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Autore: bells swan    17/05/2013    4 recensioni
Bella è innamorata persa di Edward. Edward è il cliente abituale della tavola calda dove lei lavora.
E se un giorno Edward si facesse avanti?
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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«Buon compleanno, Isabella.»
Mi sveglio grazie a quelle parole sussurrate, mentre due labbra morbide si posano sulla mia fronte e il profumo della colazione invade le mie narici.
Sorrido affondando il volto sul cuscino. «Ehi...»
«Okay: non ho mai cucinato qualcosa nemmeno per me, tranne qualcosa al microonde, quindi... boh, se vuoi rischiare... tutto per te» mi spiega avvicinandomi il vassoio con succo d'arancia, marmellata, pane tostato, bacon fritto, uova strapazzate... e cornetti. Era fissato con i cornetti.
«Hai cucinato tutto tu, quindi?» lo sfido, inarcando un sopracciglio e sorridendo divertita.
Sembra preso alla sprovvista e, tentando di fingersi serio, risponde. «Sì! Non ti fidi di me?»
Mi metto seduta a gambe incrociate. Ho solo la sua camicia addosso. Siamo a metà settembre e inizia a fare un po' freschetto la notte, e indossare gli indumenti di Edward mi è sempre piaciuto. «Mmh» annuisco convinta. «Okay. Però la prossima volta che fingi che per te sia una prima volta non comprare i cornetti più belli in mostra. Non risulti convincente» lo informo.
I cornetti comprati sono perfetti, ed è questo che non mi convince. Se come dice lui è stata la prima volta, avrebbero dovuto essere bruciati. Un uomo che non ha mai cucinato in vita sua, non può essere stato così bravo al primo esperimento.
Edward sbuffa. «Va bene, va bene. I cornetti li ho fatti portare, contenta? Però il resto l'ho cucinato davvero io!» E sembra così tanto un bambino che non posso fare a meno di sorridere e gettarmi su di lui. Fortunatamente Edward aveva posato il vassoio sul comodino.
Cade sul letto, con me sopra, e incollo la mia bocca alla sua. Nulla di malizioso, solo tanta, tanta, tanta dolcezza. Sorride sulla mie labbra, riesco a percepire il suo sorriso. E le sue braccia sono strette alla mia vita, nel più tenero degli abbracci. Con un movimento repentino, mi trascina sotto di me.
«Dio, quanto ti a...» Si interrompe improvvisamente, sembrando a disagio.
Cosa? Quanto ti a cosa?!
«Quanto ti adoro» continua alla fine sorridendo e riprendendo a baciarmi.
Mi adora. Ma sono sicura che stesse per dire la parolina magica che aspetto da tanto. È solo che forse ha paura, o non si sente pronto. E non posso biasimarlo: io stessa non mi sento sicura. E non di quello che provo per lui, lo amo tantissimo e lo so, ma di ciò che prova lui per me. Perché magari davvero voleva dire che mi adora, non posso rovinare tutto esponendomi troppo.
Ma va bene. Mi adora, e io adoro lui. Va più che bene.
 
Credo di non aver mai vissuto mesi più impegnativi di questi ultimi: benché avessi dalla mia parte l'aiuto di Carmen, ottobre e la prima metà di novembre sono volati velocemente a causa dei preparativi per il mio matrimonio.
Un'altra fortuna è stato l'arrivo a sorpresa in città di Jessica, Jacob e Angela. Non avevo idea che sarebbero venuti, e dopo i saluti che ci hanno portati quasi a piangere, Edward mi ha spiegato che ha pagato loro il biglietto per farli venire al nostro matrimonio.
Ovviamente, c'era anche Mike all'arrivo.
Inutile dire che il modo in cui ho ringraziato Edward per questa gradevolissima sorpresa è stato... soddisfacente, ecco. Parecchio soddisfacente.
