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Autore: giulia_b    17/05/2013    2 recensioni
Si siede, le mani strette tra i capelli, e grida.
Il vetro della finestra accanto a lui va in frantumi, così come il bicchiere e la bottiglia abbandonati sul tavolo, il boccettino dell’inchiostro tra la carta, lo specchio appeso alla parete. I pochi passanti in strada sollevano lo sguardo sulle schegge di vetro che cadono dall’alto. Una giovane madre al piano sottostante scuote leggermente il capo e, con un sospiro, sale le scale buie stringendo il bambino a sé.
Mentre l’urlo di Alexander si spegne, i frammenti sparsi per la stanza si ricompongono e tornano al loro posto, l’inchiostro rientra nel recipiente, i fogli appesi oscillano, la gente in strada torna a camminare credendosi visionaria.
Genere: Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Alexander scivola lungo i vicoli sudici, evitando i mucchi di stracci che spesso nascondono uomini e animali addormentati. Seguendo il profumo del pane fresco, raggiunge il negozio ancora chiuso vicino alla riva del fiume. Bussa alla porta sul retro. Una bambina con i lunghi capelli biondi raccolti in due trecce e i brillanti occhi azzurri gli apre, illuminandosi quando lo riconosce.
-Alex, siete venuto anche oggi!- esclama, sorridendo.
-Ciao, piccola Isobel- risponde, pulendole uno sbaffo di farina dalla guancia.
-Mi mostrate una delle vostre magie?-
-Più tardi, te lo prometto. Devo prima parlare con tuo fratello-
-È nella stanza dei forni- gli dice allegra, invitandolo ad entrare.
Alexander annuisce e si avvia lungo il corridoio buio preceduto dalla bambina che sparisce dentro all’unica stanza illuminata.
-Chi era, Isobel?- chiede con voce roca l’anziana donna che prepara i dolci.
-Alexander. È venuto per parlare con Jack-
-Alexander?- ripete in un sussurro appena percepibile la ragazza dagli occhi scuri che si affaccia sul corridoio.
Alex prende un respiro profondo prima di fare un altro passo in avanti e affrontare Catherina.
-Buongiorno, Alexander- dice lei, spostandosi un ricciolo biondo da davanti al viso.
-Buongiorno, Catherina- risponde con un cenno del capo, continuando a camminare verso la porta in fondo al corridoio.
-Come state oggi?- gli chiede, con le gote che acquistano colore.
-Piuttosto bene, grazie-
Cerca sempre di chiudere velocemente il discorso quando la incontra, ma non crede che Catherina abbia capito perchè lo faccia.
Viene investito dal calore nella stanza dei forni quando apre la porta. La luce calda dei fuochi illumina l’uomo che, infondo alla sala, estrae il pane. Il fisico modellato da una vita di lavoro, la pelle dorata ricoperta da un sottile strato di sudore, i capelli scuri attaccati alla fronte. Si gira e osserva Alexander, che gli fa un cenno con la mano.
-Alexander Teller. A cosa devo l’onore di vedervi due giorni consecutivi?- lo saluta, sorridendo e asciugandosi la fronte.
Il ragazzo gli si avvicina e afferra una delle pagnotte appena uscite dal forno, raffreddandola e staccandone un pezzo.
-Mi vengono i brividi ogni volta che lo fai. È inumano- si lamenta il fornaio.
Alex accenna una risata.
-Ho bisogno di un favore- dice, portandosi il  pane alla bocca.
-E dove sarebbe la novità?-
-Questa volta me lo devi. È colpa tua-
-Perché sarebbe colpa mia?-
-Scuola di illusionismo. Sbaglio o sei stato tu ad insistere perchè andassi alle selezioni?-
-Come è andata? Ti hanno preso?-
-Non lo so. Dovrebbero dirmi qualcosa nei prossimi giorni, ma non credo di essere passato. Mi hanno fermato dopo pochi minuti- risponde, con un sorriso rassegnato, voltando lo sguardo verso la porta socchiusa.
-Mi dispiace-
-Quindi oggi mi serve Isobel-
-No!- esclama Jack, allontanandosi da lui.
-Mi aiuta a recuperare i soldi che non ho guadagnato ieri-
-Scordatelo!-
-Devo pagare l’affitto! Vuoi vedermi dormire in mezzo alla strada?-
-L’ultima volta che è venuta con te ne ha parlato ininterrottamente per due settimane. Non ho nemmeno idea di come sia riuscito a sopportarla- dice, mettendo un vassoio carico di pane in forno.
-Jack, per favore!- interviene Isobel, aprendo la porta che da sul corridoio.
Il lieve fascio di luce si allarga illuminando il pavimento sporco di farina. Dietro la bambina, Catherina abbassa lo sguardo imbarazzata.
-Voi siete rimaste ad origliare tutto il tempo?- chiede loro il fratello.
Entrambe annuiscono.
-E tu da quanto lo sapevi?- chiede ancora all’amico.
-Da un po’- risponde lui, sorridendo alla bambina che gli è venuta accanto.
Jack sospira, passandosi le mani sul viso.
-Ti prego- insiste Isobel, avvicinandosi a lui.
Abbassa lo sguardo sui grandi occhi azzurri della sorella.
-D’accordo. Ma ti voglio a casa prima del tramonto- acconsente infine.
-Grazie!- esclama la bambina, abbracciandolo di slancio.
-Io sono pronta. Andiamo?- chiede entusiasta ad Alexander.
Lui si china davanti a lei sorridendo e le posa sulla testa il proprio cappello.
