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Autore: Chiarailrapepoesia    17/05/2013    6 recensioni
Questa storia rispecchia la vita di un'adolescente italiana che si trasferisce in america per il lavoro dei suoi genitori.
Come ogni ragazza della sua età, vive una vita movimentata e l'arrivo di un componente dei One Direction le scombussola il cuore, i polmoni, il fegato eccetera, eccetera.
Genere: Comico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Bondage
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Capitolo XI. 


La giornata volgeva finalmente al termine. 
Entro in casa e getto la cartella sul pavimento.
-Mamma, sono in casa.- urlo, dirigendomi verso il frigorifero.
La mamma non mi da risposta.
Accendo lo sterio mettendolo al massimo volume, prendo la mia chitarra e comincio a suonare sulle note di 'Autumn Leaves'. 
Mi tornano alla mente i ricordi di me e Harry, della sera di due mesi prima.
Del pontile, del primo bacio.
Le lacrime mi inondano il viso.
Il suono del campanello interrompe le mie sofferenze.
Abbasso il volume dello stereo e mi dirigo alla porta, aprendola.
Niall.
-Ciao, Elisa. Sono venuto per sapere come stavi.- sorride.
Nota le mie lacrime.
-Elisa, ma che è successo?- mi chiede velocemente. -Perché piangi?- e mi poggia una mano sulla spalla. 
-Niente, tranquillo Niall. E' tutto okay.- 
-Non mentirmi. So che c'è qualcosa che non va, altrimenti non staresti piangendo.-
-Sono lacrime di felicità.-
-Se fosse così, non saresti a testa bassa, e non saresti così nervosa.- controbatte.
Ha ragione, maledettamente ragione.
-Mi dici che succede?- continua a domandarmi insistentemente.
-Ti sei mai sentito di troppo? Per esempio, tra due persone. In una coppia. Ti sei mai sentito di troppo in una coppia? Il terzo in comodo, ecco.- 
-Sì.- 
Rimango immobile, spiazzata.
-Non puoi capire ugualmente.-
-Posso capire benissimo.- mi fissa duro. -Io e te siamo uguali, ma non te ne rendi conto. Sei sempre così fissata con Harry, che non fa altro che farti del male. Pensi che non me ne sia reso conto?- 
-Di che parli?-
-Piangi per lui ogni giorno, sempre, da quando lo conosci. Ti fissi, ti fissi troppo.- 
Resto immobile.
-E tu cosa ne sai?- ribatto.
-Sono suo amico, e anche tuo amico.- 
-E che t'importa se sono fissata con lui?-
-Proprio non c'arrivi, eh? Pensi che solo lui sia in grado di amarti?- 
-Non lo fa nemmeno lui.-
-Ma ci può essere qualcun'altro, anzi, c'è. Ma tu hai occhi, cuore, polmoni, pancreas e chi più ne ha più ne metta solo per Harry. E lui non fa altro che parlarmi di Kim. Non parla mai di te, non più.- 
-Lui mi ama.- urlo, in preda alle lacrime.
-Non è vero. Ha fatto sesso con un'altra donna, ti rendi conto? Se ti amasse davvero, non l'avrebbe fatto. Io non ti farei mai una cosa del genere.-
-Non stiamo assieme, io e te.-
-Purtroppo per me.- 
-Cosa vuoi dire?- 
-Lascia perdere.- dice, andandosene.
Rimano a fissarlo mentre scompare, e continuo a farlo anche dopo, confusa.
Non capisco più nulla.
Non capisco cosa volesse dire con le sue parole e non capisco perché Harry abbia fatto tutto questo.
Niall mi ha aperto gli occhi, ma mi ha creato un caos abnorme nella mente. 
Harry passa lì di fronte, proprio mentre sono sul punto di chiudere la porta.
E prima che lui possa vedermi e farmi la ramanzina, rientro in fretta in casa, mi rifugio nella mia musica. 
Ma, questa volta, non sono io a produrre quella musica, ma il mio ipod. 
Un sabato sera in casa, sola, a riflettere. 
Mi arriva un messaggio sul cellulare.

Da: Mamma.
Testo: Stasera io e tuo padre dormiremo fuori, fai la brava. A domani. 

Sola, realmente e totalmente sola. 


 

***

Domenica mattina. 
Guardo l'ora sul mio cellulare.
7.57 am. 
Lo stomaco brontola, così decido di vestirmi e andare a fare colazione al bar all'angolo. 
Metto un jeans scuro e una t-shirt rossa, con le mie amate vans ormai consumate per via dello skateboard. 
Imparai ad andarci quand'ero piccola; amavo quello sport più di ogni altra cosa: più delle bambole, più dei lunapark. 
Passavo interi pomeriggi su quell'aggeggio, mi graffiavo, ma non piangevo perché l'amavo.
E quando si ama qualcosa, si preferisce star male che abbandonare quel qualcosa.
Ma da quando mi ero trasferita lì, lo skateboard oramai non era altro che un ricordo.
Ritorno alla realtà, quella di New York.
Prendo la mia borsa, le chiavi e mi dirigo al bar. 
I tavolini, per la maggior parte vuoti, sono coperti da tovagliette rosse.
Mi ci siedo, immaginando di avere di fronte Harry, e sorrido.
-Cosa posso portarle?- mi chiede il cameriere.
-Un caffé lungo e un croissant alla marmellata di ciliegia.- sorrido. 
Lo scacciapensieri del bar risuona.
Mi volto.
Kim.
Mi giro subito, cercando di nascondermi dai suoi occhi malvagi.
Si accomoda al tavolo dietro il mio.
-Posso portarle qualcosa?- le chiede il cameriere.
-Aspetto il mio ragazzo, appena arriva ordianiamo qualcosa.-
Voglio scappare, al più presto. 

 

Spazio autrice.
Sorry if it took me a long time to this chapter.
Okay, parlo italiano.
Scusate se mi ci è voluto molto tempo per questo capitolo.
Il punto è che sono con la febbre e il raffreddore,
e mi passa anche la voglia di scrivere.
Sorry, sorry, again.
Bene, spero apprezziate questo capitolo.
Non ci sono colpi di scena, non sarà perfetto.
Spero che comunque vi piaccia.
E aspetto le vostre critiche positive, neutre o negative
I hope you like this chapter, xx.

   
 
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