E ora mi ritrovo qui, con Jessica e Carmen ad aiutarmi per indossare l'abito da sposa. Avevo sempre pensato, da piccola, che il giorno del mio matrimonio avrebbe dovuto essere il più bello della mia vita. Non sono mai stata una persona che spende tutti i suoi risparmi in cose costose, andavo al mercatino dell'usato per i miei abiti e avevo un vecchio Nokia tutto rotto come cellulare, eppure stavo bene. Ma sull'abito da sposa... be', quello avrebbe costituito l'eccezione.
Per il mio matrimonio sarebbe stato stupendo, come la principessa che volevo essere almeno per quel giorno. Anche se non fosse stato fatto per me. Invece, grazie a Edward e al suo potere economico e le conoscenze, l'abito che indosso oggi è fatto apposta per me. Non è in commercio, è proprio mio.
Ed è meglio che nei miei sogni.
L'abito bianco aveva una scollatura non proprio osé, ma abbastanza da risaltare le mie poche forme, e le spalline erano laterali. Il busto era liscio e ricadeva morbido sul mio ventre, esaltando il mio ventre piatto. La gonna dal lungo strascico nascondeva le mie gambe e del tulle decorava il tutto.
Non smetterò mai di ringraziare Edward per avermi permesso di realizzare questo desiderio.
«Sei bellissima, tesoro» si complimenta una Jessica sull'orlo delle lacrime mentre Carmen, al suo fianco, sorride commossa.
Scuoto la testa, guardando ansiosa la mia migliore amica. «Oh no, ti prego, non piangere. Vorrei resistere almeno fino al sì prima di scoppiare in lacrime» le dico con la vista già appannata.
Con uno slancio, Jessica, vestita nel suo abito da damigella, si tuffa fra le mie braccia. «Va bene, va bene. Siamo forti!» si fa coraggio da sola.
Annuisco decisa, prendendo un forte respiro e cercando di riprendere il controllo di me. Quando sono sicura di stare bene, sorrido.
«Sei pronta?» mi chiede Carmen.
Faccio un segno d'assenso nella sua direzione. Sono pronta come mai prima d'ora.
 
C'è tutta la mia famiglia. Oltre a Jessica, Jacob e Angela, Edward ha fatto arrivare pure mio padre e mia madre con il suo nuovo marito.
«Oh mio Dio» sussurro sconvolta alla loro vista.
Mia madre viene verso di me piangendo, abbracciandomi. «Sei bellissima» mi dice.
Lei ha saputo tutto tramite una chiamata. Edward, dopo aver trascorso tanto tempo a Forks, non ha più potuto fare dei viaggi e io non me la sentivo di stare da lui lontana anche solo per il tempo necessario di dire tutto a Renèe e poi ritornare. In fin dei conti, mia madre è sempre stata uno spirito libero... ha capito tutto subito. Di questo non dubitavo.
Quando la settimana scorsa mi ha chiamato, mi ha detto che non sarebbe potuta venire perché Phil aveva avuto un incidente sul campo e gli avevano messo il gesso. Papà, invece, non poteva abbandonare così su due piedi il proprio lavoro.
Mi era dispiaciuto, ma avevo capito. E invece ora sono davanti a me, a casa mia, nei loro abiti da cerimonia.
Il mio sguardo si posa sulle gambe di Phil. Nessuna è ingessata, sembra sano come un pesce, fortunatamente per lui.
«Tu stai bene!» esclamo sorridendo felice.
«Sono un leone, io» mi dice abbracciandomi dopo che mia madre si è messa di lato.
E quando poso il mio sguardo su Charlie, rischio seriamente di rovinarmi il trucco. «Papà...» sussurro commossa.
«Sei davvero bellissima, Bells.» E non è il solito complimento che si fa tanto per fare. Mio padre è sincero. Come ogni padre, d'altronde.
Quando si avvicina a me, lo abbraccio stretto, quasi a non volerlo lasciare andare più.
Non sapevo sarebbe arrivato, per cui ad accompagnarmi all'altare ci sarebbe stato Jacob, ma penso proprio che già i ruoli siano cambiati.
«Dai, andiamo» mi sprona mio padre.
