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Autore: Akemi_Kaires    17/05/2013    2 recensioni
{Bakuryushipping; Gold/Sandra}
Piccoli frammenti di vita quotidiana, piccole storie su una relazione insolita e speciale. Perché l'amore è imprevedibilmente sorprendente.
Nona Settimana: «Che ne dici di stare un po’ con me? O il grande Campione non ha tempo da dedicare a una sua grande fan?»
Decima Settimana: «Potevi anche dirmelo che avevi intenzione di tradirmi con mio cugino»
Undicesima Settimana: Come ogni fidanzata degna del suo nome, Sandra possedeva numerosi pregi, ma anche altrettanti difetti.
Dodicesima Settimana: «Mi manca ogni cosa di lui. La sua voce, la sua presenza, il suo amore, il suo profumo, la sua risata e, soprattutto, il suo bel corpo. Quando tornerà a casa, dovrà concedermi tutto di lui, pure con gli interessi».
Tredicesima Settimana: Sandra non avrebbe potuto fargli regalo migliore del suo amore e della sua cieca fiducia.
Quattordicesima Settimana: «Mi ricordi molto il mio Edgy, Goldy caro. Sei proprio un tipo per bene, gentile e garbato, un vero e proprio figurino. E scommetto che sei pure ben fornito».
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gold, Sandra
Note: Lime, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
Capitoli:
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Sono appena tornata da Marina di Ravenna, dove ho trascorso la giornata giocando a beach volley, quindi sono particolarmente suonata. Indi per cui, premetto che questo capitolo non è uno dei migliori, per quanto ci abbia lavorato con impegno. Mi auguro comunque che sia di vostro gradimento!

Questa settimana ho voluto riprendere in mano la famiglia Blackthorn (ho deciso di dare questo cognome a Sandra, Draigen e Edgar. Spero non vi dispiaccia!), trattando la tematica della mancanza e della lontananza. Qui compare maggiormente il personaggio di Draigen, anche se lo conoscerete meglio nella Quattordicesima Settimana. Tuttavia, in questo piccolo capitolo troverete alcune delle caratteristiche che distinguono la madre di Sandra da tutti gli altri personaggi. Diciamo che è… particolare. Personalmente, io la adoro. È completamente fuori dagli schemi.

Se ci sono degli errori, li correggerò domani. Adesso sono troppo stanca per farlo! Comunque sia, vi auguro buona lettura!

 

 

Dodicesima Settimana:

Mancanza

 

 

Quel Venerdì sera, Sandra pareva particolarmente assorta. Persa nei suoi pensieri, sembrava trovarsi in un modo parallelo, a tal punto da ignorare involontariamente ciò che il suo fidanzato Gold le stava dicendo. Neanche i numerosi richiami da parte del ragazzo erano in grado di destarla dalle sue riflessioni: qualcosa di oscuro la stava turbando e non vi era modo per richiamare la sua attenzione.

Inutile dire quanto l’Allenatore nutrisse una certa preoccupazione nei suoi confronti. Di certo doveva essere accaduto un fatto di cui era all’oscuro; prima di quel momento, la Capopalestra non era mai apparsa così distratta ai suoi occhi. Nelle sue iridi color cielo si leggeva una certa preoccupazione, velata da una patina di tristezza. Il suo cuore era vittima di un profondo turbamento e il compagno era l’unico in grado di sopire il suo tormento interiore.

«Ehi, San» mormorò Gold, mentre poggiava una calda mano sul suo braccio, per scuoterla leggermente e riportarla alla realtà. «Qualcosa non va? Oggi non mi sembri affatto in forma».

La Domadraghi annuì meccanicamente, senza tradire alcuna espressione sul suo volto pallido e vitreo. Per un attimo, l’Allenatore pensò che non avesse neppure compreso il significato della sua domanda, che fosse ancora troppo presa dalle sue preoccupazioni per degnarlo di parola. A dispetto delle sue aspettative, però, esalò flebilmente e freddamente una risposta: «Oggi è l’anniversario della partenza di mio padre».

Edgar non aveva più fatto ritorno a Ebanopoli da ormai una dozzina d’anni, questo il fidanzato lo ricordava perfettamente. Tuttavia, non si sarebbe mai aspettato che un simile sgradito evento cadesse proprio una settimana prima del suo compleanno. Si immaginò Sandra piangente per la mancanza del genitore mentre lui, a distanza di sette giorni, gioiva e festeggiava assieme ai suoi amici. Quell’orrido contrasto attanagliò il suo cuore, costringendolo a chinare leggermente il capo in segno di rispetto.

