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Autore: ChildrenOfTheBarricade    19/05/2013    3 recensioni
Parigi, Modern AU
Tra chi non sa chi è, chi non sa cosa vuole e chi non sa come ottenerlo. Tra non riesce a far pace col passato, chi fatica a fermarsi a vivere il presente e chi non riesce a prospettarsi un futuro. Tra i Les Amis, l'Università, e le domande senza risposta.
- E/R- Eponine/Combeferre -Courfeyrac/Jehan -Joly/Musichetta/Bossuet -Marius/Cosette
(Per la serie "le storie non finiscono mai com'erano iniziate" : iniziata come raccolta di shot)
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Enjolras, Eponine, Grantaire, Marius Pontmercy
Note: AU, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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4. Marius/Cosette
 
Cosa stavano facendo? Erano davvero pronti?
 
 
Marius sbarrò gli occhi davanti all'infinità di valigie che gli si pararono davanti.
Era completamente sconcertato dal fatto che una persona sola potesse possedere così tanta roba,ed era altrettanto sicuro che mai e poi mai una tale quantità di valigie, borse, borsette, scatoloni e sacchetti sarebbe potuta stare nella sua macchina.
Mai e poi mai. E poi mai.
 
"Cosette, davvero è tutto necessario?" disse affranto, rivolto alla ragazza che avanzava verso di lui con l'ennesimo scatolone tra le braccia.
"Te lo giuro amore, non posso immaginare di vivere senza uno di questi oggetti"
Marius lanciò un'occhiata dubbiosa alla radiosveglia a forma di rana che faceva capolino dalla scatola e che gli aveva fatto prendere innumerevoli spaventi ogni volta che passava la notte a casa dell'amata. Che poi, non poteva usare la sveglia del cellulare come chiunque altro? 
Sospirò.
"E' che non sono tanto sicuro che ci stia tutto in macchina..." 
O in casa. Ma questo non lo disse.
"Vorrà dire che faremo più viaggi" ribatté lei, radiosa, avvicinandosi per lasciargli un morbido bacio sulle labbra.
"Oh...d'accordo, questo chiude la questione" pensò intontito, mentre sul volto gli si formava l'espressione ormai famosa che Grantaire amava definire come "quella di un lemure strafatto di funghetti" ;la stessa che Jehan trovava COSì romantica e che Enjolras liquidava alzando gli occhi al cielo; la stessa che faceva preoccupare Joly, convinto che si trattasse di un'insolita forma di Sindrome di Stendhal. A nulla erano valsi i tentativi di Combeferre di spiegargli che quella malattia si verificava solo in presenza di opere d'arte, e non di persone.
Se Marius non avesse avuto paura di venire linciato sul posto, avrebbe risposto che Cosette era, a tutti gli effetti, un'opera d'arte. Ed era sua. Dopo cinque mesi di baci rubati, di segreti confidati sotto le coperte dopo aver fatto l'amore, di sguardi emozionati e di sorrisi mal trattenuti, eccolo ancora lì, innamorato come il primo giorno. E con lo stesso identico sorriso ebete stampato in faccia, è il caso di aggiungere.
Quando si riscosse dai propri pensieri, Cosette aveva già stipato buona parte della roba nel bagagliaio e sul sedile posteriore della macchina. Da non crederci.
"Hai mai pensato di partecipare alle olimpiadi di tetris?"
"Non ci sarebbe gara" rise lei, prendendo posto sul sedile del passeggero.
Marius la imitò, mettendosi alla guida, ma quando fu il momento di girare la chiave e partire verso quella che sarebbe stata la loro nuova casa, si bloccò.
"Tutto bene?" 
"Sì... io... è un passo importante"
"Lo so, ne abbiamo parlato."
"E' un azzardo"
"Ma vale la pena rischiare, non credi?"
Marius sollevò finalmente lo sguardo. "Per te, sempre."
Il sorriso candido di lei bastò a far sparire ogni traccia di dubbio dalla sua mente; girò la chiave e mise in moto, diretto verso un futuro di cui i contorni non erano chiari, ma sfumati tra i timori della giovinezza e le certezze derivate dall'amore. Non era mai stato più felice.
 