Ci sposiamo qui a casa nostra, o meglio in giardino. Carmen ha organizzato un matrimonio semplice e intimo come volevamo io e Edward. Niente reti televisive, fotografi in cerca dello scoop dell'anno – il matrimonio dell'imprenditore Edward Masen – o paparazzi. Solo noi, amici e familiari.
Mi dispiace da morire che Edward non abbia vicino la sua famiglia. Si può essere soli al mondo? I genitori morti, niente zii, né cugini... né soprattutto fratelli e sorelle. Eppure lui non sarebbe più stato solo, perché io avrei messo al primo posto la sua felicità davanti a tutto.
Lo amo con tutto il cuore e rendere mio marito felice è la mia priorità, ma anche il mio desiderio.
Quando, al braccio di mio padre, percorro la navata per andare incontro al mio ben presto marito, tutto ciò che riesco a vedere sono i suoi occhi luminosi, il suo lieve sorriso emozionato. E nonostante non mi abbia mai detto una parola a proposito dei suoi sentimenti, una parte di me è più che sicura che mi ami.
 
«E vuoi tu, Edward Masen, prendere come tua sposa la qui presente Isabella Marie Swan, per amarla, onorarla e rispettarla finché morte non vi separi?» La voce benevola del prete risuona chiara e forte in giardino, ma mai come quella di Edward in risposta al rito.
«Lo voglio.» È così deciso, sicuro, e mi guarda così intensamente da farmi fremere di desiderio nonostante gli invitati intorno a noi.
«Allora io vi dichiaro marito e moglie.»
Un enorme e involontario sorriso spunta sulle mie labbra. Edward non è da meno, però, e questo basta per rendermi la sposa più felice sulla faccia della terra.
«Può baciare la sposa» sprona in tono confidenziale il prete all'ormai, mio marito, che non se lo fa ripetere due volte.
Prendendomi fra le sue braccia, mi bacia appassionatamente davanti a tutti da farmi sentire caldo. Tanto caldo. Mi sento eccitata e imbarazzata allo stesso tempo, e l'imbarazzo non scema quando sento i fischi e gli applausi entusiasti dei nostri amici.
«Sei pronta a sentirti chiamare signora Masen da tutti?» chiede Edward sulle mie labbra, scostandosi un po' alla fine.
«Sono sempre stata pronta per questo» rivelo con fare cospiratorio facendoci sorridere di nuovo, Edward che riprende a baciarmi.
 
«Dio mio, ma voi due siete due fuochi» mi dice con aria eccitata Jessica, due ore dopo la cerimonia.
Io, che stavo mangiando la torta, la fisso a bocca aperta, con la forchetta a mezz'aria. «Che vuoi dire?»
«Cazzo era quel bacio, eh? Non voglio neanche immaginare cosa combinate la notte da soli!» esclama ridendo da sola.
«Oddio, Jessy!» la rimprovero. Non mi vergogno a parlare di sesso in generale, ma sono talmente abituata a sentire lei che la situazione mi mette un po' a disagio. Ma lei è la mia migliore amica, ha il diritto di saperlo. Certo che lo ha! «E comunque... non hai tutti i torti» sussurro maliziosa, facendola scoppiare a ridere.
«È un peccato che non andrete in luna di miele» mormora poi pensierosa.
Scrollo le spalle. «A me non importa. Edward ha il suo lavoro e l'ha parecchio trascurato per me quando eravamo a Forks. Ma mi ha promesso comunque che ci andremo, appena possibile.»
Jessica mi lascia un bacio sulla guancia. «Sei la persona più buona che io abbia mai incontrato. Se fossi maschio, ti mangerei tutta» mi dice ridendo felice e facendo ridere me.
«Se fossi maschio, non ti avvicineresti a lei nemmeno in mia presenza.»
Entrambe ci voltiamo sorprese verso un Edward con la mano nella tasca del pantaloni e un bicchiere di champagne nell'altra. Sorride e i capelli sono una massa intricata di seta bronzea. Vorrei solo portarlo in camera nostra e abusare ripetutamente di lui.
