Il vento faceva increspare il mare , il suo rumore stava riempiendo la mia mente di pensieri negativi. Qualcosa nell’ aria mi diceva che Louis stava dicendo la verità. I suoi occhi blu erano spenti, l’ espressione del suo volto si fece dolorante, qualcosa gli dava fastidio, qualcosa che forse stava per dire.
Le sue morbide labbra rosee si aprirono per darmi una spiegazione. Il labbro tremò ripetutamente, faceva male vedermi più forte di lui, come se il tempo passato insieme a lui non fosse stato reale, come se era un film…
<< Sophie, ti volevano uccidere! Il tuo ex ragazzo…mi ha costretto a separarmi da te perché ti voleva tutta sua. Io non volevo e lui allora mi ha detto che ci avresti rimesso la vita. A quelle parole non ho fatto altro che poter trovare un compromesso, e cosi lui mi ha detto di lasciarti per potersi riavvicinare a te. Sophie...>>
Le parole stavano rimbombando tra i miei pensieri dominando tra di essi. Il mio volto si fece cupo, tristo. Il mio ex ragazzo non si faceva sentire da quando mi ero messa con Louis, perché ora era tornato a galla?
Perché?


Lo implorai a parlare, ma nulla era muto come tutte le rocce fredde di Venezia. Guardava i sanpietrini sporchi, i piccioni che ci giravano attorno. Ricordai quando mia nonna era morta e lui si mise a rincorrere i piccioni per farmi sorridere. Lo amavo... lo amo…per questo il suo essere infantile a volte emergeva per farmi stare bene.  Mi avvicinai a lui dolcemente; gli presi il  mento e lo costrinsi a guardarmi negli occhi. Stava piangendo di nuovo, non sapeva darmi una spiegazione alla mia domanda.
<< Louis ti prego! Spiegami>>
I miei occhi cercavano i suoi che girovagavano nel vuoto. Non l’ avevo mai visto cosi a terra, mi faceva stare male.  Lo vedevo strano, voleva continuare a parlare ma non ci riusciva.
Si stava facendo tardi e io dovevo  andare a lavoro; lo trascinai con me fino al negozio. Non disse nulla per tutto il tragitto era tra le nuvole, doveva per forza spiegarmi tutto per potersi sboccare da quella situazione.
Aprii la porta, l’ odore di antico pervase i nostri corpi. Betty stava sistemando le bambole di porcellana; forse si poteva dire che la mia carnagione era pallida, ma rosea, come una di quelle bambole.
 
 Betty era tutta concentrata a sistemare sopra un tavolo di legno intagliato, una serie di bambole dalle più grandi alle più piccole; non si era accorta di noi due.
<< Salve Beth>>  dissi per attirare la sua attenzione.
<< Oh Sophie , salve anche a te…Louis? Ma non era, si insomma…finita?>> si sbrigo a dire Betty.
Quelle sue guance rosa si tirarono in dietro per fare un sorrisetto timoroso a Louis. Lei era mia amica fin dalle superiori, mi aveva aiutato a uscire da un tunnel lunghissimo e che forse senza il suo aiuto non ne sarei mai uscita. Avevamo le stesse passioni e un sogno in comune : aprire un piccolo negozio di antiquariato. Questa passione me l’ aveva trasmessa mio nonno, era un appassionato di vasi, libri, bombole e altri vecchi oggetti; quando l’andavo a trovare, passavamo insieme lunghi pomeriggi nella sua grande biblioteca a leggere, a parlare e a sistemare qua e la.
 
Un colpo di tosse mi riportò alla vita reale.
 
<< Forse no, Beth…c’è sotto qualcosa e lui non vuole parlarne!>> le risposi.
Louis stava guardando quel piccolo negozio, tutto era ricoperto di un odore di antico, uno di quei odori di vecchi libri in cantina. C’erano vasi, mappamondi, quadri, libri, bambole di porcellana e di pezza. Ne rimase talmente affascinato come la prima volta che l’ avevo portato qui.