«Stamattina abbiamo ricevuto una sua telefonata» proseguì improvvisamente la Maestra Drago, cogliendo alla sprovvista il suo attento ascoltatore. Curvò le labbra in un mesto sorriso, per poi portarsi una mano alla fronte e sospirare con rassegnazione. «Ovviamente non ci ho parlato, anche perché in quel momento mi trovavo in Palestra. Ho promesso di rivolgergli parola solo quando tornerà da noi. È stata mia madre a riferirmi tutto ciò che ha detto, però, quando sono arrivata a casa».

«E che cosa ti ha detto?» domandò ingenuamente il giovane, correndo il rischio di toccare un tasto dolente.

Per un attimo, temette di aver compiuto un grosso errore, ponendo quel quesito. Invece, fortunatamente, la Capopalestra pareva ben disposta a dialogare con lui su questa vicenda. «Mettiti in una posizione comoda. Si tratta di una storia abbastanza lunga».

E le parole cominciarono a sgorgare a fiotti dalle labbra della Domadraghi, mentre i ricordi di quella giornata riaffioravano nella sua mente.

 

Draigen Blackthorn aveva versato poche lacrime nel corso della sua vita e la maggior parte erano state destinate perlopiù al suo adorato marito. Abituata a vederla come una persona dotata di una grande forza d’animo, Sandra si trovava sempre confusa e impotente di fronte a quelle manifestazioni di dolore e affetto sinceri. Per quanto si sforzasse di consolare quella moglie addolorata, non si sentiva mai all’altezza di quella situazione. Dopotutto, non poteva ancora comprendere quali fossero i sentimenti che affliggevano il cuore della genitrice.

Nonostante quegli attimi di debolezza, spesso dovuti a ricordi dolorosi o alla percezione della grande lontananza incolmabile, la Domadraghi veterana cercava sempre di smorzare l’aura di tensione che aleggiava in quella casa da ormai dodici anni. Attraverso battute e risate, prendeva il controllo della situazione, riuscendo perfino a sorridere e far sorridere la figlia nonostante le difficoltà.

Eppure quel giorno, sebbene avesse cercato di trattenere le lacrime dopo aver chiuso la chiamata con Edgar, Draigen scoppiò in un pianto disperato. Non contenne il suo dolore neppure di fronte allo sguardo stupito e addolorato di Sandra che, appena tornata a casa dalla Palestra, si era ritrova improvvisamente spettatrice di uno spettacolo tanto unico quanto carico di agonia.

«Edgy ha appena chiamato» si giustificò la madre, soffocando un’amara risata. Con un cenno di mano, invitò la ragazza a sedersi al suo fianco, per poter cercare conforto tra le sue braccia. «A quanto pare, non si sa ancora quando tornerà a casa. Laggiù la situazione si sta facendo sempre più difficile e lui deve prestare servizio ventiquattro ore al giorno. Mi ha detto di salutarti tanto e che… gli manchiamo tanto».

La Capopalestra strinse il corpo della donna a sé, nel tentativo di infonderle quanta più sicurezza possibile. Per lei, abituata da sempre a stare al fianco del marito, quei dodici anni di lontananza dovevano essere davvero insopportabili. Chissà che cosa avrebbe provato lei, se un giorno a partire fosse stato Gold. Sinceramente, non aveva alcuna intenzione di immaginarlo.

«Potrebbe anche venire a farci visita, di tanto in tanto» mormorò in risposta, scuotendo il capo con estremo disappunto. «Non gli costa poi molto».

«Non può fare altrimenti, cara San» replicò la Domadraghi veterana, per poi abbozzare un mesto sorriso. Accarezzò più volte i lunghi capelli della sua adorata figlia, in evidente dimostrazione di affetto. Sfiorò anche il suo volto con tocco leggero, ammirandone i tratti e i lineamenti con certa curiosità. «Là hanno bisogno di lui, quindi non può fare altrimenti. Bisogna pazientare ancora un po’, poi vedrai che tutto si risolverà».

Nei occhi cremisi di Draigen si leggeva una certa malinconia. Per quanto cercasse di mostrarsi forte, erano ancora velati di lacrime represse. Sicuramente stava cercando di reprimere il suo dolore per non rattristare anche la Maestra Drago, pur di non contagiarla con il suo profondo dolore. Crogiolarsi e compatirsi non avrebbe di certo riportato indietro quel marito e padre tanto mancato.