Jessica alza le mani in segno di resa. «Va bene. Diamo a Cesare quel che è di Cesare.» Jessica gira di lato la testa, osservandosi intorno. Sospira sognante quando incrocia un Mike imbarazzato alle prese con Irina, la bimba di Carmen e Eleazar di quasi quattro mesi.
«Vado ad aiutarlo, ragazzi» mormora, lasciandoci soli.
«Come ti senti?» mi chiede Edward, posizionandosi davanti a me.
I miei occhi si posano sul piatto di torta che mangiavo fino a poco fa. «Affamata» rispondo senza esitare. Ma quando mi rendo conto della parola a doppio senso, sgrano gli occhi verso di lui che ha la mia stessa espressione sorpresa ma anche divertita. Prima che io possa dire altro, mi prende fra le braccia per darmi un lungo e intenso bacio.
Ho ufficialmente bisogno di un paio di mutandine pulite.
 
Edward intrufola la mano sotto la gonna del mio vestito, messo subito dopo la cerimonia, accarezzandomi con le sue lunghe dita. «Finalmente soli» sussurra contro la sua gola.
Non mi ha dato nemmeno il tempo di chiudere per bene la porta dopo aver salutato l'ultimo ospite che mi è saltato addosso. Non che mi stia lamentando.
«Dio, quanto ti voglio» mormora prima di racchiudere le mie labbra fra le sue per baciarmi con passione e prendermi fra le braccia inducendomi a cingergli la vita con le gambe.
«Non ci arrivo in camera da letto» comunica, portandomi verso il divano.
Slaccio con frenesia la camicia, i primi due bottoni già aperti, e scuoto la testa. «Non mi importa. Fosse per me lo farei pure sul pavimento» rivelo senza pensarci, arrossendo subito dopo.
«Cristo, Isabella» ringhia gettandomi sul divano.
La ricchezza di Edward gli ha permesso, tra l'avere tante cose, di possedere uno dei divani più comodi e spaziosi in circolazione in America. Ergo, sto benissimo sopra il divano e sotto di Edward.
La sua bocca affonda sulla mia con voracità, le sue gambe che si fanno spazio sotto la gonna del vestito per toccarmi le gambe e arrivare all'apice di esse. A fatica, cerco di mettermi a sedere per spogliarmi del tutto e, comprendendo le mie intenzioni, Edward asseconda i miei movimenti pur senza allontanarsi.
Muovendomi come una contorsionista, porto le mani dietro la mia schiena, aprendo la lunga zip. Edward cerca di affrettare le cose e mi aiuta con le mani che tremano per l'attesa, e questo non fa che ritardare il momento in cui sarò finalmente senza vestito visto che le nostre dita si scontrano. Ma quando finalmente Edward riesce ad aprirmi l'abito, con uno strattone me lo fa scivolare sulle spalle fino al ventre. Mi corico sul divano mentre lui pensa a toglierlo del tutto, lasciandomi in intimo.
«Sei bellissima, Isabella» sussurra osservando famelico il mio corpo.
So che non dovrei, so che abbiamo fatto talmente tante volte l'amore che ormai non dovrei più arrossire, eppure lo faccio per l'imbarazzo. Perché lui è così perfetto, e io...
Dentro di me, però, so che a pensarla così è solo la mia scarsa autostima. Perché Edward sarà pure bellissimo, ma se adesso con il suo anello al dito ci sono io, significa pur qualcosa, no? Se non mi ama, significa che esteticamente devo piacergli.
Si toglie la camicia, rimanendo a petto nudo. «Bellissima» ripete, stendendosi su di me. «E io ti voglio così tanto.»
Quando riprende a baciarmi, le mie mani si tuffano sui suoi morbidi capelli accarezzandogli la nuca, il collo, e verso le spalle. Poi più giù, sulla schiena; sfioro il sedere coperto dai pantaloni dello smoking e porto le mie mani sul suo ventre, costringendolo ad allontanarsi con esso dal mio.
Voglio spogliarlo di ciò che gli rimane addosso e voglio farlo adesso.
