiero in meno!
-         Ohh, vivrai con questo Robert…
-         Da.. da Robert non con Robert, cioè pure ma…
-         Ah ah fa differenza?
-         Sì, certo, Rob è il mio affittuario.
-         Ahhh… - l’infinito caffè è ufficialmente finito – bene, è stato un piacere, ci vediamo in giro!
-         S-sì! Buona giornata! Vado anche io, ho un po’ di fretta!
-         Eh sì!
Andrea si alza in fretta, riprende tutto quello che aveva con se, aspetta che la figura del ragazzo esca dalla porta della caffetteria, conta fino a 10 così tanto per essere sicura, poi inizia a correre fuori, verso il parcheggio; una sagoma di spalle si fa sempre più vicina… e familiare.
‘forse è meglio che rallenti, non vorrei fargli pensare che lo seguo, forse è meglio cambiare del tutto strada, forse potrei far finta di non guardare, e quindi non vederlo, forse…’
-         Ehy, proprio tanta fretta!
-         Ehy, ah ah –risata di circostanza – anche tu posteggiato qui?
-         Io sì, tu piuttosto…
-         Là, di lato…
-         Ti dico un segreto! Questo è un parcheggio riservato ai prof!
-         Co-come? – Andrea sprofonda, arrossisce mentre si ferma del tutto – cavolo!
-         Ah ah ah dai non preoccuparti, per questa volta niente reclami!
-         Re-reclami??- Andrea scolaretta teme di prendere una nota.
-         Sì, i prof. si lamentano sempre quando non trovano il loro posto – il ragazzo si era avvicinato, appoggiando una mano sulla spalla di lei – tranquilla, per questa volta te la sei scampata, da domani vai a destra sull’altro lato dell’edificio ok?
-         Vengo a piedi mi sa proprio!
-         Ah ah ah dai ora scappa!
-         Sissignore! E grazie dell’avviso!
-         Quando vuoi…
il ragazzo riabbassa la mano che era rimasta sulla spalla di Andrea che sta lentamente riprendendo un colorito normale, mentre si fionda nella sua macchina, gira nel parcheggio, gli rivolge un saluto, e sparisce oltre la siepe.
-         Sono sempre la solita! Se non ne combino una non sono io! Bella figura del cavolo! Quando si deciderà la grazia femminile a impossessarsi di me?? – goffa goffa Andrea!
 


 
 
 
 
 
 
-         Scuuuusa, scusa ti ho svegliato?? Non volevo! Ti prego scusa, non so ancora i tuoi orari, vedrai che non lo faccio più… anzi ora me lo scrivo, faccio un calendario!
Robert è ancora davanti la porta che si stropiccia un occhio e stenta a capire cosa avviene attorno a lui, stava riposando sul suo caro divano quando il campanello lo ha interrotto, si gira, guarda l’orologio appeso alla parete della scala, sono le 16:00.
-         Le 4!!! – Robert spalanca gli occhi.
-         Sì, lo so. – Andrea piagnucola – ma siccome ieri sono venuta alle 4, mi sembrava andasse bene, che fosse un buon orario, facciamo che me ne torno in macchina e… e torno dopo, tra… un’ora! Due, due ore!
-         Ah ah ah ma dove vai? Fermati! Entra… e stai calma – sbadiglia – non capisco niente, se mi parli a velocità supersonica pure quando sono appena sveglio!
-         Ok! – Andrea si zittisce all’istante, come un soldato a rapporto. Si muove silenziosa fino al divano, dove si siede composta, Robert si stiracchia ciabattando in cucina, torna indietro lentamente, si siede stirandosi la faccia.
-         Tra un ora – schiarisce la voce – ho le prove col gruppo, quindi inaspettatamente è un bene che tu mi abbia svegliato!
-         Ohhh, grazie al cielo! – Andrea si rincuora – così mi sento utile, e non un totale disastro, come oggi! Ho posteggiato nei posti riservati ai prof. !
-         Ah ah ah ma scusa non hai letto il cartello?
-         Sì, uff in genere lo faccio, e non ridere! – Andrea incrocia le braccia accennando un broncio, che dopo 3 secondi sfocia in una risata – sono un caso perso! Che brutta figura! Pure davanti a un tipo che ho conosciuto oggi! Che vergogna!
-         Insomma, mattinata intensa!
-         Non mi faccio mancare niente!
-         Concludi in bellezza, sali di sopra e sistemati!
-         Ohhh – Andrea ricorda improvvisamente il vero motivo per cui si trova li – non ti ho ancora ringraziato abbastanza! Graziee! – va per buttarglisi addosso.
-         Ma che devi ringraziare, su, niente smancerie adesso, fila! Che io devo prepararmi in fretta! – Robert si ferma un attimo, la guarda – tu per oggi torni a casa?
-         In realtà sto in un B&B ho lì le mie vali…
-         In un B&B?!
-         …ge, ehm sì.
-         Ma sei scema davvero! Perché non me l’hai detto?
-         Ma dai, non volevo disturbare, e comunque tranquillo, sono amici dei miei, comunque se ti va bene domani porto tutto, poi torno a casa per il week end e ad inizio settimana mi stabilisco!
-         Bene… mi pare che ti sia ben organizzata, il che è buono considerando che non posso più perdere tempo! Si fa come dici tu.
-         Perfetto, lieta di averti tolto l’impiccio dell’organizzazione! Per che ora domani?
-         Boh, 11.30?
-         Perfetto! Breve ma intenso, scappo. Ciao! – si allontana verso il parcheggio.
-         Ciao! E attenta a dove parcheggi!
-         Non infierire!
Robert chiude la porta ‘ mi tocca fare una copia delle chiavi al ritorno dalle prove! Shit’.
 
 
 
 
 
 



 
-         Ma quindi non possiamo più venire a tutti gli orari?
-         Né suonare nella tua saletta?
-         O fare le gare di rutti?
Mick, David e John incalzano Robert di domande da quando hanno finito le prove, sprofondati nei divanetti in tessuto marrone polveroso all’angolo della sala,  fumando.
-         Calma, calma ragazzi! Non cambierà niente, è e rimane casa mia! Quindi non cercate scuse per non portare più da bere! Spilorci!
-         Ah ah ah ok ok, se lo dici tu – john si solleva atleticamente, alza una mano in segno di saluto, spegne la cicca in un bicchiere poggiato sul tavolino accanto al divanetto, gli altri rifanno lo stesso saluto.
-         Magari poi sei tu a non volerci tra i piedi impegnato con la nuova ospite!
-         Ti ho già detto che è impossibile David! Non insistere! Come te lo devo spiegare? Non mi attizza, niente di niente! È tipo mia sorella piccola!
-         Comincio a pensare che sia una cozza questa tipa!
-         Ah ah ah cos’è ti è passata la voglia di vederla?
-         Potevi dirlo subito!
-         Io non ho detto niente, solo che è piccola! Ora non rompere che devo fare il doppione delle chiavi! Tu pensa a procurarti un nuovo jack! Questo stride da fare schifo!
-         Lo so, Christine ci è passata sopra coi tacchi!
-         Dì a Christine di passare sopra di me se vuole!
-         Non ti bastano già tutte quelle che hai?
-         Che permaloso, ok saluta Christine e dille di camminare scalza!
-         Non ti saluto nessuno, che poi si fanno strane idee se pensano che parlo di loro con qualcuno, come se fossero importanti!
Con tale affermazione che distrugge anni e anni di lotte femministe, la porta della sala prove, viene chiusa.


  
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