-Vai a dirlo a tua madre, piccola Isobel. Arrivo subito- le dice.
La osserva correre in corridoio, smuovendo la farina al suolo. Catherina la segue, chiudendo la porta dietro di sé, lo sguardo sempre rivolto verso il basso.
-Senti, non è che non mi fidi di te, ma... Cerca solo di evitare che si faccia del male- dice Jack, voltandosi verso il forno per controllare lo stato di cottura del pane.
-Certo- risponde l’incantatore, posando una mano sulla maniglia della porta.
Due pezzi di pane si sollevano da davanti al viso del fornaio, per poi ricadere nelle sue mani.
-Non vorrai che tua sorella e il tuo amico soffrano la fame, vero?- gli chiede sorridendo.
-Vorrei però che questo amico qualche volta pagasse- risponde l’altro.
Alexander prende un paio di monete dalla tasca e le lancia nella sua direzione. Jack le afferra.
-Ci vediamo questa sera- lo saluta sorridendo.
Con un cenno del capo, il ragazzo esce in corridoio. La luce scompare alle sue spalle quando richiude la porta alle sue spalle.
A soli venti anni, dopo la morte del padre, Jack si è trovato un’attività da mandare avanti e le sorti della propria famiglia in mano. Una sorella di quindici anni, un’altra di quattro e una madre non vedente dopo un tentato suicidio.
Aveva creduto che Isobel non si fosse accorta di nulla. Non si era mai sbagliato tanto. Quel mattino, dopo la sera del ritrovamento della donna in fin di vita, la bambina era sparita. Era subito andato a cercarla, mentre Catherina era rimasta con la madre e il medico di famiglia. L’aveva vista solo a pomeriggio inoltrato, seduta su un muretto basso, accanto a lei un giovane. Era vestito completamente di nero, gli occhi nascosti dalla tesa del cappello, i capelli neri raccolti alla base della nuca da un nastro scuro.
Improvvisamente, il ragazzo aveva sollevato lo sguardo su di lui e aveva accennato un sorriso. Aveva gli occhi più strani che Jack avesse visto, di una strana sfumatura di verde.
-È quello laggiù?- lo aveva sentito dire ad Isobel.
Lei aveva seguito la direzione che lui le indicava e quando aveva riconosciuto il fratello era arrossita e aveva annuito tenendo la testa bassa.
-Perché non vai da lui? Sembra molto preoccupato- aveva continuato l’altro. –Scommetto che ti sta cercando da tutto il giorno-
Isobel aveva scosso la testa, stringendosi le mani in grembo.
-Perché no? Non vuoi tornare a casa?-
-No- aveva risposto in un sussurro la bambina.
-Perché?-
-Non mi vogliono più a casa-
-Perché dici così?-
-Perché mia madre voleva tornare con mio padre. Non voleva più stare con noi!-
Anche da quella distanza, Jack riusciva a vedere una lacrima scorrere sul viso della sorella.
-E dov’è andato tuo padre?- le aveva chiesto il ragazzo.
-È morto- aveva detto Isobel guardandolo negli occhi, con una schiettezza e una consapevolezza che su una bambina di quell’età facevano venire i brividi.
Rimasero entrambi in silenzio per qualche minuto.
-Sai- aveva iniziato il ragazzo. –quando avevo la tua età è morta mia madre e lo stesso giorno, mio padre è andato via. Ma io non avevo un fratello che si potesse occupare di me. Mi hanno mandato in un istituto per orfani. E questo perché non avevo nessuno che potesse occuparsi di me. Nessuno che mi volesse. Tuo fratello ti vuole con sé. Non sarebbe venuto a cercarti altrimenti-
-Io non voglio andare a casa. Voglio diventare un mago. Come voi-
-Facciamo un patto, allora: io ti faccio vedere i miei trucchi e provo ad insegnarteli, ma tu torni a casa con tuo fratello. Ci stai?-
Isobel aveva riflettuto per qualche istante, per poi annuire.
-Perfetto. Andiamo- aveva detto il ragazzo, saltando giù dal muretto e aiutando la bambina a scendere.
Le aveva porto la mano e si erano incamminati verso Jack.
-Isobel, ero così preoccupato!- le aveva detto il fratello, abbracciandola.
-Vi ringrazio per averla tenuta con voi fino adesso- aveva aggiunto poi, rivolto al ragazzo dagli strani occhi quasi gialli.
-È stato un piacere. Ci vediamo presto, piccola Isobel- aveva risposto lui sorridendo, prima di voltarsi e sparire tra i vicoli bui.
Da quel giorno, Alexander passa al negozio almeno una volta alla settimana e trascorre un po’ di tempo con Isobel mostrandole le sue magie e cercando di insegnargliele.
Jack prende un vassoio carico dal forno poco prima che il pane bruci. È passato quasi un anno da quando l’hanno conosciuto e l’incantatore ha cambiato la vita di tutti loro. 



Ciao =)
Sono di nuovo qui e mi accorgo solo ora che sono passate ben due settimana da quando ho aggiornato l'ultima volta... ops! =P
In ogni modo, penso che continuerò a scrivere questa storia, ma non riuscirò sicuramente a mettere il prossimo capitolo entro fine mese, mi spiace.
Grazie mille a chi ha recensito fin ora, grazie di cuore =)
Spero che vi sia piaciuto questo capitolo, mi farebbe molto piacere sapere cosa ne pensate, grazie per aver letto =)
Ciaociao a presto =)
 
giulia
  
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