Apro la patta dei pantaloni nello stesso momento in cui la bocca di mio marito si posa sul mio capezzolo, succhiandolo. E che marito, accidenti!, penso quando l'altro seno viene stuzzicato dalle sue dita abili.
So bene cosa sono in grado di fare.
Trovo il suo membro duro ed eretto, liberandolo subito dalla costrizione che rappresentano i boxer. Ci pensa Edward a fare scivolare questi e i pantaloni dalle gambe con un unico movimento agile di esse e delle mani. Per farlo, deve essersi tolto le scarpe, mentre io mi rendo conto che indosso ancora le mie dal tacco altissimo. Oltre a questo, indosso ancora il reggicalze prestatomi da Jessica.
Ritornato su di me, si posiziona in ginocchio sul divano davanti il mio corpo, prendendomi per i fianchi con una presa ferrea che mi fa contorcere lo stomaco dal desiderio. Le sue dita scivolano sulle mie cosce che apre per poi tirarmi dai polpacci verso di lui, costringendomi a circondare i suoi fianchi con le gambe. Infine, mentre una sua mano si riposiziona su una mia coscia, l'altra risale dal polpaccio verso l'interno coscia. Lentamente. E il tutto fissandomi attentamente negli occhi.
Si può morire di desiderio? Penso di sì, e io sto rischiando una morte lenta e dolorosa per quanto vorrei solo che entrasse in me.
Quando la sua mano arriva al punto di non ritorno e il suo pollice sfiora delicatamente il mio clitoride, immediatamente mi inarco sotto di lui per farmi più vicina.
Edward sorride. «Calma» mi ordina con dolcezza mista a decisione. «Abbiamo tutta la notte per noi, e molte altre nei giorni a seguire» riprende. Il suo pollice preme di più.
Mi mordo il labbro inferiore. Non supplicarlo. Al diavolo. «Ti prego...»
Sorride teneramente. «Non supplicarmi, bambina.» Il suo sguardo cambia, diventando irrimediabilmente più serio. «Non. Farlo» riprende.
In seguito a queste parole, toglie la sua mano dalla mia femminilità. Per un istante, penso che voglia sostituirla con la sua lingua, ma poi fa una cosa che mi lascia senza fiato: la mano per sostituirla la sostituisce, ma con la sua erezione.
La sua punta si struscia sul mio clitoride facendomi quasi urlare mentre mi appoggio con i gomiti al divano stringendo forte il tessuto. Non è solo la sensazione fisica, è anche lo sguardo affamato di Edward e il suo "avanti e indietro" che mi annientano.
Mi lascio ricadere sconfitta sul divano, cercando il più possibile di aumentare il ritmo. «Edward, per favore...»
«Adesso, Bella? Lo vuoi adesso?» mi domanda in un ringhio, quasi.
Prende il suo pene in mano per indirizzarlo verso il mio centro ed entrare con una piccola spinta in me con solo la punta. Ma questo basta già a farmi inarcare la schiena.
«Adesso, sì» gli rispondo decisa, trafiggendolo con lo sguardo.
Mi accontenta, entrando più in dentro. Entra facilmente per quanto sono bagnata, pur causandomi anche un po' di fastidio. Ma è normale, non mi preoccupo più di tanto, e cerco invece di concentrarmi su tutte le sensazioni positive che quel contatto mi dona.
«Oh, Isabella...» Edward chiude gli occhi quando entra del tutto in me.
Dal canto mio, non riesco a fare a meno di ansimare di piacere quando sento la sua voce pronunciare il mio nome per intero. Odio Isabella, preferisco di gran lunga Bella, ma quando è lui a chiamarmi così mi fa impazzire letteralmente di piacere.
Inizia a spingere stendendosi su di me, il suo petto a stretto contatto con il mio seno. Le mie mani afferrano i suoi capelli e la sua bocca è pronta a mangiare la mia. Allargo più che posso le gambe, facendo finire quella libera per terra. I movimenti di Edward aumentano in contemporanea alla profondità del bacio; si puntella sui gomiti e qualche volta le sue mani sfiorano di poco i miei capelli.