Marius aveva trovato magnifico il parcheggio, bellissima la facciata della palazzina che si vedeva dal cancello, delizioso il piccolo giardino che la circondava, fantastici la porta d'ingresso e l'atrio. Aveva invece trovato alquanto deprimente il foglio di carta con la scritta "guasto" sulla porta dell'ascensore.
"E ora?"
"Ci pensiamo dopo, iniziamo ad andare a vedere l'appartamento"
Salirono i gradini fino al quarto piano come in un sogno, tenendosi e per mano e ridacchiando come due ragazzini, carichi di aspettative e speranze, innamorati.
Marius aprì la porta con mani tremanti, Cosette giocherellava nervosamente con l'anello che portava al dito mentre spostava di continuo il peso da un piede all'altro, incapace di stare ferma.
Lo spettacolo che gli si parò davanti probabilmente non avrebbe emozionato nessuno, ma ai loro occhi quella stanza un po' impolverata e molto spoglia era il paradiso. Tutta la sala era immersa in una luce surreale, che passava attraverso le grandi finestre e veniva filtrata dai pesanti tendaggi bianchi che le ricoprivano. 
Cosette perdette tutta la calma che era riuscita a mantenere fino a quel momento e si precipitò ridendo fino al certo della sala, guardandosi intorno estasiata.
"E' bellissimo!"
Tutto l'arredamento era composto da: un divano di dubbio gusto, due cassettiere ikea, un mobile per la televisione senza televisione e un tavolo completo di quattro sedie. C'erano poi tre porte chiuse che celavano un cucina discretamente completa, un piccolo bagno e una stanza da letto dove una rete metallica faceva bella mostra tra due comodini e un armadio che non sarebbe mai riuscito a contenere tutti gli abiti di Cosette.
Marius non poté che concordare: era bellissimo.
 
"Niente, non risponde neanche lui"
"Non è possibile! Richiama."
"Ma è già la terza volta!"
"Allora prova con qualcun'altro!"
"Non so più chi chiamare..." ammise affranto, rovesciando la testa all'indietro e appoggiando a terra il cellulare.
Ormai dovevano essere dieci minuti buoni che lui e Cosette se ne stavano seduti a terra contro il divano, a chiamare invano qualcuno che li venisse ad aiutare col trasloco.
Combeferre, Prouvaire e Courfeyrac erano a lezione; Joly affermava di essere mortalmente malato; Bossuet aveva sfortunatamente perso il treno e ora era bloccato dall'altra parte della città ad aspettare il prossimo, sfortunatamente in ritardo; Enjolras e Grantaire erano entrambi misteriosamente irraggiungibili e Bahorel aveva scelto proprio quel giorno per presentarsi in università dopo settimane di vacanza auto-imposta.
Begli amici del cavolo.
Si ripromise di insultarli uno ad uno non appena gli sarebbe stato possibile. Anzi, stava già approntando una scaletta di offese da utilizzare, quando miracolosamente il suo cellulare cominciò a squillare: era Enjolras.
"Hey dov'eri cosa stai facendo perché non hai risposto sei libero ora?"
Seguirono alcuni secondi di stupito silenzio. "Perché hai chiamato?"
Non era una risposta, ma andava bene lo stesso.
" Mi serve una mano a portare in casa le valigie, sai...il trasloco..." decise di omettere il particolare dell'ascensore, consapevole della sfuriata che avrebbe dovuto subire più tardi.
"Oh... d'accordo. Mi dici l'indirizzo?"
 