«Ammettilo, ti manca davvero tanto» esordì difatti Sandra, mentre le assestava qualche pacca affettuosa sulla schiena.

«Da morire» rispose la donna, rievocando nella sua mente l’immagine del bel consorte. «Mi manca ogni cosa di lui. La sua voce, la sua presenza, il suo amore, il suo profumo, la sua risata e, soprattutto, il suo bel corpo. Quando tornerà a casa, dovrà concedermi tutto di lui, pure con gli interessi».

L’allusione era pressoché ovvia. La Capopalestra alzò gli occhi al cielo e sospirò con certa esasperazione, mentre ammoniva la genitrice con lo sguardo. Ogni volta che si ritrovavano a discorrere di un argomento qualsiasi, lei concludeva con battute di questo genere, suscitando una certa irritazione da parte della ragazza.

«Perché devi sempre tirar mano a certe faccende, mamma?» la rimproverò, portandosi una mano al viso e massaggiandosi le tempie. «A volte sei inopportuna!».

«Ma anche molto divertente, ammettilo» rispose la madre, ridendo sonoramente. Adorava particolarmente stuzzicare la Maestra Drago con discorsi simili, specie da quando aveva saputo dell’esistenza di un certo fidanzato. «Ed è anche un modo per ricordarti che devi presentarmi il tuo ragazzo. Voglio conoscerlo al più presto possibile, voglio fargli tante domande! Che aspetti a distrarre una povera moglie disperata in un modo carino ed efficace?».

«Sei così ruffiana e pericolosa che mi fai passare la voglia di farlo» borbottò l’altra in risposta, per poi aggregarsi alle sue risa. «Vedrò di farlo al più presto, comunque, così la smetti di rompermi le scatole una volta per tutte».

E si abbracciarono ancora, cercando di distrarsi e confortarsi in quel momento di reciproca difficoltà, da perfette madre e figlia quali erano.

 

Non appena Sandra concluse il suo resoconto, Gold non poté fare a meno di curvare le labbra in un sorriso gioioso e divertito. A giudicare dal modo in cui la Capopalestra l’aveva descritta, Draigen Blakthorn sembrava davvero una persona dalla mente aperta, dotata di profondità d’animo ma anche di un certo umorismo – seppur discutibile, a parere della figlia. Il fatto che fosse interessata a conoscere il fidanzato della sua adorata San non lo stupiva, anzi: chiunque genitore si sarebbe mostrato curioso di fronte all’identità di chi aveva preso possesso del cuore del proprio giovane.

«Sai, non vedo l’ora di conoscere tua madre. Sembra una donna interessante» esclamò l’Allenatore, catturando immediatamente l’attenzione e lo sconcerto della Domadraghi.

«Oh, credimi, tu non lo vuoi davvero» fu difatti la sua risposta, mentre scuoteva il capo con spavento e nervosismo. «Tu non hai idea di quanto possa essere pericolosa quella donna».

«Allora dovrai aspettare minimo ancora due settimane, perché il prossimo Venerdì abbiamo altro da fare, ti ricordo».

A quanto pareva, la fidanzata non si era affatto scordata del compleanno del suo amato. Giudicando dal suo sguardo malizioso e divertito, aveva già in mente come sorprenderlo e cosa regalargli. La curiosità divampò nel ragazzo, tentandolo e spingendolo a domandare che cosa l’altra avesse in mente di fare la prossima settimana. Tuttavia, si trattenne dal farlo, poiché la sua bella aveva appena dischiuso le labbra per mormorare ancora qualcosa.

«Grazie, Gold, per avermi ascoltata» soffiò a due centimetri dal suo viso, per poi intrappolare la sua bocca in un bacio dolce e altrettanto passionale. Strinse il suo amato a sé con fare possessivo, quasi temesse di perderlo da un momento all’altro. «Giura che non mi abbandonerai mai» mormorò poi, guardandolo negli occhi con fare serioso.

«Ribadisco ancora la promessa che ti ho fatto tempo fa» giurò Gold, mentre la cullava tra le sue braccia e le donava tutto il suo affetto.

Alla fine, per quanto fosse triste e doloroso, quell’anniversario si dimostrò carico di gioia e di affetto.

  
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