Cristo santo, questo è sesso. Non è fare l'amore, è scopare come due conigli sul divano nel salotto di casa nostra. E la cosa invece che farmi riflettere su com'è il nostro rapporto non fa altro che eccitarmi di più. Perché preferisco mille volte un Edward senza controllo a letto che uno che fra poco si mette a dire: "Tre... due... uno... Ti è piaciuto?". Ma che cazzo...? Non credevo possibile che esistessero ragazzi così ma tempo fa ho dovuto ricredermi. Testimonianze, eh.
Ma invece che perdermi in questi pensieri assurdi, penso solo a mio marito che mi sta facendo sua con tanta passione. Inarco il bacino, prendendo a ricambiare le sue spinte: lui spinge, io spingo; lui si tira indietro, io faccio lo stesso. Ed entra sempre più in dentro, tanto che ormai subito seriamente di essere due persone. Siamo un tutt'uno. Non era mai successo così... profondamente.
«Dio mio...» ansima Edward scostandosi di poco.
Non posso che condividere appieno.
La sua mano si posa sulle mie cosce, inducendomi a stringerle entrambe sui suoi fianchi. Getto indietro la testa in risposta a una scarica di piacere più forte delle altre e non appena Edward tuffa il suo viso fra i miei seni sento che è la fine. La sua lingua calda e bagnata non da tregua a un capezzolo, facendolo inturgidire. E come se non bastasse, intrufola una mano fra i nostri corpi intrecciati. Non sono certo una donna che urla, ma davvero questo è stato il sesso più strepitoso della mia breve vita sessuale. Posso anche giurare di aver visto le stesse per un attimo. Be', le vedo di sicuro quando Edward da una spinta più forte delle altre emettendo un gemito roco e respirando sul mio petto, stravolto. Non è sicuramente l'unico.
Passa ciò che mi sembra tanto un'eternità prima che lui parli. E comunque, è stata una bella eternità, con lui che giocava con la punta di una ciocca dei miei capelli e le mie mani ad accarezzargli i capelli, la sua testa ancora sul mio petto.
«Soddisfatta, signora Masen?»
Signora Masen. Sono sempre stata la signorina Swan. Devo iniziare a prenderci l'abitudine... e sarà un vero piacere.
«Abbastanza, sì» rispondo con tono fintamente annoiato.
Cazzata.
«Oh, Isabella, devo credere che suo marito non l'ha soddisfatta abbastanza?» Il suo tono è provocatorio. Vuole giocare? Bene. Adoro giocare.
«So che potrebbe fare di più» continuo.
Grande cazzata.
«Se fosse troppo stanco per riprendere?» So che scherza perché lui non è mai stanco. Più o meno.
«Potrei prendere in considerazione l'idea di lasciarlo.»
Enorme cazzata.
Edward si muove all'istante su di me catturandomi i polsi e posizionandomeli sopra la testa, sorreggendomi e sorridendomi malizioso. «Allora dovrò fare in modo che suo marito adempia ai suoi doveri coniugali per evitare che lei lo lasci… giusto?»
Non mi da il tempo di rispondere: le sue labbra sono già sulle mie e sinceramente, usare la bocca per parlare è l'ultimo dei miei problemi. Non è detto comunque che la bocca non la usi lo stesso…
 
 
 
Spazio autrice
 
Ed eccoci finalmente qui :D Dunque, dunque, dunque. La scena rossa… non ne parliamo che è meglio. Credo di non aver scritto una scena più rossa (anche se il rating è arancione quindi mi sono trattenuta). E meno male! >.< Non vi ho sconvolte, vero? A mia discolpa posso dire che la mia vena zozza non ha voluto darmi retta .-.
Comunque, spero che il capitolo vi sia piaciuto :) E fate attenzione perché la parte del prologo arriverà già nel prossimo capitolo che a sua volta sarà pure l’ultimo. Ma se vi fa felice saperlo, ci sarà un epilogo :) Soooooooo, altri 2 chappy e finisce la storia ç__ç Non scrivo nulla, lascio i commenti per l’epilogo v.v
A presto :)
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
   
 
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