Quando Enjolras arrivò, pochi minuti più tardi, sia Marius che Cosette rimasero sorpresi di vedere Grantaire scendere dalla macchina assieme a lui. Ma mentre il giovane Pontmercy dimenticò lo stupore nel momento esatto in cui capì che avrebbe avuto l'aiuto di due braccia in più del previsto, Cosette non poté fare a meno di notare la stranezza di quella situazione.
Non le sfuggì nemmeno l'ostinazione con cui gli occhi di Enjolras evitavano quelli del moro, o i sorrisi che quest'ultimo non riusciva a trattenere. Inoltre Enjolras era passato sopra alla dimenticanza di Marius riguardo all'ascensore, il che definitivamente non era da lui. Quando, dopo aver accidentalmente sfiorato il braccio di Grantaire nel tentativo di sollevare uno scatolone, Enjolras era vistosamente arrossito, Cosette non ebbe più dubbi: c'era qualcosa sotto.
Avrebbe chiesto chiarimenti a Marius, se non fosse stata sicura che il suo ragazzo viveva da qualche parte sulle nuvole e che a malapena si accorgeva del passare delle stagioni. Forse era meglio parlarne a Musichetta.
Si guardò intorno, riavviandosi i lunghi capelli biondi. Aveva cercato di sistemare secondo un ordine più o meno logico la roba che i ragazzi portavano faticosamente fino all'appartamento, ma il risultato non sembrava dei migliori. Parecchi scatoloni giacevano ammucchiati vicino alla porta, ancora chiusi, e il materasso era stato abbandonato in fondo alla stanza; per il resto, poteva andare.
Si avvicinò ai ragazzi. Marius e Grantaire erano impegnati in una pausa caffè da cui era nata una discussione filosofica sul formarsi della polvere e Enjolras, seccato, li stava accusando di essere dei maledetti scansafatiche che non prendono niente sul serio.
Cosette non poté che sorridere intenerita da quel siparietto: l'amicizia che li legava era vera, quasi tangibile, e sembrava risplendere nella penombra del tramonto. Per un attimo ne fu invidiosa. Quel gruppetto di ragazzi che ormai conosceva uno ad uno non l'aveva mai accettata veramente, nonostante i suoi sforzi. La tolleravano in quanto fidanzata di Marius (e oggetto di tre quarti dei suoi discorsi), ma nulla di più. L'avrebbero mai considerata una di loro? Cosette non lo sapeva, ma all'improvviso sentiva il bisogno di restare sola tra le braccia di Marius. Del resto, era il tramonto.
 
Tanti, tanti, tantissimi ringraziamenti dopo, Cosette richiuse la porta dell'appartamento e si lasciò avvolgere dal silenzio. Per tre secondi e mezzo.
"Scordati che io rifaccia quelle scale una volta di più, chiaro? Piuttosto muoio qui." decretò Marius, prima di lasciarsi drammaticamente cadere a pancia sotto sul materasso che nessuno aveva provveduto a spostare da terra.
Cosette gli si sedette accanto, incrociando le gambe e prendendo ad accarezzargli dolcemente i capelli.  
"Siamo a casa" mormorò sognante.
Lui la guardò di sottecchi, sollevando un po' il viso dal materasso "A quanto pare..."
D'un tratto, tutti i dubbi che aveva strenuamente tenuto a bada fino a quel momento le piombarono addosso, facendola rabbrividire. Cosa stavano facendo? Erano davvero pronti?
Marius non tardò ad accorgersene: forse era davvero il re dei distratti, ma quando si trattava della sua Cosette non c'era dettaglio che gli sfuggisse.
"Sei preoccupata?" domandò, facendola sdraiare accanto a lui.
"Un po'. Forse... forse è davvero troppo presto. Mio padre dice che siamo troppo giovani, e anche tuo nonno non..."
"Però poi si sono offerti di contribuire all'affitto."
"I tuoi amici ci hanno presi per pazzi"
"Ma poi sono venuti ad aiutarci"
"Io... non lo so. E se fosse davvero una cosa più grande di noi?"
"Non può comunque essere più grande del nostro amore." Prendi questa, Jehan. Sono o non sono un fottuto poeta?
Cosette rise, sollevata, accoccolandosi meglio tra le braccia del ragazzo e avvicinando le belle labbra al suo orecchio.
 "Sei davvero così stanco?" sussurrò talmente piano che Marius non era troppo sicuro di aver sentito.
"Io? Cosa? Stanco? Eh? Chi ha detto che sono stanco?"
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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Buona domenica bellissimi!
E' stata una faticaccia, lo devo ammettere. Soprattutto Cosette mi ha dato un sacco di problemi, e non ho resistito dal metterci un po' di ExR (che fa sempre bene).
Penso sia ora che io me ne torni sui libri di filosofia.
Enjoy :) 
  
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